Intervista di Daniela Quieti alla poetessa Ninnj Di Stefano Busà

Ninnj Di Stefano Busà, nata a Partanna, laureata in Lettere, è tra le figure più note e rappresentative della pagina culturale dei nostri giorni, tra le più conosciute e qualificate scrittrici a livello internazionale. Poetessa, critico, saggista e giornalista. Inizia a scrivere poesia a 13 anni. Si occupa di Estetica e di Letteratura, di Storia delle Poetiche, oltre che di Critica e di Scienza dell’Alimentazione. La sua vasta opera è raccolta in saggi, studi critici e articoli di varia natura. Della sua attività si sono occupate molte tra le più qualificate personalità della pagina letteraria contemporanea. Incoraggiata da Salvatore Quasimodo, (Premio Nobel) suo corregionale e amico di famiglia, inizia a scrivere la sua prima raccolta poetica che avrebbe avuto l’avallo dello stesso, se da lì a poco, non fosse deceduto. L’infausto evento non la ferma, pubblica la sua prima opera senza l’avallo di nessuno e ottiene l’approvazione di Carlo Bo, successivamente di Mario Sansone, Franco Fortini, Giorgio Bàrberi Squarotti,  Walter Mauro, Alberto Frattini, Antonio Piromalli, Davide Rondoni, Giuseppe Benelli, Fulvio Tomizza, Attilio Bertolucci, Dante Maffìa, Sirio Guerrieri, Ferruccio Ulivi, Marco Forti, Pasquale Maffeo, Geno Pampaloni, M. Luisa Spaziani, Giovanni Raboni, Silvano Demarchi, Vittoriano Esposito, Emerico Giachery, Paolo Ruffilli,  Sandro Gros-Pietro, Guido Zavanone, Antonio Coppola, Edoardo Sanguineti, Carmine Chiodo, Francesco D’Episcopo, Antonio Spagnuolo, Alda Merini e molti altri che, a vario titolo, e in diverse occasioni, le hanno dedicato prefazioni, recensioni, saggi critici, monografie etc.

 

D.Q.: La Poesia ama tempi lunghi, Lei ritiene che oggi, in tempi reali, in cui la cultura e la poesia (più in particolare) restano ostiche e invise ai più, possa ancora avere indici di ascolto?

Ninnj Di Stefano Busà: Oggi più che mai, proprio perché viviamo un mondo tragicamente difficile, carico d’incognite, privato di felicità e serenità, la Poesia è rifugio da antichi dolori, nicchia refrigerante di temporanea pacificazione col nostro “io” tormentato. In effetti, si avverte un avvicinamento a questa grande arte, un po’ bistrattata, perché spesso incompresa o ritenuta “inutile”. Riguardo alla sua inutilità, vi sarebbe poi, molto da dire. Niente è inutile in questo mondo, se non il “male”: Mi pare che la Poesia non appartenga a questa categoria, anzi, sia lenimento al male, fatto salvo il timore di esserne intimiditi o temerla, perché parla un linguaggio interiore, fatto di suoni modulati al mistero, alla trascendenza, La poesia non è stata mai una materia bene accetta dal “vulgus” troppe implicanze v’intravede al suo interno, troppe interferenze di carattere psico-analitiche, troppa cultura, troppo tempo da perderci per capirla…Ma gli altri, tutti gli altri possono trovare nella Poesia quel “quid” mancante che lega il soggetto al suo infinito, alla memoria fruibile del suo io più interiore che parla la lingua dell’intelligenza del cuore.

 

 

D.Q.: È preferibile che la poesia sia vissuta dall’uomo di oggi come protagonista? oppure come comparsa nel ruolo secondario di un mondo fatto di fattori dissacratori, di devianze, o assenze?

Ninnj Di Stefano Busà: La poesia è altro da sé, altro anche del nostro immaginario comune, dalle regole del gioco, dal suo verosimile. Non si può immaginare la poesia, senza quel minimo di mistero, di divinità, di trascendente, d’infinito, di “oltre” che porta in sé sin dalla sua genesi. Vi è un fattore che la determina, ed è l’esigenza di rapportarsi con una Entità perfettibile che vive dentro di noi, ma non fa appello al fragore per farsi sentire, non grida, non si agita. E’ solitaria compagna, e accondiscendente segno e sogno infinito della nostra esistenza. Chi la scrive per il futuro ne traccia i segnali, ne istruisce la voce dell’oltre, fa sue le corde infinite di un suono quasi celestiale che origina dal di dentro. Non è diversamente spiegabile, la sua vocazione a restare nelle retrovie del mondo, a proteggere l’uomo dalle sue stesse temperie. La vita non è solo sogno e la poesia lenisce in parte questo attrito, questo stridore, le incoerenze, gli affanni, le assenze di un mondo carico di  -non sense-.

 

 

D.Q.: La scienza cosa pensa della poesia? Dove la colloca? Le dà una definizione? La giustifica?

Ninnj Di Stefano Busà: La scienza ha i sui alti meriti, la poesia ne ha altri. Le due cose non sono necessariamente interscambiabili, né cumulabili. Non sono per schematizzare tutti i processi indistintamente. Trovo giusto che ogni Ente nel suo campo trovi la sua ragion d’essere e vi si distenda, vi si avvicini come può, meglio che può per creare armonia, per sintonizzarsi con gli altri Enti, che sono diversificati e hanno dalla loro, la certezza di portare avanti una causa giusta, di sponsorizzare un bene comune, di valutare in orbite e ambiti diversi le condizioni reali di un mondo multiforme, variegato e (per certi versi) sconosciuto come è il nostro.

 

 

D.Q.: Quale è stato il suo primo approccio con la Poesia?

Ninnj Di Stefano Busà:  Avevo tredici anni quando misi in essere il mio istinto poetico. Scrissi i miei primi versi su un quadernetto a copertina nera (come si usava un tempo). Li tenevo in cassetto come un tesoro da nascondere, erano le prime emozioni, le prime suggestioni della vita che mi si schiudeva innanzi e di cui capivo appena il profilo. I contorni netti mi apparvero più tardi, quando capii che ero fortemente votata alla poesia, quasi come un destino. A quindici anni, mio padre che era amico di Salvatore Quasimodo, gli mostrò alcuni testi e il grande poeta, ne fu entusiasta, tanto che espresse il desiderio di farmeli pubblicare con una sua prefazione. Dopo alcuni mesi morì. Tutto rimase lettera morta anche per me. Successivamente ripresi il mio iter da sola. Fui letta da grandi critici come: C. Bo, M. Sansone, V. Vettori, A. Capasso, Barberi Squarotti, fino ai più recenti: Giovanni Raboni, M. Forti E. Giachery, A. Merini, Walter Mauro, Davide Rondoni che ne hanno manifestato entusiasmo e ammirazione. Il resto è storia personale. Non sono stata consacrata mai dai Grandi Editoriali, ma come abbiamo detto da principio la poesia ama tempi lunghi, saprò aspettare, poiché è determinante per la mia storia personale continuare a scrivere, solo quello…

 

 

D.Q.: La letteratura è una delle sue più importanti forme di vita, Lei vi dedica gran parte del suo tempo.

Ninnj Di Stefano Busà:  Sì, è vero, fa parte del mio essere in quanto tale, non saprei disgiungerla dalla mia vita, ma altre sono state le priorità e le occasioni, diverse le esperienze, le necessità…a cominciare dalla famiglia, le figlie Clara e Roberta, i quattro nipotini, e molto altro. Mio marito mi ha sempre sostenuto, ma sovente ho dovuto prendere decisioni importanti, occuparmi della conduzione familiare, seguire gli studi delle figlie, le loro vite, consigliarle, sorreggerle nelle difficoltà, etc. La mia vita è sempre stata carica di una grande quantità di cose. In tutta questa fucina non è mai venuto meno l’amore per la poesia. Le sono stata fedele, l’ho coltivata in silenzio, nei ritagli di tempo, la notte nel silenzio della mia casa. Oggi la poesia e la fede si combaciano, per me poesia è divenuta anche la mia fede. Ci credo come ad una religione, cerco di inculcarla nei giovani, nelle scuole in cui spesso vengo ospitata per discettare di poesia e tentare di farla amare ai giovani, che rispondono positivamente (devo dire) e per fortuna, perché la poesia è quel filo sospeso tra noi e il cielo, tra il bene e il male, tra la vita e la morte, e non si deve spezzare, perché equivarrebbe a rovinare qualcosa di bello, di buono che ancora resta.

 

Vi lascio l’indirizzo del blog di Ninnj:

http://volapoesia.over-blog.it/

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=tk_WzAEaT0g&w=420&h=315]

 

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