“Non sono un assassino” di Francesco Caringella: un’anomala vicenda in cui nulla è come sembra

“Telefonate, riunioni, interrogatori e visite in carcere scandivano il fluire delle sue ore in Procura. Un’apnea prolungata. Un’unica pausa, un panino divorato in ufficio con il fido segretario Vincenzo Paolillo o un’insalata butta giù al bar insieme a qualche collega…”

Non sono un assassino

Opera prima di Francesco Caringella, Non sono un assassino è un libro giallo pubblicato nel 2015 da Newton Compton Editore.

Attraverso un realismo narrativo l’autore conduce il lettore nei meandri della giurisprudenza, fino a scoprire come in un processo, spesso, menzogne e verità s’intreccino, legate da un sottilissimo filo.

Il protagonista del romanzo, Francesco Prencipe, è un uomo delle istituzioni accusato di omicidio.

Omicidio brutale, come qualsiasi omicidio, ma questa volta l’uccisione pare essere senza alcuna spiegazione.

La vittima, amico carissimo del vicequestore Prencipe, è Mastropaolo, magistrato noto per le sue indagini contro la nuova camorra pugliese. Ed è persona integerrima, e perciò al di sopra di ogni sospetto su un suo possibile coinvolgimento in una qualsivoglia nefandezza. Motivo per cui la sua morte rimane un mistero.

C’era forse una ruggine antica fra i due?

Si chiede il pubblico ministero incaricato di esplorare il presente e il passato del poliziotto.

“Bene, se l’indagato non ha nulla da aggiungere, per me può bastare. Sentenziò il sostituto procuratore. La sua voce mi graffiò come un’unghia avvelenata. L’interrogatorio era finito. La battaglia per riconquistare la libertà era appena iniziata”.

Caringella rappresenta, per mezzo di descrizioni ben precise, ogni personaggio che dà vita alla tessitura della trama con una particolare concretezza.

Soprattutto il protagonista, raccontato dall’autore con i suoi difetti e le sue virtù, è animato da emozioni intense e contrastanti, che lo portano a lottare per dimostrare la propria innocenza. Sarà con una tenacia senza limiti che il vicequestore, vittima di un’accusa infamante, farà di tutto per avvalorare la propria tesi, ovvero non aver commesso il delitto del magistrato Mastropaolo.

E mentre il poliziotto porta avanti la sua battaglia, quest’ultima diventa tramite per far chiarezza nei propri sentimenti.

Il proprio presente e passato vengono da lui scandagliati con assoluta sincerità, e partecipa il lettore dei suoi momenti difficili, causati da scelte sbagliate che l’hanno trascinato in un vortice senza via d’uscita. Ma cosa grave hanno provocato l’allontanamento della moglie.

Sarà dunque solo con la forza della volontà che Francesco Prencipe deve provare la sua presunta estraneità ai fatti. Presunta, perché in quest’anomala vicenda nulla è come sembra.

“Il colloquio si svolse nell’ufficio del direttore del carcere. Un colloquio tra vecchi amici, separati da un metro di distanza e da chilometri di diffidenza. Eravamo seduti l’uno di fronte all’altro. In mezzo a noi una scrivania di legno massiccio, venato da striature anarchiche che spiccavano in una stanza arredata con zelo burocratico.”

Francesco Caringella

La narrazione di Non sono un assassino è ricca, corposa, con metafore e similitudini che rendono il romanzo accattivante, consentendo al lettore di immergersi completamente nelle vicende narrate.

Come se, da spettatore, assistesse a una lunga sequenza cinematografica, dopo aver affiancato il presunto colpevole teso alla ricerca della verità processuale. E, perciò a discolpare se stesso dalla pesante accusa che gli viene mossa dalla Procura.

Gli interrogativi, inquietanti, che l’uomo si pone, rimangono tali fino al termine del libro, lasciando coloro che si approcciano al romanzo in una continua attesa, al fine di conoscere la sorte del protagonista del romanzo. Il quale continua a proclamarsi innocente ed estraneo ai fatti per cui rischia di essere condannato a vita.

Raccontato in prima persona, ben costruito e singolare, Non sono un assassino è romanzo fuori dagli schemi consueti. Il suo ritmo è vivace, con parole e frasi che si intrecciano rincorrendosi l’un l’altra come in una danza cadenzata; tale da poterlo definire come libro da “leggere tutto d’un fiato”.

L’ambientazione in cui la trama del romanzo si sviluppa è suggestiva: quella della Puglia d’inizio autunno. Fichi d’India, piante di capperi ed eucalipti a celebrare la vegetazione, tipica della macchia mediterranea, in cui la villa della vittima è immersa e luogo nel quale si è consumato l’orrendo omicidio. Descrizioni tutte che aggiungono un ulteriore tocco di verismo alla narrazione.

A fare da quinta scenografica a questo seducente romanzo giallo, oltre a siti di vario interesse geografico, è anche la città di Bari.

Quindi il finale. Cosa dire in proposito?

È opportuno evidenziare che è inaspettato, inusuale, diverso da quello che ci si può attendere in pubblicazioni dello stesso genere. Perché quando l’indagine si conclude, e il colpevole viene svelato, il lettore è pienamente soddisfatto.

“Signori della Corte, io dimostrerò la colpevolezza dell’imputato. Dimostrerò, oltre ogni ragionevole dubbio, che il vicequestore Francesco Prencipe ha barbaramente ucciso, con un unico, vigliacco colpo d’arma da fuoco il suo miglior amico.”

 

Written by Carolina Colombi

 

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