Chi ha detto che il progressive è un genere ormai deceduto?

Chi ha detto che il progressive è un genere ormai deceduto? A giudicare dalla manifestazione “In Progress…One”, di cui si è appena celebrata la sesta edizione, non è proprio così.

 

Il festival del rock progressivo, organizzato dall’Associazione “Mediteuropa”, col patrocinio di Comune di Sestu, Associazione Turistica Pro Loco Sestu e Provincia di Cagliari, inizia nel 2006, ed è uno dei punti fermi del genere a livello nazionale. In un quinquennio si sono esibiti sui palchi sestesi mostri sacri del genere come Banco del Mutuo Soccorso, Arti & Mestieri, Van Der Graaf Generator, New Trolls, David Cross, Beppe Crovella e tanti altri. Nel 2010 si sono festeggiati i quarant’anni di prog, iniziati occhio e croce nel 1970, quando gente come Robert Fripp coi suoi King Crimson, i Genesis, i Pink Floyd e gli stessi Van Der Graaf iniziavano i loro percorsi musicali, fino a diventare delle colonne portanti e fonte d’ispirazione per molti musicisti e appassionati.

Quest’anno, dal 27 al 31 luglio, si è svolta la manifestazione numero 6, una delle più inebrianti da quando il direttore artistico Pierpaolo Meloni, decise di mettere in piedi questo progetto. Questa edizione ha avuto come tema principale le Soundtracks. I primi due assaggi si sono avuti il mercoledì e il giovedì, in cui, in una situazione piacevole e tranquilla, quasi da parentesi sceicca, si sono alternati prima il duo acustico di Gemiliano Cabras, mentre il giorno dopo è stata la volta di John Macaluso, celebre batterista del combo prog-metal degli Ark.

Già ai tamburi per il mostro sacro Yngwie J. Malmsteen. Macaluso ha impartito lezioni di batteria a diversi presenti, tra cui molti giovanissimi batteristi in erba. Il tutto è stato ampiamente facilitato dalla scuola sarda Gm DrumSchool/Bateras Beat, che ha sempre brillato per queste interessanti idee.

Venerdì 29 si è inaugurata la nuova piazza per i grandi eventi a Sestu, la P.zza Salvo D’Acquisto, e si è fatto in modo decisamente scoppiettante. Sul palco, la leggenda del post-prog anni 80, ovvero Fish, primo leader indiscusso (e forse unico) dei Marillion. Da una carriera che, per via di un tumore, sarebbe dovuta finire presto, ad una sfilza di concerti post-guarigione, che lo hanno visto decisamente in forma nelle sue performances.

Fish si presenta con un trio acustico, tastiera e chitarra, in estetica rivoluzionaria, con foulard mediorientale e t-shirt con Che Guevara in bella mostra. Ripercorre molti dei suoi pezzi solisti, ed illumina il cuore dei mille presenti in piazza, eseguendo classici dei Marillion

come “Fugazi” ma soprattutto la hit “Kayleigh”. Siparietti molto simpatici, che trattano di aneddoti calcistici e familiari, di “Gigi Riva” e pause con bevute di mirto sardo, chiudono il primo grande evento del festival 2011.
Il sabato è la volta di David Rhodes Trio, il chitarrista dell’ormai eterno Peter Gabriel, accompagnato dal sempre presente batterista Ged Lynch (anche lui con Gabriel, ma già con Brian Eno, David Gilmour e Goldfrapp) e da Charlie Jones al basso. Col suo sorriso smagliante, la sua distorsione e la luccicante pelata, Rhodes ha eseguito un rock a tinte indie-pop, in cui ha cavalcato molti dei pezzi solisti ma anche molte colonne sonore, come la famosissima “La Gabbianellae il Gatto”. Un concerto molto piacevole, più rock che prog, ma decisamente all’altezza delle aspettative. L’ultimo giorno del festival inizia al mattino con la conferenza “Musica per Immagini”, con il giornalista Giacomo Serreli di Videolina, esperto di musica, a moderare la discussione, in cui sono intervenuti Claudio Simonetti (Goblin) dei Daemonia, David Rhodes e la musicologa Francesca Mulas.

L’importanza della musica che accompagna l’immagine, e non poteva spiegarcelo meglio Simonetti, uno che con Dario Argento ha scalato le vette delle classifiche d’Italia con l’hit “Profondo Rosso”. Felici scambi di opinione con la Mulas, che tornando indietro nel tempo ha spiegato come si sia evoluta la concezione della colonna sonora anche dai tempi medioevali, passando dall’origine del cinema muto sino ad arrivare ai giorni nostri. In notturna, chiudono le danze proprio i Daemonia. Delirio generale al suono dei tasti di Simonetti che richiama l’inizio di “Tenebre” e “Phenomena”, passando per “Demoni”, e presentando anche alcuni pezzi inediti con alla voce la show-girl Silvia Specchio, dotata di qualità canore indiscutibili. Conclude la serata, ovviamente, il pezzo storico “Profondo Rosso”, che chiude in bellezza questo fantastico festival, che ha riempito la piazza di quasi duemila persone in media in cinque giorni.In questo bel quadro, hanno fatto da cornice alcuni artisti sardi: gli Straitkurv, Roberto Deidda e i Double Reflect, che hanno avuto la possibilità di mettere in luce le proprie qualità al grande pubblico del progressive. Che quest’anno è stato davvero caldo e numeroso.

 

 Written by Angelo Argiolas

 

 

Fonte:

http://unaltrasestu.wordpress.com/2011/08/24/chi-ha-detto-che-il-progressive-e-un-genere-ormai-deceduto/

 

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