“La custodia dei cieli profondi” di Raffaele Riba: due soli, due fratelli e l’entropia che regola ogni cosa

Il cielo sembra sempre lo stesso, come la casa dell’infanzia dalla quale ci allontaniamo per ritornare o per lasciare per sempre. Eppure è solo una utopia, una sottile speranza quella che tutto resti immutabile nel tempo e nello spazio, visto che la fisica ci insegna che tutto si trasforma irrimediabilmente.

La custodia dei cieli profondi
La custodia dei cieli profondi

Cascina Odessa è il luogo in cui la vita di Gabriele, protagonista e narratore, ha inizio e in cui l’intera vicenda si svolge: la casa della crescita e della condivisione con suo fratello Emanuele. Attraverso il racconto di Gabriele, si conosce la genesi della sua costruzione, nessun altro luogo è così ben descritto nel romanzo, tranne il cielo.

È lassù in alto che qualcosa accade: due Soli nel cielo, uno che illumina con la luce calda, l’altro ha una luce azzurra. Due Soli, due fratelli. Un dualismo che si riflette in quel lembo di terra bagnato dal Roburent e che viene descritto in modo quasi scientifico visto che “capire cosa succede in cielo sarà più facile che ricostruire cosa è successo qui, su questa porzione di terra che, una volta, aveva una densità di persone e di legami che ne facevano una casa”.

Tutto è già accaduto, inevitabilmente, noi siamo spettatori del fatto compiuto, lettori dei pensieri e dei ricordi di Gabriele. All’inizio vengono lasciati degli indizi, la narrazione è frammentata e non è facile ed istintivo entrare in empatia col Custode, col Matto come lo chiamano tutti in paese.

Poi le cose si fanno chiare. All’inizio c’è una famiglia: un padre matematico, una madre e due fratelli. Poi lo stato delle cose cambia, quando il padre lascia la casa e con lui tutti gli altri a seguire, motivi e tempi diversi che portano allo stesso risultato finale: la dispersione.

Il cielo stesso vive parallelamente una trasformazione: nel cielo c’è un nuovo sole azzurro (il colore delle parole stampate su carta dell’intero romanzo, sottile riferimento grafico all’intero quadro narrativo).

L’entropia regola l’intero universo: quello personale dei due fratelli e quello della volta celeste dei due Soli. Il legame che lega i due fratelli sembra qualcosa di immutabile, destinato ad evolversi durante la maturità, ma qualcosa si spezza e non si può invertirne il processo.

Le leggi della fisica insegnano che le cose cambiano, “la pelle diventa polvere”, la quantità di luce emessa all’alba è la stessa del tramonto anche se sembrano due cose opposte, le stelle diventano supernove o nane bianche a seconda della loro dimensione, tutti insegnamenti che Gabriele riceve dal padre, dall’enciclopedia Curcio editore, prezioso regalo d’infanzia e poi dal fratello Emanuele, diventato astrofisico nell’età adulta.

La fisica è l’unica cosa certa tanto da meritare una preghiera, elemento indimenticabile dell’intero libro. I sentimenti per Gabriele sono difficili da decifrare, difficile chiamarli col nome giusto, difficili da curare e da proteggere. Essere il custode della casa sembra semplice, basta mantenere lo stato delle cose immutato. Capire gli altri un po’ meno, per questo i rapporti col fratello si fanno distanti e anche con Agnese, amica di infanzia e poi qualcosa di più.

Anche se Gabriele cerca di prendersi cura dei suoi affetti, oltre della casa, ma forse più della seconda credendo che l’ambiente sia più importante dei singoli elementi, il fratello è intenzionato a non tornare più e ne rimane sconcertato.

Quale sogno andava in fumo in quel momento? Quello di potermene andare un giorno da qua o quello di poter vivere qua con mio fratello?è quello che si chiede il Custode/fratello/figlio/Gabriele incapace di dare un senso a tutto ciò che gli accade. Impercettibilmente qualsiasi cosa subisce un cambiamento e il momento esatto non è facile da spiegare, né il motivo.

La scienza lo fa. “La bellezza della fisica è che si spiega da sola” dice Emanuele tornando dall’università. La fisica riesce a scovare il momento del prima e del dopo, senza lasciare spazio ad ipotesi fantasiose, avvalendosi dell’osservazione, di calcoli matematici, di precisione e di tempo.

Raffaele Riba
Raffaele Riba

La dispersione non ha un processo inverso, non è possibile recuperare lo stato originario delle cose, sembra essere questa la conclusione ultima. Sicuramente questa visione ha un aspetto pessimista, ma oltre ad una leggera malinconia, mi ha lasciato anche una piccola speranza che nei rapporti umani ci sia sempre qualcosa di recuperabile e di immutabile, quello di cui dobbiamo prenderci cura davvero.

La narrazione riesce a calibrare molto bene un linguaggio rigoroso, quasi scientifico quando si tratta del cielo e degli astri e lo alterna a pensieri e illusioni spesso sconnesse nel tempo del protagonista.

Non è di semplice lettura, anzi, nonostante il numero esiguo di pagine, si deve fare molta attenzione alla lettura dei singoli termini utilizzati per capire a fondo l’importanza del rapporto tra parola scritta e impronta emotiva. Apprezzabile sicuramente da appassionati di materie scientifiche e di astronomia, ma anche da chi vuole leggere una storia piena di sentimenti, non espressi in modo classico, ma definiti in modo originale.

In “La custodia dei cieli profondi” di Raffaele Riba (66than2nd) ci sono davvero molte cose che ad una seconda lettura emergono, proprio come nei migliori romanzi, non ci si annoia di scoprire parole o frasi che ci erano sfuggite oppure variazioni nella narrazione che avevamo reputato banali ed invece sono di estrema importanza.

La veste grafica, tra le altre cose, dona una nota ulteriore a vantaggio del testo e riesce a dare un ulteriore significato all’acquisto del libro. Un romanzo complesso, difficile da definire e da incasellare in un filone narrativo. Ho associato il romanzo ad un fumetto, anche questo originale nella sua forma espressiva, il cui titolo è “Here” di Richard McGuire (in Italia “Qui” di Rizzoli Lizard), in cui la casa è il centro emotivo dell’intera narrazione. Entrambi due libri raffinati dove la casa diventa simbolo stesso delle vicende umane e i ricordi sono il filo conduttore della narrazione.

 

Written by Gloria Rubino

 

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