“Luna Park” di Livia Rocchi: storia di un’amicizia che salva dal tunnel degli orrori

“Appare spesso. Nel bel mezzo della notte. A casa mia. Non è un luna park fantasma. È un luna park segreto. Se anche volessi parlarne, come potrei? Le giostre cambiano in continuazione. A volte tornano, a volte no. Non è un sogno. No, di sicuro. Voi non ve lo sognate nemmeno.”

Luna Park di Livia Rocchi

Luna Park” di Livia Rocchi (Camelozampa, ottobre 2016) è un libro che ho apprezzato da subito, per le sue dimensioni ridotte (17×12): pratico e maneggevole, da portare con sé nella borsa e poter leggere ovunque.

Ma non si giudica un libro dalla copertina, sebbene questa rappresenti un buon biglietto da visita. A dire il vero, l’ho trovata un po’ troppo colorata per rendere giustizia alle tematiche trattate, quasi volesse fingersi una favola, o un racconto per bambini.

L’ho aperto, e i caratteri erano grandi, come piace ad un’“accecata” come me; ottimo, mi son detta, già due cose a mio favore. Occorreva solo che l’autrice, che sapevo essere editor e docente di scrittura creativa, non mi avesse delusa. Quando ho iniziato a leggere, ho capito che così non era e che, anzi, mi trovavo immersa in una storia coinvolgente e tenera.

Una trama che affronta gravi problemi che affliggono la nostra società, quali il bullismo e la violenza fra le mura domestiche; senza voler specificare e considerare anche quella nei confronti delle donne. Benny e Stella sono amici, hanno tredici anni e frequentano le scuole medie. Lui è isolato dai compagni, che lo prendono in giro per quella mascella troppo sporgente e per il fatto di non riuscire bene a leggere e a memorizzare le parole difficili.

E poi per quel padre alcolizzato che i ragazzini, nella loro proverbiale spietatezza, pensano possa avergli trasmesso i medesimi geni “malati”. Stella è la sua unica amica, lei, studentessa modello e figlia di un ricco imprenditore del paese, il quale ha aperto un luna park che verrà inaugurato a breve.

Ormai la scuola sta per finire, e la storia si snoda nei dieci giorni che vanno dal 18 al 28 maggio. La complicità che viene a crearsi fra i due ragazzi è fatta di giochi fantastici, di avventure e segreti mai confessati – sebbene Stella sappia che a casa del suo amico avvengano cose arcane e, per questo, cerca sempre di proteggerlo.

I brevi capitoli, narrati in terza persona, terminano ogni volta con una pagina di diario, in cui un bambino descrive una giostra, mai la stessa. Ma non una giostra di quelle che tutto il paese attende di provare: vi è una similitudine con una violenza di tipo domestico, fatta di picchi di urla e poi di discese brusche nel silenzio.

Livia Rocchi

Un luna park che appare ogni notte nelle case di chi ha genitori violenti; quel luna park segreto che, con garbo e dolcezza, porta il lettore ad un finale commovente e del tutto inaspettato. Anche geniale, se vogliamo, tanto è stata abile l’autrice a costruire la storia.

Avevo sbagliato io, forse questo racconto è davvero una favola, che racconta di amicizia e di valori condivisi; esso però ci mette davanti a quella realtà che si nasconde ogni giorno nelle famiglie che ci circondano; storie tristi di violenza di cui non sospettiamo nulla, perché le vittime sono troppo giovani oppure troppo deboli per denunciare.

O magari sono donne, che non lo fanno per proteggere i figli. E laddove s’ignora, non è possibile intervenire.

Così ci si sente inutili e del tutto impotenti.

Una volta finito il libro, ho pensato che la copertina sia invece proprio azzeccata. Sempre abbiamo bisogno di colore, quando vogliamo coprire quel che è grigio e porta ad un baratro buio.

 

Written by Cristina Biolcati

 

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