Intervista di Nino Fazio a Pietro De Bonis ed al suo “Brezze Moderne”

Ha visto la luce da poche settimane, per i tipi di Lupo Editore, Brezze Moderne, l’opera seconda di Pietro De Bonis. Nato e cresciuto a Roma, esordisce nel 2010 con Tempeste Puniche – Il Profumo della Quiete. Lo stile volutamente semplice ed il sermo quotidianus rendono la poesia un atto spontaneo e liberatorio, uno sfogo dell’anima nell’incessante ricerca di se stessa.

Una silloge suddivisa in poesie, intermezzi e aforismi su argomenti di varia natura, tra il serio e il faceto, tra le parole stringate e la musicalità del verso, tra un’emozione e la volontà di meravigliare. Ne parliamo con l’autore, augurandovi buona lettura.

 

N.F.: Pietro De Bonis, ti sei trovato più a tuo agio nelle vesti di prosatore o in quelle di poeta? E secondo te la differenza tra i due generi è davvero così marcata?

Pietro De Bonis: Ciao Nino! Ti dico subito che odio classificare la scrittura per generi letterari, la scrittura è scrittura, non dovrebbero esistere differenze, la poesia è piena di narrativa come la narrativa è piena di poesia… Ogni autore ha la propria scrittura e dovrebbe portare solo il suo nome. Quindi, per rispondere alla tua domanda, mi sono trovato a mio agio in entrambe le vesti, appunto perché sono mie.

 

N.F.: Quale pensi possa essere il tuo apporto alla poesia contemporanea in termini di originalità e  qual è, secondo te, la funzione che oggi questa nobile arte riveste nella società?

Pietro De Bonis: Hai detto bene, non scrivo niente di nuovo, la bravura credo risieda nello scrivere il solito tema con originalità. “Brezze Moderne” non ha regole, è tutto giustamente libero, ogni parola è quella che deve essere, voglio dire la farfalle vanno lasciate libere di volare, imprigionate in niente… Per questo non faccio uso di rime o della assurda “matematica” in poesia, poiché è così credo che si arrivi alle persone: usando le parole giuste, che vogliono leggere. Molti ignorano la potenza della poesia, che riflette in gran parte quella della vita, credo molta società ignori proprio la potenza dell’arte, che secondo me rappresenta il miglior tramite, il filo conduttore più efficace, che l’uomo ha per dimostrare ed espandere la bellezza. La creazione del mondo che continua tramite noi, che bello!

 

N.F.: Credi vi sia nelle persone qualche pregiudizio di sorta verso i libri di poesia?

Pietro De Bonis: Credo vi sia un pregiudizio verso le cose che non si conoscono a prescindere, poi riguardo la poesia si salvi chi può… ancora si pensa che sia quel mostro incombente che si studiava a scuola, la pappardella da imparare a memoria… Certo, esiste ancora quel tipo di poesia lì, bella anch’essa per carità, ma vorrei far capire che ne esiste una nuova, originale, “moderna”, che, come dicevo prima, è giustamente libera, quindi più facile, più immediata! In “Brezze Moderne” potrete sicuramente leggere qualcosa di originale e di comunicativo all’istante, e questo non lo dico io ma le tante persone che hanno tenuto a farmi presente questo aspetto della sua scrittura, a cui va un grazie di cuore.

 

N.F.: Nella tua raccolta la natura e i suoi elementi trovano un posto di rilievo. Nella poesia “Orizzonti nostri” scrivi: “Se t’avessi tutta\ direi ai Maya d’andare a farsi benedire…\ inventerei un secolo d’amore\  d’albe tramonti e stelle novae.\ Orizzonti eternamente nostri.”. C’è in te, in quanto autore, la tentazione di affiancare Dio in una creazione alternativa che migliori e arricchisca – almeno idealmente – quella esistente?

Pietro De Bonis: Affiancare Dio? Nino ma per chi mi hai preso? (Sorride). Come accennavo in precedenza, la creazione non finisce mai, continua tramite le opere belle dell’uomo, e ripeto questa è una cosa fantastica!

 

N.F.: In questa raccolta, forse per la presenza di alcune liriche in dialetto romanesco, si avverte la presenza simbolica di Trilussa, specie in certi aforismi ironici e diretti; ti ha influenzato in qualche modo? E quali sono i tuoi punti di riferimento in poesia?

Pietro De Bonis: No. Ho letto assai poco di Trilussa. Mi piace comunque leggere, scoprire nuovi autori, ma per una cultura personale. Nessuno mai ha influenzato il mio modo di scrivere, certo maggiore è la conoscenza dell’attorno e più comunicativa risulterà la tua scrittura, ma non è un copiare, è solo un sapere di più che aiuta. Non ho punti di riferimento, quindi.

 

N.F.: A pagina 68 scrivi: “Più cresco\ e più inesorabile\ è tutto quanto.\ Più cresco\ e più piango.”. Sei convinto che la vita, considerata la progressiva perdita dell’innocenza infantile,  sia un’inesorabile deriva verso la corruzione morale e spirituale?

Pietro De Bonis: No, esattamente il contrario, credo ancora nelle persone, credo nella loro bontà, credo nell’esperienza della vita che porta a una maggiore saggezza, a una maggiore convivialità. Sarò un illuso, ma credo nella vita si possa essere un po’ e un po’. Quando ho scritto quella poesia era un momento che evidentemente vedevo il bicchiere mezzo vuoto.

 

N.F.: Mettiamo da parte per un attimo il De Bonis autore… da lettore, quali sono gli elementi che più apprezzi nella poesia?

Pietro De Bonis: La semplicità delle parole, da non confondersi con la banalità.

 

N.F.: Hai avuto modo di sentire il parere di qualche lettore di Brezze Moderne? Cosa ti hanno detto?

Pietro De Bonis: Sono molte le cose che mi hanno fatto notare di “Brezze Moderne” a cui non avevo fatto per niente caso. Questo aspetto mi ha impressionato molto, poiché forse sto capendo che tutto ciò che combiniamo nella vita non lo sapremo mai del tutto se non attraverso gli altri. Uno dei più bei complimenti è stato “Le tue poesie non sono pallose, sono nuove fresche, rispecchiano la realtà che viviamo…”.

 

N.F.: Per te lo “scrivere è un po’ gustarsi la propria sofferenza”: siamo alla scrittura come catarsi, in una sorta di oggettivazione – e dunque superamento – dei tumulti interiori, trasferiti su un foglio di carta?

Pietro De Bonis: Non credo si superino i tumulti interiori trasferendoli su un pezzo di carta, capisco però possa far sentire meglio. Credo si decida di pubblicare un libro quando esso riservi qualcosa di misterioso, di bello, quel bello e misterioso che ci chiederà d’esser mostrato a più persone possibili, magari a sostenere loro le speranze… Ecco di nuovo la potenza dell’arte, pronta ad accoglierti se sei fortunato, a renderti dolci anche gli accadimenti spiacevoli (te li fa quasi ringraziare), e ad essere d’aiuto per gli altri.

 

N.F.: Arrivati alla fine della nostra chiacchierata, cosa vorresti che immancabilmente il pubblico conoscesse, e apprezzasse, di te?

Pietro De Bonis: Quando scrivo non scrivo per farmi apprezzare o farmi conoscere, a chi interessa chi sono e cosa provo? Scrivo per far apprezzare la vita, se qualcuno ancora girasse col cuscino appiccicato in faccia, per far ricordare ogni tanto di quanta bellezza lo circonda, nonostante le cose brutte continueranno a non smettere nel mondo.

 

Written by Nino Fazio

 

http://youtu.be/ufggiCdH5YA

 

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