Intervista di Michela Zanarella a Roberto Salis ed al suo album “Il Cavallo di Troia”
Roberto Salis sperimenta le sonorità del Blues, la sua musica coinvolge, trascina, fino a rendere questo genere di grande attualità. Il singolo “Uauaeo” che anticipa l’uscita dell’album “Il Cavallo di Troia” già in rotazione nelle radio, sta riscuotendo buoni consensi di critica.
Nato ad Iglesias, dopo aver terminato gli studi in chimica inizia a suonare in giro in tutta la Sardegna con il suo gruppo incentrato sul blues elettrico,il country, e rock… per poi trasferirsi a Roma e ora a Milano. Nel corso di questi anni si esibisce live in diverse città italiane. A luglio 2009 esce il suo primo album distribuito dalla Video Radio dal titolo “L’Antidoto”. Da Settembre 2010 è il chitarrista di Irene Fargo e sempre nello stesso mese partecipa al Festival Internazionale della Musica MITO- fringe a Milano con il suo gruppo Roberto Salis Blues Band.
Ad aprile 2011 c’è l’uscita dell’album “Amore Acustico”, progetto di sola chitarra che rilegge a modo proprio brani d’amore in sola chiave strumentale. Contemporaneamente, ha interpretato alcuni brani dell’ album alla Rotonda della Besana in occasione della chiusura del tour italiano di “Fabrizio De Andrè: La Mostra”. Dal 30 agosto 2011 è nei digital store il suo terzo album dal titolo “D’Azzardo”, presentato live al Metarock festival di Pisa 2011, facendo da gruppo spalla della Bandabardò.
A Febbraio 2012 esce il videoclip del brano “Merlino (diavolo di un figlio)” tratto dall’album “D’azzardo”; i mesi proseguono con concerti in giro per la Lombardia con la band (trio) e da solo come one-man-band. Nel luglio 2012 ancora a Pisa ha l’onore di aprire il concerto di una delle 2 date italiane di Stephen Marley (figlio del grande Bob vincitore di 2 Grammy Awards), mentre due mesi dopo apre il concerto dei Negrita. Subito dopo arriva anche l’apertura del concerto dei Nomadi.
M.Z.: Dagli studi in chimica al blues, come è avvenuto questo passaggio verso il mondo della musica?
Roberto Salis: Quando vivevo in Sardegna studiavo all’università e precisamente “Scienze dei Materiali”(facoltà di chimica e fisica). Ma suonavo già da un po’ di anni, avevo un gruppo chiamato “Making Boogie” (nome preso da Making Movies, terzo album dei Dire Straits). Con loro giravamo la Sardegna, suonando in serata per lo più la musica di Knopfler & co e brani di Clapton, BB King, Steve Ray, Dylan e tutti quei musicisti che hanno usato il blues come ingrediente fondamentale nella loro musica. Poi mi sono trasferito a Roma per un po’ e lì per cause di forza maggiore sono passato a suonare solo la chitarra acustica (non avevo macchina per spostarmi e andavo in giro a suonare nei locali con la chitarra acustica e il cavo per amplificarla negli impianti dei locali, in modo da poter suonare in tutti i locali che lo permettevano). Con l’acustica spogli dagli arrangiamenti i brani dei tuoi idoli e vedi che tutti si rifanno al blues; quindi t’ innamori dei grandi maestri: Robert Johnson, Big Bill Broonzy, Muddy Waters, Bo Diddley ecc. e scopri che queste persone hanno creato un genere fondamentale per tutto ciò che la musica ha tirato fuori nel secolo scorso.
M.Z.: Ti sei esibito live in diverse città italiane come Milano, Roma, Torino. In che modo è stata accolta la tua musica nelle varie tappe?
Roberto Salis: È il lavoro del musicista stare sul palco e suonare, personalmente è l’aspetto che preferisco, ancor di più nel periodo che stiamo attraversando dove il live ha acquistato un valore fondamentale visto che il marketing discografico non esiste quasi più o diciamo sta cambiando. Andrebbe chiesto al pubblico se piace o no la mia musica. Quest’anno sono stato chiamato spesso in Toscana dove ho avuto l’opportunità di aprire le date pisane di nomi illustri come la Bandabardò, Stephen Marley, i Negrita e i Nomadi…a Milano ci vivo quindi ogni settimana suono nei locali meneghini, suono speso in Veneto e in Piemonte e a me piace tanto. Se mi chiamano spero che sia perché piace la musica non per il mio carattere (ahaahahhah)
M.Z.: Ci sono stati incontri e situazioni che hanno segnato in modo particolare il tuo stile?
Roberto Salis: Il mio mondo è legato senz’altro alla musica inglese e americana e sopratutto ai maestri della chitarra citati nella prima domanda e tutti quelli che son venuti dopo, come i vari Clapton, Knopfler, Gilmour, Hendrix, Steve Ray e tutti quelli che hanno usato e attualmente usano la chitarra come una voce (forse per alcuni di questi è la loro prima voce). Non uso il plettro per suonare la chitarra e nel corso del tempo è venuto fuori un finger-style non accademico. Suoni e ascolti tanta musica e cerchi di riportare sulla chitarra i fraseggi anche di altri strumenti come il violino o la tromba.
M.Z.: Cosa significa oggi fare blues alle porte del Terzo Millennio? Come è cambiato il modo di concepire questo genere?
Roberto Salis: Come dicevo prima, secondo il mio modesto parere, il blues è la “mamma” di tutto. Da esso la storia insegna che è nata circa l’80% della musica nel mondo. È una musica sempre attuale e la puoi “cuocere” in tante salse. Il mondo sta cambiando, ma una casa ha sempre bisogno delle fondamenta per stare in piedi altrimenti crolla. Questo a parer mio è il ruolo del blues nella musica, sono le basi. Puoi cambiare gli arredamenti in una casa e renderli attuali allo stile dei giorni nostri se lo preferisci, ma le basi che siano solide ci devono essere. Nella musica puoi cambiare gli arrangiamenti e darle il colore o un certo vestito a seconda dei tempi, ma se vuoi battere il piede le basi ci devono essere e come dimostra la storia sono dettate da quella cadenza chiamata blues. In tanti brani pop che non ti aspetti ci sono basi di blues se spogli il brano dagli arrangiamenti.
M.Z.: Dopo il lancio del tuo nuovo singolo “Uauaeo” tra poco uscirà il nuovo album “Il Cavallo di Troia”, ci anticipi qualcosa su questo lavoro discografico?
Roberto Salis: Il Cavallo di Troia è un lavoro “sperimentale”. È stato reso possibile grazie all’incontro con Lorenzo Zambianchi (produttore-musicista di musica dance e house). Ci siamo conosciuti all’inizio dell’estate 2012 in un locale dove suonavo, a fine serata ci siamo scambiati un po’ di idee notando che c’era tanto in comune. Dopo qualche giorno gli ho fatto sentire dei provini voce e chitarra che avevo finito di recente spiegandogli cosa avrei voluto fare, ossia un album di cantautorato con matrici evidenti di blues e country, ma con arrangiamenti house, dub house, lounge, tech house con tutti quei suoni che si sentono attualmente nelle discoteche. Ed è quello che abbiamo fatto. Il primo è stato “Uauaeo”, un brano blues suonato con la chitarra dobro e il bootle neck con un arrangiamento house. Il resto del cd sono tutte canzoni con la spina dorsale puramente blues, dove sono stati usati strumenti tipici della tradizione come le chitarre dobro suonate con e senza slide, banjo, chitarre acustiche ed elettriche suonate con amplificatori valvolari; il tutto “cucinato” con gli arrangiamenti già elencati che con Lorenzo abbiamo elaborato. Il titolo dell’album stesso “Il Cavallo di Troia” non è altro che una metafora, come lo descrive la storia “uno stratagemma per arrivare all’obiettivo”. Stessa cosa questo lavoro: il nostro obiettivo è cercar di far passare una musica fondamentale come il blues alle orecchie di tutti, sopratutto alle generazioni più giovani, con “vestiti” che loro possono sentire in una discoteca o in alcuni locali, dove questa musica non la passerebbero mai. Anche la copertina del cd indica questo : è una foto fatta ad un vecchio tram che gira nel centro di Milano che indica il mezzo per portare in giro questo messaggio. Questo è il nostro umile scopo, vedremo come verrà accolto. Il singolo “Uauaeo” da un mese è nella playlist di parecchie radio, speriamo venga accolto così anche il resto del cd quando uscirà.
M.Z.: So che ami il cantautorato di Fabrizio De Andrè, cosa ti lega a questo grande artista?
Roberto Salis: Sono tanti i cantautori che amo. Ma De Andrè ha un qualcosa di mistico e di assoluto, stessa cosa mi suscita Battiato ma entrando da altre porte. È sempre stato uno avanti con i tempi. Ad esempio, all’inizio degli anni ottanta, un certo pop la faceva da padrona con i colori sgargianti e i sintetizzatori, le canzoni di tre minuti ecc. Questo era il modello che la maggior parte degli artisti seguiva. Lui invece venne fuori con un album capolavoro come “Creuza de ma”,che non c’entrava nulla con il periodo. Andava oltre, questo è solo un piccolo esempio davanti alla sua grandezza. Rischiava e sperimentava e non gli importava nulla del periodo o delle mode con i risultati che tutti sanno. La poesia di De Andrè assieme a quella di Bob Dylan la si studia in letteratura alle scuole superiori. Penso che un motivo ci sia. Due anni fa ho avuto l’onore di essere stato contattato da Radio Popolare e suonare per la chiusura del tour italiano della mostra su De Andrè, conclusa a Milano presso la Rotonda Besana ed interpretare dei suoi brani in mezzo alle carte che facevano la coreografia del suo ultimo tour. È stato molto emozionante.
M.Z.: Progetti per il futuro?
Roberto Salis: A Gennaio 2013 esce l’album appunto e verrà presentato il 23 dello stesso mese presso il Fiat Open Lounge a Milano, con un piccolo show-case che farò con Lorenzo Zambianchi, dove suoneremo interamente “Il Cavallo di Troia”. Dopo di che continuare con la promozione e spero ardentemente di trovare un manager avido di concerti che ci faccia “correre” in giro per i palchi su e giù per l’Italia senza un attimo di respiro. Ormai la musica si mantiene solamente con il live che è anche l’aspetto più sincero della musica ed è quello che preferisco.
Written by Michela Zanarella
Bellissima intervista!!
Grazie Luca!