“Lo Hobbit: un viaggio inaspettato”, film di Peter Jackson, continua la saga de Il Signore degli Anelli

“Buon Giorno” disse Bilbo; e lo pensava veramente […] “Che vuoi dire?” disse “mi auguri un buon giorno o vuoi dire che è un buon giorno che mi piaccia o no…”

 

È un buon film, che vi piaccia o no.

Peter Jackson torna con un progetto impegnativo. Non si può ancora dire se alla fine la spunterà, ma le basi ci sono tutte.

Il film narra le vicende che precedono la trilogia del Signore degli Anelli raccontando come “l’Unico Anello” arrivò nella contea, tra le mani dello hobbit Bilbo Baggins.

È la storia di come quattordici piccoli uomini, tredici nani ed uno hobbit, aiutati dallo stregone Gandalf, andranno incontro al loro glorioso destino, riconquistando un antico tesoro e sconfiggendo il malvagio drago Smaug.

La gestazione di questo film è stata lunga e travagliata ma, dopo oltre dieci anni dall’uscita del primo capitolo della saga della Terra di Mezzo, finalmente Lo Hobbit è arrivato e non ha deluso le aspettative.

Forse l’unica nota stonata sta nella scelta di riproporre una trilogia e qualche malfidato, come me, potrebbe pensare che questa decisione nasca da una insana competizione con uno che di trilogie, o meglio “esalogie”, se ne intende: un certo George Lucas.

L’intenzione è ammirevole, anche il fantasy ha bisogno della sua saga in grado di rivaleggiare con Star Wars,  ma le condizioni alla base del progetto sono estremamente differenti. Il romanzo di J.R.R. Tolkien non possiede una quantità di contenuti tale da permettere la realizzazione di addirittura tre films.

Per di più, i legami tra il romanzo Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit, pubblicato a venti anni di distanza, si limitano quasi esclusivamente all’incontro tra Bilbo e Gollum mentre per il resto sono pochi e solamente abbozzati.

La scelta di Jackson è stata quindi quella di andare ben oltre un semplice adattamento del romanzo. La sceneggiatura è ben più complessa di quanto chi ha letto il libro si potesse aspettare, con continui rimandi alla precedente trilogia. Viene dato gran peso a personaggi e situazioni che nel romanzo sono solo accennati o che si trovano nell’appendice del Signore degli anelli; il tutto con l’unico obbiettivo di dare compiutezza alla saga.

Sono queste, purtroppo, le uniche parti che possono far storcere il naso e risultare poco “Tolkeniane” ed anche poco “Jacksoniane”. La slitta trainata dai conigli che sfreccia nella radura è più roba da cartone animato natalizio…

Al di fuori di queste considerazioni il film rimane un buon film, che vi piaccia o no.

Nel cast spicca il solito Ian McKellen che sta una spanna sopra gli altri. Va assolutamente sottolineata, però, la prova di Martin Freeman nel ruolo di Bilbo il quale dimostra, dopo tante apparizioni, soprattutto sul piccolo schermo (per esempio nei panni di Watson nella serie tv Sherlock), di essere un perfetto interprete per ruoli di spessore. Sono sue, infatti, le scene in cui la recitazione prevale sugli effetti visivi.

C’è da dire che è complesso far prevalere la recitazione in quel mondo fantastico a cui gli sviluppatori degli effetti speciali, il direttore della fotografia, gli scenografi e soprattutto Peter Jackson hanno dato vita.

Dalla Contea a Gran Burrone, dai valichi di montagna alla città degli orchi, l’attenzione al dettaglio è maniacale, ma l’apice lo si raggiunge con le battaglie: caotiche e coinvolgenti, frenetiche e con un pizzico di ironia.

E poi c’è la storia. È ricca, forse troppo, ma che riesce a rimanere coinvolgente andando verso un crescendo che culmina in un finale che ti fa gridare “QUANDO ESCE IL PROSSIMO?”.

Questo ve lo posso dire io: 13/12/2013.

 

Written by Pierluigi Sanna

 

 

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