“Eros e Ipnos”, un racconto di Natale di Carina Spurio

“Eros e Ipnos” di Carina Spurio

 

Nello specchio del cielo di dicembre si riflettono i contenitori di plastica differenziata che il vento notturno ha tormentato come pensieri vaganti allo stato brado. Il sonno arretrato, ogni tanto si appoggia sulle mie palpebre. Penso al racconto di Natale mentre attraverso il giardino di Viale Carino Gambacorta e omaggio con un saluto il busto commemorativo della poetessa teramana Giannina Milli. La mia fantasia è momentaneamente assente, come un segnale telefonico oscillante. Ci sono conversazioni ispiratrici che avvengono per caso e nascono da incontri fortuiti.

La mia tesi improvvisa, si avvalora durante la fila nell’ambulatorio medico mentre rosico, perché il vecchietto che ho di fronte si è alzato alle sei del mattino per arrivare prima di me. Una ragazza entra nello studio come una folata di vento. Si siede in bilico sulla sedia, pronta ad affrontare l’attesa. Incrocia il mio sguardo.

Sento una grande energia che mi chiama, come un messaggio spirituale elevato che si dissocia da ogni tipo di esperienza terrena. “Penso nevicherà!” L’esclamazione della ragazza risuona nello spesso silenzio. Annuisco. Lei continua a guardare dalla mia parte, pronta a continuare il discorso. Noto che il suo aspetto è quello di una donna senza età. Ha la pelle scura e piena di rughe, come quella di chi è stato esposto al sole per molto tempo. Respira tranquilla.

Ogni tanto volge lo sguardo verso di me con curiosità. Percepisco la sua voglia di comunicare. Lisa ha trentasei anni e una vita dura segnata da abbandoni affettivi, compreso quello dei suoi genitori. Durante l’infanzia ha conosciuto la sofferenza e la miseria. Dopo essere stata accudita dalla nonna ha dovuto badare a se stessa senza nessun sostegno. Il suo racconto suona come un sound noioso. Mi arrendo all’ascolto.

All’improvviso le chiedo: “Per quale ragione credi che io sia qui?” Risponde: “Sei venuta per tua libera scelta, hai bisogno in di quello che speri di trovare qui”. La ragazza continua il racconto, cerca di liberare la sua storia personale. Si dedica con amore alla cura delle gente. Riabilita al movimento arti umani.

Sembra in trance profonda quando ammette di aver superato le sue sofferenze attraverso la fede. “Ora non ho più paura di camminare, di scoprire, di ridere, di imparare e di cadere. Il viaggio della vita deve andare avanti, anche se alla fine non hai imparato nulla da gente solo sfiorata e che non si è fermata nemmeno ad ascoltarti.” Sembra valutare una pausa, invece prosegue: “Dopo mi dirai che effetto ti ha fatto il nostro incontro e che interpretazione dai al nostro dialogo.” Non so come rispondere. “Sono confusa”, mi sento dire. Azzardo la frase standard del secolo tra le uniche sillabe che riesco a mettere insieme.

Mi sento intrappolata in un brandello di realtà come un ragno nella sua tela. La ragazza ha una strana energia. Dà l’idea di appartenere ad un ramo diverso dell’evoluzione umana. E quel vento, che all’inizio mi aveva lasciato presagire sorprese, adesso soffia da una finestra lasciata aperta nel passato. Aspetto che Lisa continui il suo racconto, desiderosa di saperne di più, ma anche di chiarire le mie percezioni confuse. Antonio è stato il suo primo uomo, aveva diciotto anni e lui dieci di più.

All’inizio lo aveva trovato affascinante per via del suo volto scavato. Ma era la sua inquietudine ad esaltare la sua sindrome da “crocerossina”. Lisa era certa che il suo amore l’avrebbe salvato. Ma poi, tra un crisi e l’altra, gelosie e ripicche, un giorno Antonio le aveva detto: “Domani mi sposo!.” Mohamed arriva alcuni anni dopo. Lisa aveva venticinque anni. All’inizio le sua attenzioni la facevano sentire speciale. Successivamente, lo scontro fra culture diverse la fa piombare nel tunnel dell’inferno. Lorenzo arriva cinque anni dopo.

È carino, sportivo, musicista. Introduce Lisa in un vortice di relazioni sociali molto intense. Dopo due anni di convivenza, Lorenzo inizia a vietarle di uscire con le amiche e arriva anche a contestare la presenza del suo gatto. Due anni dopo arriva Luca. Tre anni dopo Matteo. Le sue relazioni nascevano sotto il sole dell’idealizzazione, per poi morire su pavimenti liquidi. Mi confida di essere stata in terapia e solo dopo la seconda regressione ipnotica è riuscita a visualizzare importanti nessi karmici che si ricollegavano alla sua vita attuale. Lisa si è affidata alla psicoterapia spirituale che agisce tramite l’ipnosi regressiva, per cercare le cause dei suoi conflitti in questa vita, rielaborando e integrando vissuti più o meno remoti.

Tramite Ipnos, figlio della notte e gemello buono di Thanatos è tornata indietro nel tempo in stato di trance, ed ha recuperato la memoria delle sue esistenze pregresse, nelle quali si erano impigliate le radici del suo destino. Si è vista in un’ altra vita come in una pellicola di un film reale, in preda agli spasmi ed alla nausea mentre abortiva per la quarta volta. I quattro feti mai nati erano diventati gli uomini che lei aveva continuato a nutrire nella vita attuale. Nel negare il diritto alla vita in una vita passata, aveva trovato la conferma ai suoi fallimenti affettivi in questa vita.

Il racconto si conclude con questa personale sentenza. Lisa adesso frequenta solo persone amiche. Non ha più bisogno di adottare nessuno e nemmeno quella smania di regalare il suo cuore ad ogni uomo che incontra. La ragazza dopo il racconto sembra sollevata. La saluto velocemente, mossa dalla fretta di raccontare il mio incontro con una vittima di Eros chiamata Lisa: la ragazza con lo sguardo d’acqua ed il cuore fragile. Sono sempre le donne che fanno la differenza. Sono esseri assurdi e creativi. Le donne, che hanno paura dello scorrere delle stagioni ma non hanno paura di ripetere gli stessi errori. Le donne lo sanno che amare è una fatica. Sono coraggiose, soprattutto quando difendono il loro equilibro avventurandosi sui sentieri degli itinerari interiori!

Ci sono donne che ti piacciono perché catturano immediatamente la tua stima, altre perché sono intelligenti, altre perché sono simpatiche. Ci sono donne ironiche, spontanee, ingenue. Ci donne che ti piacciono per come si muovono, per il tono della voce, per come sanno raccontarsi. E poi ci sono le donne come Lisa, che ti fanno commuovere e che ti sorprendono per la loro capacità di rinascita.

Tra pochi giorni arriverà Natale. Non sono pronta per il Natale, ogni anno la stessa storia. Non riesco ad addobbare l’albero. Mi fa tremare l’idea di rami che si illuminano in una stanza e tu lì, a far finta di niente. Divento malinconica a Natale. Mi vengono in mente i poveri, i deboli, sono ossessionata da immagini devastanti di persone che soffrono. Ma giuro che lo farò! Anche se un giorno, dopo una regressione ipnotica, mi riveleranno che in una vita passata frantumavo tutte le palle degli alberi di Natale a casa di mia nonna pregressa.

 

“Il Passato” di Emily Dikinson

È una curiosa creatura il passato
Ed a guardarlo in viso
Si può approdare all’estasi
O alla disperazione.

Se qualcuno l’incontra disarmato,
Presto, gli grido, fuggi!
Quelle sue munizioni arrugginite
Possono ancora uccidere!

 

1°, 2°, 4° photo di Rebecca Mais

3° photo di Luca Allegrini

 

2 pensieri su ““Eros e Ipnos”, un racconto di Natale di Carina Spurio

  1. Grazie Rebecca! “Le munizioni arrugginite del passato che possono ancora uccidere” della Dikinson, si associavano perfettamente con il passato arruginito della protagonista… un assist perfetto!!!

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