Selfie & Told: la band Ferbegy? racconta il nuovo album “Roundabout”

Noi siamo i Ferbegy?, quartetto electro-rock-dream pop e ci presentiamo qui su Oubliette Magazine per la rubrica Selfie & Told il nostro nuovo album “Roundabout”.

 

Roundabout – Ferbegy?

I Ferbegy? nascono nel 2009 a Bolzano per volontà dei fratelli Dario Mongelli (chitarre/voce/elettronica) e Anna Mongelli (voce/tastiere/noise). Nei primi anni, al fianco di Mirko Giocondo (basso) e Thiago Accarrino (batteria), abbiamo cercato di sviluppare il nostro sound, facendoci ispirare dal folk-rock britannico degli anni 60/70 (Fairport Convention, Bert Jansch, Nick Drake), dalle sonorità eteree “ottantiane” di Talk Talk (Spirit of Eden), Echo and the Bunnymen e da band di musica elettronica come Mount Kimbie e Apparat.

Abbiamo avuto la fortuna di registrare un EP con David Lenci (“What if trees could speak” 2010) e nel 2014 siamo andati in studio per registrare il nostro primo album “Soul Echoes” ai NoLogo Studio’s di Laives (BZ) pubblicato da Riff Records. Nel 2016 abbiamo iniziato a scrivere nuova musica miscelando sempre di più l’elettronica a strumenti e suoni analogici.

Federico Groff (batteria) e Ale Damian (basso/chitarra) sono entrati a far parte della band delineando da subito una nuova e stimolante direzione creativa. Il 5 maggio, dopo un anno di lavoro, uscirà “Roundabout registrato da Ale Damian al Microcosmopop di Bolzano e pubblicato dalla fedelissima Riff Records.

 

F.: Cosa rappresenta “Roundabout”?

Dario Mongelli: Tradotto “Roundabout” significa rotatoria o giostra. Per noi “Roundabout” è un anello di congiunzione di strade diverse, una via che non ha inizio né fine ma rincorre se stessa in un ciclo continuo. Credo sia un titolo che rappresenti molto bene l’approccio con cui abbiamo creato, arrangiato e registrato questo album, suonando tutti gli strumenti live ma con un approccio “elettronico”, creando pulsazioni ritmiche circolari, colorate da tappeti sonori ambient, noise e melodie vocali folk e pop.

 

F.: Ferbegy??

Ferbegy? – Anna Mongelli

Dario Mongelli: Ferbegy? vuol dire “Verstehen Sei?” ovvero “Capisce lei?” in tedesco, pronunciato con accento pachistano dal capo reparto di una ditta per cui lavoravo, che si occupava di vendita di vino in Germania tramite call-centre. Era una parola magica che il capo reparto usava per vendere centinaia di euro di vino a simpatici signori della media borghesia germanica, i quali trascinati in un vortice di parole e suoni misteriosi, venivano catturati, ipnotizzati ed indotti ad acquistare prodotti vinicoli tra i più svariati.

 

F.: Il nome è stato utile quindi ad incrementare la vendita della vostra musica?

Dario Mongelli: Assolutamente… no… più che altro ha creato molta confusione fra i presentatori dei concorsi musicali (“Ed ecco a voi i Grebfsarugyiie… come vi chiamate scusa?), sconforto fra i giornalisti (“Ferbebbi…” no “Fereggyb…” no “Fuffulli”… sì ok va bene) e scherno fra gli amici (“hahahah…”).

 

F.: La vostra musica sembra molto seria e riflessiva. Non va un po’ in contrasto con quello che hai appena dichiarato?

Dario Mongelli: Perbacco che domande scomode! Sì certo, va in contrasto, come spesso fanno le emozioni dentro di noi, non per questo è necessario frenarne alcune e liberare solo quelle che sembrano più “cool” e misteriosamente interessanti. Siamo creature molto più complesse noi esseri umani!

 

F.: Ti sei innervosito? Vuoi una sigaretta?

Dario Mongelli: No, grazie… adesso mi passa.

 

F.: Tre brani rappresentativi dell’album?

Ferbegy?

Dario Mongelli: “How many times” un blues elettronico, caratterizzato da un lento ed inesorabile incedere accarezzato da chitarre ambient, che lasciano spazio a parole semplici e dirette. Il videoclip girato da Aaron Damian ha catturato alla perfezione le emozioni di questa canzone. “Butterfly Lullaby” è il secondo singolo. Descrive il cambiamento, la ciclicità della vita ed il suo continuo mutare; la batteria nervosa e saltellante emula il suono delle ali di una farfalla mentre si intrecciano melodie di chitarra e voci. Infine “Forest Ranger”, brano che più di tutti unisce la nostra passione per il folk, all’elettronica/ambient/noise.

 

F.: I dischi da mettere nell’ipod a volume sparato quando si va ad un concerto di Laura Pausini?

Dario Mongelli: Avocet-Bert Jansch, Crooks & Lovers-Mount Kimbie, Live at Leeds University-The Who, Liege & Lief-Fairport Convention, Antico Adagio-Lino Capra Vaccina, In Utero-Nirvana, Tehillim-Steve Reich, Emozioni-Battisti, Pink Moon-Nick Drake… e altri duemilamille. Poi ascolterei anche il concerto di Laura Pausini cercando di uscire dai miei preconcetti… e poi con quello che costa!!

 

F.: Grazie

Dario Mongelli: Di niente.

 

Written by Ferbegy?

Photo Band by Michela Campaner

 

 

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