“Aprile. Memorie su Rilke”, di Lou Andreas Salomé – recensione di Rebecca Mais

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“Il nostro mese, Rainer, – il mese che precedette quello del nostro incontro. Non è un caso che io debba pensarti così tanto proprio durante questo mese. Raccoglie infatti tutte e quattro le stagioni, aprile, con le sue ore ancora piuttosto invernali, la sua aria di neve, ore che stanno accanto ad altre di fulgida luminosità; […]”

Rainer Maria Rilke (Praga 1875-Montreaux 1926), scrittore praghese di lingua tedesca, considerato uno dei maggiori rappresentanti della cultura mitteleuropea, riuscì ad esprimere appieno, come pochi altri, la profonda irrequietezza che lo contraddistinse. Attraversò buona parte d’Europa in anni durante i quali gli attuali confini non erano ancora stati delimitati e nei quali spostarsi da un Paese all’altro era quasi un’impresa.

Proprio per questo motivo Rilke è ritenuto uno dei primi viaggiatori europei, e questo suo  peregrinare è disseminato di nomi di importanti personaggi, letterati e non, che lasciarono un’apprezzabile  traccia nella sua esistenza. Ad avere un ruolo preponderante furono senz’altro le numerose donne che fecero parte della sua vita.

Fra queste vi era Lou Andreas Salomé (San Pietroburgo 1861-Göttingen 1937), l’unica alla quale Rilke permise di mutare il suo nome in Rainer (il nome completo era René Karl Wilhelm Johann Josef Maria Rilke). Libretto di pregiata fattura, edito, in sole duemila copie singolarmente numerate, da Via del Vento Edizioni, collana Ocra Gialla (Testi inediti e rari del Novecento), dicembre 2003, “Aprile” è la profonda e consapevole riflessione di Lou von Salomé sulla relazione intercorsa tra lei e l’amato Rilke.

Ma Lou non si limitò solamente a ribattezzare il poeta tedesco. Ella ne plasmò l’anima, ne diresse la penna e, come lei stessa scrive, si rese artefice della sua maturazione artistica.

Quasi ad ostentare l’importanza da lei rivestita, Lou sviscera le sensazioni vissute con l’amante (entrambi erano infatti sposati) e la gioia di entrambi nel veder sgorgare nuovi versi, con la consapevolezza sempre ben ferma di aver influito sulla vita artistica, ma non solo, di alcuni dei protagonisti della sua epoca (Freud e Nietzsche per citarne alcuni).

Al momento della stesura di queste pagine Rilke era passato a miglior vita da ormai otto anni, mentre ancora due anni restavano da vivere a Lou. Il loro primo incontro era avvenuto nel 1897 a Monaco e da quel momento le loro vite proseguirono in parallelo, tra viaggi per l’Europa (in particolare Lou ricorda come particolarmente ispiratori per Rilke quelli compiuti insieme in Russia) e persistenti corrispondenze.

Pagine dense, sinuose, che in modo talvolta allusivo, ma piuttosto intuibile, rivelano la passione non solo intellettuale ma anche fisica che li legò. Giungono a noi con nostalgiche parole che agevolano la comprensione dello scrittore di origine boema, come una sorta di diario, o di lettera d’amore, che quasi certamente avevano come intento quello di donare ai posteri una visione di quell’amore che così in vita come in morte aspiravano divenisse immortale.

 

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2 pensieri su ““Aprile. Memorie su Rilke”, di Lou Andreas Salomé – recensione di Rebecca Mais

  1. Wooow, che ricordi… Rilke!!! Quanto mi sarebbe piaciuto leggere questa raccolta Rilkiana.

  2. Rainer e Lou: soltanto un secolo fa; e il nostro mondo di oggi: quantum mutatus ab illo!
    Ricercatori di se stessi, fin dalla giovane età, e quel viaggio in Russia, insieme, nella significanza di una data: 1900. E quel ritorno, con la mente e il cuore colmi di tesori e nelle mani i frantumi della loro umana passione. Lei che ha recuperato l’adolescenza e quella luce che le renderà sicuro il cammino; lui che è affondato nel buio di Dio dopo la vertigine fiorentina. Lei che gli grida l’ultimo appello, lasciandolo: “Come una veggente so e ti grido ‘Vai incontro al tuo dio oscuro; egli potrà per te ciò che io non posso più”; lui che, prendendo coscienza dell’ineluttabilità dei commiati lungo la severa scuola dello “Hiersein ist herrlich”, (essere quaggiù è magnifico!) le risponde:

    Fosti la più materna amante
    e amico maschio al tempo stesso,
    fosti la sposa affascinante
    e una fanciulla ancor più spesso.
    Fosti un incontro tenero d’affetto
    e la più aspra delle mie lotte;
    fosti il sublime che m’ha benedetto;
    or ti sei fatta abisso che m’inghiotte.

    Rainer sciorinerà poi sempre al sole di Lou le proprie cupe crisi. Da Duino, da quel varco esistenziale sul quale egli, per appellarsi agli angeli deve recidere gli ormeggi con l’umano offertigli dalla scuola di Freud e da Lou con essa, invierà a Lou, nel gennaio 1912, dopo due anni di silenzio, due delle 15 poesie della “Vita di Maria”, altro commiato da qualcosa che egli forse ancora non ha chiaro.
    Nel 2012, centenario di questa piccola opera, ho ritenuto bello ricordarla con una traduzione per offrirla a chi non ha ancora preso commiato dalla poesia, a chi non ha ancora preso commiato dallo “Hiersein ist herrlich!”
    Coraggio, o sofferenti di cronica rilkite!

    marmar

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