“Utopie e Piccole Soddisfazioni” di Bologna Violenta – recensione di Daniele Mei

Bologna Violenta

Utopie e Piccole Soddisfazioni

2012

Bologna Violenta

Ho letto, questo dischetto è ultrarecensito e bene, di death metal e grind core: ok, c’è tutto, ma questa prima di tutto è musica da camera, per la mia camera, per i miei vicini che hanno mandato un prete per farmi benedire e i carabinieri per farmi abbassare il volume, ma io resisto e gli sparo fuori il Presidente Saragat che gli fa gli auguri di buon anno con un dolce (ma inquietante) sottofondo arpeggiato di chitarra, e li frego, da buon italiano: viva l’Italia!

Un Saragat con gli occhi demoniaci e con tanto sangue che esce dalla bocca però, sedotto ed ucciso da una giovane suora bigotta,  sempre più copioso da sembrare vernice rossa laccata, come in un film splatter di serie B.

Appena vicini e carabinieri si girano arriva una scarica elettrica che li travolge e posso proseguire nelle mie malefatte sonore.

Bologna Violenta

Questo disco racconta la storia dell’Italia e del mondo da quegli anni in poi, le utopie di un Italia democratica e orientata verso una deriva di giustizia e libertà: è un disco nero, politico ma positivo e propositivo. Un violento squarcio in una tela di un paesaggio stupendo ma corrotto e che inizia a prendere fuoco dove alla fine non rimane né corruzione, né fuoco, ma solo lo stupendo paesaggio, anche se a piccoli brandelli.

La giustizia e la libertà che vengono però sempre più offese da depravazioni, politici di merda vari e il popolo bue e idiota che hanno permesso tutto questo, (mi fate schifo!!)

Utopie e Piccole Soddisfazioni è il racconto di un potere sempre più accentrato e che sempre più ci domina a livello mentale, controllandoci giorno per giorno in ogni mossa, studiando l’essere umano e conoscendolo più di quanto si conosca egli stesso, tanto da portarlo dove vuole, costringendolo ad essere ignorante ed ignorato, di essere solo un numero in un censimento demografico, un consumatore ed eventualmente un soldato.

Nicola Manzan

È l’avanzamento del male e del suo infinito esercito di crociati, spazzati via da un muro di chitarre, effetti, ritmiche serrate ed epici violini protettori del bene e della cultura del bene, è una guerra insanguinata su un’immensa distesa di dolci colline verdi di pixel sul desktop del netbook, è l’aspettare al varco il nemico e sfidarlo, è raccogliere le piccole soddisfazioni delle battaglie vinte, anche se con la rassegnazione dei vari lutti che ci aspettano, si sa, è sempre la solita storia, ma un giorno muori.

Bologna Violenta

Menzione d’onore per la cover dei CCCP Valium Tavor Serenase, non l’apice del disco, ma il fatto di coverizzare una canzone che gia racchiudeva punk, hardcore, e musica folk da ballo (e sballo), e farla diventare anche electro death metal, grindcore, e  house techno di fine/inizio millennio, col drogatissimo e immorale vocalist a cantarci “Quando ci penso vorrei tornare dalla mia bella al casolare….” la rende geniale.

Altra menzione va a Intermezzo e Finale-Con Rassegnazione, non so voi, per me è tanta roba.

Nessuna politica, nessuna religione, Bervismo perpiù.

RECODM001

 

Written by Daniele Mei

 

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6 pensieri su ““Utopie e Piccole Soddisfazioni” di Bologna Violenta – recensione di Daniele Mei

  1. Gruppo nuovo per me . Mi hai invogliato a conoscerlo e a comprenderne a pieno ogni testo di questo album. Bella recensione.

  2. complimenti bellissima recensione, mi ha convinto ad ascoltare la musica di questo gruppo!!!

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