“La sindrome della luna storta” di Martina Stoppa: una critica all’attuale società

“Sara dice a Tiziana di accomodarsi al lavatoio. Sara è una giovane donna sui trentacinque, ha un tatuaggio dietro al collo con scritto “Love” e uno sull’avambraccio con tante farfalline in volo, proprio in mezzo a un tappeto di lentiggini. Lei è abituata a sentire discorsi assurdi, non si stupisce più di niente, quindi fa spallucce e accenna uno sguardo d’intesa alla nostra Arianna…”

La sindrome della luna storta

Opera d’esordio della scrittrice genovese Martina Stoppa, La sindrome della luna storta è romanzo dalla narrativa fresca e frizzante. Pubblicato nel 2017 da Ilmiolibro.it, La sindrome della luna storta è racconto che coinvolge il lettore, tanto da non consentirgli di abbandonare la lettura se non raggiunta la parola fine. Libro, quindi, da “leggere tutto d’un fiato”.

Il personaggio intorno cui ruotano tutte le vicende narrate porta il nome di Arianna, giovane ricercatrice universitaria alle prese con l’inizio della sua carriera lavorativa; che, però, almeno in un primo momento, non sembra corrispondere alle sue aspettative. Per dirla con un linguaggio giovanile, forse un po’ abusato ma esplicito, agli occhi degli altri, Arianna appare come una “sfigata”.

“L’estate è passata, afoso inframezzo alle lunghe giornate di lavoro. Sempre chiusa in quel freddo edificio, la nostra eroina è riuscita a vincere il premio per la pelle più bianca d’Italia. Già emaciata di natura infatti, la sottile membrana volge a un color verdognolo che sa di malaticcio a causa dell’esposizione prolungata alla luce artefatta dei neon…”

Accanto a lei un’amica sincera, quella di sempre, anch’essa coinvolta in vicende lavorative e amorose che non lasciano molto spazio a prospettive future.

Ed è fra fatti e fatterelli vari, vicende altalenanti, i quali fanno delle giornate di Arianna un presente pieno di incertezze, che si sviluppa la gradevole trama de La sindrome della luna storta.

Ma, in fondo, Arianna è persona positiva, non si lascia scoraggiare dalle difficoltà, e le affronta con spirito di iniziativa e un pizzico di buonumore, ancora in compagnia della sua fedelissima compagna d’avventure.

Personaggio caratterizzato con bravura, Arianna è figura molto aderente alla realtà. Perché autentica, con le debolezze e le molte provvisorietà che ogni giorno la vita le mette davanti.

“Le automobili coi loro rumorosi motori e strombazzi non si sentono quasi più, il caldo è solo un lontano ricordo, così come il freddo insano del supermercato. Ah che bello vedere la felicità nel volto della nostra amica, le gote velate di rosa per l’emozione, l’emozione della speranza che contemporaneamente nasce e si trasforma in realtà…”

Ma gli ostacoli che la giovane si trova a dover fronteggiare non le incutono timore, perché lei va oltre, e di buon grado accetta il suo presente. È figura vivace l’Arianna, tratteggiata con abilità dalla scrittrice è figura in cui molte giovani di oggi potrebbero riconoscersi, con lei identificarsi, e trovare un po’ dei loro sogni, delle loro aspettative, che a volte vanno deluse, altre volte, invece no.

Perché Arianna è personaggio realistico, che attraverso le garbate parole di Martina Stoppa, prende vita e fa sognare il lettore, facendolo partecipe delle vicende in cui le due amiche si trovano coinvolte.

Al punto che, grazie all’ottima penna della Stoppa, viene trascinato a provare le stesse emozioni della protagonista.

Martina Stoppa

Arianna la si può definire un’eroina dei nostri giorni, che a fatica supera i cambiamenti che le vengono messi davanti, ma che infine è ripagata dai sacrifici compiuti e, dopo un agognato percorso lavorativo, vede riconosciute le proprie capacità.

“Eccoci giunti alla tanto attesa vigilia di Natale. Come la maggior parte dei cittadini, anche la Cetra risente della festosa atmosfera, tanto che nei pochi momenti di riposo la sentiamo abbandonarsi alle rassicuranti melodie dei secolari canti…”

La sindrome della luna storta la si potrebbe catalogare come una favola moderna, perché voce narrante di tutto il racconto è un menestrello, un personaggio che commenta i fatti e interloquisce con il lettore.

Ed è questo aspetto che offre alla narrazione un tocco di originalità, tale da realizzare una lettura piacevole ed appagante. Lettura in cui si può scorgere la capacità, tutta al femminile, di esorcizzare i luoghi comuni e affrontarli in modo disincantato e con una buona dose di umorismo.

Ad un primo e approssimativo approccio, La sindrome della luna storta può apparire come un romanzo che contempla in sé una critica all’attuale società, incapace di offrire a molti giovani un posto di lavoro adeguato al titolo di studio acquisito. La si potrebbe intendere come una critica sulla realtà del precariato in cui le nuove generazioni sono limitate, e sullo scarso valore, quasi nullo, attribuito al compito di ricercatore, ma La sindrome della luna storta non è nulla di tutto ciò.

È semplicemente una bella favola raccontata con leggera scorrevolezza, nonostante si percepisca una capacità di espressione non comune, uno spessore del registro linguistico che è sì colloquiale, ma che fondamentalmente nasconde una capacità di esprimersi di valida portata.

Capace di descrivere con ottime parole la realtà giovanile, perché in essa è inserita, la giovane Martina Stoppa prima di essere scrittrice è ingegnere; ed è forse in virtù degli studi completati, e della frequentazione del mondo accademico, che ha saputo descrivere con ampia capacità l’approccio dei giovani con il loro primo impiego.

“È il 29 febbraio, è passato già un anno dall’inizio del nostro cammino insieme. Arianna, la bellissima “farfalla”, si trova ora seduta sulla spiaggia. Una coperta a quadrettoni rossi e verdi isola il suo corpo dal freddo delle pietre lisce che formano la trama del terreno…”

 

Written by Carolina Colombi

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *