“Il diavolo” di Lev N. Tolstoj – recensione di Rebecca Mais
“Ma, ancor più, si sentiva perduto, percepiva di non essere nel pieno possesso delle proprie facoltà, come mosso da una forza esterna; e che si era salvato solo per un colpo di fortuna, ma se non subito, il giorno dopo o quello seguente si sarebbe perduto.”
Tra i racconti meno noti dello scrittore russo, “Il diavolo” (recentemente riproposto dalla collana Racconti d’Autore de “Il sole 24 ore”, maggio 2012) è la vicenda di Evgenij Irtenev, giovane uomo di nobile famiglia il quale, ereditati i poderi agricoli da parte del padre, tenta di risolvere i vari problemi che affliggono l’azienda. Per poter adempiere al meglio al suo compito decide di trasferirsi dalla città alla campagna.
La sua intelligenza ed istruzione gli permettono gradualmente di risollevarsi, ma il solo condurre una vita tranquilla in compagnia della madre non sono sufficienti per Evgenij che sente il bisogno di accompagnarsi periodicamente ad una donna giustificandosi col fatto che servisse a farlo stare bene e che per questo motivo non vi fosse niente di male.
Qualche tempo dopo ha la fortuna di conoscere in città una donna della quale si innamora, ricambiato, e si sposano. Tra alti e bassi la vita scorre serena fino a quando il diavolo torna a presentarsi e con esso la tentazione. Quella donna conosciuta tempo prima non gli era così indifferente come cercava di ripetere a se stesso e tra vari tentativi di liberarsi della terribile seduzione, si giunge ad un tragico ed inaspettato finale.
Un amabile viaggio nell’animo umano, tra le debolezze e gli inganni della vita, così fragile, controversa ma sempre ben scrutata e sviscerata dal grande Tolstoj. Non mancano inoltre i riferimenti, più o meno velati, alla movimentata e drammatica vita dello scrittore ed in taluni passi lo si potrebbe ritenere una sorta di resoconto autobiografico.
Ed ecco che ci ritroviamo dinanzi i grandi interrogativi della vita: da dove esattamente ha origine la tentazione ed è giusto o meno incoraggiarla e farla diventare protagonista della nostra vita? Possono le convenzioni sociali distoglierci da determinati impulsi e desideri che possono presentarsi inaspettati?
Certamente non mancheranno di permanere determinati dubbi. Dopotutto la dolorosa scelta finale di Evgenij può essere più o meno condivisa dal lettore ma difficilmente non ci si potrà identificare, se non altro in parte, con i pensieri e le oscure problematiche del protagonista del racconto.
Ad ogni modo, al lettore di queste piacevoli pagine, l’ardua sentenza.