Intervista di Alessia Mocci al giornalista Paolo Pasi ed al suo “Memorie di un sognatore abusivo”

“Memorie di un sognatore abusivo”, edito dalla casa editrice Edizioni Spartaco nella collana Dissensi, autore  Paolo Pasi.

Il libro si presenta come una metafora del mondo moderno, non siamo nel nostro tempo ma bensì 25 anni avanti, come sottolinea l’autore nell’intervista.

Siamo nel 2035 e l’uomo è reso ancora più schiavo, non si ribella ma continua a corrodersi dentro perché le regole di vita mutano sempre più in peggio.

Il libro è stato presentato una trentina di volte dalla sua uscita e sta ottenendo numerosi consensi.

Vi invito alla lettura delle parole che con molto gentilezza Paolo Pasi ci ha donato.

A.M.: Paolo Pasi è giornalista, scrittore, chitarrista. Come riesci a conciliare questi tre aspetti della tua vita?

Paolo Pasi: Musica e scrittura si conciliano molto bene tra loro, perché considero le mie canzoni come microstorie che traggono spesso spunto da racconti già pubblicati, o viceversa. La chitarra, poi, è da sempre un’alleata che allevia il peso della quotidianità e mi regala parentesi di autentica libertà, e dunque aiuta anche a liberare le energie creative. Più complicato invece il legame con il lavoro di giornalista televisivo, che invece di energie ne assorbe molte.

Il mio rapporto con l’attuale televisione non è lineare, spesso lo soffro, ma il vantaggio è che posso avere un punto di osservazione privilegiato sulle persone e sulle cosiddette notizie. Tutto ciò che resta ai margini del campo televisivo, rimosso o quasi ignorato, diventa potenziale materiale per i miei racconti e romanzi. Il resoconto di cronaca è una cosa. Immaginare un altro tipo di storia attraverso la lente dell’immaginazione rappresenta l’altra faccia del taccuino.
A.M.: Tra la tua professione di giornalista e quella di scrittore, quale preferisci e perché?

Paolo Pasi: Tra un lavoro, per quanto interessante, e una passione, scelgo decisamente la passione. Scrivere storie è un modo per ritrovare pienamente il contatto con me stesso. Non voglio ridimensionare l’importanza della professione, beninteso. Nonostante siano passati 15 anni, provo ancora passione per il lavoro di giornalista, ma non sempre è possibile scegliersi l’argomento preferito.
A.M.: “Memorie di un sognatore abusivo” è ambientato nel futuro. Ci sai spiegare la scelta dell’anno 2035?

Paolo Pasi: Volevo ambientare la storia in un futuro non troppo lontano ma neppure troppo vicino. Così ho scelto l’anno 2035, con un salto in avanti di 25 anni rispetto al nostro tempo. Qualcuno mi ha fatto notare che il mio precedente romanzo, “L’estate di Bob Marley”, è ambientato nel 1980 ed è  uscito nel 2005. Un salto all’indietro di 25 anni. Scherzi del tempo o semplice coincidenza? Non so dire, ma la cosa mi diverte. Devo avere un debole per i quarti di secolo…

A.M.: Dietro all’IVO (Imposta sul Valore Onirico), si nasconde qualche metafora del mondo odierno?

Paolo Pasi: Certamente. I sogni non se la passano molto bene, almeno questa è la mia impressione. Non so neppure se chiamarla metafora, tanto diretti mi sembrano ormai alcuni riferimenti. Pensiamo solo all’enfasi posta sul tema della riduzione delle tasse nelle ultime campagne elettorali.

Nel romanzo ho ipotizzato che la maggioranza dei cittadini accetti la tassa sui sogni in cambio dell’abolizione delle tradizionali imposte. Siamo davvero così lontani da questo scenario in cui i prigionieri fanno a gara per reclamare catene pensando che siano strumenti di liberazione?

A.M: Pensi ci sia un target circoscritto di lettori per “Memorie di un sognatore abusivo”?

Paolo Pasi: No, non credo ci sia un target circoscritto, anche perché la parola target evoca in me spettri pubblicitari oggi prevalenti: siamo già target, consumatori da orientare nelle scelte e negli stili di vita, cavie fin dall’infanzia.

Per questo preferisco cavarmela con un’affermazione forse banale: ho voluto scrivere ciò che sentivo, senza considerare il tipo di pubblico potenziale, e ho affidato al mio romanzo le inquiete memorie di un uomo che vive in una società insonne e tendenzialmente depressa. Dunque mi auguro che la storia arrivi ai sognatori indefessi che non si rassegnano al futuro programmato e amano ancora farsi sorprendere nel sonno.

Vi lascio il link della pagina evento facebook della presentazione del libro “Memorie di un sognatore abusivo”, così da non scordare l’evento:

http://www.facebook.com/?page=1&sk=sent&tid=1224704437404#!/event.php?eid=120267554684290&ref=ts

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