Le métier de la critique: Saffo tra antico e moderno, il culto della Natura #2

Se in Omero la natura esiste per intermediazione degli dei che creano cielo e terra, monti e isole, Saffo compie una rivoluzione anche nel rapporto uomo/natura. Potremmo definire Saffo una poetessa sovversiva perché cambia la percezione che l’uomo ha, non solo dell’amore, ma anche della natura.

Saffo

La natura saffica viene infatti attraversata dallo sguardo umano come un’alterità rispetto all’uomo e non come creazione umana né divina, quindi la poetessa si perde nella natura attraverso la contemplazione  e riflette in essa i suoi stati di animo di gioia, entusiasmo o malinconia.

Anticipa dunque la lirica moderna, specie leopardiana e romantica, in cui la natura diventa specchio dei sentimenti umani e assume così una dimensione lirica e universale. Saffo ha rivoluzionato il modo di intendere l’amore, che da una dimensione esteriore è passato ad un vissuto interiore con tutta la gioia e la pena connessa, e, al contempo, ha strutturato con la natura un rapporto intimo e complesso non dissimile da quello che intercorre tra la donna e l’oggetto concupito.

Potremmo dire che Saffo amoreggia con la natura e paragona la stella che più fulgida brilla nel cielo alla sua fanciulla preferita attraverso un processo di antropomorfizzazione che è prodromica alla letteratura ellenistica, in cui la natura vive degli stessi sentimenti dei suoi pastori (Teocrito docet).

Quindi si può dire senza esagerare che Saffo anticipa i tempi preparando l’Ellenismo, la poesia virgiliana e quella leopardiana. Non a caso Leopardi ha dedicato una lirica sublime alla poetessa “L’ultimo canto di Saffo” proiettandole però il suo malessere e la condizione di escluso dal bello della natura, immaginando che la stessa poetessa non trovasse agio nella natura stante la sua proverbiale bruttezza.

Il che non è, perché la donna/poetessa trova nella natura un’interlocutrice privilegiata, in cui chiama la stessa Afrodite come ospite per poter godere insieme degli allettamenti naturali preludio di quelli amorosi, come risulta dal celebre fr.2.

Saffo - Giovanni Duprè 1857-1861

Da Creta vieni a me/ a questo tempio sacro,/ dove si trova un amabile bosco di meli,/ con altari su cui brucia l’incenso/ e l’acqua fresca che mormora/ fra le fronde degli alberi./ Tutto intorno/ è ombreggiato dai roseti./ Dalle foglie che ondeggiano/ scende un sonno carico di magia./ Dolce sospira il vento/ sopra il prato, ricco di fiori primaverili,/ ove pascolano i cavalli./ Qui tu, o Cipride, versa dolcemente/ nelle coppe d’oro/ il nettare colmo di gioia.

Quindi la poetessa non solo chiede l’intervento di Afrodite quando è avvinta da pene d’amore (Ode 1), ma la invita anche a Lesbo dove pare fosse eretto un tempietto in onore della Cipride immerso nella natura verdeggiante e ombreggiata dai roseti. Qui si può osservare, versi alla mano, come per Saffo la natura fosse un’alterità non di derivazione divina, anche se il divino vi viene ospitato.

Il fascino poi della luna che ha incantato poeti di tutti i tempi non può certo lasciare indifferente la poetessa che nel celebre Plenilunio inaugura una tradizione poetica di celebrazione del pianeta.

Gli astri che circondano la graziosa Luna/ di nuovo celano/ la loro immagine splendente/ quando lei risplende piena/ al culmine del suo fulgore.” Fr. 34

Versi cui si è ispirata tutta la tradizione poetica che sarebbe qui fuori luogo ripercorrere fino ad arrivare ai versi leopardiani che rappresentano la più dolce e delicata poesia della tradizione italiana (Alla luna).

Mentre la poetessa è in estasi contemplativa di fronte al fulgore della luna, per il poeta questa è lo spunto per rimembrare e per constatare che nulla è cambiato in un anno dacché ha osservato la luna per l’ultima volta, identiche la tristezza e la malinconia, ma comunque dolce è il rimembrare.

Isola di Lesbo - Saffo

Che versi, che suoni ha prodotto il genio di Recanati anche per ispirazione saffica! Perché Saffo è la più grande poetessa di tutti i tempi e molti sono i suoi tributari.

La luna ritorna nel fr. 168 in cui la poetessa constata con dolore la sua solitudine nella notte, evidentemente rimpiangendo gli incontri d’amore consumati con le fanciulle del “tiaso” che ora sono andate spose secondo la tradizione .

La Luna è tramontata/ e così le Pleiadi./ La notte/ è nel suo cuore./ Il tempo fugge./ E io dormo sola.”

La notte ieri come oggi è la fase della riflessione e del bilancio della vita o della constatazione del proprio status interiore; in quel verso finale incisivo si coglie tutta l’amarezza della poetessa che di fronte al tempus fugit si ritrova sola e abbandonata, ma a soccorrerla interviene sempre la poesia, l’unica vera ragione di vita, quella che, come spiegherò nella prossima puntata della breve rubrica “Saffo tra antico e moderno”, la sottrae alla tirannia del tempo e le assicura una vita luminosa oltre la morte, perché ella ha eretto con il suo poetare un monumento che nulla può scalfire.

 

Written by Giovanna Albi

 

 

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