Resoconto di “MiArt” 2012 Fiera Internazionale di Arte Moderna e Contemporanea Milano

C’erano quasi tutte le gallerie milanesi che contano al MiArt, specializzata in arte contemporanea e moderna, che si è tenuto in Fieramilanocity a Milano dal 13 al 15 aprile 2012. L’inizitiva, giunta alla diciassettesima edizione, ospitava 92 gallerie, 501 artisti, 264 italiani e 237 stranieri.

Da Milano, la Primo Marella Gallery, con i collage di Vitshois Mwilambwe Bondo, giovane congolese che riflette sul corpo (con risultati inquietanti), Stefan Hirsig, Ma Liuming, cinese, che ha portato un quadro dipinto anche sui lati della tela, e la sudafricana Ayana Velissa Jackson, con la serie di fotografie “Leapfrog Grand Matron Army Series” del 2012, in cui la fotografa si ritrae nella posizione dela rana a rappresentare i vari stereotipi in cui si identifica la donna di colore (la mami, la prostituta, la donna delle pulizie, la maga, la cantante, la donna del periodo del charleston, la primitiva) e la grabnde testa di bambino addormentato di Prabandono.

Il movimento Arte Contemporanea di Milano ha portato Veronica Green con i suoi quadri tenui e romantici, evocativi e rilassanti, seppur con qualcosa di inquietante in essi. In particolare “Casetta” e “Truffle” con tante cosettine appiccicate alla tela. Presenti anche i collage su sughero o compensato di Roberto Crippa.

Camera 16 ha portato le fotografie opulente e barocche di Massimo Listri e Wendy Beyuan.

Artopia ha riflettuto sui materiali, portando opere disegnate con il marker su carta, altre realizzate con l’emulsione liquida al sale d’argento su specchio, le casette in cartone di Miriam Sacco e il solo show di Marco Bonafé.

The Flat ha recuperato quadri istallazioni di Paolo Cavinato, perfetti come dei pizzi, mente Fabbri.C.A ha portato una serie di saponette, appese, fluttuanti, accumulate, opache, ricoperte di minuscole scritte calligrafiche. Jerome Zodo ha portato una monografica di opere quasi pornografiche ma di divertissimo stile di Eliezer Sonnenscheir, tra cui  “Butterflies in the dark” e “Untitled dick with cherries”.
Gio’ Marconi ha portato Jonny Briggs e le sculture di ceramica policroma di Berozzi & Casoni, in particolare “DisGRAZIE con ranuncoli”.

Room Galleria ha portato artisti giovanissimi ed estremamente sperimentatori, quali Michele Gabriele (scimmie e uomini preistorico di gomma), i mostriciattoli dorati di Federico Tosi e i bambini con la barba di Cristian Bugatti. A Arte Studio Invernizzi ha portato un ragionamento sullo spazio con Mario Nigro, Alan Charton e Francois Morellet. La Galleria Bianconi invece ha portato uno studio sui colori, con lavori si carta di Mario Davico che incantavano, in particolare “Due Rossi”, ma anche “Colore e Spazio n1” e “Due Forme”,. Da non perdere. La Cardi ha dato vita una bellissima monografica di Nicola De Maria.

Andrea Salvino con i suoi ritratti a matita di personaggi storici era all’Antonio Colombo.

Da Milano il Fluxia, il Dep Art, il Ca’ di Fra’, la Galleria Bianconi, la Galleria Blu, la Brand New.

Sensazione ha fatto lo Studio Marconi che ha portato in grandi big dell’arte moderna, e anche alcune opere quasi monumentali (Louise Nevelson e Arnaldo Pomodoro): Enrico Baj, Alexander Calder, Anthony Caro, César, Christo (con “Barrells Structure”), Lucio Fontana, Eduardo Paolozzi, Gianfranco Pardi, Giò Pomodoro, Giuseppe Spagnulo, Aldo Spoldi e Man Ray (con “Antiviol”). Molto spazio ha occupato anche la galleria Artiscope di Bruxelles, con opere variegate ma una generalizzata atmosfera tribalistica, con Schult con “Trash mam”, un “Untitled” di Kounellis, Bob Verschueren con la serie di fotografia  “La feuille de figuier” e Lucia Sammarco Pennetier con decorazioni da muro in acciaio, decorate con stoffa e pezzetti di carte. La galleria ha portato anche “Marsigliese” e “Nanterre” di Horndash, un Christo (“Sourrounded Islòand”) e il “Grand Indien Assis” di Louis Chacallis.

Si sono viste tantissime opere, a golte castigate negli spazi ridotti (alcune gallerie, come Toselli, Robilant + Voena o Mazzoleni usavano anche il magazzino per esporre), tra cui Mirò, alcune sculture monumentali in acciaio di Xhixha alla Spirale, le fotografie iconiche di Andres Serrano (PAC), Mitoraj (“Luna nera” e “Centurione con piede II” al Contini), Mimmo Paladino, Botero, De Chirico, Carrà, Morandi, Chagall (“L’acrobate u cirque”), Koons (“Green monkey mirror”), Lachapelle, Schnabel (“Version of Chuck”). Il MiArt è imperdibile e appassionante. Deve ancora crescere, assorbire tutte le gallerie milanesi (Lia Rumma, Carla Sozzani, Lisson Gallery, Massimo De Carlo) e probabilmente allargarsi a un altro padiglione della fiera. Sarebbe bellissimo, anche se in effetti già così girare la fiera richiede almeno quattro ore e a un certo punto l’entusiasmo e la stanchezza prendono il sopravvento.

Written by Silvia Tozzi

 

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