“Memorie Liquide” mostra fotografica di Mustafa Sabbagh, dal 20 maggio al 30 settembre 2012, Ferrara

Mustafa Sabbagh presenta una serie di lavori – 16 fotografie e due installazioni – nati dall’incontro con l’opera pittorica di Giovanni Boldini, il celebre ritrattista della Belle Époque, e in serrato dialogo con gli spazi di Palazzo Massari che ne ospitano il museo monografico.

Dislocati lungo le sale, gli scatti del fotografo italo-giordano si rapportano alle opere in esse conservate ma anche agli ambienti, alle loro atmosfere cariche di memoria, ai segni del tempo e della storia che vi sono impressi.

Dalla riflessione sugli spazi nascono le due installazioni. La prima, una grande fotografia che ritrae un angolo della sala dei ritratti a figura intera di Boldini, stampata su vetro e successivamente infranta, simboleggia la necessaria “rottura” nei confronti di canoni estetici tradizionalmente prestabiliti, legati cioè a concetti di bellezza e di ideale: frantumazione dell’immagine che diviene metafora dell’incanto che deve essere cercato anche nell’imperfezione. La seconda installazione consiste in due stampe di grande formato retroilluminate che si sostituiscono alle finestre di una delle sale, ritraendone gli scorci. In essa s’indaga il rapporto tra spazio interno-esterno e la proiezione di questi nella dimensione fittizia dell’opera d’arte.

Le fotografie ritraggono modelli celati dietro maschere feticcio – realizzate da Simone Valsecchi, costumista di Ronconi e Greenaway – composte di oggetti disparati, quali forchette, parrucche, paraocchi, elmetti, velette, uccelli impagliati. Singole, o appaiate in dittici di cupa bellezza, in cui il soggetto si accompagna, completandosi, a evocativi paesaggi notturni, queste immagini sottendono, dietro il loro fascino rarefatto, archetipiche memorie di costrizione e tortura. Con una tecnica sapiente Sabbagh cattura il soggetto, lo staglia su fondali antracite e cobalto, bloccandolo in pose di ieraticità rinascimentale, frontalmente o di profilo, come fosse inciso su antiche medaglie. Lo sguardo, tramite di vita, è negato dietro la finzione del travestimento, simbolo di inganno, simulazione, eppure al contempo elemento di rivelazione del sé e delle proprie pulsioni. Occasione di disvelamento, la maschera si fa dunque schermo impenetrabile dietro il quale l’individuo si libera e si esprime.

Gli oggetti che corredano le maschere non sono mai elementi decorativi ma si palesano quali attributi che completano il senso dell’immagine permettendone la lettura; essi acquistano una forte valenza di simbolo e divengono caratteri che tramutano il ritratto in una moderna vanitas di sapore fiammingo, una riflessione sullo scorrere inesorabile del tempo che evapora come fumo di sigaretta. Tempo che fluisce, scivola via, tempo cui la bellezza, insita nella condizione di giovinezza, sembra non fare caso, sembra voler schernire, provocare, esorcizzare. Matrone e cavalieri del XXI secolo, dandy elegantissimi in giacche di pelle, veneri malate, costrette in scomode guaine e rigidi corsetti, restano congelati nell’attimo stesso del loro effimero apparire, divenendo così immagini che inducono a meditare su quanto, dietro l’apparente perfezione dell’avvenenza, si celi sempre la caducità della carne.

In queste icone, la cui algida apparenza è esaltata dalla precisione e dall’estremo realismo del mezzo fotografico, Sabbagh offre la sua visione di una moderna ritrattistica con la quale ci narra dell’epoca decadente e assetata di protagonismo di cui siamo figli. L’italo-giordano muove dall’universo della fotografia di moda, della cui esperienza fa tesoro, per spingersi oltre e indagare ciò che si cela dietro l’immagine manierata, dietro la perfezione apparente. Irriverenti e ironiche, le sue effigi dissacrano un concetto di sensualità e sessualità che sempre più sfrontatamente e violentemente viene oggi offerto allo sguardo dell’osservatore. È in questo aspetto di dissacrazione che i modelli di Sabbagh iniziano a dialogare con i ritratti di Boldini, lasciando lentamente trasparire analogie sottese con l’opera del pittore che oltre un secolo fa, a Parigi, ha raffigurato spesso l’estrema eleganza, spinta talvolta ai limiti del parossismo, di principesse e demi-mondaine di un’epoca complessa e controversa, la fin de siècle, giungendo ad imporre un vero e proprio modello di moda e costume.

Parente prossimo di quell’era, il nostro tempo è il tempo dell’immagine, il tempo dell’apparenza. Il ritratto, pittorico o fotografico, ne diviene testimonianza. Per sua stessa natura, il ritratto può essere celebrazione, ma anche critica, analisi impietosa. Atto creativo che nasce dall’interazione tra la personalità dell’artista e quella dell’effigiato, prodotto dell’occhio che osserva e sceglie come ritrarre e, al contempo, frutto del desiderio del modello, è l’espressione artistica con la quale da sempre vengono consegnate alla posterità le tracce della nostra esistenza.

 

MUSTAFA SABBAGH

Memorie Liquide

 http://www.mustafasabbagh.com/

 

Museo Giovanni Boldini

Palazzo Massari

Corso Porta Mare 9

44121 Ferrara

 

aperto da martedì a domenica, 9.30-13 / 15-18

intero euro 6 / ridotto euro 3 / gratuito fino a 18 anni

 

Informazioni

Call Center Ferrara Mostre e Musei

tel. +39 0532 244949

diamanti@comune.fe.it

www.artemoderna.comune.fe.it

 

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