Intervista di Alessia Mocci a Norma Stramucci ed al suo "Lettera da una professoressa"
“Lettera da una professoressa” è un libro di notevole interesse letterario e pedagogo edito nel 2009 presso la casa editrice Manni. L’autrice Norma Stramucci è alla sua quinta pubblicazione, in questo libro ha sentito il dovere di trasmettere il suo interesse verso l’insegnamento prendendo soprattutto in considerazione i casi di quei ragazzi non interessati allo studio. Sono loro che si devono seguire, sono loro che si devono coinvolgere. Un testo ricco di riflessioni e di idee. Abbiamo incontrato Norma per definire meglio il suo intento letterario con alcune domande.
A.M.: “Lettera da una professoressa” non è la tua prima pubblicazione. Qual è stato il primo libro che hai pubblicato?
Norma Stramucci: “Lettera da una professoressa” è il mio quinto libro. Il primo risale al 1995 e il mio esordio è stato in poesia, sotto la guida di un grande maestro, Franco Scataglini. Poi ho avuto la fortuna di incontrare Romano Luperini che ha accolto le opere che gli ho proposto nella collana che dirige per Manni Editore, La Scrittura e la Storia, così il mio nome compare accanto a quello di Pagliarani, Sanguineti, Leonetti, Volponi, Loi, Fortini, Balestrini…
A.M.: Come definiresti la tua prosa a livello stilistico?
Norma Stramucci: Un conto è dare una definizione della mia prosa in generale, un altro è descrivere quella di questo mio ultimo libro. Già il titolo dichiara un forte legame con la famosa “Lettera a una professoressa” dei ragazzi di Barbiana. A questa mi rifaccio, sia tematicamente, essendo in pieno accordo con gli insegnamenti di Don Milani, sia nello stile che praticamente, in questo caso, riprendo e che dunque, poiché direttamente mi rivolgo a un ragazzino, è molto chiaro, lineare, con periodi brevi e prevalentemente paratattici.
A.M.: Qual è il target di lettori che apprezzeranno il tuo libro ipoteticamente parlando?
Norma Stramucci: Il libro è rivolto a chiunque abbia a cuore la Scuola e l’educazione dei ragazzi. E quindi il futuro… Ho avuto riscontri molto positivi da parte sia di insegnanti che di genitori, sia di adolescenti che di pensionati. In effetti devo ammettere che l’argomento suscita interesse. Non si tratta di un romanzo ma di una storia che vede una professoressa alle prese con un –uno dei tanti- ragazzino difficile. Nel percorso, pagina dopo pagina, con impegno e dedizione e passione, l’insegnante riesce a entrare nel cuore e nella mente di questo bulletto al quale, lo dichiara fin dall’inizio, vuole insegnare soprattutto a pensare. Gli strumenti necessari sono la parola, il dialogo, il rispetto, lo studio, la lettura dei quotidiani, magari la creazione di un blog e tutto ciò che contribuisce, all’interno di un’aula scolastica, alla crescita della persona.
A.M.: Quali sono gli autori che senti maggiormente vicini al tuo stile? Quali al tuo modo di pensare e di vedere l’arte? Quali invece quelli che ami e a cui non rinunceresti?
Norma Stramucci: Per la poesia tra i miei amori ci sono Saba, Penna, Caproni, naturalmente Montale, Eliot… La vicinanza di stile però è difficile da stabilire. Ritengo che se uno scrittore non possiede una sua lingua, un suo stile, non possa definirsi davvero tale. Lo stile è qualcosa di inconfondibile, lo strumento attraverso il quale, aprendo una pagina ignota e a caso, si può arrivare a identificarne l’autore. Anche per la prosa naturalmente ho i miei preferiti. Posso citare Tozzi e Volponi ma l’elenco di quanti mi hanno segnata è molto più lungo e anche vario: da Calvino a Kafka, Hesse, Dostoevskij… ma soprattutto il “mio” Leopardi, la prosa asciutta del suo Diario del primo amore, quella spesso ironica delle Operette Morali o quella più mossa dello Zibaldone. Se fossi proprio costretta a scegliere non avrei dubbi: è a Leopardi che non rinuncerei. E’ lui ad essermi davvero vicino nel modo di pensare e di vedere l’arte.
A.M.: Credi che la letteratura sia decaduta in questi ultimi cinquant’anni? Se si, pensi che ci sia una speranza nel futuro?
Norma Stramucci: Credo che i cantanti più bravi non siano quelli che vanno a Sanremo! E quindi che oggi romanzieri eccezionali pubblichino con piccoli editori, rimanendo ignoti al grande pubblico. Sono assolutamente certa della loro esistenza, e infatti ne ho letti alcuni, Morandini, ad esempio. Non è dunque, a mio avviso, la letteratura ad essere in crisi, ma quella parte dell’Italia che si accontenta di romanzini insulsi, per non dire dell’altra che neppure entra in libreria! L’educazione, la Scuola, sono essenziali per una società pensante e attiva: quella capace di apprezzare un bel romanzo anche se non è un best seller, e il suo autore, anche se non appare in televisione.
A.M.: Hai già presentato ufficialmente il romanzo? Se si, dove e quando? Se no, hai intenzione di organizzare una presentazione a breve?
Norma Stramucci: In molte occasioni ho presentato Lettera a una professoressa. La più importante tra queste è stata la scorsa primavera quando, con l’occasione, il mio Comune (Recanati) e quello di Anghiari, si sono gemellati. Avevo conosciuto Duccio Demetrio, illustre pedagogista e Presidente della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari, ad una comune intervista fattaci da Fahrenheit. Argomento la Scuola, naturalmente! Presentando insieme i nostri libri, sia a Recanati che ad Anghiari, abbiamo dato il via ad un progetto intitolato “I paesi della memoria”. Ho poi portato il libro a Palermo, a Dolo, in varie scuole delle Marche e, ovunque, è stato accolto da un bell’entusiasmo.
A.M.: Credi che facebook sia un social network che permette di sviluppare la conoscenza letteraria? La tua pagina o gruppo face book del libro ottiene risultati importanti?
Norma Stramucci: Facebook è straordinario! Il gruppo che porta il nome del mio libro ha 7.200 iscritti. Poi ci sono gli amici. Insomma ho raggiunto con Facebook circa 10.000 persone, e molte hanno anche letto il mio libro scrivendomi dei commenti che, molto spesso, mi hanno anche commossa. E’ dunque un bellissimo strumento per conoscere e farsi conoscere, soprattutto per confrontarsi, ma certo, la sapienza letteraria ha bisogno di altro: di studio, di solitudine.
Chiuderei sottolineando l’ultimo pensiero della nostra Norma Stramucci: “la sapienza letteraria ha bisogno di altro: di studio, di solitudine”.
Come darle torto? Facebook è un social network che da la possibilità di eludere ogni confine ma va ben ricordato che uno scrittore non è scrittore solo perché ha pubblicato un libro.
Per ulteriori domande sul libro vi lascio il link della pagina facebook dell’autrice:
http://www.facebook.com/?ref=logo#!/profile.php?id=1644199068&ref=ts
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