Jeet Thayil con “Narcopolis” tra i dodici finalisti del Book Prize 2012

Narcopolis, ultimo libro di Jeet Thayil è stato giudicato degno di esser uno dei dodici finalisti del prestigioso premio Book Prize 2012.

 

Jeet Thayil è nato in Kerala nel 1959 e attualmente vive a Delhi. Ha studiato a Hong Kong, New York e Bombay, città nelle quali suo padre lavorava come editore e scrittore. Thayil è uno dei più noti poeti indiani, autore di quattro raccolte di poesia e curatore di Bloodaxe Book of Contemporary Indian Poets (Bloodaxe, U.K., 2008), 60 Indian Poets(Penguin India, 2008). È, inoltre, compositore e chitarrista, creatore, insieme con Suman Sridhar, del progetto di musica contemporanea Sridhar/Thayil (Mumbai, New Delhi). Narcopolis è il suo primo romanzo.

Trama:

Nel cuore della Bombay degli anni Ottanta, in Suklaji Street, una strada di bordelli e di poveri coperti di stracci, capita un giorno Dom Ullis, un cristiano siriano che si è messo nei guai a New York ed è stato rispedito nella turbolenta metropoli indiana per rimettersi in sesto. Dom Ullis si rifugia nella «cucina» di un bordello in cui si cela una fumeria d’oppio. È il regno di Rashid e di Dimple, un giovanissimo eunuco dotato di leggiadra grazia e sofisticata femminilità. È il regno anche di una singolare compagnia di oppiomani di paesi e fedi disparate: l’enigmatico Mister Lee, l’uomo d’affari scappato dalla Cina comunista, raffinato insegnante-amante di Dimple; Xavier, il bizzarro pittore francese capace di rintanarsi nella fumeria per un’intera settimana; Rumi, il fumatore psicopatico; Salim, l’impiegato bengali in pensione che si cura della cassa della fumeria; Jamal, il figlio di Rashid; e artisti, filosofi, poeti e prostitute che si immergono nelle loro mirabolanti fantasticherie aspirando oppio.

Ad accoglierli e a preparare le pipe è Dimple. È analfabeta, perché per indigenza il padre lo ha venduto bambino a uno sfruttatore che lo ha evirato e avviato alla prostituzione; ma la sua spiccata intelligenza lo ha indotto a imparare l’inglese attraverso i contatti coi numerosi frequentatori stranieri del bordello-fumeria. Con i suoi ospiti Dimple discute di Dio e del sesso, dell’amore e del significato dell’esistenza, della crudeltà della vita e… del Patar Maar, l’assassino di pietra che gira di notte nei quartieri dei poveri e li uccide metodicamente, come un angelo sterminatore che cerca di mettere fine una volte per tutte alla loro miseria. Magnifico romanzo in cui un’umanità insaziabile, eccentrica e smodata si svela anche generosa e ricca di poesia e amore, Narcopolis ci offre un ritratto mai visto di Bombay, una multiforme, brulicante metropoli dove la vita pulsa e rivendica i suoi diritti ovunque: nelle strade dei poveri, nei bordelli più infimi, nei locali amati da artisti e poeti.

Dicono del libro:

Narcopolis è tutto quello che uno si immagina, ma ha quasi timore di dire – droga, fumerie d’oppio, sesso e Bombay al centro di tutto – lo splendore della città e la sua desolazione, i bassifondi e il miscuglio di razze, classi, religione, violenza e morte… Insomma, Narcopolis è un grande libro.” The Hungry Reader

“Tre decenni trascorsi a contemplare Bombay in tutto il suo lussurioso squallore… il vomito, la violenza, il glamour triviale e la terribile bellezza di una città trasformati in qualcosa che si annuncia subito come un vero e proprio classico di culto.” Hindustan Times

“Tra fumerie d’oppio, eunuchi, invenzioni favolistiche e molta realtà, l’autore salutato come il nuovo Rushdie, costruisce il suo affresco sulla vecchia Bombay” Susanna Nirenstein, La Repubblica 

“Jeet Thayil, poeta indiano di fama internazionale, con Narcopolis è passato a una narrativa notturna e allucinata degna della sua celebre patria” Cinzia Fiori, Il Corriere della Sera 

“Uno stile molto originale che coglie l’essenza dei piccoli gesti quotidiani per svelare una storia universale” Marco Philopat, XL (la Repubblica)

“Un viaggio avventuroso alla scoperta di una Bombay inedita, cuore pulsante della vita artistica della metropoli indiana, tra sperimentazione di droghe e infimi bordelli” Roberta Rotta, vogue.it

“Coinvolgente fino all’estremo e narrato con una febbrile e furiosa necessità, Narcopolis ci offre un mondo che è ad un tempo fantastico e realistico. Jeet Thayil ha scritto un’opera che può trovare posto solo accanto a un Roberto Bolaño.” Alan Warner

“La Bombay di Jeet Thayil è una città onirica dai sogni inquieti…Narcopolis muterà per sempre la maniera in cui siamo abituati a guardarla.” Hari Kunzru

 

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