Contest di poesia “In esilio da me” – partecipazione gratuita

“È stanca questa penna/ di vergare brandelli di pensieri/ di disegnare sprazzi di emozioni/ aquiloni di desideri.// È stanca questa mano/ di mostrare il palmo indifeso/ di protendere le dita/ in un’offerta rifiutata. […]” – “Penna

 

Contest In esilio da me

Regolamento:

1. Il Contest letterario gratuita di poesia “In esilio da me” è promosso dalla web-magazine Oubliette Magazine e dall’autrice Giovanna Fracassi. Il  Contest letterario è riservata ai maggiori di 16 anni.
Il Contest è gratuito. Il tema è libero.

 

2. Articolato in una sezione
A. Poesia (limite 100 versi)

 

3. Per la sezione A si partecipa inserendo la propria opera sotto forma di commento sotto questo stesso bando indicando nome, cognome, dichiarazione di accettazione del regolamento. Si può partecipare con opere edite ed inedite.

Le opere senza nome, cognome, e dichiarazione di  accettazione del regolamento NON saranno pubblicate perché squalificate. Inoltre NON si partecipa via email ma nel modo sopra indicato.

Ogni concorrente può partecipare con una sola opera.

 

4. Premio:
N° 1 copia della silloge poetica “In esilio da me”, di Giovanna Fracassi, edito dalla casa editrice Kimerik nel maggio 2016.
Saranno premiati i primi tre classificati della sezione A.

 

5. La scadenza per l’invio delle opere, come commento sotto questo stesso bando, è fissata per il 20 giugno 2016 a mezzanotte.

 

In esilio da me

6.  Il giudizio della giuria è insindacabile ed inappellabile. La giuria è composta da:
Alessia Mocci (Editor in Chief)
Giovanna Fracassi (Poetessa)
Cristina Biolcati (Scrittrice e Collaboratrice Oubliette)
Alessandra Dalla Gassa (Blogger Libera il Libro)
Elisa Longo (Collaboratrice Oubliette)
Katia Debora Melis (Scrittrice e Collaboratrice Oubliette)
Rebecca Mais (Collaboratrice Oubliette)

 

7. Il contest non si assume alcuna responsabilità su eventuali plagi, dati non veritieri, violazione della privacy.

 

8. Si esortano i concorrenti per un invio sollecito senza attendere gli ultimi giorni utili, onde facilitare le operazioni di coordinamento. La collaborazione in tal senso sarà sentitamente apprezzata.

 

9. La segreteria è a disposizione per ogni informazione e delucidazione per email: oubliettemagazine@hotmail.it  indicando nell’oggetto “Info Contest” (NON si partecipa via email ma direttamente sotto questo stesso bando), in alternativa all’email si può comunicare attraverso la pagina fan di Facebook (si consiglia di mettere il Mi Piace alla Pagina Facebook per essere sempre informati sulle nostre iniziative artistiche):
https://www.facebook.com/OublietteMagazin

 

10. È possibile seguire l’andamento del contest ricevendo via email tutte le notifiche con le nuove poesie partecipanti al Contest Letterario; troverete nella sezione dei commenti la possibilità di farlo facilmente mettendo la spunta in “Avvisami via e-mail”.

 

11. La partecipazione al Contest implica l’accettazione incondizionata del presente regolamento e l’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (legge 675/1996 e D.L. 196/2003). Il mancato rispetto delle norme sopra descritte comporta l’esclusione dal concorso.

 

Buona partecipazione ed “in bocca alla giuria… sperando che non morda!”

 

115 pensieri su “Contest di poesia “In esilio da me” – partecipazione gratuita

  1. Scritto Da Filippo Salvatore Ganci
    ( dichiaro di accettare il regolamento )

    DENTRO L’ ANIMA

    Si cambiò il cielo in nuvolo

    a oscurare la luce del sole

    e occhi chiusi ora vagabondano.

    Intendere ora posso meccaniche di pensieri

    che sferruzzano fili d’intrecciati sentimenti.

    Posso vedere d’incanto incroci di vie

    tra chiaroscuri d’infinta lontananza

    a scorrer veloce staccionate remote.

    Son fiacco e a prender fiato mi fermo

    scorgo nuovo sentiero scosceso a valle

    profumo intenso m’attrae, m’inebria.

    Nell’irto passo a cercar memoria d’uso

    nei cassetti chiusi dal tempo aguzzino

    farò scappare attimi fuggenti di vita.

    Identifico il profumo di quella rosa

    mai data, al primo amor di mia vita

    che caparbia timidezza volle tenere

    per l’eternità dentro l’anima mia .

    1. Continuo

      E invece ho dovuto
      lasciare la notte
      lasciare l’alba
      leggere su un autobus traballante
      e iniziare un altro giorno
      pensando a quello che non ho fatto,
      sapendo che dovrò dire altri no
      piangendo
      altri sì
      soffrendo,
      pagare un’infinita bolletta del gas.
      Non so perché amo così tanto la vita.

      Daniela Sannipoli
      Partecipo alla sezione A
      Dichiaro di accettare il regolamento
      e autorizzo il trattamento dei miei dati personali
      ai fini istituzionali.

  2. Mi guardo nei tuoi occhi

    Mi guardo nei tuoi occhi
    e sono stella
    – cometa di desideri –
    sono acqua
    – su labbra assetate –
    sono fuoco
    – marchio sulla pelle –
    e sono amore
    – in trasparenza d’anime –
    Sono io in te
    – tua –

    © Daniela Giorgini – Sezione A – Accetto il regolamento

  3. Partecipo alla sezione A, accetto il seguente regolamento.

    Titolo “E ritorno a viaggiare”

    Lì, sulla finestra
    non splendeva luce.
    La nuvola tozza
    copriva il flebile raggio.
    Fra le dita
    una penna acerba
    e lessemi incompleti
    di significato alcuno.
    Lì, sulla finestra
    Marianne aspettava il padre.
    Giorni, mesi.
    Quasi un anno.
    L’inchiostro prosegue
    e ritorno a viaggiare.

  4. NEVE
    Ovvero leggero è l’essere

    Turbinio di fiocchi
    Danzanti e bianchi
    Pezzi di nuvola ghiacciata
    scendono
    Offuscando la vista
    Pari a nebbia eterna
    Sostenuta dal vuoto.

    Assieme ad altri
    Simili e mai uguali
    Percorrono il loro tratto
    Tortuoso o stanco
    A seconda del vento
    Silenziosi e trionfanti
    Fino alla meta terrena
    Dove sciogliendosi in linfa vitale
    spariscono nell’oblio.

    Silvia Locatelli in arte Silvia Licetti

    Accetto sottoscrivendo il regolamento del presente contest.

  5. Sez, A
    Poesia
    Titolo
    “Nessun dolore”

    Nessun dolore scardina il cuore.
    Atroce silenzio
    di una notte innamorata.
    Tra lenzuola di lino
    perdo il riflesso del tempo.
    Quell’aurora impazzita
    fra trame di vento
    e lontani albori.
    Son donna con labbra cadenti,
    cicatrici d’esperienza
    sul seno aggrinzito,
    lacrime spente
    dietro ciglia intorpidite
    Amami ancora
    nell’inverno che muore.
    Al rintocco del pendolo
    come uccello smarrito.
    Esalterò il tuo volto
    con nuova luce
    risorgendo insieme
    alle ceneri della vita.

    ACCETTO IL REGOLAMENTO DEL CONCORSO

  6. L’ aracnide della mente.

    Se fosse facile
    recider la tela
    tessuta dal crudele aracnide
    che governa la mente
    e i suoi fili ardere
    nel fuoco della liberazione
    padre di giustizia,
    creatore di ordine,
    le atrocità dell’ umana esistenza
    non sarebbero che vana cenere.
    Ma l’ uomo è mosca,
    cieca mosca
    viziata dal libertino volo.
    Curiosa mosca,
    attirata dall’ odor di lusinga
    dal dolce sapor dell’ ipocrisia
    e dal luccichio delle armi.
    Patetica mosca,
    preda dell’ aracnide della mente
    per i suoi stessi vizi.

    Mariano Ciarletta (dalla raccolta IRIDI) – PAGURO EDIZIONI.
    Partecipo alla sezione A, accetto il seguente regolamento.

  7. (DICHIARO DI ACCETTARE IL REGOLAMENTO )
    PELLEGRINO GRAZIO (IL POETA DELLA PENNA VERDE)

    ”………”

    Parlami…
    dei tuoi sogni…
    bambino mio…
    e poi parlami…
    ancora…
    parlami dei tuoi…
    sogni perduti…
    non mi stancherò…
    di ascoltarti…
    e se non potrai…
    ascolterò…
    la musica…
    del tuo violino…
    in silenzio…
    ti ascolterò…
    per ascoltare…
    il tuo ultimo…
    battito di ali…
    tu sogno perduto.

    IL POETA DELLA PENNA VERDE (Grazio Pellegrino) ORAZIO
    Copyright Gruppo Poeti Ermetici

  8. Partecipo alla sezione A, accetto il seguente regolamento.

    L’artista di strada. Un semplice menestrello.

    Mi siedo per terra, mentre tutto intorno a me è ancora deserto,
    prima che la piazza si gremisca di gente,
    che non conosco e non mi conosce;
    accordo la mia arte per renderla perfetta,
    con accanto i miei cari Baba e Lady, amici fedeli.
    Pronta, la mia arte,
    per chi si raccoglierà per udire la mia voce,
    e quelle note che saprà creare da sè,
    con o senza il mio intento.
    Chi non si ferma con le gambe lo fa con gli occhi,
    pieni di curiosità e ingenuità,
    come quelli di una bambina che mostrano meraviglia;
    posso leggere nel suo sguardo, adesso, che anche lei
    confonde il suo futuro con il mio, come un tempo facevo io.
    Un menestrello che la strada ha adottato,
    che il vento accompagna con le sue note naturali,
    spogliando ogni canzone e dandole nuova sinfonia.
    Ho bisogno di te, piccola bambina,
    di quel tuo sguardo affascinato e sognante,
    per qualcosa che per te sa di nuovo,
    dove tutto sembra superato ma che invece è congelato dal tempo,
    custodito dalla memoria
    e reso vivo da chi vive lontano dai cliché.
    Voglio vivere così, farmi travolgere dalla mia arte,
    dal canto conosciuto nei sogni più che nella realtà.

  9. Salve, sono Luca Amantini, partecipo accettando il regolamento con la lirica: “Figlio delle nuvole”

    Avevi chi non
    c’era più.
    Figlio delle nuvole
    non abbiamo speranza
    oggi.
    Abbracciami come se
    fosse l’ultima e
    il sole passa
    e satura i tuoi colori.
    Liquida così
    e reale
    non sei la figlia
    delle lacrime.
    Oh madre di chi non
    c’era più
    ascolta il peccato
    di un uomo perso.
    E salva
    questa mia desolazione.

  10. Accetto il seguente regolamento e partecipo alla sezione A (poesia) con la lirica “Devo uscire”

    La metro
    oscura, nessuna sicurezza.
    La strada
    immensa, nessuna sicurezza.
    Gli sguardi,
    assenti, nessuna sicurezza.
    Agorafobia
    momentanea.
    Si innalzano
    in volo
    volti disorientati.
    La civiltà scompare.
    Partiti da terra
    si è giunti più stretti.
    Devo uscire.

  11. “ADDIO”

    “Addio”

    Raggomitolata
    nei miei controsensi
    mi abbandono
    indifferente
    in quest’alito di vita.
    Null’altro che un chiodo
    arrugginito
    sulla parete bianca.

    (Accetto il regolamento)

  12. Hotel

    La gente crede sempre
    a quello che sente.
    Quella donna,
    bionda e snella,
    abitava in un Hotel.
    Passato incerto,
    chioma al vento,
    dalla finestra chiamava
    i ragazzi.
    E non si innamorava mai.
    La gente pensava che
    la biondina fosse meretrice,
    ma in realtà
    era cartomante.

    accetto il regolamento

  13. PIOGGIA

    PIOGGIA
    testo di Gianfranco Isetta
    che dichiara di accettare il Regolamento

    Nel gocciare della pioggia
    c’è il dolore
    di un altro mondo
    che non si cura di noi
    eppure
    giunge pietoso
    a mondare il nostro
    anche solo di poco

    Accetto il regolamento

  14. Giuseppina Carta ( 20/5/2016)accetto il regolamento

    Nessun limite l’amore

    Tesse il destino
    nel lungo caos della vita,
    il secco ramo dell’intolleranza
    spiazza inermi passioni,
    l’ipocrisia
    incollata alla pelle
    volta a ghettizzare
    l’amore omosessuale.
    Pungente nasce spina
    dove fuoco
    non può essere luce,
    nessun limite l’amore
    non ha sesso ne colore,
    nell’aria sussulti e fulmini
    senza avversione
    senza pietà
    solo stupore
    solo amore.

  15. Partecipo al Contest “In esilio da me” accettando il regolamento in ogni sua parte.
    Ringrazio Oubliette Magazine e l’autrice Giovanna Fracassi per aver promosso questo contest! E spero di vincere! Ovviamente!

    “Ciliegia”

    Maggio,
    è il mese che ricordo.
    Il rosso dei papaveri
    a bordo strada,
    l’aria che profuma
    di vivida estate.
    Le cicale che iniziano
    il loro festival.
    E sugli alberi
    quei bellissimi fiori
    son ormai succose ciliegie.
    Di maggio ricordo
    il sapore di questo frutto.
    Ed in questo mese
    sei arrivata tu,
    mio piccolo amore.

  16. Cipriano Andrea
    Accetto il regolamento

    – L ‘ETERNO INCATENATO –

    Delizia l’udito
    Parola
    Spargi il tuo sangue
    Sui muti destrieri
    Di chiostro pesante

    Solo un suono
    Imprigiona l’eterno

  17. Angelo dall’ ali spezzate

    Quell’Angelo colmo d’amore
    caduto nelle viscere del cielo
    spirato celermente,
    senza sgomento,
    ma con la consapevolezza
    d’esser vissuto tra volti amati.
    Ha raggiunto il picco delle stelle
    che voraci lo hanno accolto
    voraci lo hanno rapito
    e noi qua sotto a voltarci a cercarlo
    tra quelle scie bianche
    e setose nel cielo.
    Or si spalanca la finestra,
    chiudo gli occhi :
    un alito di vento accarezzandomi ,
    mi sussurra
    che la sua anima è quivi presente.
    La mia speme è che tu Angelo, mi protegga
    e mi conduca dolcemente lontano,
    ogni singolo giorno,
    di questa vita che ancor mi è in accanito debito.

    Partecipo per la sezione A , accetto il regolamento – Isabella Gravina

  18. T’amo

    T’amo
    se m’ami o non m’ami
    s’hai ad altro cor tuo donato
    oppur l’hai corazzato.

    T’amo
    ch’ignuda abbacinata
    s’è l’anima mia
    da leggiadra tua facondia.

    T’amo
    ch’in sagittabondo sguardo
    trasecolai e or cieco vago
    in fosco pertugio di speranza.

    T’amo
    probo amor mio paleso
    lesto subitaneo sentimento
    in codesta pletorica epistola.

    T’amo
    t’amai t’amerò
    pervicace ossequioso cor mio
    garbatamente da te s’accomiata.

    Vittorio Tatti

    Accetto il regolamento.

  19. Sezione A
    Accetto il regolamento

    Dov’è l’uomo che sorrideva
    dal palco delle sue labbra
    applaudendo con una risata
    Ai suoi piedi ciabatte di pezza
    e l’abito da sera
    a vestire una gruccia anonima
    Il ritmo della vita si fa lento
    spezzando il filo di fiato
    a cui sta appesa
    una marionetta
    che non balla più

  20. Felice Serino
    Dichiaro di accettare il regolamento

    Conosco le voci

    conosco le voci che muoiono
    agli angoli delle sere

    conosco le braccia appoggiate
    sui tavoli nel risucchio
    delle ore piccole
    l’aria densa e le luci
    che lacrimano fumo

    e lo sferragliare dell’ultimo tram
    la nebbia che mura le strade

    conosco
    i lampi intermittenti della mente
    i singulti che accompagnano
    quel salire pesante le scale
    la morsa che afferra e non sai
    risponderti se la vita ti scava

    e il freddo letto poi fuori
    dal tunnel
    un altro mattino

    per risorgere o morire

  21. Anima a metà

    Tu corolla di incenso che basta al mio campo
    teneramente bruciato di astri senza fine.

    Se il tocco della fiamma è lo stesso carbone
    che porti negli occhi, assetami pure
    di pianure e smarrimenti sul tratto d’orizzonte
    che potrebbe perdere i giorni, spostarsi qui tra noi.

    Separarci le mani. Semplicemente arrese.
    E mi sei caro – ancora e ancora – su un altro pianeta.
    Nota, come amo la mia anima a metà.

    Rita Stanzione – Sezione A – Accetto il regolamento

  22. Folli note

    Setaccio incrollabile le folli note
    e cerco tra le melodie sgraziate e vuote,
    e tra mille spartiti e musiche inutili
    raccolgo solo piccoli suoni futili,

    ma che donati con parsimonia e passione
    io ne lecco avida le gocce e mi disseto
    come dopo l’arsura un acquazzone,
    bagna l’ arida terra in fondo al greto.

    Eri e sei nella mia carne or vuota,
    e come un prodigio torni superbo,
    sangue e lacrime stolte e io idiota
    piango del ricordo fatto verbo.

    Ti sento e la tua voce come suono amato
    sparge nell’etere l’afrodisiaco accento ritrovato,
    danzo sotto la pioggia delle tue parole
    poi m’accorgo ch’è solo sogno, nato dalle mie fole.

    E. Di Caprio Sezione A – Accetto il regolamento

  23. Lo stesso vestito

    Cara amica mia
    l’ho sentito il tuo dolore
    trapassarmi il fianco
    e fermarsi nello stomaco
    come una lancia sanguinante.

    Li ho visti
    i tuoi occhi spenti
    e la tua voce
    gridare al vento muta.

    Ti ho vista
    persa,
    mentre con le unghie
    cercavi un appiglio
    per non cadere
    nelle fauci del’inferno.

    L’ ho visto il tuo passo silente
    nell’erta via della sofferenza,

    perché sai

    le madri che piangono un figlio
    hanno tutte
    lo stesso vestito!
    Paola Pittalis accetto regolamneto

  24. ALBERTO DIAMANTI
    (poesia edita tratta dal mio libro IL GIOCOLIERE DI PAROLE)
    (accetto il regolamento)

    LE RANE DALLA LINGUA LUNGA, IL RAGNO DISPETTOSO E LA STREGA DI PASSAGGIO

    Un caldo pomeriggio, 14 rane,
    stavano al sole in due pozze lontane;
    7 da una parte e 7 dall’altra.
    A un certo punto, la più scaltra,
    disse : “Tra un po’ non saremo più all’asciutto,
    che sta per arrivar un acquazzone brutto !”.

    In un momento il ciel si tinse al nero
    la rana aveva ragione per davvero !
    Tuoni e fulmini… il cielo nero pesto…
    le pozze si riempiron presto presto!

    Allor le rane della prima pozza,
    protesero la lingua in quella opposta;
    l’allungaron come un fil di lana
    per trovar acqua nella pozza lontana.
    Altrettanto fecer le altre rane
    così che, anche se lontane,
    le loro lingue s’uniron come un velo,
    a mezzavia, tra le due pozze in cielo.

    Accortosi di ciò, un dispettoso ragno
    che stava zitto a bordo dello stagno,
    salì nel cielo, e le lingue unite
    legò con ragnatel forte e sottile.
    Così nel cielo, tra le due pozze d’acqua riempite
    si vedevan sette strisce, tutte unite:
    eran le lingue di tutte quelle rane
    unitesi alle pozze, assai lontane.

    Accortasi di questo, una streghetta
    che passava in ciel con la scopetta
    vide le sette lingue fatte ad arco
    da una pozza all’altra; e lì, dal varco
    le colorò tutte e 7 in un baleno.

    Nacque così… il primo arcobaleno !

  25. Sezione A

    TRENTA LUNGHISSIMI SECONDI

    Sarà la pioggia ormai lontana,
    e ancora non asciutta
    quel leggero bagnato sulla guancia
    che non vuol evaporare
    nemmeno col calore della pelle.
    Sarà una sensazione strana
    quel brivido che corre sulle membra
    eppure l’aria da oggi sembra calda
    da dover pensare quasi al mare.
    Sarà un turbinio di voglia
    nel corpo che si scuote
    ma non c’è niente che possa intimorirla
    o farne incitamento
    forse è solo un momento.
    Sarà ma queste mie uniche sensazioni
    le provo solo quando sei lontana
    anche solo un attimo,
    da me che sto aspettando
    un altro bacio , ancora,
    dopo l’ultimo che mi hai donato
    circa trenta lunghissimi secondi or sono,
    e già sono febbricitante e provo un tuo abbandono.

    Roberto Giovanni Busembai in arte ERREBI 22/05/2016

    ACCETTO IL REGOLAMENTO DEL CONCORSO

  26. Accetto integralmente il regolamento

    Per sempre

    Un pensiero per te,
    il cuore si stringe e
    un brivido corre.
    Ti vedo,
    sagoma che appare
    viso ovale.
    Il tuo passo incede
    a me dinanzi,
    sei tu che cerco tra la gente
    ti sento vicino.
    Le vie del centro
    sono le tue,
    bambino scalzo
    dai calzoni corti,
    sono le tue ragazzo innamorato,
    con il viso fresco e rasato,
    le tue uomo maturo
    padre mio, porto sicuro,
    le tue uomo malato
    finché il cielo ti ha chiamato.

  27. Desiderio

    Nelle strade imbottite di solitudine
    la sera si addensa di profumo
    essudato dalle pietre come incenso.

    Sbiadiscono nell’incedere delle ore
    viali tortuosi e parallele d’erba ,
    l’anima si tende in azzardo di voli liberi .

    Nel ghiaccio che si attarda
    trovi orme dei cavalieri
    che nel fluire del giorno
    giungono al campo dei girasoli.

    Si apre lo stendardo del desiderio
    per far scorrere il soffio assetato
    nelle radici oscurate di una foglia
    con il palmo rivolto all’ossigeno .

    Oscure radici, vibranti radici;
    con un fremito rifiorisce la vita
    nel paradosso di una promessa .

    Lucyen 28
    partecipo alla sez A e accetto il regolamento

  28. Ieri e Oggi

    Ieri
    il dolore traboccato
    ha lasciato
    segni indelebili
    sul mio corpo
    martoriato,
    che ho ripudiato

    Oggi
    quei segni, nel mio animo,
    sono filo dorato,
    perché ho capito
    che ieri
    è il passato

    Accetto il regolamento. Gradirei se possibile un Vostro parere in ogni caso, avendo appena iniziato a scrivere poesie…grazie infinite

  29. CUORE
    Soffocato
    da sterpaglie
    di invidia e livore.
    Cuore
    innamorato
    sordo
    a ogni altro richiamo.
    Cuore
    generoso
    sempre verde
    aperto al mondo.
    Cuore
    anaffettivo
    per troppo dolore
    non sa più amare.
    Cuore
    silenzioso
    sente tutto
    il dolore del mondo.
    Cuore
    che annaspa
    tra mille emozioni
    cuore acerbo.
    Cuore
    avaro
    tiene stretto
    il suo ego.
    Cuore
    disilluso
    non vede
    più amore.
    Cuore
    appagato
    innamorato
    della vita.
    Cuore
    sereno
    dipana calore.

    Patrizia Benetti. Accetto il regolamento.

  30. MILLE GIORNI DI VOI

    Fermare il tempo è pura pazzia
    dove la mente tenta
    la ricerca ferma
    questa inutile corsa
    per arrestarlo.
    Poi ti accorgi che un abbraccio
    cosi forte e intenso lascia i dubbi che hai del tempo.
    L’emozione cosi forte ferma questo tempo
    e mi accorgo, che rasserenato un attimo il cuore,
    sono mille giorni passati per questo immenso abbraccio
    tanto desiderato.
    E mi innamoro fortemente di queste emozioni
    di quelle che lasciano il cuore senza fiato
    per affamarmi ancor più di questi abbracci
    che ringiovaniscono la mia pelle
    saziando la vita di quel profumo
    che solo una pelle colma d’amore sa dare.
    Mille giorni son passati ma non ho mai smesso
    di indossare quel profumo che sa di vita
    ho centellinato le gocce per non dimenticare
    e non ho mai dimenticato che
    un anima non può vivere nel passato
    se conosci il cuore.
    Tra abbracci e baci rivivo dopo mille giorni
    e quando quelle lacrime di gioia strozzate in gola
    per pudore e forti emozioni
    non danno vita alle lacrime
    sento che il cuor mio scoppiare
    e vorrei gridare al mondo
    GRAZIE.
    Vi amo dolcissime anime
    mi avete dato la vita e
    rinasco più forte di prima.
    Non smettete mai di regalare l’emozione di vivervi
    siete quella luce che in mille giorni di tempo
    non riuscivo a vedere.
    Lasciate che scendano sul vostro viso di bambine
    quelle lacrime
    sono di gioia
    non nascondete l’emozione
    perchè io vivo e vivrò con le vostre
    per sognare ancora
    di essere felice insieme.

    partecipo alla sez.A accettando il regolamento

  31. COL FILO D’ORO

    Tienimi sul greto del tuo fiume,
    e avvolgiti alle pieghe del mio amore
    stropicciate dai tanti giorni insieme
    ma non logore di stantio odore
    non volatili di primaverile seme,
    ascolta il mio respiro che preme
    contro il segreto tuo ardore…

    Legherò le tue ore future alle mie
    col filo d’oro degli anni migliori
    e scorgerò leggeri voli di piume
    intorno all’incessante calore
    di un abbraccio che sa di te e di me.

    Tania Scavolini – accetto il regolamento sez.A

  32. Giulia La Face 23/05/2016
    (Accetto il regolamento e partecipo con la poesia Canto del Passeggero-Sogno di un Tertankar)

    CANTO DEL PASSEGGERO (Sogno di un Tértankär)

    Viaggio che passa l’esistenza
    su imbarcazioni fluviali
    di onesto legno
    che dragando il mio scorrere
    in luoghi scardinati
    uniche fondamenta sono state.
    Le mie radici il navigare
    Le mie soste attraversamenti bradi
    di anima gitana.
    Scarti su scarti
    pulsioni di arresto
    e poi ripresa
    l’onda di ricerca il solo luogo
    che mi è casa.
    E visi, volti
    amici,amori disinvolti
    passioni mai allentate
    dall’errare dei battelli
    che spumano nell’acqua
    sorgente che abbevera
    ruscelli di vita savana.
    Trasalendo gli ormeggi
    lèva l’àncora ogni passo
    verso la dimora ardita
    universo illuso di candore
    e solo nello scorrere mi radico.
    E vi amo
    come fiume che fluendo s’innamora
    dei sassi ogni istante
    che scivolando léviga
    eppure essendo già più non è uguale
    che trascorrendo eternamente
    amando muta.
    Così che il mio fluire
    è perenne carezza d’amore
    alla mia gente, ai luoghi che veleggio
    agli orizzonti in cui mi specchio.
    Rinnovando il mio respiro
    eternamente ridivento viaggiatrice
    di fiumana che rovescia
    e come nave va…

  33. Dichiaro di accettare il regolamento

    Stupro

    Sperma vagante
    in utero straziato
    Idioma di cellule
    sparute
    Isocrona del tempo
    irruente all’amplesso

    Finito

    Incalza una vita
    placebo di colpe

    Ada Jacono

  34. Sezione A. Accetto il regolamento

    Avrei bisogno

    Avrei bisogno
    di silenzi immensi
    quando ti stringo fortemente
    a me
    ma inutili parole
    si addensano su noi
    come punteruoli d’agavi
    su candide tovaglie.
    Le occasioni d’abbandono,
    rarefatte e semplici,
    ci accostano all’amore,
    lontani anni luce
    da quel verbo
    che è consono soltanto
    agli oratori.
    Vivremmo di un mutismo
    apocalittico,
    sognando
    di un futuro colorato
    negli angoli dispersi
    del piacere,
    sui letti smantellati
    dell’ardore.

  35. Accetto il regolamento.

    MILLE VOLTE

    Silenzio. Nessun pianto, nessun vagito.
    Una mano svuotava il mio ventre, arido, da quella gioia immaginata e sperata.
    Nessuna emozione, forse sollievo.
    Mi domandavo chi fossi, cosa stessi diventando.
    Un attimo, un giorno, una vita.
    Sarei stata più io?
    Labbra che mi sfioravano le guance, braccia che mi stringevano, fiori.
    Sei contenta? – Non lo so.
    Un velo sugli occhi, parole da lontano.
    Li ho visti, li hanno lavati e vestiti.
    Domani ti accompagnerò da loro.
    Non ti spaventare, sono piccoli.
    Ho scattato delle foto, vuoi vederle? – Non lo so.
    Dietro un vetro, sotto una maschera, due cuoricini battevano, dimenandosi in piccoli petti ossuti.
    Attendo.
    Dovrebbe arrivare,
    sgorgare come un fiume in piena e travolgermi.
    Immobile al ciglio di una strada deserta,
    non un alito di vento.
    Il nulla. Non provo nulla.
    Cosa ne sarà di me? Cosa ne sarà di voi?
    Mi nascondo nell’unica coperta che merito,
    avvolgendomi nella vergogna.
    Settimane, mesi, anni.
    Le catene di quell’arida prigione poco alla volta si sono sciolte,
    come lame di ghiaccio al sole.
    In quelle pozze vedo riflesso il mio sorriso.
    Una luce calda e rassicurante abita in me.
    La chiamo gioia.
    Mille e mille volte mi innamoro, ogni mattina.
    Mille e mille volte vi vorrei, ancora.

  36. -Un animale selvaggio-

    Un animale selvaggio
    si libbra in mezzo all’educazione
    tra dispiaceri e soprusi,
    vergogne e vendette
    in mano ha una rosa
    che gli altri usano per pungersi.

    Se prova ad assomigliare
    si dimentica di se,
    ma districarsi è una tortura.

    Essere senza essere scimmia,
    guardando, osservando e vedendo,
    oppure isolarsi e lasciarsi sfuggire
    l’occasione dell’animale selvaggio.

    Non capendo di più.

    Accetto il regolamento

  37. OLTRE IL PARADISO

    Un ponte è l’orizzonte:
    aldilà adagiata come cappello
    fra la vetta e la brezza
    vive casa mia…
    Dall’alto ogni sguardo è nuovo
    l’aura sussurra vocaboli nuovi
    e nidificano le rondini maestre.
    Imperante libertà
    di abbracciare il cielo
    baciare lampi di sole,
    gustare l’arcobaleno dei fiori
    tra le spighe d’erba
    or ora falciate.
    Odo emanare
    dalla solenne pineta
    un ascetico silenzio:
    “forse qui
    vi abita un Dio?…”

    Sezione A – Poesia – Accetto il Regolamento

  38. Bruno Baldassin dichiaro di accettare il regolamento

    Ti auguro una strada
    (A mia nipote Rosa)

    Ti auguro una strada

    dove ogni passo

    sia un passo da inventare

    Ti auguro una strada

    dove ogni incrocio

    sia un punto di domanda

    Ti auguro una strada

    che si perda in lontananza

    e nel tuo zaino un sogno

    e per bordone *

    ti auguro la fede

    Bruno Baldassin

    *bordone = bastone del pellegrino

    pubblicata nel libro La gatta guendalina e l’angelo custode Raccolta di fiabe edizioni colore e more grandate

  39. Accetto il regolamento e partecipo alla sezione A, poesia.

    “Lunatico pensiero”

    Notte.
    Io e lei sulla sabbia.
    Le onde del mare
    lontane,
    ritte verso la barriera.
    Io e lei al sicuro
    guardiamo un fuoco.
    Il calore
    diventa una droga,
    la bellezza un piacere.
    Lei pose la sua mano
    sulla mia spalla.
    Parole confuse.
    Gesti insoliti.
    Labbra smembrate.

  40. Accetto il regolamento e partecipo alla sezione A, poesia

    I luoghi senza domande
    quelli che si approssimano
    alla vertigine di un silenzio
    che impedisce l’abbraccio
    stanno chini sulle ombre
    impediscono che il giorno
    se le porti via che la notte
    le confonda col buio di tutti

  41. Francesca Dono / 24/05/2016

    Sezione A. Accetto il regolamento.Neofita Inversionismo. Francesca Dono.

    -la strada grezza-

    la strada grezza.
    Un’ora. Strani relitti.
    Dodici relitti invertebrati. Tutto.
    -Non disperare, dice una donna euforica.
    -La sopraelevata volge per il mare –
    Guardai il sole. Parte del vetro che lo schermava .
    Si, il sole .
    Uscii . Volteggio dell’aria. Furono in-azzurre cento barche.
    Poi in ogni modo? Appeso il guard-rail. Un mondo.
    |——————|
    -E’ questa la distanza che cade come ieri. Conta fino alle barche, la donna mi dice –
    Camminai .Mezza maratona. Stoffe vibratili . Seduto una boccata d’ossigeno.
    Anno 2016 . Porto antico: la lanterna. L’esilio.

  42. Acchiappa sogni

    Grazie.
    Prego.
    Di cosa?
    Del regalo!
    Quale?
    Non lo vedi?
    NO.
    Girati. Lo vedi ora?
    NO.

    – L’acchiappa sogni
    mesto, era un sogno –

    Accetto il seguente regolamento. Andrea Loccina

  43. Accetto il regolamento e partecipo alla sezione A, poesia.

    Abbracci veli di cenere
    Schernendo volitive
    E desolanti consolazioni.

    Lungo l’ultimo cammino
    Incedono passi, spezzati
    Da infervorate disperazioni.

    Il coro ne invoca il nome
    La folla avvolge l’aura vagante
    Ritrovando anima sparviera.

    D’un tratto è rinsavito
    Chi memoria più non aveva
    Ricordando un passato che non c’era.

    Sulla scia di fiori freschi
    Il corteo avanza,
    In direzione di chi resta.

    Porge mani umide di sale
    Dona due parole,
    Fa il suo inchino e volta la testa.

    Sciogliendo così il voto appena preso
    La coscienza più serena,
    Fa ritorno a casa per desinare.

    Inconsolabile anima resti,
    Sola in un angolo tu
    A compatir meschina adulazione generale.

  44. Alla finestra delle nozze
    Sono ricordi coperti di cenere,
    gemiti che bussano pigri alla finestra delle tue nozze.
    Lievi rumori fragili che si stemperano nel vento,
    che danno un sangue nuovo nella inestinguibile oscurità.

    Il nuovo diventa bianco con l’aiuto della luna,
    si capisce il dolore che tocca la morte,
    che tiene sveglie le cose e il mondo dentro
    quei piccoli cieli, bruciature negli occhi tuoi innocenti.

    Ho come un ricordo attaccato alla pelle,
    che muore quando le stelle esalano l’ultima luce.
    I bambini trovano piccole rondini
    ed ogni rumore sarà pietra ed ogni traccia palpito.

    Un piccolo spazio mi unisce alla luce,
    in una corolla di indefinibile luce esangue,
    dove molte volte mi sono perduto,
    in quel cielo marmoreo di statue illese.

    Non esiste dolore nella mia voce
    e si abbasserà anche il raso nero,
    anche la terra con le sue zolle scure,
    poiché appartiene al rossore del tuo dolce frutto.

    Nel cielo una tenera intimità tra i gabbiani e il mare

    – accetto il regolamento

  45. ALLA FINE

    Nuvole
    come sassi nella voragine del cielo,
    e sull’anima
    il colpo fatale d’un sole nero,
    i rabbiosi pensieri
    a riempire la mente,
    alla fine.
    Il cuore non dà tregua,
    cigola duellando con la sorte storta,
    in urto imprevisto d’implacabile istante,
    si turba,
    s’affolla al contrappasso,
    ma sa
    di non avere scampo.
    Dolore,
    come tormenta grassa di neve
    e sul corpo
    le stelle degli anni morenti,
    scissi,
    i ricordi travolti d’un colpo,
    alla fine.
    Le parole muoiono da sole,
    cacciate giù a forza in gola,
    in aria di supplizio codardo
    si sfaldano,
    scivolando in olio muto
    ma oltre,
    l’impavida speranza
    sfama il suo sorriso.

    Accetto il regolamento

  46. Accetto il seguente regolamento e partecipo alla sezione A.

    “Il vento di ieri”

    Buio.
    No light.
    Giorno.
    No sun.
    Distruzione
    sotto il ponte.
    La girandola
    è spezzata.
    “Grazie per questo dono”
    “Ti voglio bene”
    Il vento di ieri,
    caldo,
    ed avvolgente,
    si inoltrò
    nelle nostre stanze.
    Il vento di ieri
    distrusse la girandola.
    “Ne voglio un’altra”
    “Non si può amare una copia”.

  47. CRISTALLI DI SALE

    Vado inciampando
    ognora
    su cristalli di sale
    inariditi,
    ammucchiati
    davanti alla soglia
    del tuo cuore,
    se accendi la speranza
    torneranno ad essere
    lacrime di gioia.

    Accetto il regolamento

  48. Un addio insensato

    Ricordo che mi dicesti addio
    in un semplice messaggio
    eri tu la forza del mio coraggio.

    Ti ho regalato il mio cuore
    ancora una volta il rossore
    dell’emozione si fa sentire.

    Non aspettare invano il cammino,
    che con un bacino rallegri
    il cuore di un bambino.

    Ed un mattino con un addio
    mi avvio in un bivio. Come un
    gabbiano che apre le sue ali.

    Per poter volare via e non pensare,
    ora non so cosa fare,
    ma sappi che è un cuore offeso.

    – accetto il regolamento

  49. L’ ECLISSI

    Potessi piangere lo faresti, Luna,
    impaurita dal malore della nostra Terra,
    nascondi desolata una parte del volto
    oscurato per sempre dall’Universo.

    Tremi tra la polvere di stelle cadenti
    muta e immobile nell’argenteo dolore,
    ti rispecchi negli abissi dei gelidi mari
    che ingoiano le salme dei pellegrini.

    Profughi sbagliati seguenti gli astri,
    stregati dalle luci e dai moderni miraggi,
    viaggiatori illusi dalla speranza
    naufragati alle porte dell’Isola Promessa.

    Sapessi gridare lo faresti, Luna,
    invocando le orde degli angeli celesti!

    Abbassi lo sguardo dall’impotenza,
    pregando per l’umanità in una triste eclissi.

    Izabella Teresa Kostka
    Accetto le condizioni e il regolamento
    Sezione poesia

  50. (Poesia di Monia Minnucci – Dichiaro di accettare il regolamento)

    Ho atteso la caduta
    sbavando l’alba,
    biglia di fuoco rollante,
    morsa della vita
    insulto alle carcasse d’ombra,
    osceno cantico della sera.
    Ho atteso
    lo sgorgo dell’anima
    nell’esilio delle parole.
    Impasse di ieri,
    scorci azzurrati,l’oggi,
    fondali depravati
    ti hanno portato qui
    a succhiare veleno,
    forza del mio cammino,
    e cingere caviglie e polsi
    di caustico amore.
    Se svelassi
    l’incauto pensiero,
    flagello di mille piume
    nel vano del cuore
    …deporrei la pietra tombale.

  51. (Dichiaro si accettare le norme ed il regolamento di partecipazione)

    Sale Blu

    Gioco,
    facendo roteare sigarette spente
    mentre il cielo rattrappisce
    e non somiglia ormai a niente.

    Dove sei ?
    Mentre io perdo battiti.
    Gioia in coriandoli,
    s’accumula sui piedi.
    Ed investigo gli armadi che ho dentro
    per cercare parole
    che con il tuo profilo
    ci facciano l’Amore.

    Dove sei ?
    L’onda lunga dei tuoi occhi,
    mi riporta a pensarti
    mentre mi camminavi davanti,
    ma mi fissavi lo stesso.
    Ed investigo quel sole
    per cercare nuove foto dei tuoi sguardi.
    Persi come cera color miele
    come io mi perderei nelle tue chiome.
    Sotto a quel sole.

  52. ADRIAS KOLPOS

    E’ un mare diverso
    un mare che non conosco
    fatto di piccole conchiglie
    sparse sulla battigia,
    di trabocchi
    che non sapevo cosa fossero,
    di vento che soffia
    a ripulire l’anima,
    offesa e vilipesa
    senza perdono,
    di foglie perse
    da rami secchi mai tagliati,
    di stelle di mare
    rosse come sangue,
    dell’altro lato,
    che se faccio un salto
    ci arrivo,
    di abbracci che aspettavo
    a stringermi le spalle,
    e di te,
    che disarmi ogni paura.

    Andrea Magno – Accetto il regolamento

  53. Sezione A – Accetto le condizioni ed il regolamento –

    Noi che siamo solo un istante

    Noi che siamo solo un istante di pura follia e bellezza
    ci abbracceremo mai senza sfiorire?
    è primavera tutto luccica di oro,
    l’aria culla i profili, verdi sono gli orizzonti,
    gonfie le fontane, in amore la natura,
    eppure hanno lasciato scadere nel fango le illusioni,
    perverse come l’incresparsi della pelle,
    ma il tempo è usuraio e falsa i conti,
    il mondo è in lutto, l’inverno è deceduto senza preavviso
    ed io ubriaca
    non posso immaginare i girasoli senza pensare ai solchi del cuore,
    a denti che assaporano un tozzo di pane d’alba e sudore,
    a mani impraticabili ma leziose,
    ai tuoi occhi neri pece che invadono i miei,
    a tutto il bello che non è mio,
    nel torpore della mia condizione instabile
    ti osservo nutrirti e non pensare alla mia fame,
    Il bimbo strizza l’occhio al sole
    ed è fermo come pietra che attende la pioggia,
    intreccia la tristezza tra i capelli
    e di gioia veste il sorriso
    che un nuovo giorno abbia inizio
    che avanzi pure un’altra stagione,
    che la follia abbia pietà di me!

    Fabiola Murri

  54. Sezione A – accetto il regolamento

    Una parola

    Una parola,
    solo una parola
    vorrei sentire.
    Un sorriso come tu sai fare,
    una carezza che solo tu sai dare,
    un silenzio più forte del rumore,
    uno sguardo più forte del sole.
    Solo un volta,
    prima di morire.
    Una parola,
    per dormire
    nel sonno della vita,
    ingannare il respiro
    nella notte luminosa.

  55. Sezione A – Accetto il regolamento

    LUCE

    Nel seguire i giorni
    e il compiersi delle ore
    secondiamo la natura,
    esuli figli
    di noi stessi,
    orfani di desideri,
    frutti proibiti
    che mani non colsero,
    allungate in inane sforzo
    nell’abbaglio del sole.
    Ma allo scomporsi del giorno,
    al divenir del buio
    uno sfrigolio di stelle,
    uno spicchio di luna alla finestra,
    pensieri lievi
    si aprono come uno scrigno.
    E mentre la notte,
    percorrendo il cielo
    si adagia
    in una brama sottile di
    smarriti sensi,
    diventiamo luce.

  56. Accetto il seguente regolamento e ringrazio per la possibilità di partecipare con la mia poesia “Sguardi alterni”

    Io, te
    assiomi
    nel tempo
    di uno sguardo.
    La festa,
    le campane:
    era giugno.
    Giallo
    il lago
    si mostrava alterco
    e la tua immagine
    svaniva
    dolcemente
    come quel sasso
    che ho lanciato.

    Io e te,
    sguardi alterni.

  57. Cielo

    Azzurro,
    arancione,
    viola;
    quanti colori può assumere
    il cielo?

    È come l’animo umano,
    in un continuo mutare.

    Caro,
    grande cielo,
    che da sempre ci fai da tetto,
    forse non ti sei accorto di noi,
    tuoi piccoli sudditi,
    ti stiamo uccidendo
    e con te uccidiamo noi.

    Potranno mai i nostri figli
    ammirarti in tutta la sua immensità,
    o dovremo noi narragli
    la favola di un cielo azzurro,
    incredibile alla loro vista?

    Sezione A – Accetto il regolamento

  58. “Vorrei essere Carmelo Bene”

    50 anni.
    Il mio nome risuona
    stanco nella piazza.
    Nessuna nuvola.
    L’orizzonte sereno
    abbassa le pretese
    e incupisce.
    “Carmelo.”
    “Arrivo”
    La casa diventa corpo
    e il tetro riprende
    la corsa.
    Non uno
    se non io.
    Vita insonne:
    il bel tentativo
    di essere Carmelo Bene.

  59. Sezione A
    Dichiaro di accettare il regolamento.

    Assenze.

    Sei venuta a trovarmi dentro un sogno
    quando il mattino dormicchiava ancora
    e pur se sei svanita con l’aurora
    io sorridevo, perché sembravi vera.

    Vera mi è parsa quella tua carezza,
    vere le tue rughe alle le mie dita
    fameliche, da tempo, del tuo volto;
    vera ai miei occhi,
    dimentichi del tempo del dolore.

    Ma ora si allunga l’ombra della sera,
    e ancor di più mi duole la tua assenza,
    mi duole il vuoto nel cerchio delle braccia
    e quel sorriso, ormai, si è fatto pianto.

  60. Sezione A- Accetto il Regolamento

    Continuerà a dormirti accanto

    Ti piace sentirti dire “quanto sei bella!”
    e se anche lo fossi più di te, resteresti principessa mentre io solo un’ancella.
    In fondo anche per me è la consuetudine e non certo l’eccezione
    ma non è facile cambiare ciò che la vita ha stabilito sia la tua professione.
    Tu sei libera e non t’importa se c’è il sole, la pioggia o il vento
    fino a stasera tornerai a riscaldarti del tuo nuovo appartamento.
    D’estate e d’inverno anch’io ho un grande ombrello
    ma non sempre mi ha riparata nel gioco del lupo e dell’agnello.
    La tua pelle profuma di sandalo e cannella
    ti sei mai chiesta, amica mia, cosa significhi vivere in una cella?
    La mia pelle dà di selvatico, di campi e carrozzeria
    mi hanno fatto credere che non poteva essere diverso per me che vengo dalla Romania.
    Ti aspetti quel regalo, quello che brilla
    solo così crederai che chi te ne fa dono non vacilla.
    Anche a me fanno tanti regali sebbene non certo i migliori
    … un accendino, un braccialetto, un portacolori.
    Ti immagino in ufficio, seduta su una grande poltrona
    io ho studiato la vita dal marciapiede, tu ti sei laureata alla Sorbona.
    Se mi cerchi mi trovi sempre allo stesso posto
    è talmente “fisso” che i miei clienti li ricevo anche a ferragosto.
    Sei stanca quando la giornata finisce, madre,
    ma ti piace riconoscere gli occhi di tuo figlio in quelli di suo padre.
    Si chiama Bogdan il mio bambino
    è bello, intelligente, affidato ad un’altra donna e a un rispettabile cittadino.
    Una doccia scioglierà le tensioni e la stanchezza
    in pochi minuti recupererai tutta la tua freschezza.
    Farò scorrere acqua anche sulla mia pelle
    ma non sarà facile eliminare ciò che ogni giorno la repelle.
    Non farai fatica a riconoscerti senza trucco
    non hai bisogno come me di tutto questo stucco.
    Ti guarderai nello specchio e sul tuo viso cercherai lo scorrere del tempo
    io farò altrettanto ma mi riconoscerò di tanti uomini solo un passatempo.
    Mi chiedo se è già pronto o cucinerai per i tuoi cari questa sera
    intorno a quella tavola con la tua famiglia, comunque, ti sentirai una donna vera.
    Io mangerò scatolette e maccheroni
    non scelgo dal menù, fornello a gas, piatti di carta e quello che decidono i padroni.
    Se anche non era quello che hai sognato
    puoi sempre fargliela pagare allo sfortunato.
    Io non lo ricordo più l’ultima volta che ho fatto l’amore
    ogni giorno vendo solo sesso possibilmente senza cuore.
    Spente le luci, chiederai carezze in lingeria di seta
    la tua mano gli sembrerà impropria almeno quanto indiscreta.
    E già che sei sua moglie
    e anche tu hai diritto alle tue voglie
    ti racconterà che è stanco
    in verità è solo passato per le mie gambe, ma stai tranquilla, continuerà a dormirti accanto.

  61. Accetto il regolamento in ogni sua parte. Partecipo alla sezione A (poesia).

    “Lucidità”

    Il tuo sapore
    gusto di complicità.
    Scivola
    la notte
    tra le tue coperte.
    Un piacere
    insolito
    perdo di lucidità.

  62. SEZ.A-ACCETTO IL REGOLAMENTO

    MEDUSA

    In un istante rimanesti di sasso,
    proprio per questo la chiamasti Medusa:
    e continuavi a guardare verso il basso,
    per quegli occhi forti serviva una scusa.

    Ma i suoi zigomi erano pieghe sottili
    e tu perdesti un evento millenario:
    si era staccato uno di quei fili
    a quel suo orgoglio burattinaio.

    Perdesti l’argento di un’iride acerba
    e soltanto per colpa dell’imbarazzo;
    pensava ci fosse qualcosa nell’erba,
    c’era disperso il coraggio di un ragazzo.

    Ormai stufa stava per andarsene via,
    non avrebbe mai sollevato il tuo mento.
    Per farla restare serviva una magia,
    ma nessuna magia è figlia del tormento.

    Ti decidesti ad affrontare la sorte,
    ed estraesti la spada dalla faretra;
    non poteva significare la morte:
    se un cuore batte non è fatto di pietra.

    Mi ricordo di quando si innamorò il cielo:
    d’improvviso si fece tutto rosso,
    poi in un pianto di stelle divenne nero.

  63. SEZIONE A DICHIARO di accettare il regolamento

    FIGLIA DEL CIELO

    Mi piace pensare
    a un mondo fatto di piccole gioie
    di ore serene e momenti rubati
    alla malinconia
    ai cieli pieni d’acqua
    e alle ombre che piagano i ricordi.
    Non temo il gelo dell’inverno
    le avemarie dei disperati
    o gli strappi sul sole.
    Le nuvole dell’insonnia tratteggiano le mie notti
    i ciliegi non figliano per dispetto
    le candele si strapazzano irrequiete
    per avere un poca di luce.
    Ma io appartengo alla mia anima
    a verità inenarrabili e stupefacenti
    agli aromi mercuriali del fuoco
    che mi riscalda
    alla sacralità della vita.
    Respiro nella polvere sopravvissuta all’inquietudine
    dell’allergia,
    tra profumi che sussurrano applausi
    e trascendono la paura di vivere
    e così sono.
    Una goccia d’eterno
    un germoglio di grazia.

  64. sezione A – Accetto il regolamento

    PAROLE SOLE

    Chino il capo, con la bocca chiusa,
    che qualunque suono sarebbe di troppo,
    mentre le parole vorticano silenziose
    come stelle vagabonde senza madre.

    Lascio che le dita verghino fogli immaginari
    disegnando parole digitali,
    nel tentativo impossibile
    di assegnare una casa alle stelle.

    E le parole rifiutano l’offerta di me,
    che mi offro come madre,
    ben oltre l’esser padre,
    perchè le ho partorite dal grembo.

    Rimangono stelle vagabonde orfane,
    seppur io le riconosca come mie.

  65. EQUILIBRATA UMANITA’

    Flotte umane
    e sonde artificiali
    alla conquista di spazi siderali
    verso il mistero della vita!
    Indecifrabile purtroppo ancora
    la nostra povera misera terra
    insanguinata da pseudo religioni,
    miseria e povertà.
    Perché? Perché?
    Il mio grido disperato…
    Accomunati tutti
    dovremmo essere
    sotto un unico Dio,
    universale,
    all’insegna della fratellanza
    e libertà fra i popoli.
    Aiutami o verso
    a diffondere questo messaggio al mondo,
    decodificarlo
    e instillare nelle menti
    gocce di sana
    ed equilibrata umanità.

    Accetto il regolamento
    Antonio Bicchierri

  66. Luigi Vittoria, scrivo sul blog http://www.liberoslancio.com, dichiaro di accettare il regolamento.

    “ODE DI UN VIAGGIATORE, ODE DI UN POETA”

    Ho camminato tutto il giorno, incessantemente,

    non mi sono fermato un istante per le vie della città irrequiete

    che sibilavano strofe malinconiche di un’ armonia ambient,

    simili alle note di Satie: “Gymnopedie numero 1”.

    Pullulavano di malinconia, le strade,

    non la smettevano un attimo di piangere e lamentarsi.

    Non vi dico quando è calata la notte,

    che situazione pietosa !

    Ma che cosa diavolo volete da me ?

    Non siete altro che ricordi,

    mi fate schifo come il colera.

    Via ! Pezzenti, infami, lasciatemi alla mia monotonia !

    Lasciatemi solo, lasciatemi morire senza odi,

    lasciate che il mio nome si perda tra i tanti !

    Ho rinunciato alla coscienza,

    per permettermi di gettare via anche quella stupida dose di umiltà

    che mi ostacolava.

    La mia storia è la storia di un Faust depresso

    che vendette l’ anima per inseguire i profumi e i balsami

    dell’ arte, del degrado, dell’ avanguardia.

    Sono un demonio, un profeta dell’ essere,

    sono diventato il sommo custode della Verità !

    Ma di quale maschera stiamo parlando ?

    Mi viene male al pancreas a pensare a queste cose,

    ad esserne convinto,

    è questo che mi fa girovagare inquieto

    squadrando i passanti come un folle maniaco

    che vagola per i corridoi candidi della sua clinica di cura.

    E’ questo che mi lascia intuire i lamenti dei palazzi

    sgocciolanti piagnistei lugubri dalle finestre chiuse.

    Questa mattina mi sono recato ardente in università

    dove ho visto un proffessoruncolo tenue

    quasi arrossire di vergogna sussurrando

    che “ l’ illuminismo, sdivinizzandosi,

    ha concepito una natura naturante che si natura in se stessa”

    e che Cartesio, un po’ più indietro con gli anni

    “parlava di una natura naturata che trovava il suo fondamento nella metafisica”.

    Ebbene questo è vero ! Bravo !

    Che ammirazione, che emozione !

    Ma vero per chi ? Cosa interessa al mondo, alla vita ?

    E’ forse così che mi spianerò una strada verso l’ Eternità ?

    No, Satana ha detto di no.

    Aveva la mia anima in pugno mentre me lo spiegava all’ orecchio,

    non posso credere che stesse mentendo.

    La vita è altrove, mi è costato molto scoprirlo:

    forse ormai l’ ho persa,

    forse non ci sono arrivato da me e quindi ora è troppo tardi.

    La vita è dentro quei palazzi sgorgoglianti di soldi,

    la vita va a braccetto con il successo sculettando

    come una dolce ballerina al suo primo appuntamento,

    con la sua gonnellina di pizzo tutta fronzoli e chiappette.

    La vita è altrove,

    e ti sbagli a pensare che le case dai tetti alti che si perdono oltre il cielo

    possano piangere, mugugnare.

    Sei tu che sei triste, sei tenero come un agnellino in fasce.

    Il mondo ti schiaccerà come un insetto se vuole

    e tu che avevi l’ occasione di ribaltarlo, di metterlo al tappeto.

    Preferisci perdere tempo, che avere successo,

    che vincere una volta tanto.

    Dietro le quinte del palcoscenico ridicolo dei tuoi versi,

    delle tue poesie, della tua arte immensa

    continuerai a prenderlo in quel posto

    e gemerai, e non ti piacerà per nulla

    e gemerai, e sarai straziato

    e gemerai ancora

    piegandoti per l’ ennesima volta al tuo Destino.

  67. LA TELA DEL TEMPO

    Dipingo il battito di ciglia
    tra cielo e terra,
    la vita che si espande
    così come si espanso il mondo
    con occhi d’infinito
    e meraviglia,
    effimera al passaggio
    del tempo
    e di comete.

    Dipingo il plenilunio
    e polvere di stelle
    sul pavimento nudo,
    un petalo di rosa rischiarata
    che dondola sul mare
    alla deriva.

    E’ tempo,
    è il nostro tempo
    di cogliere la vita.

    Accetto il regolamento.

  68. Giada Rossi
    Sezione A
    Accetto il regolamento
    Titolo poesia : Non mi basta

    E non mi basta

    l’apparenza, voglio sostanza.
    Riflette la luce del sole
    sul tuo involucro luccicoso, mi abbaglia
    ma chi sei?
    Salvatore o mago?
    Compagno o truffatore?
    Preferisco il sapore amaro del tuo ripieno,
    al tenerti come ninnolo pregiato nella tasca della mia giacca;
    quindi smetti di incantarmi al bordo delle tue labbra

    piuttosto inciampa in quest’emozione
    – che cresce impavida a dismisura –
    e cadi nella mia bocca. Donami la fiducia. Fatti assaporare.

    E non mi basta

    vedere questa sconfinata distesa d’acqua
    senza potermici buttare a capofitto.
    Non so se posso fidarmi
    di quest’onda schiumosa che vedo
    avanzare veloce,
    ma so che vale la pena tuffarcisi
    se sul fondale posso abbracciare me stessa
    e nella risalita baciare i tuoi occhi indefiniti.

    E non mi basta

    osservare, voglio vivere;
    tracciando con mani inesperte
    grovigli di idee
    sui margini di libri regnati da pesciolini d’argento:
    voglio essere per loro
    – figli di carta matura –
    alunna fedele.

    E non mi basta

    essere sempre un’etichetta impeccabile;
    ma prima di tutto donna in sé
    che vive e gode
    delle smagliature tra le sue curve
    dei nodi di paranoie tra i capelli
    del proprio viso struccato, con le gote rosse e un sorriso impacciato,
    coperto da mani vergognose.

    E non mi basta

    guardare il sentiero davanti a me:
    voglio perdermi
    con il viso distorto dallo stupore
    il capo buttato all’indietro;
    voglio sentirmi parte di questo cielo
    che mi sovrasta
    che mi fa sentire parte dell’immenso,
    piccola creatura di questa calda terra profumata.

    E non mi basta

    la massima estensione del collo
    per abbracciare tutta questa meraviglia.
    L’immensità fa di me un sol boccone
    le parole – impotenti –
    si sciolgono – inadeguate –
    scivolano via, lontano dai miei piedi
    che stentano a sorreggere le gambe tremanti;
    l’emozione è una buia notte avida
    manto misterioso che inghiotte la città.

  69. Appassiscimi il dolore delle parole,
    sgrana i rosari delle mie ferite
    e dei tuoi perdoni fanne gramigna.
    Con il sale nelle mani scongiuro
    vecchi peccati e il gelo si fa anima.
    Appassiscimi le feste delle partenze,
    i saluti nel vuoto.
    E le lontananze saranno vite,
    speranze i ricordi.
    Appassiscimi il respiro della veglia
    la polvere delle promesse.
    A piegarmi su me stesso non esiterò.

    accetto il regolamento

  70. Mi chiamo Irene Arpe, scrivo sul blog http://www.liberoslancio.com, dichiaro di accettare il regolamento

    “MEMORIE DI MORGANNE”

    L’imene me lo squarciò il primo vile,

    maschietto di provincia.

    Ci giocai ridendo,

    al macabro rito del sesso.

    La mia vagina,

    Era il mezzo più semplice

    per entrare al mondo dalla porta d’ingresso.

    Qualcuno per questo m’elevò a regina?

    Mi promise gloria e onori,

    indefinite prelibatezze?

    No.

    Arrivò dopo

    Il ludibrio d’una pista da ballo,

    il culo ondeggiante e uno

    due

    tre

    fanciulli arrapati

    a guardarmelo fare.

    Compresi presto che il senno e il pudore

    Son criminali decaduti,

    anziani strozzini alcolizzati.

    Il Destino mette i nostri giorni sul banco

    Per vedere le carte del Caso,

    per poi tornarsene a casa

    povero e vinto.

    Al primo schiaffo pregai il Cristo,

    come unica alternativa al senso perduto.

    Ma da quando un bacio lo condannò,

    ce l’ha a morte coi vezzeggiamenti.

    Scelsi dunque il ritiro,

    dalla vita di corte,

    dal rito bacchico

    con cui fui battezzata.

    Non mi piacquero più

    I bassifondi metropolitani,

    il ragazzo agli arresti,

    le seghe nei bagni

    e le corse inaudite a cercarmi

    in un mondo non mio e inadatto

    al mio viso pallido.

    L’insicurezza m’avvinghiò stretta,

    quando conobbi lei,

    e il suo mondo rapace, fallace

    sudato e infimo.

    Venerandola crebbi,

    per poi cadere sconfitta.

    Scappai follemente lontano

    Da quell’idolo perduto.

    Addirittura, cercai rifugio nel buon senso

    E diventai una seria

    Buona

    Brava ragazzina

    Accompagnata da un serio

    Buon

    Bravo ragazzino.

    Ma più d’un anno non resistetti,

    alla fine scappai di nuovo,

    per aver troppo sofferto chiusa fra l’ali

    d’un maschio perbene.

    Tornò presto l’angoscia,

    la nausea,

    il conato dell’insoddisfazione.

    Volevo di più,

    dal mio corpicino irrequieto,

    volevo essere guardata, ammirata,

    volevo spiccare il salto e diventare

    anche io

    la nera regina della lussuria,

    il genio malato e perverso;

    espormi tutta quanta,

    rivelarmi al mondo.

    Poi di nuovo

    Un altro uomo,

    che amai subito

    ma con cui

    più tardi,

    in fiumi di lacrime

    non riuscii più a riconoscermi.

    Avevo chiuso il sipario,

    ricacciato dentro la mia lingua

    indiscreta e lo sguardo felino

    di chi vuole il comando.

    Zitta. Buona. Educata. DOTTA E FELICE.

    Non ressi a lungo.

    Ben presto iniziai a piangere

    E l’ingordigia del mio dolore, del mio rimpianto,

    la nuova maschera cominciò a starmi stretta,

    a tagliarmi la pelle.

    Ma con lui fu rivoluzione;

    questa volta non scappai,

    tutt’a un colpo

    nuda e impaziente e cruda e puttana

    riemersi

    e fui incoronata.

  71. Laura Vargiu – Accetto il Regolamento.

    Titolo: SIAMO TUTTI MIGRANTI

    Siamo tutti migranti
    da millenni erranti,
    vagabondi d’anima e cuore
    eterni profughi tra giri di parole
    inseguiamo sogni, speranze, illusioni
    le fragili stagioni dei nostri amori

    Siamo tutti migranti
    antiche e nuove diaspore danzanti,
    più degli uccelli spieghiamo le ali
    più delle nuvole sorvoliamo terre e mari
    per trovar vergine inizio altrove
    pur se radici forti s’intrecciano alle rose

    Siamo tutti migranti
    impazienti e stanchi,
    in cerca di qualcosa o di qualcuno
    mortalmente affamati di futuro
    mentre l’oggi si consuma inerme
    e solo il passato ci appartiene veramente

    È forse l’atavica memoria a muover i nostri passi
    ad accomunarci dalla solitudine riarsi
    quando fuggiamo da perenni inverni
    attraversando pregiudizi, muri e deserti,
    nessuna frontiera tra noi e gli altri
    perché in fondo siamo tutti migranti.

    (Laura Vargiu)

  72. La notte dell’animo amaro :

    La notte e le sue stelle.

    La notte scura colpisce e ti ferisce

    la superficie della pelle.

    La senti lacerarsi fin nel suo vivo,

    come una lama di coltello che passa

    sopra, pelo per pelo, di un braccio d’uomo.

    Lascia cadere i peli

    come stelle cadenti.

    Lascia questo senso di disgusto,

    come a dire che le metafore di

    pochi versi ti fan rabbrividire

    dalla testa alla radice dei piedi.

    E’ la notte.

    La notte delle tenebre;

    dei suoi perché.

    La notte degli orrori.

    La notte dopo le stelle svanite …

    nel nero pece della morte del giorno finito.

    Un giorno di vita,
    un giorno dove il sapore
    e’ stato coperto dal velo
    di un cuore.

    Cuore di un’ amore spezzato,
    mortificato, perché non capito
    dal buio e le stelle.

    Stelle di una vita passata,
    dispersa nella volta celeste,
    che infinita lascia
    il mio sguardo rilassarsi,

    come poggiato su vaporose nuvole della sera.

    Elvis Gonella

    (accetto il regolamento)

  73. POLO ANDREA
    ACCETTO IL REGOLAMENTO

    LA VOCE DELLE LAVANDAIE AL FIUME

    La voce delle lavandaie al fiume
    era bella
    i panni candidi sui prati a fili
    si gonfiavano di sogni
    sulle facce dei bambini
    nei maggi ventosi
    sapevano di noci verdi e magnolie
    nei viali di eucalipti
    maestri e spazi aperti
    fluiva la felicità
    stavamo seduti con i piedi nell’acqua
    in fila sulla riva bassa
    ad aspettare le rondini
    per noi i desideri erano fatti così
    e arrivavano sempre.

  74. IL TEMPO DELLA VITA

    Il tempo della vita
    ha divorato nel suo cospetto
    l’epitaffio d’una scarna verità.

    Resta scolpita questa pietra nuda
    che vive nelle agonie della notte.

    Respingo l’infinito tormento
    che germoglia lentamente
    dentro simbiosi di manoscritti
    là dove i sogni s’infrangono
    nel vortice della paura.

    Ora il tempo è venuto.

    Mi restano ore di attesa dell’anima
    una pena che piange alla perdizione
    e lacera il cammino d’immagini opache
    sequenze d’un respiro che splendono
    sopra nubi velate e bianchi fantasmi.

    by emilio mercatili -poeta di strada-

    (sez. A / accetto il regolamento)

  75. GIOIA

    Portami il sole
    davanti,
    accecami gli occhi
    ch’io non veda
    nient’altro
    tranne te.
    Illumina il mondo
    di luce solare
    protesa in avanti
    pronta ad abbracciare
    tutto ciò che incontra.
    Sorridi
    col cuore
    che avanza
    a passo di danza.
    Che canta
    l’essenza
    dell’anima densa,
    di piume,
    di vento,
    di sentimento.
    E gioia
    si effonde
    a raggio
    d’intorno.

    Accetto il regolamento e autorizzo l’uso dei miei dati personali allo scopo del concorso.

  76. Accetto il seguente regolamento ,partecipo alla sezione A.

    Fresco ,e calzante.
    Io e i miei me ,
    TU e le poesie narrate.
    In esilio da me ,merito
    la vita.
    In esilio da te ,rimani
    stesa per terra
    con le vesti ,sporche.

  77. Autrice: Azzurra Lorenzini
    Accetto il regolamento del concorso in atto.

    Vento di ricordi

    Foglie senza volto,
    scarne
    di anni di piogge;
    alberi spogli
    chiamano
    nomi sordi.
    La tua essenza
    è sparsa
    nella desolazione
    di un arido pianto,
    inviolata nel vento sereno
    dei colli pisani.
    Dall’alto degli anni
    scorgo il tuo volto,
    le tue palme,
    annuari stanchi
    tra giorni sparsi.
    Porsi
    come giunchi inclinati
    alla folata più dirompente
    e il vento di ponente
    ci immortalerà
    avvinti
    come l’edera
    sull’album invecchiato
    dei
    ricordi.

  78. “Mai”

    Occhi
    da sinistra.
    Orecchie a destra.
    Passi, piccoli,
    leggeri, veloci,
    dal centro della sala.
    Non era mai successo.
    Luce.
    Nessuno.
    Dormo?
    Non sono mai
    stato in esilio da te.

    – accetto il regolamento

  79. Tracce, altrove (Michela Chiaborelli 2016)

    Ci siamo percorsi, invano
    carezze lievi sulle forme
    incertezze ricomposte in disparte
    rapiti, bruciati, erosi dal tempo
    banalizzati dal solito mantra del perdono
    frenati d’improvviso
    il vigore all’estremità del potere
    tra le nostre mani
    un amore sottile e la sua tenerezza.
    Furtivo il messaggio
    quasi un inganno al nostro presente
    il domani, poi,
    neppure lo aspettiamo.

    accetto il regolamento

  80. I pensieri uccidono.
    Ti prendono per i piedi e ti sbattono sul muro.
    I pensieri grigi sono una grande mano di aria calda che ti stritola;
    ti stringe la gola, ti pressa lo stomaco.

    Ti stressano l’anima, la tormentano.
    I pensieri sono vertigini che ti sollevano da terra e ti fanno sbattere la testa al soffitto.

    E la notte,
    maledetta notte,
    la cui oscurità si mimetizza con quella del prodotto della tua mente.
    E non è insicurezza personale, è paura che quel buio nero invada gli organi;
     che affoghi la luce che l’amore regala.
    Paura di affogare.
    Assillante paura di affogare;
    affogare nell’amore;
    amare troppo nelle lacrime bastarde.
    Nella polvere delle mani vuote.
    Asfissiante paura di lasciare l’anima zoppa,
    o con un’ala mozzata.

    Prima o poi la pelle lesionata se ne andrà, 
    lasciando vita a quella nuova.
    Ma intanto le cicatrici bruceranno
    come sabbia al sole d’agosto.

    Accetto il regolamento.

  81. Federico Romagnoli. Accetto il regolamento

    Pozzo di butto

    Brucia
    come un luogo comune
    senza puzzare
    da dentro
    ci consuma
    ci lascia così
    trasparenti.

    Un ciuffo
    uno sbuffo
    uno sberleffo
    alle urla scomposte
    di un’altra ipocrisia
    un ciuffo sul mio petto
    che nasconde l’allegria
    il pelo sul tuo pube
    è vita e fantasia.

    Tento
    mille e meno volte
    o più ancora
    d’arrivare al vuoto
    che sia pieno
    un dopo o prima
    e sembra uguale
    ma non pare
    mentre disfa
    la realtà
    e tutto tace
    senza pace.

    Appesa a un filo
    la nostra sete
    senza sapere
    se è meglio sapere
    si bagna il becco
    tanto per non saper
    di che trinità
    morire.

    Mediante l’oriente
    e una tazza tazzina di te
    ricordo un ritratto a colori
    uno schizzo a sestante sulla tua pelle
    un orizzonte
    una linea
    una meridiana
    o forse con cura non è
    successo niente?

    In una campana
    il poeta pregava
    in una campana
    l’artista pensava
    in una campana
    il musico assordava
    in una campanatra
    di plastica finta
    spunta la testa
    un’idea
    una tempesta.

    Nella nostra
    presenza assenza
    pare bianca la notte
    e il suo contenitore
    e un giallo sentore di vita
    sentimentale proteina
    spande speranza che fotte.

    Una mezza dozzina di sogni
    come vuoti gusci
    mentre mi svanisce l’istinto
    l’albume del cuore
    e lascio andare il rumore
    di un altro giorno che muore.

    Il codice binario
    rituale del nostro destino
    tra il chiaroscuro
    del futuro
    è un mistero sincero
    un lascito antico
    in forma digitale.

    Innocua come sembri
    uccidi
    puttana voltata
    vita che sembri vuota
    solo perché non vedo
    il contenuto.

    Un impertinente ghirigoro
    a cazzo fatto
    per sberleffo e senza fretta
    una specie in estinzione di sollazzo
    o un sorriso
    che si getta in tavolozza
    in erezione.

    La mia trinità
    per dispetto di vanità
    multiformemente prometea d’adozione
    regala una difforme ombra
    un metamorfo
    insomma un membro
    in evoluzione.

    Scoperchierò
    e senza cautela
    le paure che mi tappano
    lo stomaco
    come champagne di poco costo
    o una minestra
    senza fuoco
    prezioso è quell’oro
    seppur finto
    che sceglie la ventura.

    Ausculto
    padiglioni imperscrutabili
    eppure ne intuisco
    il senso
    le sensibili
    forme.

    Mi concedo il conforto
    di non avere più una testa
    ma il cervello
    svelto a non capire per primo
    resta.

    Farò tesoro
    di quest’oro colato
    sul fondo di un secondo
    di un attimo
    inosservato e furibondo
    come uno sputo nel grande vuoto
    che fa la differenza
    trasmuta
    alchemico
    il mondo.

    Saprai presto
    che non ho niente da dirti
    vedo davanti un vuoto necessario
    amarti non è il caso
    potrei essere o essere sbronzo
    del vacui necessario che ho davanti
    horror stronzo
    che non sono
    tanto altro.

    Indicami per volte tre
    la stessa via
    e bada bene che sia trina
    la tua scelta
    che io capisca
    non mi smarrisca
    nel tuo guscio che m’incanta
    per tre volte la tua scelta
    sia la stessa
    una nessuna e basta.

    La fretta veloce o lesta
    d’una spirale che lascia la traccia
    la macchia del tempo che resta
    a capogiro nell’infinito
    che gratta le ore
    che gratta la faccia
    che scappa feroce
    e ci mette la testa di fretta
    veloce o lesta?

    Forse non sai
    mente mosaico che mente
    come le tessere
    lapis lazzuli che svolazzano di tono in tono
    tra verdi celesti e derivanti
    che mentre intrattieni interstizi
    tutto si sconvolge.

    Fruga
    sul bordo dell’abisso
    la signora tartaruga
    per non cadere piana
    ma restare sdrucciola.

    Per un goccio di nettare a scrocco
    che cola colerà furtivo
    sul metacoccio
    per finire la sete
    che mi lega a un insano
    insaziabile
    cupo sapere.

    E come una farfalla
    o una piovra
    forse un’ostrica
    tra la madre e perla
    per la complicazione
    di trovare la strada
    voli o resti temuta
    mia vita.

    Con astuzia cerco
    buchi fecondanti
    e lento grondo vita
    con godimento
    in questo labirinto
    ma so che prima o poi
    io stesso sarò un buco
    che cercherai
    per nutrimento.

    La tentazione
    di essere felice
    replica la nascita
    e finiti bagni primordiali
    e infiniti pianti
    e risate vergini
    sul disco ritto
    che ripete a singhiozzo
    non cadere in tentazione.

  82. Danila Oppio
    Sezione A
    Accetto l regolamento

    Alla ricerca del tempo perduto
    (nulla a che vedere con Proust)

    Cercai conforto
    Nei polverosi anfratti
    Della memoria
    Trovai il passato.

    Le lunghe ombre
    Al tramonto
    Mi davano di lui
    Un’immagine distorta

    Ricordi consunti
    Dal tempo, lacerati
    Da graffi come di gatto
    Macilento.

    Cercai di lui
    E non era che un topo
    Rinsecchito nel buio
    D’una soffitta spoglia

    Tra ragnatele come lenzuola
    Di un letto disfatto
    E abbandonato
    Alla voracità degli anni.

  83. “Molecole”

    Ma
    Orfeo
    lasciava
    Eco
    cercando
    omertoso
    l’
    esistenza.

    – accetto il regolamento

  84. I fiori mi colpivano
    nuovamente
    con i colori
    accesi e vivaci
    dei petali.
    Amavo i fiori
    e i loro colori ,
    davvero unici.
    Quando
    ero piccola.
    avevo sempre
    un vaso di margherite
    sul comodino.
    I colori
    dei petali
    erano sgargianti.
    E la mia voce
    non era mai stata più bella.

    Poesia titolo: Fiori

    Accetto il seguente regolamento del concorso.

  85. Accetto il regolamento.

    Emma Fenu, SEZIONE A

    Rosso di sangue.
    Femminicidio di Cappuccetto.

    Rosso di sangue
    ti ha donato la vita.
    Rosso di sangue
    ti ha incoronata donna.
    Rosso di sangue
    ti ha benedetta madre.
    Il cappuccio calato
    sul volto di luna
    non ti proteggerà
    dagli sguardi del bosco
    mentre inseguirai l’ombra della fuga.
    Rosso di sangue
    attirerà il lupo
    ti fiuterà
    e di te sarà fatto scempio.
    Rosso di sangue
    ti ha abortito martire.

  86. Partecipo e accetto il reoglamento

    Parlami di te

    La notte
    fugge
    tra i capelli
    dell’amante.
    Parlami di te
    oh mia adorata
    in esilio da me.
    Come stanno i tuoi riccioli?
    E la tua soave pelle?
    Il sapore indimenticabile
    dell’amore
    fugace.
    Parlami di te
    oh mia lady.
    Oh mia lady
    raccontami
    il tuo sguardo
    ogni giorno
    ora che siamo lotnani.
    Parlami.

  87. Veronica DelVecchio, partecipo al contest con la poesia “Poesia”, accetto il regolamento.

    “Poesia”

    Padovana,
    l’essenza
    della rugiada.
    Due passi,
    altri due,
    e la torre
    sovrasta.
    La notte,
    infima,
    osserva
    dal suo occhio
    pallido.
    Padovana,
    la nebbia
    celere
    cade.
    Poesia.

  88. Antonella Malatesta 03/06/2015 – accetto il regolamento

    Il gabbiano

    Avevi il mare,
    il cielo e la terra
    Signore del vento
    dall’elegante movenza
    Imperioso
    Verso l’orizzonte
    Nel sole Respirando la brezza
    Libero
    Spiegavi il volo
    Planando sulle onde come una danza
    Su, su in alto
    Poi volteggiando leggero
    Giù, giù in picchiata sull’acqua
    Sfiorandola Le grandi ali distese
    Spandevano gocce dorate
    Riflettendo brillanti di luce
    Dal cielo tornando al mare
    Sulla vergine sabbia lasciavi le tue orme Le prime del giorno
    Ora
    Nella rumorosa città
    Ti aggiri come un ramingo
    Il tuo sguardo limitato dalle mura antiche
    Mendico tra la folla pellegrina
    Non più troneggi sugli scogli Sfidando e onde
    Ma sui tetti delle auto in sosta
    Dai cornicioni
    Il volo spezzato dai fili dell’alta tensione
    Avevi il mare, il cielo e la terra
    Ora nella fontana lotti per un posto tra i tuoi simili
    Avevi il mare, il cielo e la terra.

  89. Vecchio sudista

    Vecchio sudista perché il tuo sorriso
    si è fermato sulle tue labbra,
    accattivante ma distaccato
    e come puzza il tuo fiatO.

    Vorrei dirti che per me la tua presenza
    è una canzone di carne e di sangue
    che scopre le mie radici
    e non importa ciò che dici.

    Le tue mani parlano un altro linguaggio
    e con loro io meglio m’intendo,
    anch’io accarezzo spiegando
    immaginari sorrisi.

    Vecchio sudista questo treno lunghissimo
    ferma il tempo e m’inchioda al sedile:
    e già mi vedo di fronte a me
    vecchio vecchio come te.

    Ora i miei occhi ridono
    arricciando rughe parlo intorno
    ma non importa,
    tutto oramai non ha più importanza.

    – accetto il regolamento

  90. IL V SCENARIO

    Cadde in disuso questo nostro mondo, si dimenò nelle sue violente spirali,
    Caddero verso gli abissi 81 vite umane.
    Pagammo quel conto di quell’ infimo scambio: un trasporto di uranio contro 81 vite umane, uranio in cambio delle vite di tanti bambini .
    L’acqua del mare si tinse di sangue , era il sangue di quegli innocenti.
    Urla disumane arrivarono da quelle acque , da quel mare .
    Iniziò quel raduno di quegli uomini plasmati da una società malata ….
    La belva sbranò 81 persone, sotto una pallida luna.
    E la verità , la ragione fuggirono in quella notte, lungo quelle strade di terrore.
    Fiumi di esseri umani si incresparono tra quelle acque intrise di sangue….
    Non avevamo più un cuore , un vento di morte ci stava portando verso il baratro.
    Vagammo nell’ombra di una società malata…
    fummo abbandonati dalla giustizia e dalla verità, rimase l’indignazione sui nostri volti attoniti e impietriti. Rimase lo sgomento per quelle vittime innocenti bruciate, massacrate dalla indigenza di alcuni uomini, dalla codardia di alcuni generali , fu tutto premeditato , già ordinato .
    E arrivarono le lacrime l’impotenza per l’assassinio di 81 innocenti .
    Caddero come un castello di sabbia , si sgretolarono sogni e speranze di tanta , tanta gente innocente .

    – accetto il regolamento

  91. i.sole

    Non ci siamo persi.
    Ti ascolto ancora
    illusionista serio
    che ironico decanti
    i tuoi storti versi.
    Non ci siamo persi.
    Vediamo insieme
    distese di soli bui.
    isole in disastri tersi.
    Non ci siamo persi
    ma da lontani mondi
    verso i tramonti
    veniamo da lati diversi.

    – accetto il regolamento

  92. Sezione A
    Accetto il regolamento.
    Poesie…
    parole scritte su fogli color pastello…
    e tra tutte quelle pagine…alcune bianche…
    nemmeno una data…nessun segno…
    come se volessi rendere immortali giorni,
    che non puoi dimenticare, ma che non dovrebbero esistere…
    eventi che vorresti cancellare dalla tua vita,
    ma che guardi riflessi dal tuo specchio,
    dove vedi tutte le tue battaglie…
    tu e tutto questo…tu e la tua storia…
    poesie…parole scritte su fogli color pastello…
    e tra tutte quelle pagine…alcune bianche…
    perchè non sapevi scrivere di quel dolore…
    perchè non sapevi disegnare quelle lacrime…
    che con il tempo sono diventate…
    petali di rosa tatuati nell’anima…
    Simona Ruzza.

  93. « AI QUATTRO CANTONI »

    (accetto il regolamento)

    Non so dire cos’è
    che leggera
    mi porta.
    Non so dire cos’è
    che ho perduto
    in soffitta.
    Non so dire cos’è
    che fa celebrare
    oggi il mio nome.
    So che al mattino
    pronunciando le labbra
    mi mettevo
    il rossetto.
    So che il diavolo
    m’abitava rosso
    dirimpetto.
    So che fui
    legittima figlia
    del fiore del cavolo
    cresciuta nel giardino
    incantato di sbarre
    dove ricca cresceva
    la lirica, sorella,
    della maledizione
    riversata
    che mi fece donna
    in poesia.
    So che la morte
    ben spesa non esiste.
    So che spesso
    la mente mal resiste.
    So che varcavo
    di bianco stesa
    usurati portoni.
    So che vivo
    con gatti giocando
    tra passo
    ai quattro cantoni.

    [ Per Alda ]

  94. Gianfranco Corona sez. A accetto il regolamento.

    La bufera del cuore

    Dovrò abbattere
    con la bufera del cuore,
    quest’esilio,
    che nella stanza a fiori,
    minaccia la mia carne.
    È come una sconfitta,
    quell’antica passionalità
    povera di verità,
    mentre la ragione
    è un glorioso confine,
    vittima di un dimenticato amore.
    Non ho preghiere,
    che gli angeli bisbiglino,
    ora il tempo è beffardo,
    offeso,
    nei brutali ritorni.
    Quale voce si incanta
    nelle miserie ammutolite
    del risveglio.
    Negli occhi
    quella tenerezza inestinguibile;
    ricomincio a manifestare
    la dannazione,
    fuori da questa rete abbandonata
    che il vento inutilmente
    slega.
    Gianfranco Corona Bologna

  95. (Dichiaro di accettare il regolamento)

    “Il volo degli Aironi”

    La mia vita rimane ferma così,
    quasi non sapesse dove andare,
    accanita ed attonita cacciatrice
    nel vuoto dell’inadempienza.

    Linee trasversali in apparenza
    demarcano confini e territori
    della mia immaginazione.

    Il cerchio ancora non si chiude
    ed il nulla stride come quando
    tira forte il vento nelle valli
    e dannato mi denuda l’anima.

    Vorrei coprirmi con le foglie
    dell’alloro come nei giorni
    di gloria dei miei tempi iridati.

    Ma il futuro tanto atteso
    a volte devia e torna indietro,
    relegandosi allo stato iniziale
    nella gestazione d’un pensiero.

    E penso, piango, rimanendo
    poi incastrato in quella nuvola
    passante sulla mia fragilità.

    A guardare il volo degli aironi
    che attraversano il mio cielo,
    bianchi e rosa, come ho sempre
    immaginato fosse il mio domani.

    © Luca Debiti 2016

  96. Francesco Quaranta
    Pertecipo alla sezione A
    (Accetto il regolamento)

    Vigliacco
    Lasciati a sanguinare tra vicoli è quartieri.
    Merce di scambio di poteri e soldi,
    viandanti in vita, inghiottiti dalla fornace…
    fretta di uscire dal buio, d’un soffio di calore.
    Beffeggiati clown d’un paese troppo buono,
    tutt’erba un fascio e canne sempre accese.
    Parla la gente di consigli da seguire,
    falsi Dei che comandano il guadagno…
    (munnezz droga puttane e magnaccia:
    tutt’ ‘a stessa cos, semp’ ‘e stess’ facce)
    Giustizia per chi ci riesce.
    Ingiustizia per tutti.
    Depredati vivi e morti, terra sterile…
    compatiti dai buonisti, che vivono nel lusso
    del sacrificio inconsapevole, lucidi coltelli.
    Sapienti e incoscienti, continuano a camminare,
    tanto il tempo passa e guarirà le cose.
    Ma il tempo si è fermato, è diventato un cancro.
    (radio televisioni trasporti e palazzi
    tutt’ ‘a stessa cos’, semp’ ‘e stesse facce)
    C’è il sorriso di chi continua a sperare…
    avanti avanti avanti, la vita rimane bella,
    per chi scendono lacrime a vedere lo scempio,
    per chi vuol fare qualcosa e non chiede un premio.
    Accettare i rischi, ammirando il paesaggio.
    Scivolare su frasi dette male, da cuori buoni.
    Camminare felici, resta il bel domani.
    Nessun rancore, nemmeno verso il vigliacco.

  97. accetto il regolamento

    U sicarru

    Chi bedda cosa mi sentu taliatu
    sicarru ‘mmucca e ‘ncappiddatu
    fimmini beddi comu lu suli
    firrianu l’occhi pì ‘mmi taliari
    sicarru strittu d’intra li denti
    pari vasari la vucca chìù ardenti
    chi suddisfazziuni dopu ‘nna manciata
    cu stu sicarru ‘nna bedda fumata
    cu ‘ttia amicu ‘nsugnu mai sulu
    la me cumpagnia è lu tò fumu
    tutti mi ciaranu ” sicarru fumasti ”
    sì arrispunnu buriusu e cuntenti
    picchì
    ‘ntuttu lu munnu pi ‘mmia
    ‘ncè amicu chiù amicu di tia.

  98. Marionetta

    Vago in cerca della comprensione,
    e invece trovo solo il mio destino
    che mi ricorda sotto il sol leone
    il primo pianto, quello d’un bambino.
    Ho sempre atteso che arrivasse il giorno,
    quando si perde ogni percezione,
    quando dal buio non fai più ritorno,
    nemmeno usando l’immaginazione.
    Abiti improbabili ho indossato
    da una tovaglia ritagliati in fretta
    ed una maschera m’hanno regalato
    perché restassi una marionetta!

    Il sottoscritto dichiara di accettare il regolamento del Contest di poesia: ”In esilio da me” di Giovanna Fracassi.

    13/06/2016

    Alarico Bernardi

  99. Sezione A, accetto il Regolamento
    Scrigni

    Scrigni di carta ingiallita dal tempo
    sublimano realtà in folli pensieri,
    e le ossa pur caduche, già piegate
    aspettano invano un sole sterile.
    Come un feto in grembo ostile
    non so come girarmi, a tratti
    apro un occhio sghembo e triste,
    sollevo un ciuffo di capelli
    e, come in una recita di teatrino
    di periferia, fingo una preghiera atea
    che non esiste, ma mi consola.
    Parole mi assordano adesso
    come echi che oltrepassano oceani
    di tempo. E sorridi ancora a me
    che incredula ero e ancora resto
    ferma e attonita di una gioia ormai antica,
    mentre tu già hai attraversato trincee
    e altri mondi rimango e aspetto,
    conscia del mio sangue raggelato.
    E ancora io continuo a raccontarmi
    fole e mai sazia di speranza
    non rinuncio ad aspettarti
    e quasi ti vedo, piccolo laggiù, all’orizzonte,
    oppure sei un miraggio
    come fatamorgana del deserto.
    Emanuela Di Caprio

  100. Marco Di MIco
    (accetto il regolamento)

    Dove va il nostro amore passato?

    POESIA
    di
    MARCO DI MICO

    Dove va il nostro amore passato?
    Quello oramai provato
    Quello già speso
    Quello a volte dimenticato.

    Quello dolce per i nostri figli ancora bambini
    Quando li portiamo a giocare nei giardini
    Quello carnale per la donna che baciamo
    Quando forte al petto la stringiamo

    Quello per noi stessi quando riflessi ci guardiamo
    E diversi e soli non ci riconosciamo.

    Va buttato?
    Va sprecato?
    Va perso?
    O sostiene l’universo?

    Fa girare i soli?
    Sbocciare i fiori?
    O nascere nuovi semplici amori?

    Marco Di Mico

  101. Sezione A. Accetto il regolamento.

    STRACCI

    Deposi all’ombra del ciliegio
    i brandelli del buon vivere
    barattati nel viale degli incontri
    con stracci di pensieri
    ricuciti a lembi di speranza:
    le giornate sghembe
    le sfumature grigie
    le mattinate lente
    le lacrime inghiottite.

    Indossai i colori del sole
    sulle vesti nuove.

    Dissotterrai il mio coraggio.
    E lo abbracciai.

  102. FUMO
    Soli e nei giorni bui
    Perdiamo pezzi
    Di noi
    Piccole parti del nostro corpo
    Che scorrono lontano

    Quando ogni cosa è persa
    E neppure il più piccolo
    Momento
    Ti riporta al tuo giorno nel sonno
    Lascia che quelle lunghe
    e gelide acque trascinino
    I tuoi segreti più grandi

    Tra i vapori dei freddi sospiri
    Aspettiamo il momento perfetto
    Nei tuoi sorrisi si perse…
    Quel momento di quiete.

    (ACCETTO IL REGOLAMENTO)

  103. Sezione A – Accetto il regolamento

    Pietre Scolpite
    di Daniela Schirru

    Pietre scolpite
    suoni magici
    voci del silenzio
    perse nel vento,
    musica viva
    dal cuore di una pietra
    vibrante amore,
    cantilena sparsa nel vento,
    vento che vive di te.

  104. Con addosso una sciarpa stanca e sgualcita
    mi muovo lento, facendo attenzione
    a non inciampare nei ricordi.

    Che siano fresche risate estive
    come piedi scalzi a filo d’acqua,
    o scoppiettanti caldarroste
    dentro semplice carta da pane,
    sempre mi pugnalano al cuore.

    Li scaccio via, brandendo in aria
    una bottiglia vuota, ma perdo l’equilibrio.

    Subito riappaiono più forti di prima.

    La tua mano saluta tra le spighe di grano,
    mentre un grillo canta ubriaco.

    Mi piego su me stesso
    e vomito tutta la mia solitudine,
    poi mi rialzo strisciando in viso sul muro
    imbrattato da ragazzini innamorati.

    Non è ciò che sarà che mi devasta,
    ma è ciò che è stato e che piano piano,
    senza sosta, diventa sempre più offuscato.

    Mi rimane il tuo profumo confuso
    con il mio alito caldo:
    attorno solo il gelo.

    – accetto il regolamento

  105. Le scuse del vento

    Niente succede se non lo fai accadere.
    Con le mani in mano
    ora dirai:
    Non era destino
    e Non abbiamo avuto fortuna.

    Se a spiegare il senso della fine
    fosse un baco da seta
    gli inizi sarebbero meno dolorosi.

    Le scuse del vento ai nostri capelli,
    le capisci solo tu.
    Le prevendite per qualcosa che valesse ancora la pena
    di essere vissuto
    quella sera, erano finite.

    Sara Comuzzo, accetto il regolamento

  106. Fabrizio Bregoli
    (accetto il regolamento)

    IL MIMO DI CRIKVENICA

    Reggo un violino dipinto d’argento
    e scorgo il mio viso a nuovo innevato
    sulle spente acque del lembo di mare
    stretto orizzonte all’immoto mio sguardo.
    Mi fingo di pietra, acquatto il respiro
    perché tu mi creda il quieto ritratto
    dell’uomo compito e sazio di niente,
    sobillatore quel tanto imprudente
    che sfida in silenzio la pioggia e il vento,
    cova il segreto d’ogni turbamento.
    Se insidiano le labbra mosche e arsura
    o qualcuno celia, o sprezzante passa
    talvolta brevi gocce di sudore
    improvvise brillano sulla fronte
    rapide poi imbrunendo sulle guance.
    Sono i pensieri che non so trattenere
    nel lago opaco delle mie pupille,
    il battito più acceso sotto pelle,
    quando veemente zampilla il sangue
    d’un tremito le palpebre socchiude.

    Quando sarà deserto questo spazio
    mi curverò più lieve su me stesso
    e mi raccoglierò nel mio mantello
    in vicoli angusti in fretta svanendo.
    Domani indosserò il mio volto d’uomo
    all’alba consueto sconosciuto
    tra i passi frettolosi dei turisti,
    anch’io ambulante maschera fra tante.

  107. I suoni delle mie stagioni

    Mi cattura un senso d’autunno, forse d’inverno,
    un ricordo che vorrebbe essere suono leggero
    di castagne allegre, uva, figurine di pane
    e coriandoli dolci di panna e amarene;
    un’anima di vento che potrebbe spannare
    le note sottili di quella corte affettuosa
    al mulino del presente celata
    feconda armonia di scoperte, parole, volti, visuali
    impaludati o dispersi in un tempo da nulla.

    Ma non suona più la fisarmonica vissuta da mio padre
    la paura delle mie mani bambine
    tra ciliegie prese al di là del cancello;
    il vigore sano di quel fiume che spumava
    sui sassi rassicuranti e il capriccio biancazzurro
    dei fiori a inventare incroci di candore e bellezza.

    Qui è ora di profili arroccati
    tra prospettive straniere, di gomiti e minuti
    invisi alle stelle come i miei sogni
    indistinti granelli nelle panie di un sordo cammino.

    Ci sono accordi sbagliati nello spartito del mio destino
    che reca nostalgie e assenze all’ultim’ora del giorno
    sotto un cielo che risuona, quasi estremo.

    La sera smaglia l’ultima sua voce.
    S’incantuccia il mio respiro e chiama compagnia.
    Ritrova la speranza in prossime stagioni
    sulla battigia del penultimo pensiero.

    Giuseppe Mandia
    Accetto il regolamento

  108. Morire

    una volta si moriva per una guerra
    o per la povertà

    guerra e povertà son rimaste
    ed altre fiamme nefaste si son alzate

    morire per il sesso
    morire per il possesso
    morire per il successo
    e morire più chi ne ha
    più ne ha voglia
    tutto questo e adesso

    morire diventando esperienza
    di vita
    conti fino a dieci con le dita

    fermati e ascolta c’è sempre
    qualcosa da ascoltare
    fermati e guarda c’è sempre
    qualcosa da guardare

    chiediti se ti piace e metti
    il cuore in pace

    cerca trova una cento persone
    e le giornate saranno meno
    monotone

    non vergognarti di esser bambino
    della nostra vita e il mattino

    – accetto il regolamento

  109. RINGRAZIAMO TUTTI I PARTECIPANTI

    La giuria è sotto i ferri per la valutazione di tutte queste belle poesie.
    I finalisti riceveranno un’email all’indirizzo che hanno indicato in fase di iscrizione.

    In bocca alla giuria…

  110. Ci siamo!!!
    Ecco le 14 poesie finaliste del Contest di ‪#‎poesia‬ “In esilio da me” promosso da noi di Oubliette e dall’autrice Fracassi Giovanna.
    FINALISTI
    “Mai” di Mauro Incanti
    “Molecole” di Alberto di Michele
    “Canto del passeggero” (Sogno di un Tértankär) di Giulia La Face
    “Non ci siamo persi” di i.sola
    “Mille volte” di Francesca Gnemmi
    “Il mimo di Crikvenica” di Fabrizio Bregoli
    “Il volo degli aironi” di Luca Dediti
    “Fumo” di Claudia Marra
    “Rosso di sangue. Femminicidio di Cappuccetto.” di Emma Fenu
    “L’eterno incatenato” di Andrea Cipriano
    “Alla fine” di Sandra Ludovici
    “I suoni delle mie stagioni” di Giuseppe Mandia
    “Col filo d’oro” di Tania Scavolini
    “L’eclissi” di Izabella Teresa Kostka

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