“Il caso Mattei” di Francesco Rosi: un uomo che aveva a cuore il progresso e il benessere economico del proprio paese

“L’ingegno è vedere possibilità dove gli altri non ne vedono”. ‒ Enrico Mattei

 

Il caso Mattei

Realizzato nel 1972 dal regista Francesco Rosi Il caso Mattei, film dedicato alla figura dell’imprenditore Enrico Mattei (interpretato da Gian Maria Volontè), lo si può definire un film-inchiesta.

Ma chi era Enrico Mattei, uomo di spicco nel panorama italiano del dopoguerra?

È personaggio che arriva a calcare la scena pubblica italiana in maniera dirompente, e a ricoprire un ruolo che inquieta il mondo degli affari come quello della politica.

Uomo anticonvenzionale, dalle Marche, dove nasce nel 1906, raggiunge Milano, città in cui dà vita a una piccola fabbrica di prodotti chimici.

Vive con sofferenza il tempo del fascismo, tanto da avvertire l’urgenza di combatterlo.

E lo fa, integrandosi nella Resistenza, fino ad occupare un posto di primo piano nell’organizzazione.

Terminata la guerra, nel 1945, in veste di commissario straordinario dell’AGIP, riceve l’incarico di liquidare la compagnia petrolifera pubblica italiana fondata dal fascismo, e di cui si riteneva ormai inutile lo scopo e nulli i suoi obiettivi.

Ma, con il fiuto del grande imprenditore, anziché mettere in cantiere un organismo dall’apparenza irrecuperabile, Enrico Mattei non lo liquida, ma ne accresce il potenziale rendendolo efficiente più di quanto fosse stato in precedenza.

Uomo spregiudicato ma lungimirante, Mattei vuole dimostrare che esiste un’efficiente industria italiana degli idrocarburi, sollecitato in ciò dal fatto che nella Pianura Padana, come in altre zone del territorio nazionale, sembra esistere la presenza di giacimenti di energie utilizzabili a scopi industriali e domestici.

“Mio padre mi diceva che è brutto essere poveri perché non si può studiare, e senza studiare non si può fare strada”. ‒ Enrico Mattei

Con piglio sicuro, affiancato da persone di sua completa fiducia e instillando in loro un orgoglio tutto italiano, che li spinge a cercare le fonti nascoste nel sottosuolo, l’imprenditore vuole veder concretizzata l’idea dell’esistenza dei giacimenti e si adopera per portarli alla luce. Ma ciò che, in maniera consistente, fuoriesce dalla trivellazione del terreno, non è petrolio, ma metano, gas ugualmente fondamentale per l’economia italiana.

Il caso Mattei

Entusiasta di questo ritrovamento, dà al nuovo ente un nome emblematico: ENI, Ente Nazionale Idrocarburi.

Per questa operazione, che prende vita nel 1953, si servirà di uomini a lui fedeli fin dai tempi della clandestinità, che collaborano in una stretta sinergia d’azione e di intenti.

Dopo di che, da negoziatore qual è, intraprende una politica innovativa e spregiudicata con i paesi arabi produttori di greggio. Intesse rapporti proficui con i detentori del petrolio e conclude accordi commerciali anche ‘scomodi’, i quali attirano antipatie e rivalità da parte dei paesi già titolari di contratti per lo sfruttamento di giacimenti siti nelle zone del Nord Africa. Perché arrivato a rompere l’equilibrio stabilito dalle 7 sorelle del petrolio’, termine coniato dallo stesso Mattei per indicare il cartello del petrolio creato dalle potenze già presenti in quelle aree. America e Inghilterra innanzitutto, che con le loro compagnie petrolifere dominano il mercato petrolifero internazionale e, quale ovvia conseguenza cercano di ostacolare l’imprenditore italiano nella sua politica di conquista delle simpatie degli arabi.

Ma, la conseguenza naturale delle sue azioni è inimicarsi i due paesi, soprattutto perché la presenza di Mattei è fattore di intralcio nei giochi commerciali e politici di paesi ben più forti dell’Italia.

Lui, però, esempio di italiano dalle larghe vedute, ha un obiettivo ben chiaro: quello di risollevare le sorti di una nazione distrutta economicamente dal periodo bellico, da poco terminato.

“Uso i partiti allo stesso modo di come uso i taxi: salgo, pago la cosa e scendo”. ‒ Enrico Mattei

Personaggio sopra le righe, Mattei interviene con ostinazione a interrompere il circolo vizioso che vede la supremazia dei suoi avversari. E lo fa in maniera non propriamente limpida, secondo dettami delle leggi di mercato, forse discutibili; in quanto intende acquistare il petrolio offrendo ai paesi produttori di greggio condizioni più vantaggiose di sfruttamento delle loro risorse, rispetto a quelle proposte dagli anglo-americani.

Ma, inviso ai servizi segreti di quei paesi, come a quelli italiani, Mattei viene attenzionato fino a seguire ogni suo movimento. È tenuto d’occhio con l’unico scopo di fermare il modo di agire dell’uomo di potere che Mattei sta diventando, lì dove sta assumendo il ruolo di figura di estrema importanza per l’economia.

E non solo per quella italiana.

Il caso Mattei

È forse questo modo di operare che ha decretato la fine improvvisa e dalle caratteristiche tutte complottistiche del petroliere?

Pare proprio di sì. A distanza di tanti anni, oltre cinquanta per l’esattezza, lo stabilisce una sentenza del 2012, in un processo collegato ai fatti in questione, e che riguarda la scomparsa del giornalista Mauro De Mauro.

Considerato ‘elemento di disturbo’ di interessi economici e politici, Mattei viene eliminato dalla ribalta internazionale con uno dei mezzi più brutali a disposizione dei suoi nemici: un attentato dinamitardo centra in pieno l’aereo su cui viaggiava, di ritorno da un suo viaggio d’affari.

Nonostante la sua lungimiranza, Enrico Mattei figura simbolo della sana imprenditoria italiana, non ha capito l’ampiezza del guado in cui la sua vita navigava. Spinto dal desiderio di fare dell’Italia un paese autonomo da un punto di vista energetico Mattei è andato oltre, non rendendosi conto dello scivoloso sentiero su cui si stava inoltrando. Errore che gli è costato la vita.

Oggi, trascorso un lungo periodo dai fatti raccontati dal film, si può affermare, in quanto fatti dimostrati dalla cosiddetta verità storica, che è stato davvero un attentato a stroncare la vita e l’operato di un uomo intraprendente, ambizioso e legato al potere, ma che aveva a cuore il progresso e il benessere economico del proprio paese.

“Se in questo paese sappiamo fare le automobili, dobbiamo saper fare anche la benzina.” ‒ Enrico Mattei

Sviluppato come un giallo, Il caso Mattei è pellicola sui generis.

Corredato di interventi, che vanno oltre il racconto filmico inteso in senso tradizionale, nel film Il caso Mattei si intrecciano, infatti, informazioni provenienti da più fonti, differenti punti di vista dei personaggi intervistati, in un’indagine di stampo giornalistico, senza rinunciare a porre domande e a sollecitare risposte. Il tutto contribuisce a dare al lungometraggio la connotazione di film-inchiesta, a cui il regista ha affidato un compito ben preciso: fare chiarezza, o almeno tentare di far conoscere come si sono realmente svolti i fatti di uno degli eventi più oscuri degli anni ’60.

È un intreccio di tipo documentaristico quello realizzato, in cui, con abilità si incastrano informazioni provenienti dalle fonti più disparate e punti di vista che tanto ricordano un reportage televisivo.

Senza però trascurare il filo conduttore del racconto, incentrato tutto sulla figura di Mattei politico, come quella di uomo. Tanto da fare de Il caso Mattei uno dei film del cinema italiano fra i più significativi, che identificano Rosi come un regista di caratura elevatissima; e tale da coinvolgere lo spettatore che partecipa alla narrazione filmica in una continua ricerca dei nessi nascosti fra le trame del potere.

Il caso Mattei

Il tutto messo in campo anche grazie a un’eccellente sceneggiatura.

Film dalla strategia narrativa non convenzionale, anche per il taglio narrativo impresso al racconto, in cui si vagliano diverse tesi sulla morte di Mattei, tali da lasciare spazio a ipotesi fra le più varie, senza però emettere alcun giudizio. Compito questo che spetta allo spettatore, il quale si sente incaricato di trarre le debite conclusioni.

Quella portata sul grande schermo è una speculazione che in virtù delle immagini, da teorica si trasforma in tangibile, grazie anche all’abile regia che pone un occhio attento sui personaggi, funzionali a una vicenda politica intricata e dalle complesse e molteplici sfaccettature.

Non viene emessa alcuna valutazione nel merito, solo ipotesi fondate su un costante lavoro di minuziosa ricerca, e senza alcun riferimento ideologico, ma frutto di un’osservazione dei fatti sviscerati con dovizia di particolari. Quello realizzato da Rosi è uno spaccato lucido dell’Italia dal dopoguerra al boom economico, uno spaccato che mette anche in luce le contraddizioni del paese Italia.

A proposito della figura di Mauro de Mauro, a cui già si è accennato, è utile ricordare che il giornalista avrebbe dovuto partecipare alla realizzazione del film, ricostruendo le ultime ore di vita di Enrico Mattei; un servizio di cronaca da inserire poi nel lungometraggio. Servizio che però non fu mai realizzato.

La causa fu la scomparsa improvvisa di De Mauro, che già indagava sulla morte di Mattei, e della cui esistenza non si ebbe più traccia, neppure negli anni a venire.

Palma d’oro al festival di Cannes, Il caso Mattei fu premiato ex aequo con La classe operaia va in paradiso, pellicola anche questa interpretata da Gian Maria Volonté, protagonista di entrambi i film.

 

Written by Carolina Colombi

 

 

 

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