Racconto stregato: “Ti voglio, ti desidero, ti lego alla mia volontà” di Carina Spurio

Il vecchio borgo sorge intorno alle rovine di un vecchio castello di fronte al mare Adriatico. Da bambina quella spiaggia la consideravo mia. Giocavo con il rastrello e la paletta, e riempivo di continuo il secchiello di acqua salata.

Non erano tanto i castelli di sabbia il mio obiettivo, quanto scavare a fondo per cercare l’acqua e andare sempre più giù, senza una ragione. Molte ore dopo la prima colazione arrivava il momento del bagno. Le uniche raccomandazioni dei genitori erano quelle di non affogare.

Nel pomeriggio il sole calava come a ricordare l’ora della cena, tra il melone sudato, le fette di prosciutto e una lattina di coca-cola. Dopo una lunga passeggiata fino al porto, di corsa a dormire. Negli anni seguenti, mentre sulla spiaggia dell’Adriatico iniziavano i miei primi amori, a Sarajevo, dall’altra parte del nostro mare, si sparavano le bombe.

Arrivo a casa di Maria persa nei miei pensieri. La via è stretta, profuma di cantina. La vernice della porta è scrostata. Non c’è campanello. Busso. I contorni del viso della donna fanno capolino tra la folta capigliatura bianca nell’anta a metà. Maria
improvvisa un sorriso e si sposta per farmi entrare. Un cane ed un gatto arrivano festosi. Mi annusano. Gli animali intrecciano il solito giro di valzer con cui accolgono i nuovi arrivati. Maria si siede, mi invita con un cenno ad imitare il suo gesto.

Il candore dei suoi capelli genera un senso di rispetto. Ripenso a mia nonna, mentre la stanza si riempie di uno spesso silenzio. Le chiedo in che anno è nata.

Mi risponde: Lo stesso giorno del Bambino che ogni anno rinasce senza mai andare a scuola, deduco ironicamente. La semplicità della donna che ho di fronte non è opportuna per le mie domande troppo pretenziose.

Maria non conosce gli elfi, gli gnomi e le fate, né Nostradamus e Cayce. Ignora l’esistenza di Sai Baba e di Osho. Non conosce il mondo delle idee di Platone, immutabili e perfette che vivono nell’iperuranio, al di là del cielo. Maria è una strega per discendenza. Venne iniziata da sua nonna all’età di nove anni. Imparò da bambina l’arte di preparare unguenti magici, filtri e polveri per avvelenare, allenandosi negli anni a plasmare le effigi in cera. Ho davanti una vecchia donna, vittima in giovanissima età di qualcosa che forse non voleva realmente ma che si era imposta su di lei.

Maria conosce solo le fasi della Luna. La Luna Nuova per i riti da iniziare, la Luna Piena per quelli da interrompere. La sua specialità è preparare “annodamenti” d’amore. Il concetto di magia a distanza di questi tempi lascia interdetti. Senza dubbio, resta un aspetto affascinante della magia operativa che andrebbe sviscerato e studiato a fondo, malgrado sia difficile accettarlo e comprenderlo. Esorto Maria a descrivermi un “annodamento” comprensibile al lettore che si appresterà a leggerci e ad entrare nel regno della magia a distanza.

Mi racconta di una pratica antica realizzata mediante un nastro rosso di 123 centimetri da annodare per 48 notti consecutive e da riporre sotto il materasso. Il nastro, bruciato il 49° giorno presso un incrocio di strade, andrà disperso in cenere al vento. Il rituale contempla una seconda fase: il successivo venerdì di Luna crescente, un minuto dopo la mezzanotte, si dovrà invocare per 99 volte il nome della persona amata e visualizzarla mentalmente recitando la seguente frase: “Ti voglio, ti desidero, ti lego alla mia volontà”.

Questo rito, minuzioso ed elaborato, ma assai efficace (precisa) si dovrà ripetere per tre volte. Mi spiega che i rituali sono molti e che per la loro complessità, necessitano della massima cura nel rispetto di ogni piccolo particolare. Aggiunge che le correnti di energia magica dirette verso “la vittima” si propagano avvolgendo il bersaglio in un circuito chiuso e se per una ragione “oscura”, l’obiettivo non sarà raggiunto, la corrente energetica (non avendo la possibilità di essere assimilata) può tornare al punto di partenza colpendo l’operatore.

Questi procedimenti, secondo Maria, sono complessi e difficili da realizzare, ecco perché, per essere eseguiti richiedono la massima competenza e precisione. Prima di salutarla le chiedo se esistono degli accessori specifici per operare. Mi spiega che non si può intraprendere un’azione magica senza un altare, gli incensi, l’incensiere, il “pugnale dell’arte”, l’olio per le unzioni, il sale, l’acqua, la Bibbia, la conoscenza delle dimore lunari e un accendino. La curiosità mi possiede anche durante l’ultimo secondo e pretendo di sapere se c’è una frase ricorrente come motto di ogni vero occultista. “Ex tenebris ad Lucem” (“Dalle tenebre conducimi alla luce”) risponde, con un tono meravigliato al cospetto della mia ignoranza.

Torno a casa, ormai è sera. La realtà mi saluta come uno schiaffo in pieno viso. Mia madre mi guarda con gli occhi incantati. La bradicinesia l’ha sorpresa poco dopo il suo pensionamento. Questa malattia è molto di più di un film al rallentatore, chissà se Maria possiede un rito adatto al suo caso, un cerchio magico in cui incensarla per guarirla. C’è pochissima dignità nel soffrire del morbo di Parkinson. Da un angolo della stanza mia zia con il rossetto scolorito, tenta una posa come una diva senza Oscar. A differenza di Maria possiede un cellulare (che non suona mai) ed ha il campanello sulla porta. Intanto, in ogni angolo del mondo, il tempo continua a trascorrere sui volti di tante Marie intente ad attirare l’amore di un uomo o di una donna attraverso “il rituale”, eseguito categoricamente nella fase lunare che dinamizza il fine nei giorni di Venere. Eppure, l’elemento magico nasce per sfuggire al limite della condizione umana e per cambiare il corso degli eventi secondo il proprio vantaggio.

Il rituale, alimentato dell’impotenza, genera l’illusione di manipolare un fallimento sul quale non si ha nessun controllo. Il fascino dell’occulto non deriva forse dall’ esigenza di cambiare la sorte avversa, modificandola secondo i propri bisogni, piuttosto che rimanere in balia degli eventi? Dal racconto di Maria si evince che la magia esiste, è praticata ovunque, a prescindere dal grado di sviluppo, dal progresso e dalla posizione geografica dei richiedenti. Coloro che frequentano gli occultisti, non sono persone ingenue e illetterate come si potrebbe ipotizzare per eccesso di logica, ma sono individui che scelgono una via misteriosa e all’apparenza più facile per raggiungere l’obiettivo desiderato: nessuno di loro testimonierà mai di aver pagato per eseguire un rito, né se lo stesso ha funzionato. Spesso è l’amore l’impulso che spinge ad assoggettare la volontà di un amante perduto, poiché tale sentimento, nelle sue accezioni nobili e meno nobili, è di fondamentale importanza nel destino di ogni uomo e di ogni donna. Il riflesso condizionato mi accende l’ultima Camel della giornata.

 

Written by Carina Spurio

 

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