Resoconto della mostra “Queens of the Undead” della pittrice Kimathi Donkor, Londra

Tessa Jackson e Grant Watson hanno curato la mostra di Kimathi DonkorQueens of the Undead” all’Invia di Londra. Una mostra maestosa, di grandi quadri, che ritraggono le figure esemplari della diaspora africana, puntando il dito contro le ingiustizie che i neri hanno subito nei secoli.

Le opere – di maestosità cinematografica – sono suddivise in due parti in altrettante sale.

La prima descrive la vita della regina Njinga Mbandi che in Angola combatté contro i portoghesi, Harriet Tubman che liberò settanta schiavi nel 1850, la regina Nanny che guidò i guerriglieri maroon in Giamaica e Yaa Asantewaa, che lottò contro il colonialismo in Ghana.

Si tratta poi di Cynthia Jarrett, Stephen Lawrence, Joy Gasrdner e Jean Charles de Mendez, vittime di attacchi razzisti. Le tematiche sono moderne, ma lo stile pittorico, come si vede in “Madonna Metropolitan”, è antico: pose tipiche del Rinascimento, grandi volumi, uso espressivo del colore.

Si veda ad esempio “Nanny’s fifth act of Mercy” che unisce i temi di colonialismo, schiavitù ed eroine nere.

Nanny è la figura centrale (che lotta per liberare la Giamaica dal dominio britannico), e la vediamo mentre dispensa giustizia e misericordia. Altra immagine con chiari rimandi classici e addirittura religiosi è “Johnny was borne aloft by Joy and Stephen”, in cui è ritratto Jean Charles de Mendezes (ucciso a Stockwell, sud di Londra, nel 2005 da due ufficiali della polizia metropolitana).

Un quadro che ricorda la Pietà michelangiolesca, in cui il morto è come un novello Cristo, tenuto tra le braccia da Joy Gardner, caraibica, morta nel 1993 dopo un raid in casa sua da parte della polizia metropolitana, ufficio immigrazione, e da Stephen Lawrence,  a sua volta ucciso dalla polizia in circostanze misteriose.

Le opere sembrano fotogrammi di film, sono congelate nel tempo, i personaggi sembrano essere stati interrotti in un momento di eroismo, giudizio o perdono. Le scene hanno qualcosa di mitologico, le figure sembrano araldi o sentinelle.

“Kombi Continua” è un quadro rosso sangue, in un luogo che pare un deserto, comunque una terra desolata, un luogo di altro pianeta. In “Drama Queen” uno dei due personaggi è  un uomo in abiti femminili:  è notizia storica che Njinga Mbandi, rappresentata nel quadro accanto all’uomo, aveva un harem di uomini, che dovevano vestire in abiti femminili. 

 

Exhibition: 13 September – 24 November 2012

 

Written by Silvia Tozzi

 

 

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