Selfie & Told: Fiorenzo Mengozzi racconta il suo progetto da solista Uomo a vapore

Sono un musicista anomalo e versatile, mi distinguo per lo stile ibrido, un connubio fra folk tradizionale e slanci rock. Principalmente sono batterista e percussionista, ho cominciato a studiare batteria e ritmica a 13 anni dopo essermi incantato ad osservare un’orchestrina di liscio in una sagra di paese.

Fiorenzo Mengozzi – Uomo a vapore

Una volta conosciuto il rock mi sono fatto crescere i capelli fino al sedere e sono finalmente uscito allo scoperto, militando nella scena underground ravennate degli anni ’90.

Nel 1995, dopo anni di faticosi carichi/scarichi e monta/smonta, ho scoperto la musica tradizionale irlandese ed il bodhràn, strumento decisamente più trasportabile di una batteria e versatile a sufficienza da stimolare la mia curiosità. Per alcuni anni ho quindi coltivato un’anima più folk e popolare suonando nei “Kilfenora”, “Petrangula” e “Ferro Battuto”. Dal 2003 sono insegnante di bodhràn e cucchiai presso la Scuola di Musica Popolare di Forlimpopoli.

Nel 2005 entro a far parte dei “Marcabru” dove alterno batteria e percussioni, contribuendo a portare il sound del gruppo definitivamente verso la sperimentazione di sintesi tra tradizione e modernità. Dal 2014 sono tornato a suonare l’amata musica tradizionale irlandese con la formazione “Green Land Trio“. Nel 2016 ho maturato la voglia e l’esigenza di metterci la faccia con il progetto “Uomo a vapore“.

Ed ora beccatevi questa Selfie & Told!

 

F.M.: Ma quanta roba fai? Come fai a trovare le energie per stare dietro a tutto?

Fiorenzo Mengozzi: Di certo non ho occasione per annoiarmi! Faccio l’impiegato, il babbo, il marito, l’insegnante alla Scuola di Musica popolare di Forlimpopoli e suono nell’Orchestrona della scuola, suono nei Marcabru, nei Green Land Trio, nei Wishlist, nel Trio Mariquita ed ora, con lo pseudonimo Uomo a vapore, ho prodotto l’omonimo spettacolo teatrale e ne ho composto la colonna sonora. Il fatto è che non riesco a stare fermo ed ho imparato ad organizzarmi, sono diventato maestro di incastri, a volte azzardati, ed ho una famiglia molto molto comprensiva!

 

F.M.: Chi ti ha iniziato alla musica, come l’hai scoperta e quali sono stati i tuoi primi ascolti?

Fiorenzo Mengozzi: In terza media ero a rischio bocciatura (ma non ditelo a mio figlio!) e mi innamorai della batteria ascoltando un’orchestra di liscio, così chiesi di riceverla come regalo per l’eventuale promozione. Mi impegnai davvero e mi guadagnai un’estate a lezione dal batterista della stessa orchestra, il mitico Dante Giotto, che abitava nel mio stesso paese. Qualche mese dopo passai al rock, nel periodo dell’esplosione del grunge e questo genere è rimasto nel mio cuore, i Pearl Jam su tutti. Fino ad allora i miei ascolti erano veicolati dai miei genitori, in casa andava molto De Andrè, Il Banco del Mutuo Soccorso, PFM e Fiorella Mannoia.

 

F.M.: Uomo a vapore cos’è, cosa significa?

Uomo a vapore

Fiorenzo Mengozzi: Uomo a vapore è lo pseudonimo che mi sono dato per i progetti (musicali e non) che curo in prima persona. Il primo progetto che ho realizzato, al quale ho dato sempre lo stesso nome, è uno spettacolo teatrale con Roberto Mercadini. UAV infine è un disco, di fatto il mio primo disco da “solista”, ossia la colonna sonora dello spettacolo teatrale. Essere “uomo a vapore” significa avere la capacità di dosare il carbone nella caldaia, calibrare la giusta velocità. Facendo muovere ingranaggi e meccanismi apparentemente inconciliabili essere in grado, in un tutt’uno organico, di camminare con passo naturale pur senza rifuggire la modernità.

 

F.M.: Cosa ti ha portato a dare vita a Uomo a vapore?

Fiorenzo Mengozzi: La gestazione per portare alla luce UAV è stata lunga e graduale, ci sono voluti anni. Avevo già cominciato a comporre per i Marcabru, ma avevo il desiderio di realizzare qualcosa di più personale, di portare in scena un’estetica diversa, di sperimentare un sound differente da ciò che avevo prodotto fino ad allora. Volevo metterci la faccia, avere un progetto che potessi ideare, assemblare e promuovere in autonomia. Inoltre ho escogitato un modo per poter sfoggiare gilet, papillon e bretelle!

 

F.M.: Quanto Fiorenzo c’è in Uomo a vapore e quanto Uomo a vapore c’è in Fiorenzo?

Fiorenzo Mengozzi: Domanda marzulliana! Ho sempre avuto una personalità artistica sfaccettata, mi piacciono cose molto diverse, ho sempre avuto interessi differenti e chiaramente UAV rappresenta una di queste identità che in me convivono. UAV è forse il mio “io” più intimo che ancora poco si era visto e sentito. Rappresenta ciò che vorrei essere ma che spesso non sono, è un ideale al quale tendere.

 

F.M.: Come trasformi un’idea in musica?

Fiorenzo Mengozzi – Uomo a vapore

Fiorenzo Mengozzi: Il processo creativo di una composizione musicale, per quanto mi riguarda, parte sempre da una linea melodica che fischietto o canticchio mentre guido o cammino. Quelli sono i momenti nei quali la mia mente, meno distratta dalla quotidianità, è più libera di viaggiare. La registro appena possibile con mezzi di fortuna e la lascio decantare. Se una volta ripresa in mano la trovo convincente proseguo, dandogli una forma più strutturata ed aggiungendo ritmica, accompagnamento e seconde voci. Il momento magico in cui sento per la prima volta quel motivetto fischiettato eseguito da musicisti veri è sempre da pelle d’oca!

 

F.M.: In uno spettacolo come UAV dove musica e parole si sposano, non c’è il rischio che una parte prevalga sull’altra?

Fiorenzo Mengozzi: Questa è stata la grande scommessa dello spettacolo! Per esperienze pregresse sapevo perfettamente che questo sarebbe stato un grosso pericolo ed ho tentato, fin dall’idea embrionale, di trovare una soluzione credibile. In termini pratici ho lavorato sulla musica in modo che non fosse invasiva ed ho chiesto a Roberto Mercadini (che ha elaborato i testi di suo pugno) di appoggiarsi, prendere spunto ed interagire il più possibile con le musiche che ho composto e i rumori meccanici che le caratterizzano.

 

F.M.: Come interagisce UAV con l’attività di musicista nelle varie band?

Fiorenzo Mengozzi: Trovo che suonare in contesti differenti e con persone diverse, magari spaziando in vari generi musicali, possa essere un buon modo per sviluppare la propria crescita personale. Molti vivono la propria band come una famiglia, una tribù di appartenenza da non tradire mai. In realtà ritengo che uscire dal seminato cimentandosi al di fuori del proprio contesto abituale, permetta di riossigenare le idee e dia la possibilità di portare all’interno della propria band spunti interessanti e inaspettati. Chiaramente rispetto per le persone e buon senso non devono mai mancare.

 

F.M.: In una situazione attuale in cui non c’è mai tempo… l’artista non ha il tempo di stimolare la propria immaginazione, il giornalista non ha il tempo di intervistare e così via, come immagini il futuro che ci attende?

Fiorenzo Mengozzi – Uomo a vapore

Fiorenzo Mengozzi: È difficile immaginare il futuro di un mondo vertiginosamente in corsa. Ci sono state più svolte epocali negli ultimi 100 anni che nei precedenti 2000! Per lungo tempo ho pensato che l’uomo ad un certo punto si sarebbe fermato, sarebbe tornato alle origini, ai bisogni essenziali. Ora credo molto meno alle rivoluzioni e non penso nemmeno che ci autodistruggeremo. Il concetto alla base di UAV è semplice: trovare l’equilibrio. L’uomo si adatterà alle nuove situazioni, come ha sempre fatto, svilupperà soluzioni di vita sorprendenti ed ad oggi impensabili. Occorre solamente adattarsi con consapevolezza, stando attenti a non farsi travolgere.

 

F.M.: Collezioni strumenti?

Fiorenzo Mengozzi: Mi piacerebbe ma le finanze non lo permettono. Amo gli strumenti musicali e negli anni ne ho accumulati molti, alcuni sono decisamente particolari. Per esempio il flauto da naso, l’epinette de vosges, le launeddas o la concertina. Ho seri problemi di spazio, infatti i miei 3 set di batteria sono gentilmente depositati a casa di amici!

 

F.M.: Qual è il tuo grande sogno nel cassetto?

Fiorenzo Mengozzi: Sono sempre in imbarazzo nel rispondere a domande sui desideri, perché ho imparato che nella vita ogni cosa ha un prezzo, una contropartita… Uno dei proverbi che trovo più reali è «attento a ciò che desideri, perché potrebbe avverarsi». Forse il mio unico vero grande sogno nel cassetto è di lasciare una traccia tangibile del mio passaggio.

 

Written by Fiorenzo Mengozzi

 

 

Info

Sito Uomo a vapore

 

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