Resoconto del concerto di "Neeva" al Linea Notturna, Cagliari
Resoconto del concerto del 28 dicembre 2011 al Linea Notturna.
Sono qui per fare una recensione della serata musicata, ambientata e mostrata da Neeva (il luminoso) e dagli Everybody Tesla (tuttiquanti luminosi), offerta gentilmente dal Linea Notturna, con la collaborazione di HereIStay e On2Sides.
In effetti non mi dovrei dilungare molto, perché sono sicuro che ogni singola persona lì dentro conosca alla perfezione, anche di persona, tutto quello che c’era sul palco, ma tant’è.
Lo faccio per me e per il buon nome del live looping.
Ci sono gli Eagles Of Death Metal, qualche classico anni ottanta (un revival che sta durando più del periodo che prende di mira) un neon che non avevo mai visto sopra il palco, gente col bicchierone di vino e un sacco di altra gente che chiacchiera. Da un rapido calcolo, a occhio e croce, qui dentro, almeno il 67% dei presenti suona uno strumento, o fa finta di suonarlo, proprio come me. Un mega aperitivo per gli addetti ai lavori, un concerto per tutti gli altri. Inizio a pensare alla prima volta che ho visto suonare MyNerdPride. Missà che l’ho anche votato. E così via.
Federico “Neeva” Orrù è di Monserrato e, oltre a fare musica, produce immagini. Esse vengono proiettate in movimento appena dietro la sua testa, con un effetto abbastanza destabilizzante. Mentre i presenti, spaventati, si tengono a una distanza di guardia, il nostro si presenta campionando direttamente gli Everybody Tesla, sullo sfondo de “Los posatigres” di Julio Cortàzar.
Si piazza a microfono e laptop, e siamo proiettati in un unicum spazio-temporale tra gli stagni/saline/giunchi/sabbia/marciapiedi che stanno dietro casa mia, peccato non averne il sentore, e l’artwork (fino fino) comprendente frutta e verdura: banane, zucchette, spermatozoi, triangolini alla Cinzia Adolfi, percorsi tracciati come su mappe, la nuvoletta con quello che sembra essere dio o il triangolino di Cinzia Adolfi, le faccione di Leo Frobenius. Il suono è minimale, sembra quasi stenti a ingranare, ma è solo la messa in moto di un “2001” il cui tatto è vulnerabile quanto accessibile. Cool breeze. Tracce di beatbox, percussioni, canali AM/FM alla ricerca di una telecronaca a cui aggrapparsi, delay, rumori da autopsie di “X-files” e sfrigolii vari sono il giusto pedaggio, prima di entrare nel cofano di sensazioni neeviane.
Siccome anche questa recensione è un progetto di live looping ho avuto idea di fare qualche campione di gruppi che mi sono venuti in mente, sparsi a caso, durante l’ascolto della scaletta proposta da Neeva:
Quentin Dupieux – In tutte le sue incarnazioni. Perché, sempre e comunque, è presente in ogni cosa fatta negli ultimi dieci anni, e forse anche di più. Dal logo a come venderlo; al moniker come biglietto da visita; all’osare con la cosa giusta al momento sbagliato; a quei buffi rumori, che sono tutto e non sono niente; al concetto, che spesso passa per un medium criptico quasi naif, proprio per non essere disponibile ai più; sino a concepire, e fondare, il suono (o il genere?) che ha fatto la fortuna di brufolosi approfittatori, case di produzione, locali e dj in odore di disuso. Il tutto tenendo conto che nelle sue tasche, niente.
Tellaro – Per il senso di stare a casa e l’attitudine self made. E i riverberi.
Snog – Togliendo tutto tranne la sporcizia.
Mouse On Mars, Computer Jockeys – Perché, similarmente a Dupieux, hanno buttato giù le basi di un modo di fare spettacolo e passatempo. Partendo da zero. Riproponendosi senza sbagliare un’orma. Essendo ripescabili random da qualsiasi traccia in discografia.
Sebastian Tellier – Ma solo il primo Sebastian Tellier.
Populous, Ratatat – Per come l’hip hop può non essere rappato, e neanche rinchiuso nella definizione “Three MC and on DJ”. L’hip hop può essere forma astratta.
lu_ma, Cinematic Orchestra, Air, Bent – Soprattutto il primo dei quattro. Per le flebili melodie, o per l’assenza di esse. In un navigare nel flusso sonoro che presuppone una buona dose di partecipazione, l’immaginario immenso di un bimbo alla prima ninna nanna, e un’ametropia che fornisce lo spunto per il cartello cerebrale “Torno fra 5 minuti“. Quello che un tempo, fra quelli che fumavano gli spinelli, si diceva “vaneggio”.
Tottemo Godzilla Riders – Un nome su tutti per per il citazionismo pop.
Flying Lotus, Boozoo Bajou, Dosh, Four Tet, Onra, Caribou, Bonobo…ecc. – Perché, alla fin fine, qualche nome scontato lo dovevo scrivere. Sono andato nel servizio stampa e mi sono copiato le influenze col tasto destro della tastiera.
I beat, non sempre quadrati, sono settati in modo da dare un indirizzo, piazzati su ambientazioni da appuntamento per un té in centro, o lavare il cane con un’amica in maglione. Da riderci sopra. Neeva è un mostro del far star bene chi lo ascolta.
Ci sono i loop, ci sono i miscugli. Cascate magmatiche da Polmo Polpo, con la tranquillità di avere di fronte un mucchio di gente che ascolterà piacevolmente anche se non gli piace assolutamente nulla di quello che suoni. Ma tant’è. Neeva misura la risposta dei due-trecento avventori stando agli antipodi del Rosario Fiorello del giorno prima, reclinato sul suo MacBook come Ethan Kath che analizza le trofie che gli mette davanti la nonna. Concentrato.
C’è un concept, dev’essere li dietro. Federico passeggia da fermo per andare a raggiungerlo mentre il chiacchiericcio si solleva quasi fosse un live loop anche quello, cerchio concentrico di un dito bagnato sul cristallo di un bicchiere di vino. E’ dub amorfico/sbilenco, su cui inserire la tua redattrice che ti chiede dove sta la sala fumatori. Campioni estivi di chi vent’anni fa lasciava “Donna moderna” per andare a fare una passeggiata tra le conchiglie di settembre. Carovane nel nord del Mali e in giro per il Gobi.
Ed è molto da dire, già che siamo a fine anno e il freddo tira.
Un finale su documentari clinici su malattie inguaribili. Glaciale/bollente come Tchoky & Stanley Donwood su carte da rilievo, in una “Worry worth” strapazzata da Butch degli Eels. Una sigla meteo massonica iper melodica. La ricerca di questo artista è tra le più interessanti del panorama.
Grazie Neeva, penso, visibilmente emozionato. Non il tempo di capire che è “Root down (free zone mix)” dei Beasties e vengo placcato come un pollo.
Per leggere il “Resoconto del concerto degli Everybody Tesla al Linea Notturna” clicca QUI.
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Foto di Paola Corrias (http://www.flickr.com/photos/paolacorrias/)
Testo di Alessandro Pilia (http://www.facebook.com/profile.php?id=1422829837)
Info Neeva:
http://www.myspace.com/neevaneeva
http://soundcloud.com/neeva
http://labelnetlabel.com/artists/neeva
http://www.pitjamajusto.com/releases/detail/pedditzi-e-poddigghe-nellesecuzione-di-piccoli-lavori-di-carpenteria-leggera
http://www.behance.net/neevaneeva
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