“Gesù di Nazareth” film di Franco Zeffirelli: la divinità che introietta in sé

“Chi vede me vede il Padre…”

 

 

Gesù di Nazareth

È il 1977 quando il regista Franco Zeffirelli realizza per il pubblico televisivo uno sceneggiato di notevole valenza testimoniale. Il soggetto è una figura di cui si è detto e scritto molto: Gesù Cristo.

La pellicola in questione, trasmessa dalle reti RAI, ha un titolo essenziale ma eloquente: Gesù di Nazareth.

E, seppur ricco di scene di massa, grazie alla presenza di una moltitudine di comparse, essenziale il film lo è per davvero. Almeno nell’interpretazione che Zeffirelli ha voluto dare di un personaggio di ampio significato storico e spirituale quale Gesù Cristo è stato.

Il contesto ambientale in cui si sviluppa la narrazione filmica è quello della Giudea del trentenne Gesù (Robert Powell). Il re che domina sulla regione è Erode il Grande (Peter Ustinov), e condivide il suo potere con Augusto, imperatore di Roma. Ed è attraverso Ponzio Pilato (Rod Steiger), governatore della provincia, che Augusto gestisce la situazione politica dei territori occupati dai Romani.

“Io sono la resurrezione e la vita, chi crede in me vivrà…”

Il film ha inizio con l’annuncio a Maria (Olivia Hussey), della nascita di Gesù.

Altro evento, speculare a questo, è quello che accade ad Elisabetta (Marina Berti), cugina di Maria. Nonostante l’età avanzata, insieme al sacerdote Zaccaria, suo marito, anch’essa metterà al mondo un figlio: Giovanni, detto in seguito il Battista.

Giuseppe (Yorgo Vouagis), il promesso sposo di Maria, è disorientato e confuso per il ruolo che si deve assumere: diventare padre senza averne consapevolezza non è certo nei suoi progetti.

Vorrebbe ripudiare la giovinetta ma, confortato anch’egli da un sogno, accetta il proprio destino.

Nel frattempo Erode ordina un censimento, e per rispondere all’ordine promulgato dal re, Maria e Giuseppe partono alla volta di Betlemme, città in cui Gesù vede la luce.

Alla notizia della nascita di quello che si ritiene essere il Messia, Erode dà una nuova disposizione: tutti i neonati maschi del luogo devono essere uccisi; movente che ancora una volta spinge i genitori di Gesù a fuggire, questa volta in Egitto. A Nazareth torneranno solo dopo la morte di Erode il Grande, cui succederà suo figlio Erode Antipa (Christopher Plummer).

La narrazione prosegue riportando episodi dell’infanzia di Gesù; ritrovandolo poi, come narrato nei Vangeli e in altri testi che riferiscono della vita del Messia, circa vent’anni dopo, quando ha inizio la sua predicazione.

Gesù di Nazareth

A Giovanni Battista (Michael York), suo cugino, in un commovente incontro sulle rive del Giordano, Gesù chiede di essere battezzato.

“Sono io che dovrei essere battezzato da te e tu vieni da me…”

Dopo questo passaggio, Giovanni il Battezzatore viene ucciso per ordine di Erodiade (Valentina Cortese), moglie di Erode che, approfittando delle grazie e della bellezza di sua figlia Salomè (Isabel Mestres) lo fa decapitare. Esempio questo dell’eterna lotta tra il bene e il male.

Mentre Gesù, scacciato da Nazareth per le parole d’accusa rivolte ai frequentatori del Tempio, riunisce intorno a sé quelli che saranno i suoi più fedeli discepoli. La sua predicazione continua raccogliendo una gran moltitudine di gente che lo segue ammirata ed estasiata, grazie alla profondità del messaggio evangelico che lui trasmette.

Durante il suo peregrinare Gesù dà prova della sua origine divina, ovviamente per coloro che credono nell’esistenza di Dio, tramite alcuni eventi che non trovano spiegazione se non col fatto di essere soprannaturali. Sono numerosi i miracoli che Gesù compie, a riprova della sua natura ultraterrena: ridà la vista ai ciechi, nell’occasione delle nozze di Cana trasforma l’acqua in vino, resuscita il suo amico Lazzaro, riempie di pesci la barca di Simon Pietro e, quando poi incontra Matteo, esattore delle tasse, dal loro incontro ne scaturisce la conversione di Matteo e il desiderio di farsi suo discepolo.

Intervengono poi altri episodi che disseminano la predicazione di Gesù, a dare spessore, sia umano sia   spirituale alla pellicola. L’incontro con Maria Maddalena (Anne Brancfort), quello con Giuda Iscariota (Ian McShane), il commovente discorso della Montagna e la parabola del figliol prodigo, fra questi.

Sebbene sia detestato e inviso ai sacerdoti ebrei, che considerano blasfemo e inaccettabile il fatto che Gesù si dichiari figlio di Dio, egli continua nella sua missione divulgando il suo credo con parole forti che colpiscono direttamente al cuore i suoi seguaci.

Nel frattempo, la situazione in Giudea si fa politicamente difficile, e il governatore romano Ponzio Pilato sembra non avere controllo sui disordini sociali provocati dagli Zeloti, gruppo di facinorosi che si oppone alla dominazione romana e di cui Barabba (Stacey Keach) è uno dei maggiori rappresentanti.

Le sequenze di Gesù di Nazareth proseguono mettendo in evidenza ulteriori episodi, già noti al grande pubblico, fino ad arrivare a quelli che vedono Gesù protagonista dell’ultimo periodo della sua vita.

Quali la cacciata dei mercanti dal Tempio, il suo ingresso in Gerusalemme, evento che i cristiani celebrano con la ricorrenza della Domenica delle Palme.

Quindi, l’Ultima Cena, cui segue la cattura di Gesù da parte dei delegati del sommo sacerdote Caifa.

Dopo di che viene condotto al cospetto del governatore Ponzio Pilato per essere giudicato.

Ma, non trovando nulla a suo discredito, perché non ritenuto pericoloso per il potere che Roma esercita sui territori occupati, il governatore lo affida alla giustizia dei sacerdoti che ne decretano una fine orribile e ingiusta.

Gesù di Nazareth

Occorre ricordare che era d’uso, per volere dell’imperatore, che una volta all’anno un condannato a morte venisse graziato; non sarà però Gesù il prescelto da salvare, che viene invece condannato al posto dell’assassino Barabba.

Dopo un lungo travaglio interiore, che dà la misura della sua natura umana, nell’orto del Getsemani Gesù ha modo di riflettere sul suo compito di uomo e di figlio di Dio; e non può far altro che abbandonarsi al volere degli uomini.

Dopo essere stato flagellato, e aver percorso con la croce sulle spalle il tratto di strada fino al luogo dove viene crocifisso, raggiunge il Golgota, collina dove trova la morte dopo una lunga agonia.

Trascorsi tre giorni dalla sua morte Gesù resuscita, per comparire dapprima a Maria Maddalena e poi agli Apostoli, ai quali consegna il messaggio evangelico. Scena fra le più toccanti di tutta la narrazione.

“La nuova Gerusalemme non sarà costruita sulla vendetta o sulla violenza. La saggezza di Dio riempirà la terra come l’acqua riempie il mare. Il lupo e l’agnello vivranno insieme in pace, non ci saranno più delitti né ingiustizie e la voce del pianto non sarà udita mai più…”

Focus del racconto filmico è la rappresentazione di un Gesù umano e indulgente, ma realistico; non dunque un personaggio fiabesco, anche se figura soprannaturale che opera consapevolmente in virtù del fine escatologico dei suoi gesti e delle sue azioni.

Ed è proprio questa l’interpretazione che Zeffirelli ha inteso dare del suo Gesù. Un’interpretazione che corrispondesse ad un suo preciso e puntuale punto di vista: Gesù uomo, intenso e rivelatore di grande umanità, ma anche esempio della divinità che introietta in sé. Venuto al mondo perché messaggero di una rivoluzione tutta interiore, quella che ogni individuo dovrebbe fare propria, ovvero essere artefice della liberazione dei propri peccati e di una resurrezione morale. Ovviamente, per chi crede al messaggio che Gesù ha trasmesso durante la sua breve vita.

Una dicotomia di valenza storica e spirituale senza precedenti quindi, Gesù di Nazareth, proprio per le diverse chiavi di lettura che lo sceneggiato può offrire.

Gesù di Nazareth

Un ulteriore elemento, che dà al film la connotazione di prodotto di enorme forza evocativa, sia storica come spirituale, grazie all’obiettività con cui è stato trattato un personaggio importante e non propriamente facile, è il fatto che il film Gesù di Nazareth non è stato stigmatizzato dagli ebrei, perché molte figure della gerarchia giudaica del tempo di Gesù sono state presentate in maniera oggettivamente positiva.

Che dire a proposito delle location in cui le sequenze sono state girate?

Valorizzata da un’ottima fotografia, l’ambientazione è soprattutto quella di zone site in Tunisia e in Marocco.

Dati i risultati estremamente positivi del gradimento che lo sceneggiato ha ottenuto, è naturale domandarsi: cosa giustifica un così elevato apprezzamento da parte della platea?

Innanzitutto la grande somiglianza del protagonista con l’iconografia tradizionale dell’uomo Gesù.

Trascurando gli occhi azzurri dell’attore che ha interpretato il ruolo di Gesù: è infatti quasi certo che azzurri i suoi occhi non lo fossero, Robert Powell ha ben espresso l’aspetto umano, e al contempo spirituale, e ciò grazie alla profondità del suo sguardo e all’intensità dei dialoghi che custodiscono un forte senso del soprannaturale.

E così, come l’interprete principale, anche i coprotagonisti coinvolti in una scultura narrativa appassionante.

Ognuno dei 12 apostoli ha una sua precisa caratterizzazione, manifesta maggiormente dalle loro parole, che hanno contribuito ad esprimere le loro soggettività.

Il rimanente cast, formato tutto da star internazionali di alto livello, sono stati selezionati non solo per le loro doti artistiche, ma anche per la somiglianza con le iconografie classiche dei diversi personaggi che affiancano Gesù nel suo percorso terreno.

Inoltre, la bellezza dei paesaggi e l’accuratezza della rappresentazione plastica delle scene, anche da una prospettiva storica, fanno del Gesù di Nazareth un’opera di grande spessore e una pietra miliare della TV. Perché, oltre a essere esempio di kolossal, di taglio cinematografico più che televisivo, in grado di catalizzare il pubblico, è un importante pezzo della televisione italiana dall’ineccepibile risultato espressivo.

 

Written by Carolina Colombi

 

 

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