“With Us” nuovo album del Rufus Party, recensione di Daniele Mei

Non amo molto il termine recensire, troppo difficile per me e impone una visione in senso critico dell’opera della quale si scrive. Allo stesso tempo lo tengo stretto, anche se il mio intento è di scrivere delle emozioni che mi da in questo caso il disco di cui parlo, ma anche delle mie esperienze con esso, delle immagini che mi da, del significato che ci trovo tra i suoi solchi.

Naturalmente se trovo delle cose che non mi convincono, non mi freno facilmente.
Tutto questo preambolo per dire tutto e niente (amo i paradossi) e per introdurre “With Us”, ultimo lavoro in studio dei Rufus Party, un gruppo che conosco da ormai sei anni, il primo disco loro, l’Ep ”Hijacked To Fogville”, lo ricevetti per posta esattamente il sei giugno duemilasei,  e per chi crede che il rock e il blues siano la musica del Diavolo, non c’è giorno migliore.

With Us” è un concentrato di diverse esperienze, una raccolta di canzoni che abbraccia diversi generi, temi e sonorità.

Il tutto è racchiuso nella pancia del maiale, quella “P.I.G.” che è l’asse portante dell’opera, la travolgente traccia iniziale, il pezzo quasi techhouse interno, e la conclusione, splendida, con un esplosione di suoni a cui non puoi far fronte.

“P.I.G.”, si, la “Pig” dei Black Sabbath, ma anche la Fire In Cairo” dei Cure, è un pezzo soul teso e tirato, sbattuto con forza in faccia, venuto direttamente dalla Motown, incentrato su un groove di basso e batteria ossessivo e pulsante, che richiama soprattutto nelle intenzioni la magia di un altro giro ossessivo, quello contenuto nel magnifico In A Sylent Way” di Miles Davis. La voce di Bert al limite dell’incazzato, si fonde poi con i cori che sembrano venuti direttamente da qualche coro gospel americano.

Affiorano, mentre il groove continua,ricami e assoli di hammond, inaspettati inserti elettronici, e la chitarra di Marco Parmiggiani che tiene tutto sotto controllo con il suo intervento deciso, pulito, ben calibrato. La batteria di Gianluca Lusetti è precisa, jazzata, personale. La canzone perfetta, sconosciuta ma perfetta.

N.d.S.   “P.I.G.” è l’acronimo di “Panic In Gairo”, e son direttamente coinvolto in questa vicenda, perché durante il secondo tour estivo che abbiamo fatto, loro si son persi, col furgone pieno di strumenti, a Gairo, nel centro più impervio della Sardegna, teatro di alcune nostre scorribande sonore.

Gli spunti all’interno di With Us sono tantissimi, puoi gustarlo tutto d’un pezzo così com’è, e li la varietà, al contrario del precendente “Civilization And Wilderness” che era perfetto sotto questo aspetto, può diventare un difetto di coesione tra i pezzi, o puoi prendere ogni traccia singolarmente e li avrai dei preziosi tutti per te.
Spiccano tra tutti le splendide “Fairground”, sognante, con l’hammond assassino di Sam a farla da padrone, “In A Little While”, con la sua esplosione di suoni e il suo tagliente riff di chitarra, che poi diventa un assolo “amazing!”, prima classico poi effettato ed affettato quanto basta, e “Summer Lady”, da amore spensierato su una polaroid sbiadita in una spiaggia di qualche decennio fa.

Rufus Party è Rufus Thomas, ma anche Wainwrigth, Rufus Party è, in lontananza, “partito rosso”, e chi se non loro che vengono dalla provincia più rossa d’Italia, quella di Reggio Emilia (esattamente Novellara, paese dei mai dimenticati Nomadi), potevano trovare quel collegamento. Rufus Party sono anche tanti richiami citazionistici d’impostazione quasi tarantiniana.
Rufus Party è una perla sconosciuta, artigianale, umile, vuoi farne parte?
Sei con noi?

 

RECODM011

Written by Daniele Mei

 

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