“I Romanov ‒ Storia di una dinastia tra luci e ombre” di Raffaella Ranise: dalla grandezza alla fine di un sogno

Il libro “I Romanov ‒ Storia di una dinastia tra luci e ombre” di Raffaella Ranise, edito da Marsilio, non vuole essere un saggio storico sulla Russia imperiale, ma il suo intento è quello di evocare lo spirito di quegli anni nei suoi fasti e nei retroscena più inquietanti.

I Romanov ‒ Storia di una dinastia tra luci e ombre

Tutti conoscono le sorti dell’ultimo zar e della sua famiglia, in molti conoscono anche l’influenza di Rasputin nell’ultimo periodo di regno, ma chi è stato il capostipite dei Romanov?

Da Michele, il primo zar della famiglia Romanov, la storia ci porta in ordine temporale dal passato al 1917, all’incontro con Pietro il Grande, Elisabetta, Caterina e gli altri protagonisti che si sono succeduti nel corso dei secoli, ognuno dei quali ha un proprio capitolo all’interno del saggio ed è semplice seguire la cronologia grazie all’albero genealogico schematizzato alla fine del libro.

Le curiosità storiche non mancano e aiutano il lettore ad appassionarsi alle sorti dei Romanov.

La passione che ha animato la stesura del libro è evidente ad ogni pagina, sebbene un saggio breve nel quale molti passaggi storici vengono sintetizzati e tralasciati, ad ogni pagina c’è un colpo di scena che cambia le sorti della successione a zar.

Questa dinastia, diversamente da altre famiglie nobili, spesso non segue una via ereditaria diretta, poiché intrighi tra le varie consorti, morti precoci, atti di prevaricazione sono naturali inclinazioni di un popolo votato al potere in quanto sacro. È imprescindibile il fatto che lo zar sia simbolo di potere non solo terreno, ma anche divino e con lui tutta la sua famiglia.

Questo fu il primo motivo per il quale il rispetto dello zar e della zarina erano per il popolo un fatto imprescindibile e sul quale anche la fame e gli sforzi per costruire la loro gloria, tra tutti il palazzo d’inverno e intere città per nobili, passavano in secondo piano.

Il popolo russo era riuscito ad essere unito grazie a Pietro il Grande, simbolo di potere e di forza, osannato dalle folle e venerato come salvatore.

Da un lato il grande prestigio permetteva a zar e zarine di ostentare il lusso, costruire imponenti palazzi, fare ricevimenti in grande stile, evocare il simbolo stesso di bellezza e di eleganza; dall’altro lato c’era la paura di perdere quel potere, figli e consorti che pretendevano il loro ruolo e l’egemonia all’interno della Russia, rivolte soffocate nel sangue.

Raffaella Ranise

Il potere diveniva pretesto per poter disporre liberamente di ogni cosa, il privilegio diventava anche quello sessuale di poter avere amanti e figli non legittimi, il sopruso si alternava a regni modesti e illuminati come quello di Caterina.

Il pensiero politico e sociale non è stato univoco negli oltre trecento anni e si alternano nei vari capitoli momenti di estrema ricchezza e abbondanza per la Russia a momenti terribili e di grande caos: dalle vittorie contro Napoleone alle sconfitte sul fronte interno per le rivolte e le carestie, dai grandi palazzi di San Pietroburgo alla città di Potemkin, dal periodo dorato dei balli di corte al matrimonio a lutto dell’ultimo zar Nicola II.

Non è un caso se la rosa Romanov, simbolo della grande e importante dinastia russa che regnerà su questa terra fredda e inospitale, è stata scelta come immagine di copertina: l’autrice rivela nella premessa che grazie ad una visita al museo Daphné di Sanremo, dove appunto la rosa è stata utilizzata per un noto foulard, le è venuta la voglia e la curiosità di scoprire di più sugli zar e le zarine e la loro fine tanto tragica.

La rosa è simbolo proprio di quanto terrore e insidie si nascondono nella bellezza.

Una dinastia che come la rosa non è esente da spine, inflitte o ricevute, dal fascino ancora oggi immutato dopo trecento anni.

 

Written by Gloria Rubino 

 

 

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