“Potando l’Euforbia” di Claudia Piccinno – recensione di Piero Lo Iacono

Recensione de “Potando l’Euforbia” silloge poetica all’interno della raccolta a quattro autori “Transiti diversi“, edito nel 2012 dalla casa editrice Rupe Mutevole Edizioni per la collana editoriale “Trasfigurazioni“.

Claudia “claudicante” di certezze ma tenace.
Come fogli di un diario intimista e intimo sono queste poesie, dove Claudia usa la penna come un lume o una “lama tagliente” per scendere ancora una volta dentro di sé e farvi luce per sé e per il lettore stesso. Poesie più colloquiali e meno musicali di altre scritte dalla stessa autrice ma dense di sentimenti e ricordi “Nuotavo lenta nel liquido amniotico/ della mia anima”.

Un tipo di dolore vi si ramifica, come quello del granello intruso nell’ostrica che stratifica la perla. E né la cromoterapia della natura né la neve che ovatta tutto sanno lenire questo dolore (la neve “non sa ancora ovattare il dolore”).

Dirà ad un certo punto Claudia “come i pesci continuerai a esplorare senza osare, come la perla lei saprà stratificare nel suo guscio”.
Ma il posto centrale della silloge è occupato dalla Paura, sciorinata e modulata in tutte le sue sfumature e gradazioni di sgomento, angoscia, preoccupazione, insicurezza, dubbio, batticuore, timore, presentimento, inquietudine, che approdano ai loro opposti di coraggio e desiderio: “Assemblata alla paura” si definisce la poetessa. C’è un coraggio che nasce dalle paure. Dalla consapevolezza dei rischi e dei pericoli che non si arrende e non si spaura.

Molto bella la poesia-prosa “Lettera” sul mistero-impulso dello scrivere come azione cosmica di compartecipazione e condivisione del mondo, azione a volte incoraggiata a volte scoraggiata….

Ha rincorso il vuoto altrui con la pretesa di colmarlo.
Ha amato l’idea di essere nei tuoi pensieri fino a che la tua assenza ha tormentato i suoi”.
Trepidante l’interrogarsi sul prodigio della poesia e sul suo posto nel mondo…
Poesia come “varco… vanga…tizzone ardente/ di nuove scintille

Poesia è “Potare l’euforbia” (titolo della silloge), che come spiega l’autrice vuol dire “coltivare la perseveranza” e la costanza come gesto ieratico e fondante di e-sistere, in-sistere, as-sistere… La persistenza e la tenacia sopra questa nostra “instabile-insostenibile leggerezza dell’essere”.

E qua Claudia si fa verbo, parola oltre se stessa, sfrontata oltre le frontiere, che “non teme castigo” ma col dubbio-sospetto che abbia commesso peccato.
Claudia “claudicante” di certezze che le crollano, col cuore pellegrino e l’olfatto di viandante che quando vuole sa anche Spaventare la paura.

Perché le sue paure non siano come quelle della cinciallegra:
La cinciallegra/ sfuggì alla tormenta/ e perse il canto/ per lo spavento

 

Written by Piero Lo Iacono

 

 

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