“Humanoalieno”, album degli Humanoalieno – recensione di Emanuele Bertola

Corsi e ricorsi storici, affascinanti ed emblematici ogni qual volta si ripresentino. Ma è il passato che ritorna o sono i nostri difetti che in fondo non se ne sono mai andati?….

Questa storia ha inizio molto tempo fa, esattamente quarant’anni or sono, quando l’allora venticinquenne David Bowie pubblicava “The rise and fall of Ziggy Stardust and The Spiders From Mars”, album tra i più importanti e significativi dell’intera decade ’70 e della storia della musica tutta, un disco epocale per successo e qualità, 11 tracce splendide che spazzarono via con un soffio quelle barriere ancora troppo opprimenti tra le diverse arti, un’opera omnia che mescolava meravigliosamente la musica, la teatralità, le arti visive e i messaggi di critica sociale attraverso un racconto, il racconto di un viaggio intergalattico fino alla terra di Ziggy Stardust, un alieno che, totalmente estraneo alle convenzioni e alla mentalità terrestre ne nota immediatamente i difetti, contraddizioni con secoli di storia alle spalle che agli occhi di Ziggy risultano assurde e a tratti davvero ridicole.

Era il 1972, e Bowie spiattellava di fronte agli occhi del mondo le contraddizioni di un sistema intollerante ed opportunista, eppure quarant’anni non sono bastati al mondo per cambiare, l’intolleranza e l’egoismo regnano ancora purtroppo, ed ecco che il ricorso storico fa il suo ingresso, seppur sotto differenti spoglie e diretto ad un bersaglio più piccolo. Le nuove sembianze portano il nome degli Humanoalieno, formazione casertana nata nel 2005 che debutta ufficialmente con l’album autoprodotto “Umano alieno” datato 2006, e tra festival, collaborazioni eccellenti e composizioni sempre nuove arrivano nel 2008 alla pubblicazione dell’EP “Status Quo”.

Da questo momento la carriera del quintetto campano vira decisamente verso il connubio tra la musica e le arti visive, grazie ad un nuovo progetto dal titolo “H148”, con cui gli humanoalieno portano in giro per lo stivale un racconto in bilico tra musica e recitazione, infarcito di riferimenti illustri e ottime cover, che narra dell’alieno H148, del suo viaggio spaziale e delle sue esperienze sulla terra, delle sue emozioni e delle sue paure, raccolte in un immaginario diario di bordo intenso e ed emozionante. Lo spettacolo affascina tanto da portare illustri riconoscimenti alla band e a convincere i cinque a proseguire nel percorso intrapreso, con il successivo “H148 Reloaded” che si arricchisce di nuovi filmati e nuove interpretazioni, e infine con il terzo album ufficiale del gruppo, intitolato semplicemente “Humanoalieno”, e pubblicato lo scorso gennaio sotto la produzione di un icona della musica indipendente come Cristiano Santini.

13 tracce per poco meno di 50 minuti, tanto serve agli Humanoalieno per raccontare il viaggio di H148, un viaggio immaginario che a tratti si tinge di realtà e della grande musica italiana, a partire da “Polvere”, cover in chiave moderna del celebre pezzo di Enrico Ruggeri del 1983, che con tempi rock e incursioni elettroniche vive una nuova giovinezza e arricchisce di tradizione il diario di bordo, un diario che si apre tra le note leggere di un pianoforte e prosegue tra incipit rockeggianti, ispirazioni eighties e un’aura new wave che aleggia sull’intero lavoro. Le tastiere di Alberto d’Ari e il basso di Franz Miele definiscono linee melodiche avvolgenti che pescano dalla tradizione musicale italiana – dagli Stadio a Ruggeri e finanche a Battiato – e, accompagnati dalla chitarra di Enrico Sciaudone e dalla batteria di Paolo Scotti, fanno da base per i testi mai banali scanditi dalla voce piacevolmente roca di Macs Villucci; testi che, passato il primo ascolto in cui l’orecchiabilità dei brani è in primo piano, prendono il sopravvento e si dimostrano il vero punto di forza della band. Un brano come “Liberi Davvero” è il sintomo di grande passione compositiva e di grandissima ispirazione, “L’eccezione alla regola” e la sua dedica a Norrie May-Welby palesano la sensibilità della band anche a tematiche importanti e “scomode”, “Siberia” è una cover-omaggio diretta ai Diaframma, mostri sacri della New Wave italiana, e poi ancora altri tributi, questa volta in campo letterario con “Amornovo”, in onore dell’indimenticato Federico Garcia Lorca, e “Valore”, poesia di Erri De Luca appoggiata morbidamente su riverberi sintetici che le conferiscono se possibile ancora più atmosfera.

C’è tutto questo in “Humanoalieno”, e molto altro, c’è la densa “Radici”, pezzo conclusivo dell’album che riesce a riassumere in una brillante metafora di poche righe le sensazioni malinconiche della fine di un viaggio, c’è “Umano alieno”, la pagina più intensa dell’intero diario, un turbinio di emozioni forti vissute nel mondo nuovo da chi purtroppo continua a sentirsi “Un eterno straniero in balìa di questo mare, di una normalità a tratti innaturale“, ma soprattutto ci sono la passione e l’attaccamento alla tradizione musicale tricolore, ad un cantautorato che vede nella musica la cultura e la possibilità di mandare i propri messaggi, e non soltanto l’occasione di fare successo con le litanie pop stucchevoli a cui il mainstream italiano ci sta sempre più abituando.

Un album che conquista e incuriosisce, da ascoltare più e più volte con molta attenzione, perché i messaggi migliori si leggono tra le righe, perché un alieno che atterra su questo mondo per lui sconosciuto e ostile non è poi così lontano da chi lascia la propria patria in cerca di una vita migliore, o da chi soffre per le discriminazioni, e perché forse H148 è meno alieno di quanto la visione “terrestre” suggerisca…

Written by Emanuele Bertola

 

 

Tracklist

1. Intro

2. L’eredità

3. Figli di gente perbene

4. Il riscatto

5. Polvere

6. Mono

7. Umano alieno

8. Amornovo

9. Levante

10. L’eccezione alla regola

11. Liberi davvero

12. Valore

13. Radici

 

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