Intervista di Alessia Mocci a Claudia Masia ed al suo esordio con "Scrivere memoir"
“Scrivere memoir” è un testo di recente pubblicazione presso la casa editrice Dino Audino Editore. L’autrice Claudia Masia è una docente di Linguistica Italiana realmente appassionata alla disciplina.
La scelta di pubblicare “Scrivere memoir” deriva da un bisogno di far conoscere ai più un genere letterario “democratico”. L’utilizzo della memoria per interpretare il passato a livello emozionale, tutti posso scrivere memoir. La casa editrice ha organizzato un Premio Letterario omonimo con scadenza 7 gennaio 2011.
Claudia ha risposto ad alcune domande per comprendere meglio la profonda utilità di un testo come “Scrivere memoir”.
A.M.: Qual è la differenza tra memoir ed autobiografia?
Claudia Masia: Nel libro dedico diverse pagine a questa questione. Diciamo che a differenza dell’autobiografia, il memoir è un genere democratico, perché tutti possono scrivere, non solo chi ha una vita illustre. Un’altra cosa che posso aggiungere è che alla base del memoir c’è la soggettività del ricordare e che ognuno è libero di dire: questa cosa la scrivo così perché così la ricordo e punto. Nel memoir non c’è bisogno di un riscontro con la realtà dei fatti perché quel che conta è la memoria emotiva, non quella oggettiva.
Il lavoro sulle emozioni legate al proprio vissuto consente poi di guarire le ferite interiori attraverso una rilettura ed una reinterpretazione del passato.
A.M.: È complesso imparare ad utilizzare la memoria come scrittura creativa? Servono particolari caratteristiche fisiche e/o mentali?
Claudia Masia: La memoria è già di per sé un atto creativo perché il ricordo necessariamente rielabora e reinventa il passato, allora memoria e scrittura creativa vanno benissimo insieme. Certo ci sono tecniche da imparare, è necessario agire sul testo lavorando sull’incipit, il punto di vista, il ritmo e così via. Non è sufficiente scrivere come viene. Riguardo alle caratteristiche fisiche o mentali, la risposta ovviamente è no.
A.M.: Il sottotitolo del libro “Come utilizzare i ricordi per scrivere se stessi con autenticità” dà origine ad una notevole aspettativa nel lettore. Quale pensi sia la percentuale di lettori che riusciranno ad utilizzare i ricordi fedelmente?
Claudia Masia: 100%. Ma bisogna intendersi sul termine. Quando tu dici “fedelmente” non devi pensare a un racconto che rispetti la verità oggettiva dei fatti, ma piuttosto a un racconto che sia una ricostruzione emotiva “autentica” del proprio vissuto.
A.M.: “Scrivere memoir” sarà inserito nel programma di studio del tuo corso d’ insegnamento?
Claudia Masia: Non ho pensato a “Scrivere il memoir” come a un libro “da mettere in programma”. Sono convinta che sarà molto utile a chiunque desideri mettersi alla prova con questo genere letterario, però che dire? Che tutti i miei allievi futuri saranno liberi di leggerlo ma certo non obbligati.
A.M.: La casa editrice Dino Audino Editore ha aperto un concorso letterario con scadenza 7 gennaio 2011 avente lo stesso nome del tuo libro, pensi che sia una buona trovata pubblicitaria?
Claudia Masia: Penso che un concorso letterario, soprattutto se finalizzato a una pubblicazione seria, sia molto stimolante per chi scrive. Spero di ricevere tanti, tantissimi racconti.
A.M.: Hai qualche consiglio per gli aspiranti scrittori che vogliono partecipare al concorso “Scrivere memoir”?
Claudia Masia: I consigli sono tutti nel libro. Quel che posso dire ora è di non avere fretta, di accogliere con indulgenza tutti i ricordi, belli o brutti che siano, di non trascurare la dimensione letteraria del testo e agire alla fine con una buona revisione.
A.M.: Come docente di Linguistica Italiana, come interpreti la semplificazione del linguaggio orale e scritto soprattutto da parte dei giovani?
Claudia Masia: Confesso che amo molto il linguaggio giovanile ed i miei studenti se ne accorgono perché alla fine dell’anno succede che entro in classe e mi dicono “Bella, prof!” Però mi piacciono anche i congiuntivi al posto giusto e in certi contesti gli errori mi infastidiscono davvero. Penso che il parlare, e lo scrivere naturalmente, debbano essere adeguati alla situazione comunicativa. Bisogna saper scegliere all’interno del proprio bagaglio lessicale e morfosintattico e quando si sceglie la cosa più semplice non è detto che si commetta un errore. Dico questo per arrivare alla semplificazione di cui mi chiedi, figlia ovviamente dei nostri tempi e dei mezzi di comunicazione che usiamo. Pensando ai giovani dico che in questa semplificazione ci sono anche aspetti positivi: un nuovo ritmo per esempio, maggiore chiarezza nell’espressione del proprio pensiero. E’ necessario però vigilare per non correre il rischio più grande: l’impoverimento del lessico.
Anche noi di Oubliette siamo a favore del “giovanilese” con la conoscenza ed utilizzo, però, anche dell’italiano corretto.
È una verità che il ritmo sta evolvendo ma la lingua non è mai stata statica, è come un essere vivente: nasce, cresce, crea, muore lasciando eredi. Il linguaggio è un dono che aiuta l’uomo e che lo segue passo per passo durante la sua esistenza.
Il libro di Claudia Masia “Scrivere memoir” è fortemente consigliato per capire alcune astuzie della memoria e per riuscire a conoscere maggiormente una parte di noi che generalmente lasciamo scivolare via.
Lascio il link al bando del concorso omonimo per coloro che vogliono cimentarsi e provare a partecipare:
http://www.facebook.com/profile.php?id=1500875440#!/event.php?eid=136982286314480&ref=ts
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