“Accanto ad un bicchiere di vino” poesia di Wislawa Szymborska: ho inghiottito una stella
Di seguito si potrà leggere la poesia intitolata “Accanto ad un bicchiere di vino” di Wisława Szymborska ed una breve biografia della poetessa polacca.
“Accanto ad un bicchiere di vino”
Con uno sguardo mi ha resa più bella,
e io questa bellezza l’ho fatta mia
felice, ho inghiottito una stella.
Ho lasciato che mi immaginasse
a somiglianza del mio riflesso
nei suoi occhi. Io ballo, io ballo
nel battito di ali improvvise.
Il tavolo è tavolo, il vino è vino
nel bicchiere che è un bicchiere
e sta lì dritto sul tavolo.
Io invece sono immaginaria,
incredibilmente immaginaria,
immaginaria fino al midollo.
Gli parlo di tutto ciò che vuole:
delle formiche morenti d’amore
sotto la costellazione del soffione.
Gli giuro che una rosa bianca,
se viene spruzzata di vino, canta.
Mi metto a ridere, inclino il capo
con prudenza, come per controllare
un’invenzione. E ballo, ballo
nella pelle stupita, nell’abbraccio
che mi crea.
Eva dalla costola, Venere dall’onda,
Minerva dalla testa di Giove
erano più reali.
Quando lui non mi guarda,
cerco la mia immagine
sul muro. E vedo solo
un chiodo, senza il quadro.
Wisława Szymborska nasce a Kórnik il 2 luglio del 1923 e muore nel sonno a Cracovia il 1º febbraio del 2012.
È una delle poetesse polacche più famose al mondo, premiata nel 1996 con il Nobel per la letteratura. Il successo letterario giunge con la terza pubblicazione del 1957 intitolata “Appello allo Yeti”. Le sue opere sono tradotte in tutto il mondo.
Lorenzo Spurio scrive sulla poetessa: “La Szymborska sostiene che “I poeti, se sono genuini, devono a loro volta continuare a ripetersi “Non lo so””, ad intendere cioè che l’attitudine del poeta non è mai mossa dalla ferrea convinzione, dalla sicurezza, da una finalità di traguardo certa e prefissata. Come è nella vita, è anche del poeta l’esigenza di fermarsi a riflettere per meglio capire, soprattutto ciò che non conosce.
L’attestazione di sapere di non sapere di filosofica memoria è dunque un trampolino necessario nel procedimento creativo del poeta che mai dovrebbe scrivere a fiumi nella stupida velleità di dimostrare alla società che è attivo perché materialmente produce, ma che dovrebbe, invece, garantirsi momenti di silenzio e di sospensione, per una maggiore ricerca, tanto letteraria quanto personale. L’atto poetico, dunque, nasce anche dal riconoscimento di un limite. E riconoscere i limiti è atto di umiltà e testimonianza di una natura sincera e pacificata con tutti.
La Szymborska, pur non arrivando a parlare di ciò, vuol intendere in quel titanico “Non lo so” una crepa delle certezze e una fiamma divampante, lasciando intuibile l’assunto che il poeta deve essere onesto (come già Saba parlava della necessità di una poesia nuda ed onesta, scarnificata) ed umile.” (Continua a leggere l’articolo di Lorenzo Spurio cliccando QUI)
Info
Morta Wislawa Szymborska, 1° febbraio 2012, leggi QUI
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