Dalila Kayros, un progetto di sperimentazione ed improvvisazione musicale – Intervista

“Tutto ciò che faccio ha a che vedere con l’improvvisazione e la sperimentazione. L’improvvisazione, sia come disciplina con le dovute rigide regole da seguire (vedi impro Jazz ed impro Radicale) sia come arte del puro evento e casualità. Sperimentazione, in quanto ricerca continua, passione e dedizione totale per l’arte alla quale ci si è votati.”

Improvvisazione e sperimentazione: in questo modo Dalila Kayros (1986) spiega ai lettori di OublietteMagazine il suo pensiero sulla composizione musicale. Dalila Kayros è un progetto ispirato dal lavoro di John Cage che si mostra  interessato alla costruzione ed alla negazione della stessa tramite repentini cambi di sonorità. Il 4 agosto 2012 Dalila ha preceduto in esibizione alla III° edizione del Gazzello Rock Festival i Mombu.

Dalila è stata molto disponibile nel rispondere ad alcune domande riguardo la sua sperimentazione. Buona lettura!

 

A.M.:  Quando nasce la tua passione per la musica?

Dalila Kayros: Non ricordo un momento in cui la musica non fosse la mia passione. Dai primi motivi infantili dei miei 4 anni agli album degli Slipknot dei 14. Dalle serate del ”post-grunge” con –Die Hexen-, Per arrivare alle prime composizioni, proposte con ironia in diversi suburbi Barcellonesi con una chitarra sgangherata che mi aprì la porta ai Cabaret da strada di con la compagnia ”Memento Mori” e la Banda ”Miseria nera” sempre accompagnata dalla Voce e questa volta da una tastiera, sempre sgangherata… Tutto questo contornato da varie altre collaborazioni e ovviamente tanta improvvisazione dal Blues al Jazz. Questo percorso mi forma e mi indirizza sempre più verso una strada personale, modellata dai vari incontri con Artisti (grandi amici) che mi hanno fatto luce svariate volte sul tortuoso sentiero della Musica… Per giungere al presente, risultato di un processo di studio, ricerca e sperimentazione iniziato nel 2008/2009 in cui parto dal cantautorato oscuro con influenze cabarettistiche, New-wave e Jazz fino alla improvvisazione cruda e informale delle ultime rappresentazioni, che in varie occasioni ha fatto da colonna sonora a particolari fusioni Musica-ArteVisiva (cito Ignazio Cuga tra le collaborazioni significative). Attualmente, la componente elettronica diventa sempre più presente prendendo quasi il sopravvento sullo strumento. Ovviamente, essendo per me la Musica un entità Viva, nella mia continua ricerca, e seguendo preziosi consigli… Seguo e costruisco un percorso che va a concretizzare il lavoro fin ora svolto. Work in progress: a presto le prossime novità.

 

A.M.: Parlaci un po’ del tuo nuovo progetto da solista “Dalila Kayros”.

Dalila Kayros: Dalila Kayròs è il mio nome e di conseguenza del progetto. Kayròs ovvero, il tempo soggettivo interno, nonché il ”momento giusto” in contrapposizione al Kronos, il tempo rigido che si impone dall’esterno. Questo percorso in continua evoluzione, nasce dall’esigenza viscerale di cercare il ”suono”, e scavare nella mia vocalità e le sue svariate possibilità. Il rumore è la risposta. Il rumore che ormai non è più soggetto alla gerarchia di ”suono-non suono” ma che assume la caratteristica appunto di Suono, come qualsiasi nota del pianoforte od altro strumento convenzionale. Nasce dalla ricerca di altri metodi di composizione al di fuori del sistema tonale temperato, tralasciando talvolta l’intonazione tarata 440Hz (Ispirazione Cageana). Per comporre posso usare la Voce, la tastiera come un barattolo in ferro, campioni di altri brani, drum machine etc tutto poi filtrato dalla ”Macchina”. Insomma, si passa dall’ Improvvisazione immediata, lasciando spazio al caso e all’evento come parte del pezzo musicale, così come l’errore (ispirazione Cageana più esperienza personale con contorno di diversi ascolti dei più svariati generi musicali) alla struttura chiusa, con melodia e ritmo ben definiti. Ad ogni modo tutto questo è in fase di lavorazione…

 

A.M.: Qual è il tuo pensiero sull’improvvisazione musicale? E sulla sperimentazione?

Dalila Kayros: Tutto ciò che faccio ha a che vedere con l’improvvisazione e la sperimentazione. L’improvvisazione, sia come disciplina con le dovute rigide regole da seguire (vedi impro Jazz ed impro Radicale) sia come arte del puro evento e casualità. Sperimentazione, in quanto ricerca continua, passione e dedizione totale per l’arte alla quale ci si è votati.

 

A.M.: Durante il tuo percorso creativo ti sei ispirata a qualche artista in particolare?

Dalila Kayros: Da Diamanda Galàs a Demetrio Stratos a Liliana Felipe, da Zorn ai Mombu, da Abbey Lincoln a Meredith Monk, da Jeanne Lee a John Cage e tanti altri…

 

A.M.: Che cosa pensi riguardo la scena musicale sarda?

Dalila Kayros: La scena musicale sarda non si può considerare come un entità omogenea, in mezzo a tanti gruppi cover ed a tanti altri gruppi che si rifanno alle proposte presenti sul mercato nella speranza di raggiungere un seppur minimo successo, non aggiungendo nulla di nuovo e mimetizzandosi nel consueto e depersonalizzante “karaoke” di piattezza sonora, esistono tuttavia delle realtà a sé stanti, originali e dai percorsi tanto imprevedibili quanto sperimentali come ad esempio le produzioni sfornate dall’etichetta Trasponsonic…

 

A.M.: Qual è l’ultimo libro che hai letto? E l’ultimo film visto?

Dalila Kayros: Ultimo libro letto: Silenzio (raccolta di scritti, conferenze, pensieri, filosofia di John Cage). Ultimo film: “The Baby of Mâcon” di Peter Greenaway.

 

A.M.: Progetti per questi ultimi mesi del 2012?

Dalila Kayros: Ultimare il lavoro iniziato quest’ anno!

 

A.M.: Salutaci con una citazione… (indicare nome e cognome)

Dalila Kayros: Detto: ”Attenti a non prendere per la luna l’indice con la quale la indichiamo” John Cage, Silenzio, a cura di Renato Pedio.

 

http://youtu.be/A8gRnzjdK-U

 

Info:

http://dalilakayros.blogspot.it/

 

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