Sardegna da scoprire #13: Nurra, Alghero, le Grotte di Nettuno ed il sacrificio di Villanova

Prima di scendere verso i misteri del Campidano, voglio chiudere la visita virtuale del Nord Sardegna. Il prossimo articolo sarà l’ultimo, per il Nord.

Grotte di Nettuno
Grotte di Nettuno – Alghero

Lo farò toccando alcuni dei luoghi più belli del mondo, Nurra, Alghero, Grotte di Nettuno e zone interne.

Chi non conosce Stintino? Celebrata come una delle mete turistiche più ambite della Sardegna, è il paese costruito per gli abitanti dell’Asinara, esiliati dall’Isola quando divenne un penitenziario, a metà ‘800.

La spiaggia bianchissima e la Torre dell’Isola Piana, la Pelosa.

Ma la Nurra ha in sé la radice stessa, Nur, che identifica il monumento simbolo della Sardegna e basta seguirne le coste per raggiungere, sulla costa Ovest, Porto Ferro, l’unico porto nuragico riconosciuto come tale, fin’ora.

Vi avviso, sarà un viaggio a volo d’aquila, altrimenti, per descrivervi bellezze di Nurra, luoghi, odori e sapori della zona dovrei scrivere un romanzo.

Voliamo dunque come aquile, anzi, come Falchi della Regina, che troviamo ancora, liberi e orgogliosi, a signoreggiare su questi cieli.

Scendiamo a sud a Capo Caccia, ma non vi parlerò delle meravigliose Grotte di Nettuno, e nemmeno delle torri (una di chiara costruzione araba) che sorvegliano il Nympharum Portus. Tanto bello è il golfo che i romani pensavano fosse abitato dalle ninfe marine, figlie di Nettuno.

La grotta Verde è molto più interessante, anche se non visitabile, per i resti dei primi abitatori della Sardegna ancora presenti in quel luogo.

I resti di una ricca villa, poi, ormai sommersi e quasi scomparsi, dimostrano l’amore dei colonizzatori romani per questo luogo.

Sant’Imbenia
Sant’Imbenia – Sardegna

Ma dietro la villa romana, nascosto da un orrendo albergo ormai diruto, c’è un Nuraghe, Sant’Imbenia, che rivela le tracce del commercio sardo nell’età del bronzo, con ritrovamenti di un mercato aperto all’Oriente e all’Occidente mediterraneo, senza contare i non trascurabili contatti col Nord Africa.

Il villaggio attinente al nuraghe arriva fino al mare, come, si sospetta, quello di Palmavera, unico nuraghe che, ancora, conserva tracce dell’intonaco che rivestiva tutti i nuraghi, in antichità. Un intonaco di malta color sabbia che doveva dare al nuraghe e al villaggio, a chi arrivava dal mare, l’impressione che fosse costruito con l’oro.

Poi voliamo ad Alghero, e alla sua Storia.

Il Centro storico porta le tracce della sua origine, lontano dalla città romana di Carbia, di cui si conosce solo l’ubicazione di una delle necropoli, scavata e poi, con grande scandalo, utilizzata come fondamenta per una serie di condomini.

Storia di Alghero, dicevamo, che si lega a quella del territorio.

A Olmedo c’è Monte Baranta, la Muraglia Megalitica più famosa della Sardegna, immersa nel silenzio della campagna sarda.

Poi c’è la Storia che vi voglio raccontare, quella di Villanova Monteleone.

Alghero, come tutti sanno, fu fondata dai Doria, su concessione dei Giudici di Torres, intorno al 1100. Era lo sbocco al mare del feudo di Monteleone Roccadoria, castello di famiglia da una pochi anni, da quando, cioè, gli arabi di Spagna, fiaccati da un’epidemia (malaria?) abbandonata la Sardegna lasciarono mano libera a genovesi e pisani che, come avvoltoi, si precipitarono sull’indebolito Giudicato per smembrarlo e inghiottirlo.

Villanova nacque in quegli anni. I sardi che mal sopportavano i Doria, signorotti rozzi e rapaci, lasciarono Monteleone e fondarono Villanova, a qualche chilometro di distanza, quanto bastava a levarsi dalla loro signoria.

Villanova
Villanova – Sardegna

In seguito molti di loro, al richiamo della libertà offerta da Mariano IV, il più grande tra i Giudici Sardi, padre della mitizzata Eleonora, concorsero a fondare Burgos, fatta apposta per ospitare ogni sardi fuggisse dalla tirannide aragonese, genovese o pisana o dei Doria, o dei Malaspina.

Alghero passò all’Aragona dopo che tre dei sei Doria proprietari del piccolo (allora) porto, decisero di vendere la cittadina ai catalani. Del resto la fame di soldi e di titoli di questa famiglia ormai sardizzata, è leggendaria, come la slealtà dei suoi componenti.

Tradirono tutti, i Doria di Sardegna, aragonesi, Giudici di Torres e di Arborea, e si tradirono anche tra di loro, troppo prolifici e avidi per farsi bastare le ricchezze di famiglia. Restarono fedeli solo a Genova, da loro considerata come unica patria.

Persino Brancaleone Doria, marito di Eleonora d’Arborea, figlio bastardo e padre naturale di figli mai riconosciuti, oltre a tradire la moglie tradì chiunque si fidò di lui.

Solo una volta, dicevo, i catalani furono buttati fuori da quella che andava a diventare una fortezza imprendibile.

E fu grazie ai cittadini di Villanova, guidati da tal Meloni che, nel 1353 liberò la città e massacrò la guarnigione aragonese al grido di “Arborea, Arborea”, costringendo il comandante della guarnigione a fuggire calandosi dalle muraglie, in mare.

Villanova Monteleone
Villanova Monteleone – Sardegna

Poi, per sette mesi la resistenza di poche centinaia di milizani al re Pietro IV d’Aragona e alle sue migliaia di cavalieri, non meno avidi dei Doria di soldi altrui e di titoli.

Fu eroica, la resistenza, grazie anche all’aiuto del Giudice Mariano IV, che circondate le truppe straniere, concordò col nemico un armistizio che riconsegnò la Città al Re catalano, ma gran parte della Sardegna al Giudice e un salvacondotto agli eroici difensori di Alghero.

Il sacrificio dei villanovesi è passato alla Storia.

Ecco, quando andate ad Alghero, la Porta della Sardegna, ricordatevi dei sardi morti per la libertà. Cento anni dopo la perdemmo e non l’abbiamo più riottenuta.

 

Written by Salvatore Barrocu

 

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