“La poesia e gli imbecilli”, riflessione di Aldo Pellegrini

La poesia e gli imbecilli” è una riflessione del poeta argentino Aldo Pellegrini che abbiam voluto condividere con voi sia per la verve ironica del testo che possiamo ben ritenere di di intelligente simpatia sia per la veridicità del ragionamento portato avanti.

Poesia

La poesia è una porta ermeticamente chiusa per gli imbecilli, spalancata per gli innocenti. Non c’è niente di tanto opposto all’imbecillità quanto l’innocenza.

La caratteristica più spiccata dell’imbecille è la sua aspirazione sistematica a un certo ordine del potere. L’innocente, invece, si rifiuta di esercitare il potere perché li possiede tutti. L’innocente, consciamente o meno, si muove in un mondo di valori; l’imbecille in un mondo nel quale l’unico valore è rappresentato dal potere.

Gli imbecilli cercano il potere in una qualsiasi forma di autorità: in primo luogo il danaro, e l’intera struttura dello Stato, dal potere dei governanti fino al microscopico, ma corrosivo e sinistro potere dei burocrati; dal potere della Chiesa a quello della Stampa; dal potere dei Banchieri a quello della Legge. Tutto questo compendio di potere è organizzato contro la poesia.

Siccome poesia significa libertà, affermazione dell’autentico ha, indubbiamente, un certo ascendente nei confronti degli imbecilli. In quel mondo falsificato e artificiale che si costruiscono intorno, gli imbecilli hanno bisogno di una serie di articoli di lusso: macchine, tendaggi, gingilli, gioielli, passatempi… e perfino di qualcosa che vagamente somigli alla poesia.

In quel surrogato di poesia da loro adoperato, parola e immagine diventano puri elementi decorativi e, così facendo, riescono spesso a distruggere il loro potere di incandescenza. Ecco come si crea la cosiddetta “poesia ufficiale”. Poesia fatta di paillettes, che suona a vuoto.

Aldo Pellegrini

La porta della poesia non ha né chiave né lucchetto: è difesa dalla sua propria capacità di incandescenza. Soltanto gli innocenti, che hanno preso confidenza con il fuoco, che hanno le dita in fiamme, possono aprire quella porta e, attraversandola, penetrare nella realtà.

La poesia si assume il compito di far sì che questo mondo sia abitabile non soltanto per gli imbecilli.

 

Aldo Pellegrini è stato un poeta e critico d’arte argentino (Rosario, Santa Fe, 1903 – Buenos Aires 1973). Fu tra i promotori del surrealismo in Argentina, in particolare tramite le riviste “Que e A partir de O”. Tra le sue raccolte liriche: “El muro secreto” (1949); “La valija de fuego” (1952); “Para contribuir a la confusión general” (1965); Confrontación del vacío (1967). Fautore e portavoce degli artisti astratti argentini (Fundamentos de una estética de la destrucción, 1961), ha anche curato una “Antología de la poesía viva latinoamericana” (1966).

 

 

Un pensiero su ““La poesia e gli imbecilli”, riflessione di Aldo Pellegrini

  1. Le assurdità di Aldo Pellegrini
    “Non c’è niente di tanto opposto all’imbecillità quanto l’innocenza”.
    (Perché tra due entità ci sia opposizione, bisogna che il confronto avvenga su una base comune. Su quale base si fonda l’opposizione tra imbecille e innocente? Sono due entità tra loro completamente diverse: l’innocente è colui che non nuoce a nessuno, l’imbecille – che etimologicamente sarebbe colui che si appoggia su un baculum, cioè su un bastone – con l’andar del tempo è diventato colui che non capisce niente: in che senso sarebbero l’uno l’opposto dell’altro?)

    “La poesia es liberacion” (In che senso? Un carcerato che frequenti la poesia, con ciò si conquista la libertà?)

    “La caratteristica più spiccata dell’imbecille è la sua aspirazione sistematica a un certo ordine del potere… Gli imbecilli cercano il potere in una qualsiasi forma di autorità” (Ma quando mai?! L’imbecille, in quanto è uno che non capisce niente, non sa che cosa sia il potere, e perciò non è neppure in grado di desiderarlo. E ammesso che sia uno che si sostiene appoggiandosi al baculum, proprio per questa sua debolezza, non gli passa nemmeno per il capo di esercitare un potere).

    L’innocente, invece, si rifiuta di esercitare il potere perché li possiede tutti (L’innocente? Lui che non fa un passo senza chiedere scusa a tutti? Ma scherziamo?!).

    “Siccome poesia significa libertà, affermazione dell’autentico ha, indubbiamente, un certo ascendente nei confronti degli imbecilli”. (Poesia significa “creazione”, dal greco poièo, che vuol dire operare, creare. Quanto all’affermazione dell’autentico, può anche darsi che lo faccia qualche volta, è una delle sue possibili operazioni, ma non è affatto il suo specifico e solo compito, in base al quale magari vada definita).

    “Gli imbecilli hanno bisogno… perfino di qualcosa che vagamente somigli alla poesia (gli imbecilli? Loro che non capiscono niente possono avere interesse per la poesia? Ma è una boutade?!).

    “La cosiddetta “poesia ufficiale”. “Poesia fatta di paillettes, che suona a vuoto”. (una poesia simile non esiste: ciò che è “fatto di paillettes e che suona a vuoto” non è poesia, tanto meno poesia ufficiale, perché neanche la poesia ufficiale esiste, come non esiste la “non poesia”. Esiste soltanto la poesia nuda e cruda.)

    “Soltanto gli innocenti, possono aprire quella porta e, attraversandola, penetrare nella realtà”.(Nella realtà o nella poesia? O tra le due c’è identità? Bisogna dirlo e dimostrarlo).

    “La poesia si assume il compito di far sì che questo mondo sia abitabile…” (Ma non era la politica ad avere questo compito da eseguire attraverso la legislazione? Si dice che Mao era un grande poeta: ma risulta forse che ha reso abitabile il suo mondo con la sua poesia? O non lo ha fatto nemmeno con la sua politica?). Se poi ciò lo si dice per metafora, la metafora deve poi in qualche modo essere sciolta, o deve essere resa solubile in qualche modo, altrimenti è un’altra cosa.
    D. A.

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