“Ma quale amore” di Valeria Parrella – recensione di Fiorella Carcereri

Valeria Parrella è nata  a Napoli nel 1974. Per Minimum fax ha pubblicato le raccolte di racconti “Mosca più balena (2003) e “Per grazia ricevuta” (2005), per Einaudi il romanzo “Lo spazio bianco” (2008) da cui Francesca Comencini ha tratto l’omonimo film. Ha scritto alcune pièce teatrali, tutte rappresentate al  Teatro Stabile di Napoli.

 

Ma quale amore”, pubblicato con Rizzoli nel 2010, riprende, seppure con sfumature diverse, la tematica dell’enorme difficoltà di comunicazione a livello profondo tra un uomo e una donna, dell’abisso esistente tra l’universo emozionale femminile e quello maschile.

È la storia di un amore forse mai veramente iniziato, forse mai davvero finito.

Non aveva paura di nulla, allora, lo ricordo: era il prestigiatore più forte del mondo. Non saremmo rimasti senza benzina, né ci sarebbero esplose le gomme, perché mi amava, e non c’era da dire altro…Michele mi diceva che io ero la donna che lo aveva reso di nuovo mago, e doveva essere vero perché per me erano le sue magie… Noi eravamo una scrittrice e un mago: di cos’altro potevamo avere bisogno?”.

Poi, man mano che il tempo passa, i malintesi, le parole non dette, i dubbi non svelati, i baci trattenuti finiscono per presentare un conto troppo alto da pagare.

Non ricordo quando è accaduto che abbia iniziato a stancarsi, a poter fare a meno, a girare il volto per darmi la guancia invece delle labbra se mi tendevo in avanti per baciarlo. Il cappello del prestigiatore si era svuotato, niente conigli e tanto meno fiori ne sarebbero venuti fuori per me. Mai più”.

Ignorare il tuo lato oscuro è stato il mio errore”, afferma la protagonista del libro alla disperata ricerca di un perché.

Nei momenti cruciali della storia, i personaggi ricorrono alle moderne tecnologie, sms e Internet, utilizzandole come una sorta di paravento attraverso il quale  filtrare la temuta intensità dei sentimenti, dell’imbarazzo, del dolore.  Il linguaggio è scarno, essenziale.

La passione prima, la rabbia poi, non trovano mai pieno sfogo. Leggendo, si ha come l’impressione di trovarsi di fronte a una sorta di ‘geyser emozionale tappato’.

La storia finisce agli occhi del mondo, ma continua nel cuore di un uomo insicuro e irrequieto: “Ti amo, forse ti amerò per sempre, solo che non voglio stare più con te…Tutto quel disprezzo che hai sentito, tutto quel disamore, era solo una variante dell’amore. Ho sbagliato…Scusa”.

Ma la protagonista non vuole le sue scuse “perché chiedere scusa è archiviare un errore in un modo qualunque”. Lei invece pretende di “credere che c’è stata più verità che errore, che quell’uomo riconosciuto tra tanti contro tutto, assomigliasse, assomigli, a come ha provato a essere: non a come è stato”.

E arriva, infine, la sua dignitosa presa di coscienza, che non è mai rassegnazione: “Mi è passata, ma il fatto non passa. Il fatto è che mi tiene in trappola nel suo non amore, nel suo rifiuto”.

“Mi prendo la responsabilità definitiva di mettere fine alla nostra storia”

“per sms?”

“sì per non ricadere nella trappola di questo amore”

“hai detto amore”

Ma quale amore.

 

Written by Fiorella Carcereri

 

 

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