“Canti Bellicosi”, album de I Cosi – recensione di Emanuele Bertola

Conflitti, chi non ne ha mai coltivati? I conflitti fanno parte della natura umana, quelli con sè stessi, con la propria natura, ma anche con gli altri, con la società e soprattutto con le persone che amiamo, e quale migliore spunto per imbastire riflessioni a tempo di musica?

Questa è l’idea dei Cosi, al secolo Marco Carusino, Antonio Mesisca e Alessandro Deidda, band milanese nata nel 2004 con il nome di Kubla Khan e ribattezzati “I Cosi” al momento del loro debutto da Morgan. Il poliedrico cantante e frontman dei Bluvertigo è un po’ il padre putativo del terzetto meneghino, che fa tesoro degli insegnamenti e dell’esempio dato dal signor Castoldi, oltre a ricercare sonorità e influenze dalla migliore tradizione del cantautorato pop-rock italico.

I Cosi hanno al loro attivo un primo album datato 2007 dal titolo “Accadrà”, ispirato e qualitativamente sopra la media nonostante non sia riuscito ad ottenere il riscontro che avrebbe meritato, e ha dalla sua una formula vincente che fa delle parole e della densità dei testi il proprio punto di forza, le fondamenta solide sopra cui costruire una musica che si adatti allo spirito dei diversi brani, che siano essi ballate romantiche, malinconiche litanie o nervose esplosioni. I tre traggono ispirazione da sonorità e generi differenti, dal pop più orecchiabile al rock acido, dal beat italiano a sound dal sapore internazionale, ma con un impronta tipicamente tricolore che non viene mai eclissata, grazie anche al cantato (splendido) in italiano, un po’ Baustelle un po’ Bluvertigo seppur con un approccio del tutto personale sia alla musica che alla scrittura dei testi, e ne è la dimostrazione il progetto intrapreso per il successore di “Accadrà”, pubblicato lo scorso maggio.

Canti bellicosi“, questo il titolo dell’opera seconda del gruppo lombardo, una lunga riflessione sui conflitti divisa in 10 canti e due grandi atti, il primo dedicato ai conflitti interiori e il secondo a quelli con gli altri. La title track fa da apripista e da manifesto programmatico dell’intero lavoro, la linea melodica semplice ma efficace e il ritmo costante dettato dalla batteria di Alessandro Deidda pongono le basi per parole che descrivono in maniera splendida l’indecisione tra l’angoscia del tenersi dentro qualcosa e la speranza di potersi liberare di questo peso, una sensazione che da indecisione si tramuta in paura con la successiva “Cerco dentro me”, pop-rock di stampo internazionale che affronta il tema dell’abitudine, della paura di farsi inghiottire da essa e della necessità di trovare nuovi stimoli, nuove ispirazioni per sopravvivere a sè stessi.

“Universo” è il manifesto dell’innamoramento e dell’incondizionato donarsi alla persona amata, forse l’unico vero modo di superare dubbi e ansie legate ai sentimenti e lasciarsi andare, esporsi al rischio di soffrire senza in fondo preoccuparsene realmente. Ma l’abitudine e i suoi lati oscuri sono sempre dietro l’angolo, la vita di tutti i giorni diventa sempre più metodica e ripetitiva, i sentimenti, se non alimentati, perdono vigore e lasciano addosso un pesante senso di incertezza, che si riflette sull’approccio agli ostacoli che si trovano lungo la strada, scelte da fare che diventano veri e propri enigmi, quasi fossero enormi rebus, ed è allora che fa il suo ingresso l’ottima intro di basso di “Settimana enigmistica”, titolo azzeccatissimo per uno dei brani migliori dell’intero album.

La cavalcata trionfale di “Romanticamore” chiude il primo atto tra i sospiri e le lacrime di un amore sciupato e finito, per lasciar spazio a “L’assedio”, brano ispirato da una frase di Piero Ciampi che funge da incipit tutto all’italiana per il secondo capitolo dell’opera, improntato alla riflessione sui conflitti verso gli altri, verso i clichè, la società e le malelingue. Questa seconda parte è ancora più ispirata della prima, sia per quanto riguarda l’eterogeneità musicale che per l’efficacia dei testi, si passa da Piero Ciampi addirittura a Sartre in “Le ragioni degli altri”, un blues rock secco e coinvolgente per fregarsene dei giudizi della gente e trovare la forza di fare di testa propria in barba a malelingue e benpensanti, per poi approdare sulla fertile terra della stupenda ballata “Se non”, l’espressione dell’attrazione per un’altra donna, della passione che ci costringiamo a reprimere e di una catena infinita di ravvicinamenti e allontanamenti che fa soffrire ma di cui ormai è impossibile fare a meno, probabilmente il miglior pezzo in assoluto del disco.

Le corde pizzicate di una chitarra acustica introducono “Fotografia”, celebrazione di ricordi che riaffiorano di colpo regalando sensazioni spesso agrodolci che però in fondo danno senso alla memoria, quella stessa memoria che sul finire dell’album, con “Quello Che So”, mostra nitidamente il suo insegnamento, la necessità di superare i propri conflitti, a costo di annullare sè stessi, per raggiungere una nuova consapevolezza dei sentimenti.

Una prova di forza quella dei Cosi, che dimostrano di saper sfruttare il pop per creare qualcosa di più, di non preoccuparsi di ottenere il successo e dare la giusta importanza ad un progetto che riesce ad andare oltre la musica in sè, e poco conta se il sound subisce un piccolo effetto deja-vu, le liriche sono splendide ed espressive e il disco fila via senza tentennamenti, in fondo è questo quello che conta.

 

 Written by Emanuele Bertola

 

 

Tracklist

1. Canti Bellicosi

2. Cose Nouve

3. Universo

4. Settimana Enigmistica

5. Romanticamore

6. L’Assedio

7. Le Ragioni Degli Altri

8. Se Non

9. Fotografia

10. Quello Che So

 

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