“Un cavallo di razza” poema di Charles Baudelaire, tratto da “Lo spleen di Parigi”
“Un cavallo di razza” è il trentanovesimo poemetto presente su “Lo spleen di Parigi”. Di seguito il poemetto integrale.
“Un cavallo di razza”
È brutta bene. Eppure è deliziosa! Il tempo e l’Amore l’hanno segnata con l’unghia e le hanno crudelmente insegnato che cosa ogni minuto e ogni bacio portan via di giovinezza e di freschezza.
È davvero brutta; è formica, ragno, se volete, o persino scheletro; ma è anche filtro, magistero, incantesimo! Insomma, è squisita.
Il tempo non ha saputo spezzarle la scintillante armonia dell’incedere, né l’indistruttibile eleganza dello scheletro. L’Amore non ha alterato la soavità del suo alito da bambina; e il Tempo non le ha strappato nulla dell’abbondante criniera che esala in profumi selvatici l’indiavolata vitalità della Francia meridionale: Nimes, Aix, Arles, Avignone, Narbona, Tolosa, città benedette dal sole, amorose e incantevoli!
Il Tempo e l’Amore davvero l’hanno addentata senza riguardo; ma non hanno per nulla diminuito l’incanto vago ma eterno del suo petto da ragazzo.
Sciupata forse, ma non stanca, e sempre eroica, fa pensare a quei cavalli di gran razza che l’occhio del vero intenditore riconosce anche sotto una carrozzella pubblica o un pesante carro.
E poi è così dolce, così fervida! Ama come si ama d’autunno; si direbbe che l’avvicinarsi dell’inverno le accenda in petto un nuovo fuoco: la sua tenerezza servile non ha mai nulla che stanchi.
Charles Pierre Baudelaire nacque a Parigi il 9 aprile del 1821 ivi morì il 31 agosto 1867. Baudelaire è stato un poeta, scrittore, critico letterario, critico d’arte, giornalista, filosofo, aforista, saggista e traduttore francese.
È considerato uno dei più importanti poeti del XIX secolo, esponente chiave del simbolismo, affiliato del parnassianesimo e grande innovatore del genere lirico, nonché anticipatore del decadentismo. I fiori del male, la sua opera maggiore, è considerata uno dei classici della letteratura francese e mondiale.
Il pensiero letterario e la vita biografica di Baudelaire hanno influenzato tanti autori che l’hanno succeduto (caso emblematico i cosiddetti “poeti maledetti” come Verlaine, Mallarmé e Rimbaud, ma anche gli scapigliati italiani come Emilio Praga, lo scrittore Marcel Proust, Edmund Wilson, Dino Campana, e, in particolar modo, Paul Valéry), appartenenti a correnti letterarie e vissuti in periodi storici differenti.
“Un cavallo di razza” è stato ispirato dall’amante belga di nome Berthe, presente anche in una poesia dei Relitti. Berthe fu la sua ultima amante.
“I cinquanta Poemetti in prisa qui tradotti tengono nell’opera poetica del Baudelaire un onerevolissimo posto accanto a I Fiori del male; e istituiscono uno scambio attivo di temi con quei versi. L’elaborazione di quest’opera fu quanto mai laboriosa: il Baudelaire comincia a disegnarne un progetto preciso nel 1857, e ci lavora fino ai giorni estremi, per una dozzina d’anni, senza peraltro compierli come avrebbe voluto. Incontrò ostacoli e incomprensioni; il lavoro risultò sporadico, faticoso, rotto di abbandoni, da scoramenti.” – Piero Bianconi
Altre opere di Charles Baudelaire presenti su OublietteMagazine:
“Epigrafe per un libro condannato”
“La disperazione della vecchia“
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