“We are legion: the story of hacktivists”, film di Brian Knappenberger al Milano Film Festival

Al Milano Film Festival è stato possibile vedere il film di Brian KnappenbergerWe are legion: the story of hacktivists”, preceduto da un incontro con il giornalista di Repubblica Riccardo Staglianò, che ha intervistato un esponente di Anonymous Italia.

Il documentario di Knappenberger è ben fatto, chiaro, lineare, e percorre tutte le tappe che hanno fatto di Anonymous ciò che oggi è. Si parte con The Cult of Dead Cow e soprattutto con /b/ su 4Chan.

Si inizia come gruppo di prankster, che fa scherzi, prima su /b/, giochi che restano nel gruppo, e dove il gruppo sviluppa il suo linguaggio, poi attaccando il neonazista Hal Turner. Un attacco fatto per lo più di scherzi: telefonate (una specie di Ddos telefonico), abbonarlo a riviste, mandargli pizze a casa, sino a che non entra in gioco l’informatica: gli si forza la casella mail.

Poi si attacca Scientology, e la portata di Anonymous diventa evidente perché per la prima volta i componenti del gruppo scendono in strada, e sono davvero “over 9000!!”.

Dopo la lotta con Scientology, con Ddos fatti on line (usando metodi antiquati come il Low Orbit Ion Cannon) e i consueti ordini di pizza, Anonymous scende in campo contro il governo tunisino e a favore dei rivoltosi egiziani durante la Primavera Araba, in particolare attraverso Telecomix, mirrorando siti e post su Twitter e fornendo ai dimostranti metodi su come connettersi comunque alla rete e piccoli manuali. Da Anonymous nasce (e muore) Lulzsec e scoppia lo scandalo socialbots con James M Titus,  star di Anonymous che si scoprì essere un infiltrato.

Il film, che usa immagini di repertorio e interviste agli attivisti e che è zeppo di ironia, è molto completo e parla anche della lotta di Anonymous a fianco di Wikileaks (Anonymous crede nella libertà di informazione e nella trasparenza).

Il documentario è però di parte, presenta la sola versione di Anonymous e non spiega le ragioni di chi ritiene si tratti di un gruppo di criminali. Insomma, non ha tanto un fine giornalistico ma quanto di propaganda.

Come anche in “We are legion”, Staglianò ha sottolineato che Anonymous è l’Anti Facebook, antindividualista, a favore della trasparenza, per l’anonimato.

La sua battaglia è per la condivisione delle informazioni e la libertà d’espressione, ma – ha detto il giornalista – “non ha la stessa chiarezza di idea del Mondo che ha Occupy Wall street”.

 

Written by Silvia Tozzi

 

 

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