Intervista di Alessia Mocci a Michele Navarra ed al suo "Per non aver commesso il fatto"

Legal thriller e realtà  in un affascinante viaggio all’interno della letteratura. “Per non aver commesso il fatto”, edito nel 2010 dalla casa editrice Giuffré Editore, è l’esordio nel mondo della scrittura dell’Avvocato Michele Navarra.

Un libro che non si lascia prendere da fantasticherie ma che riporta il lettore in uno stato di verità e di possibilità senza però allentare la tensione della lettura e della curiosità finale. Michele Navarra nel rispondere alle nostre domande ci dimostra quanto un autore sia impegnato nella letteratura anche se “per mestiere” è un avvocato, oppure un medico, etc. Vorrei sottolineare che Michele è vincitore per Primo Concorso di narrativa giudiziaria inedita “Legal Drama Society” nella sezione Romanzi.

Vi lascio alle risposte di Michele. Buona lettura!

 

 A.M.:  “Per non aver commesso il fatto” è il tuo secondo romanzo, finalmente pubblicato da un grande editore come Giuffrè. Cosa hai provato quando hai tenuto in mano per la prima volta la copia del libro?

Michele Navarra: Quando si tiene in mano il proprio romanzo, inteso come oggetto fisico, le sensazioni sono sempre molto belle. Per quanto infatti già ne si conosca alla perfezione il contenuto (o almeno dovrebbe!), il fatto di poterlo toccare con mano trasforma l’esperienza in qualcosa di estremamente “tangibile”, come se la storia raccontata nel libro finalmente prendesse una consistenza “fisica”. Non riesco a spiegarlo meglio, ma è un piacere che si rinnova ogni volta che si tiene in mano il proprio libro, anche a distanza di tempo dalla pubblicazione. Magari ti può capitare di entrare in libreria e trovarlo esposto ed allora lo prendi nuovamente in mano, anche se ormai conosci a memoria com’è fatto, lo giri e lo rigiri e ti viene da pensare: ehi, questo l’ho scritto io! Non sta più soltanto nella mia testa o nel cassetto della mia scrivania, ma è diventato qualcosa di “reale”, di “corporeo”,  qualcosa che tutti possono avere e conoscere. È stato così anche per il mio romanzo d’esordio, “L’ultima occasione”, pubblicato a fine 2007, e dil piacere “fisico” si è rinnovato anche quando ho tenuto per la prima volta in mano una copia di “Per non aver commesso il fatto”. Del resto, chi ha detto che un romanzo è come un figlio penso che, entro certi limiti, avesse ragione.


A.M.:  Perché si decide di scrivere?

Michele Navarra: Non so davvero rispondere a questa domanda. Credo che ognuno abbia una sua personale motivazione. C’è chi lo fa per una sorta di esigenza interiore (almeno così dicono), chi scrive per sfogarsi, chi lo fa perché… non ha nient’altro di meglio da fare. D’altra parte, sento spesso ripetere che ognuno di noi ha un romanzo nel cassetto, che aspetta soltanto di essere scritto. Per quanto mi riguarda, si è trattato dell’evoluzione progressiva di un desiderio. Scrivere un romanzo era un’idea che avevo da molto tempo. Uno di quei progetti che ti ronza in testa, ma che magari, per un motivo o per l’altro, finisci per non portare mai a compimento. Io credo di aver cominciato a scrivere il mio primo romanzo per liberarmi della sensazione di disagio che provavo nei confronti della mia professione. Fare l’avvocato è diventato molto difficile, soprattutto se si ha una visione in qualche modo “poetica” della professione. Oggi è tutto stereotipato, quasi più nessuno ti ascolta, giudici, controparti, clienti, le cause durano all’infinito… insomma ottenere giustizia è diventata veramente un’impresa quasi impossibile. È difficile anche soltanto parlarne. Per questo, forse è meglio esprimersi attraverso un romanzo. Far pensare od esprimere al proprio personaggio “cartaceo” quelle stesse impressioni o sensazioni od idee che noi stessi vorremmo tirare fuori, urlare alle volte, ma che per vigliaccheria, per buona educazione, per diplomazia o per la consapevolezza della sostanziale inutilità dello sfogo, finiamo poi per non esprimere, per tener ben chiuse dentro di noi. Ecco, da questo punto di vista, il romanzo può essere davvero un’arma potente. Per questo, forse, si decide di scrivere. Per riuscire, finalmente, ad essere ascoltati da qualcuno.

 

 

A.M.: Come gestisci  la tua vita lavorativa da avvocato e questa nuova passione?

Michele Navarra: Scrivere per la verità è una vera e propria professione. Per fortuna, ho uno studio tutto mio, gestito quasi artigianalmente. Quindi, avendo il grande vantaggio di non dover rendere conto ad un superiore oppure ad un titolare, ho la possibilità di organizzare il mio tempo con una certa libertà. Qualcuno sostiene di riuscire a scrivere sfruttando i ritagli di tempo. Per quel che mi riguarda, posso tranquillamente dirti che, quando scrivo un romanzo, nei ritagli di tempo faccio… l’avvocato. Insomma, la scrittura occupa quasi per intero la mia giornata, anche se naturalmente ci sono alcune incombenze che, volente o nolente, non si possono evitare, come le udienze ad esempio. L’immagine dello scrittore-avvocato o dello scrittore-medico (o dello scrittore-qualchealtracosa), che al termine della dura giornata lavorativa, si rintana nella sua mansardina a scrivere per tutta la notte mi sembra più letteraria che reale. Poi magari c’è qualcuno che riesce davvero a fare così… Io sono tra coloro che ritengono (la frase, come sai, non è mia) che la scrittura sia composta per il 10% da “ispirazione” e per il restante 90% da “sudorazione”.

 

A.M.:  Come definiresti a livello di genere i tuoi romanzi?

Michele Navarra: Per il momento io scrivo legal thriller. Alla Gresham per intenderci, o alla Carofiglio se vuoi un riferimento più nostrano.


A.M.: Quali sono stati gli scrittori che ti hanno maggiormente trasportato nella scelta della tematica?

Michele Navarra: In realtà, non ho uno scrittore di riferimento. In vita mia ho letto di tutto, avendo sviluppato fin da bambino una grande passione per la lettura. Scrivo legal thriller perché sono un avvocato e quella giuridica è la materia che conosco meglio. L’importante è riuscire a non essere noiosi e costruire un meccanismo che funziona e che invogli il lettore ad andare avanti, ad arrivare alla fine della storia per scoprire cosa succede. Del resto, sono convinto che, almeno inizialmente, ognuno dovrebbe scrivere delle cose che conosce meglio, anche per evitare situazioni narrative abbastanza imbarazzanti, come mi è capitato di leggere proprio in libri spacciati come legal thriller, dove magari l’avvocato protagonista faceva delle cose che, nella vita reale, l’avrebbero portato dritto dritto ad essere arrestato. A me piace essere concreto, cercare di spiegare quello che realmente fa un avvocato italiano, in cosa consiste questa professione, senza voli di fantasia, senza inutili (ed alle volte ridicole) scimmiottature stile legal anglosassone. Insomma, tanto per farti un esempio, da noi l’avvocato non si può avvicinare al testimone per guardarlo fisso negli occhi. Se decidesse, molto imprudentemente, di farlo, puoi essere sicura che il giudice lo farebbe trascinare d’urgenza al più vicino centro di igiene mentale… Come ho detto più volte, si può benissimo costruire un romanzo avvincente e divertente anche rimanendo legati alla realtà.


A.M.:  Hai avuto difficoltà nel trovare una casa editrice disposta a pubblicarti?

Michele Navarra: Come tutti. Trovare una casa editrice disposta a rischiare su di te, perfetto sconosciuto, è molto, molto difficile. Credo che al giorno d’oggi anche Pennac o Camilleri avrebbero serie difficoltà ad essere immediatamente “identificati”. Anzi, proprio Camilleri, che io considero un eccellente scrittore, ha raggiunto la notorietà molto tardi. Sono arrivato a Giuffrè vincendo un concorso. Volevo a tutti i costi fare un salto di qualità editoriale e Giuffrè da questo punto di vista, soprattutto per me che sono un avvocato, rappresentava un punto di arrivo. Certo, il mio sogno resta quello di pubblicare con un grande editore “generalista”. Ho ancora due romanzi inediti, “Solo la verità” ed “Una questione di principio”. Si tratta ovviamente di due legal thriller e… staremo a vedere.

 

A.M.:  Hai già presentato il tuo libro ufficialmente?

Michele Navarra: Non ho ancora presentato ufficialmente il libro. Su questo aspetto, vado controcorrente. Non ho mai amato molto le presentazioni, perché mi sembra siano una sorta di costrizione che viene imposta per lo più ad amici e conoscenti. Almeno per uno scrittore come me, ancora non affermato. Quando poi ci saranno migliaia di persone interessate a conoscere il mio lavoro, sicuramente cambierò idea… A parte gli scherzi, probabilmente si farà una presentazione, in accordo con l’editore, prima della fine dell’anno. Dove e quando esattamente ancora non saprei dire, anche se mi è stato riferito che la commissione cultura del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma sarebbe interessata ad organizzare un incontro in cui si discuta del mio romanzo. Non c’è bisogno di dire che per me si tratterebbe di un grande onore, anche se credo che questo non mi farebbe cambiare idea sulle presentazioni in generale. Mamma mia che rompiscatole che sono…

 

Non direi proprio rompiscatole, piuttosto, caro Michele sei una persona che porta avanti le sue idee, e non c’è nulla di male in questo, anzi. Vi lascio qualche link per seguire le novità editoriali di Michele Navarra:

http://www.facebook.com/?ref=logo#!/profile.php?id=100001379691540

http://www.qlibri.it/narrativa-italiana/romanzi/per-non-aver-commesso-il-fatto/

 

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