Sardegna da scoprire #9: la storia dimenticata dei Caddos Birdes permane nello stile mozarabico di Sassari

Parlare della Sardegna, è facile, vista la sua bellezza. Poi, ormai, chiunque può arrivarci, sempre se disposto a sottostare ai taglieggiamenti di compagnie navali o aeree.

Caddos Birdes
Sos caddos birdes – Lodè

Conoscere la Sardegna, invece, può risultare un po’ più difficile soprattuto quella dei Caddos Birdes.

Socievoli ma chiusi, accoglienti ma discreti, i sardi non danno confidenza a nessuno, in genere. Bere un bicchiere di birra assieme ad uno di loro non significa esserne amici.

Così la Storia di quest’isola, come i suoi abitanti, è davanti agli occhi di tutti, ma in pochi arrivano a capirla.

Anche noi sardi non ci riusciamo, molte volte.

Allora voglio raccontarvi la nostra storia come me l’hanno raccontata i miei genitori ed i miei nonni.

Sos Mannos, gli Antenati che, nella traduzione errata di chi è arrivato dal mare, diventano i Giganti. Ma Sos Mannos, in Sardegna, sono i venerati progenitori, grandi in onore e in opere, anche se non di statura.

Certo, abbiamo leggende sui giganti, chi potrebbe aver costruito i possenti monumenti che plasmano il paesaggio dell’Isola se non Giganti? Dimentichi dell’ingegno dei nostri avi, ci immaginiamo esseri diversi per spiegare la nostra piccolezza attuale.

Ma giganti erano, nell’ingegno, quelli che progettarono e innalzarono al cielo i Nuraghi, costruirono Tombe per i loro Eroi, scavarono monumenti perfetti per le loro Fonti Sacre.

Ognuno di noi, indegni eredi di tanta civiltà, conosce la propria storia in un modo diverso.

Ecco, io vi racconterò la mia, la maniera di vedere la Storia, come l’ho imparata dai racconti dei miei antenati e dalle pietre dove giocavo da bambino.

Ci vorrà un po’ di tempo, mettetevi comodi e, se volete, continuate a leggere, oggi e nelle settimane a venire. E, come in tutte le storie, da qualche parte bisogna pur cominciare. Non inizierò dalla notte dei tempi, tranquilli.

C’è una leggenda che gira per il Nord Sardegna, vi racconterò questa favola e la Storia da cui è nata, seguitemi con indulgenza, divento logorroico quando parlo della mia Terra.

Basilica San Gavino
Basilica San Gavino – Porto Torres – Cattedrale Giudicale

Ogni bambino del Logudoro, dell’Anglona e della Romangia conosce la storia dei “Caddos Birdes” dei “Cavalieri Verdi”.

 A me la raccontò mio padre, un giorno che, passeggiando sulle sponde del lago Coghinas, indicandomi le terre di famiglia, allagate nel 1924 per creare quel bacino artificiale, mi spiegò che li sotto, oltre alle nostre radici, c’era un villaggio sommerso, San Pietro di Ossona.

Passeggiando mi disse che quel paese, antichissimo, era stato distrutto, in un passato lontano, dai Cavalieri Verdi, discesi dall’Anglona, in una turbinante, fulminea carica.

Poi, del paese, fu ricostruita solo la chiesa, sacrificata al progresso, mai arrivato però, insieme al futuro di molte famiglie.

Chiesi chi fossero mai, questi cavalieri verdi, ma lui non seppe rispondermi. “Questa è la storia che mi raccontò mio nonno. Non feci domande perché, come tutte le storie che si raccontano ai bambini, sono solo “contos de foghile” racconti per tenerci buoni.” mi rispose.

Io sono curioso e, a differenza sua, di domande ne ho fatte e me ne sono fatte fin troppe. Così, a furia di domande e letture, ho scoperto alcune cose.

I Cavalieri Verdi, usati nelle leggende per punire ogni atto ingiusto commesso da Majorales troppo avidi o regnanti ingiusti, hanno una corrispondenza storica altrettanto seducente.

Nel 1016 il Rennu di Torres, Giudicato ricco e potente, venne invaso dai cavalieri di Mujahid, Principe di Denia e delle Baleari, in cerca di una corona regale.

La Storia è parca di notizie, ma le cronache del tempo, arabe e cristiane, danno un’idea abbastanza precisa degli eventi.

Mujahid sbarcò uomini e cavalli presso Alghero e, in una battaglia decisiva, distrusse l’esercito del Giudice di Torres ed il suo esercito, uccidendo il Giudice stesso.

Iniziò così un’occupazione che durò sette anni. Dalla sua nuova base sarda, Mujahid tormentò Genova, Pisa e Luni, saccheggiando e distruggendo ogni cosa.

Duomo di Sassari
Duomo di Sassari

In questi anni, mentre le navi spagnole dominavano il Tirreno, la cavalleria del conquistatore imperversò per tutto il Rennu, mentre il novello Re costruiva la sua nuova capitale in un luogo non contaminato, religiosamente, da chiese e monasteri e ricco di acque.

Sassari, penso, non esisteva prima di quegli anni tranne che per qualche villa romana ormai diruta e i resti dell’acquedotto che dissetava Porto Torres, vera Capitale del Rennu.

Questi Cavalieri, coi loro cavalli agili, veloci e nervosi, colpirono molto i sardi, che amano, si sa, moltissimo i cavalli e rispettano chi li sa cavalcare.

I cavalieri musulmani vestivano di verde, il colore dell’Islam, e avevano verdi bandiere.

Dopo sette anni una grave epidemia, malaria si suppone, costrinse i conquistatori a rinunciare al regno appena conquistato, Mujahid tornò a Denia ed un nuovo Giudice si insediò a Porto Torres. Ma il Regno non fu più forte come prima ed era destinato a cadere appena un centinaio di anni dopo sotto le mire di avvoltoi arrivati dalla Terramanna.

Comunque gli arabi di Spagna ci hanno lasciato alcune eredità. L’architettura di Sassari, col cuore del Duomo in stile Mozarabico e le stradine strette e tortuose del centro storico, e la leggenda dei Cavalieri Verdi, che galoppano ancora per le nostre valli, seminando terrore, nei racconti dei vecchi.

 

Written by Salvatore Barrocu 

 

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