“La città della solitudine” di Giorgio Diaz, seconda posizione della sezione A del Secondo Concorso Oubliette

La mia ultima breve lettera sembra quasi averla spaventata; non l’avevo neanche firmata, si fa per dire… ma in questi ultimi due giorni l’ho visto circospetto, nervoso, eppure io non volevo disturbarla, forse mi sono lasciata andare un po’ troppo e lei mi ha sentito come un’intrusa nella sua vita. Ah, tutto vorrei tranne che questo, mi raccomando stia tranquillo, non avrà fastidi da me, io voglio solo che lei sappia che esisto.

Una sconosciuta che invia delle lettere ad un giovane uomo, non per importunarlo ma per dialogare a senso unico con lui. Una sconosciuta che si nasconde dalla vita di oggi, piena di cruda modernità; si nasconde per evitare il confronto con ciò che non capisce, che non vede necessario. Quasi come se fosse un’allucinazione, un giorno, vede una persona che provoca in lei una reazione, è su questa base che inizia ad inviare lettere al giovanotto firmandosi: “una sconosciuta”.

La città della solitudine” di Giorgio Diaz, edito nel 2010 dalla casa editrice Altrimedia Editori per la collana editoriale “I narratori”, si aggiudica la seconda posizione della sezione A (libro di prosa edito) della Seconda Edizione del Concorso Nazionale Letterario “Oubliette 02” promosso dalla web-magazine Oubliette Magazine e dalla Faster Keaton Produzioni.

Il livornese Giorgio Diaz ha pubblicato nel 2004 “Il nibbio dell’Uccellina”, nel 2007 “L’eroe della grotta delle fate”, e nel 2009 “Lo sgozzatore di cigni” e “Il bianco e nero”. “La città della solitudine” è un breve romanzo suddiviso in due parti che, sottoforma di epistolario, racconta principalmente di un sentimento, di una situazione di vita: la solitudine. La solitudine della protagonista, Matilde, una donna misteriosa che si cimenta nella confessione del suo dolore creato da una profonda  nausea, di carattere intellettuale, nei confronti dell’attuale Italia e dunque degli attuali cittadini italiani.

Il tempo stringe. Senza averne la precisazione, io affondo sempre di più nella melma dei giorni. E pensare che mi ero data un termine… e ora, come sempre, come ieri come un anno fa, ogni mattina una fila di macchine puzzolenti e tristi, con un passeggero mesto e stizzoso, scende dai sobborghi, dalle città al dormitorio, e scorre sotto i miei occhi.

Una lettera disperata quella del 5 maggio, uno sfogo necessario alla sopravvivenza in un mondo che non si comprende e che non si è mai compreso. In pochi hanno il coraggio di realizzare ciò che si vede, meno di pochi riescono anche a reagire. La vita dell’essere umano è vista secondo il ritmo del tempo, un tempo che si consuma ogni giorno nelle stesse inaudite azioni: uscire di casa, prendere l’inquinante auto, andare a lavoro, ritornare a casa. Una ciclicità devastante che rende l’individuo simile ad un robot inconsapevole.

Solo gli animi accorti ed eletti sanno cosa vuol dire quel sottile, penetrante e profumato piacere, quelli che sanno ascoltare musiche rare e appassionanti, osservare quadri raffinati, commuoversi a teatro in mezzo a una platea distratta, alle parole di un vecchio, malato e magico attore.

 

Congratulazioni ad Giorgio Diaz per l’ottimo risultato.

 

Link diretto finalisti del Secondo Concorso Letterario Nazionale “Oubliette 02”:

http://oubliettemagazine.com/2012/03/16/i-finalisti-della-seconda-edizione-del-concorso-letterario-nazionale-oubliette-02/

 

Written by Alessia Mocci

 

 

7 pensieri su ““La città della solitudine” di Giorgio Diaz, seconda posizione della sezione A del Secondo Concorso Oubliette

  1. Mi piace pensare che questa recensione possa venir letta da quelli che già mi conoscono e dagli … sconosciuti e sconosciute che seguono il vostro magazine.
    Grazie!

  2. Una storia tristemente reale e moderna, la solitudine sconvolgente di un individuo in mezzo a una massa di suoi simili, tutti inesorabilmente soli e disperati. L’insulsa ripetizione dei gesti quotidiani dettata dal conformismo e dalla paura del cambiamento, quello radicale, mortifica la voglia di vivere e la creatività. Una solitudine che porta a fare gesti “originali”, come quelli della protagonista, ma perfettamente condivisibili e comprensibili.
    Ottimo libro Giorgio e toccante recensione Alessia.

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