“Matrimonio combinato” di Chitra Banerjee Divakaruni: donne prigioniere di tradizioni, usi, regole

Undici racconti, undici storie di donne in bilico fra le tradizioni familiari e sociali dell’India più profonda e la modernità occidentale della California.

Matrimonio combinato

È questo “Matrimonio combinato” un libro ben scritto da Chitra Banerjee Divakaruni, di origini bengalesi che vive a San Francisco, pubblicato in Italia da Einaudi.

Gli undici racconti sono legati da un filo rosso che è rappresentato dal fatto che le protagoniste sono tutte giovani donne indiane che, lasciata l’India, si ritrovano a vivere una nuova vita in America, anzi nel più progressista e trasgressivo stato degli USA, la California.

E tutte le donne che animano i racconti si ritrovano a confrontarsi con la ferrea regola del matrimonio combinato che resiste nel subcontinente indiano a dispetto di ogni segnale di progresso sociale.

E al matrimonio combinato non si può dire di no, non ci si può ribellare pena il ripudio da parte della famiglia. È una regola che non ammette eccezioni. Nella maggior parte dei casi purtroppo le donne si ritrovano in una condizione di quasi schiavitù con l’uomo imposto dalla famiglia, solo in alcuni fortunati casi l’uomo che altri scelgono per queste donne si dimostra gentile, comprensivo e quindi fra i due può nascere un sentimento d’amore.

Come accade a Sumita, la protagonista del secondo racconto, che raggiunge il suo sposo a San Francisco e sebbene resti delusa dalla grama situazione economica e sociale dell’uomo ne apprezza la gentilezza e la tenerezza che le permetterà di innamorarsene. Sarà però il destino crudele a privarla di quell’amore, costringendola a fare i conti con la nuova condizione di vedova, straniera in un paese quasi completamente sconosciuto.

Ma spesso queste donne, mogli forzate, si trovano a vivere situazioni di violenze domestiche indicibili, che coinvolgono anche i figli piccoli, testimoni di brutalità e orrori quotidiani. È la vita che è costretta a vivere la madre della protagonista del primo racconto “Mia madre passò molte notti a piangere quell’anno. O forse le succedeva anche prima, ma io non ero abbastanza grande per accorgermene” e ancora “Mio padre non lo vedevo spesso perché di solito andavo a letto prima del suo ritorno, lo sentivo, però: urlava così forte che le pareti della mia cameretta tremavano come se fossero state di carta, e il fragore delle stoviglie andate in mille pezzi non era da meno”.

Uomini violenti, padroni di spose forzate, donne prigioniere di tradizioni, usi, regole. Una dopo l’altra il libro della Divakaruni snocciola storie tristi di donne tristi, dove anche le situazioni in apparenza felici o serene, nascondono nelle pieghe dell’animo tutta l’infelicità e l’amarezza di una vita senza dignità e senza libertà. Come accade a Meera, dalla vita apparentemente felice, perfetta e libera Grazie alla pillola e a un atteggiamento disinvolto da parte sua (il suo compagno, ndr) per la prima volta nella mia vita mi sentivo libera. Una sensazione esilarante, quando mi ci abituai. Mi dava un senso di vertigine, come se fossi senza peso e potessi fluttuare via da un momento all’altro”.

Chitra Banerjee Divakaruni

In realtà sotto quella apparente perfezione si annidano anni di sensi di colpa e di vissuti nascosti dalla famiglia di origine.

Perché in un matrimonio indiano assumere il ruolo di moglie è solo il preludio all’evento fondamentale e risolutivo: diventare madre. Non per questo avevo combattuto tanto aspramente: con la mia famiglia per lasciare l’India; con i miei professori per arrivare alla fine dell’università; con i miei superiori per fare carriera. Non che fossi contraria al matrimonio – e nemmeno alla maternità. Soltanto volevo la certezza di arrivarci a modo mio, quando e perché io lo volevo”.

Eppure la consapevolezza di questa autodeterminazione al femminile verrà spazzata via dai sensi di colpa e dal retaggio di un istinto materno dai caratteri atavici ai quali la stessa Meera non saprà e non potrà sottrarsi.

Un libro ricco di spunti di riflessione sulla condizione delle donne indiane, raccontate dall’autrice che ha vissuto sulla propria pelle il percorso di allontanamento dal suo paese, dalle sue regole, dalla sua cultura, per approdare in una terra nuova e diversa dove cominciare a tessere un nuovo tessuto di vita, la cui trama tuttavia non è sempre liscia e lineare.

 

Written by Beatrice Tauro

 

 

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