“La spugna” di Lella De Marchi: seconda posizione nella sezione B del Secondo Concorso Oubliette
“a volte non mi sento molto dissimile/ da un concetto astratto, da una linea/ retta spezzata o curva, da un punto/ geometrico fissato nello spazio,/ un’equazione un’operazione/ matematica un segno messo a caso/ anche a matita sulla carta per dimostrare/ qualche cosa, magari l’esistenza,/ […]” – “magari l’esistenza”
La scelta del minuscolo e della punteggiatura quasi totalmente assente, la scelta di spezzare il verso con amabili enjambement che incatenano in una lettura audace e conturbante. “magari l’esistenza” è un esempio della poetica presente in una raccolta dal gusto esotico ed innovativo, nonché familiare per la veridicità dei temi trattati.
“La spugna” di Lella De Marchi (1970, Pesaro), edito nel 2010 dalla casa editrice Raffaelli Editore, si aggiudica la seconda posizione della sezione B (libro di poesia edito) della Seconda Edizione del Concorso Nazionale Letterario “Oubliette 02” promosso dalla web-magazine Oubliette Magazine e dalla Faster Keaton Produzioni.
“La spugna” vede un’accurata prefazione di Renato Martinoni intitolata “La sostanza delle cose”, una settantina di pagine suddivise in Prologo, Prima Colonna, Seconda Colonna, Terza Colonna ed Epilogo.
La particolarità della raccolta si nota anche dalla scelta di una citazione iniziale ripresa da Wikipedia sui Poriferi (o le Spugne) viste come animali che con la disintegrazione in più parti riescono a rinascere colonizzando uno spazio maggiore. Il parallelismo con l’Io poetico vien da se, infatti l’Io, da una sua voluta disintegrazione, si ricompone con una ricostruzione generale del pensiero attraverso un uso frenetico della figura retorica della ripetizione e dell’antinomia, un peculiare paradosso che denota la compresenza di due affermazioni contraddittorie.
“non mi credere sono ambivalente,/ non ho sempre lo stesso significato,/ dentro di me sentimenti opposti/ e mai sopiti si contrappongono,/ non mi credere ho doppi sensi, posso/ mentire anche a me stessa,/ ad una/ delle tante me stessa in me stessa/ compresa, posso sentirmi/ multipla affastellarmi più volte/ dentro me stessa qualche volta/ fino ad involvermi senza più ritrovarmi,/ […]” – “non mi posso fermare”
L’Io in costante reinterpretazione di se stesso, la staticità non è una possibilità da prendere in considerazione: si ha un bisogno costante di mutazione, di evoluzione di ciò che si è, di espansione del dubbio su ciò che è stato e su ciò che è. Nessun dato è certo ed allo stesso modo nessuna confusione, è come un approfondire nei minimi dettagli il proprio pensiero, sviscerando ogni significato; è come uno spingersi al limite della comprensione per riuscire a disintegrare ogni piccola particella di coscienza per ritrovarsi immersi in un nulla assoluto. E, dal nulla assoluto creare nuova vita.
“dammi spazio per essere ciò che non sono/ mai stata, l’estraneo sottocutaneo,/ l’attimo sbandato dentro al tempo/ da un calcolo errato germinato,/ per caso o per necessità,/ qualcosa che come un virus/ nuovamente ravvicini le nostre nudità,/ dammi spazio per essere ciò che non sono/ mai stata, concedimi fedele/ al nostro tempo che ci aspetta” – “l’estraneo sottocutaneo”
Congratulazioni a Lella De Marchi per l’ottimo risultato.
Link diretto finalisti del Secondo Concorso Letterario Nazionale “Oubliette 02”:
Written by Alessia Mocci
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