“Supernova” di Fabiano Alborghetti – recensione di Rita Pacilio

Il Poeta ha un appuntamento fisso con il dolore e anche se non è un credente leale non cela la ricchezza del suo rapporto arcano e spirituale con il mondo.

 

Nella bellezza di esistere si racchiudono concetti multipli ed infiniti come i desideri o i fenomeni concettuali legati all’assoluto.

Nella poesia di Fabiano Alborghetti l’infinito e l’assoluto sono attestati nelle persone che soffrono e che forse ‘amano ciò che non vedranno una seconda volta’.

Si tratta, dunque, di sguardi puntati sugli esseri umani e non sugli oggetti da possedere o costringere: il progetto poetico è quello di unire le funzioni ordinarie biologiche al tentativo di opporsi e non astrarsi dalla realtà crudele del destino.

Estrapolare il senso non dai versi, ma dalla singola parola poetica come per sviscerare metafore che appartengono alla scienza psicanalitica: sembra che ci si appropri del desiderio di appartenenza all’amore come un permesso alla libertà di esporsi con la pelle e la concettualizzazione del pericolo del contagio mentale.

È vero che ogni poesia è vittima del suo autore? (Yves Bonnefoy) Se così fosse ogni poesia è il fallimento della poesia, ma il momento semplifica la testimonianza della coscienza e delle immagini che si riproducono, ogni volta, nuove.

L’opera Supernova di Alborghetti supera e sopravvive al surrealismo. Se la ‘stella nova’ esplodendo raggiunge una luce armoniosa considerevole il tempo nell’universo e la stessa galassia contaminata dalla luminescenza folgoreranno la poesia.

La poesia diventerà un tutt’uno con la vita e l’esperienza umana fino ad arrivare con semplicità consapevole allo stupore emozionale: le cose che appartengono al dolore  saranno connaturate di enigmi suggestivi e percettibili agli animi prescelti.

Si tratta di un linguaggio poetico che non prescinde la filosofia interpretativa del simbolismo per immagini: Supernova rivaluta il concetto di dolore come varco per arrivare alla saggezza dei propri limiti.

 

Written by Rita Pacilio

‘La morte è una poesia a metà/come un crocifisso ancora vivo/inchiodato sul lato del cuore…’ (Rita Pacilio © inedito)

 

Un pensiero su ““Supernova” di Fabiano Alborghetti – recensione di Rita Pacilio

  1. GRAZIE, CARISSIMA RITA. e’ APPREZZABILE ASSAI IL TUO AMORE PER LA POESIA!
    TI ABBRACCIO.
    TUO GIANFRANCO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

OUBLIETTE MAGAZINE
Panoramica privacy

This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.