Contest di poesia “In esilio da me” – partecipazione gratuita
“È stanca questa penna/ di vergare brandelli di pensieri/ di disegnare sprazzi di emozioni/ aquiloni di desideri.// È stanca questa mano/ di mostrare il palmo indifeso/ di protendere le dita/ in un’offerta rifiutata. […]” – “Penna”
Regolamento:
1. Il Contest letterario gratuita di poesia “In esilio da me” è promosso dalla web-magazine Oubliette Magazine e dall’autrice Giovanna Fracassi. Il Contest letterario è riservata ai maggiori di 16 anni.
Il Contest è gratuito. Il tema è libero.
2. Articolato in una sezione
A. Poesia (limite 100 versi)
3. Per la sezione A si partecipa inserendo la propria opera sotto forma di commento sotto questo stesso bando indicando nome, cognome, dichiarazione di accettazione del regolamento. Si può partecipare con opere edite ed inedite.
Le opere senza nome, cognome, e dichiarazione di accettazione del regolamento NON saranno pubblicate perché squalificate. Inoltre NON si partecipa via email ma nel modo sopra indicato.
Ogni concorrente può partecipare con una sola opera.
4. Premio:
N° 1 copia della silloge poetica “In esilio da me”, di Giovanna Fracassi, edito dalla casa editrice Kimerik nel maggio 2016.
Saranno premiati i primi tre classificati della sezione A.
5. La scadenza per l’invio delle opere, come commento sotto questo stesso bando, è fissata per il 20 giugno 2016 a mezzanotte.
6. Il giudizio della giuria è insindacabile ed inappellabile. La giuria è composta da:
Alessia Mocci (Editor in Chief)
Giovanna Fracassi (Poetessa)
Cristina Biolcati (Scrittrice e Collaboratrice Oubliette)
Alessandra Dalla Gassa (Blogger Libera il Libro)
Elisa Longo (Collaboratrice Oubliette)
Katia Debora Melis (Scrittrice e Collaboratrice Oubliette)
Rebecca Mais (Collaboratrice Oubliette)
7. Il contest non si assume alcuna responsabilità su eventuali plagi, dati non veritieri, violazione della privacy.
8. Si esortano i concorrenti per un invio sollecito senza attendere gli ultimi giorni utili, onde facilitare le operazioni di coordinamento. La collaborazione in tal senso sarà sentitamente apprezzata.
9. La segreteria è a disposizione per ogni informazione e delucidazione per email: oubliettemagazine@hotmail.it indicando nell’oggetto “Info Contest” (NON si partecipa via email ma direttamente sotto questo stesso bando), in alternativa all’email si può comunicare attraverso la pagina fan di Facebook (si consiglia di mettere il Mi Piace alla Pagina Facebook per essere sempre informati sulle nostre iniziative artistiche):
https://www.facebook.com/OublietteMagazin
10. È possibile seguire l’andamento del contest ricevendo via email tutte le notifiche con le nuove poesie partecipanti al Contest Letterario; troverete nella sezione dei commenti la possibilità di farlo facilmente mettendo la spunta in “Avvisami via e-mail”.
11. La partecipazione al Contest implica l’accettazione incondizionata del presente regolamento e l’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (legge 675/1996 e D.L. 196/2003). Il mancato rispetto delle norme sopra descritte comporta l’esclusione dal concorso.
Buona partecipazione ed “in bocca alla giuria… sperando che non morda!”
Scritto Da Filippo Salvatore Ganci
( dichiaro di accettare il regolamento )
DENTRO L’ ANIMA
Si cambiò il cielo in nuvolo
a oscurare la luce del sole
e occhi chiusi ora vagabondano.
Intendere ora posso meccaniche di pensieri
che sferruzzano fili d’intrecciati sentimenti.
Posso vedere d’incanto incroci di vie
tra chiaroscuri d’infinta lontananza
a scorrer veloce staccionate remote.
Son fiacco e a prender fiato mi fermo
scorgo nuovo sentiero scosceso a valle
profumo intenso m’attrae, m’inebria.
Nell’irto passo a cercar memoria d’uso
nei cassetti chiusi dal tempo aguzzino
farò scappare attimi fuggenti di vita.
Identifico il profumo di quella rosa
mai data, al primo amor di mia vita
che caparbia timidezza volle tenere
per l’eternità dentro l’anima mia .
Continuo
E invece ho dovuto
lasciare la notte
lasciare l’alba
leggere su un autobus traballante
e iniziare un altro giorno
pensando a quello che non ho fatto,
sapendo che dovrò dire altri no
piangendo
altri sì
soffrendo,
pagare un’infinita bolletta del gas.
Non so perché amo così tanto la vita.
Daniela Sannipoli
Partecipo alla sezione A
Dichiaro di accettare il regolamento
e autorizzo il trattamento dei miei dati personali
ai fini istituzionali.
Mi guardo nei tuoi occhi
Mi guardo nei tuoi occhi
e sono stella
– cometa di desideri –
sono acqua
– su labbra assetate –
sono fuoco
– marchio sulla pelle –
e sono amore
– in trasparenza d’anime –
Sono io in te
– tua –
© Daniela Giorgini – Sezione A – Accetto il regolamento
Partecipo alla sezione A, accetto il seguente regolamento.
Titolo “E ritorno a viaggiare”
Lì, sulla finestra
non splendeva luce.
La nuvola tozza
copriva il flebile raggio.
Fra le dita
una penna acerba
e lessemi incompleti
di significato alcuno.
Lì, sulla finestra
Marianne aspettava il padre.
Giorni, mesi.
Quasi un anno.
L’inchiostro prosegue
e ritorno a viaggiare.
NEVE
Ovvero leggero è l’essere
Turbinio di fiocchi
Danzanti e bianchi
Pezzi di nuvola ghiacciata
scendono
Offuscando la vista
Pari a nebbia eterna
Sostenuta dal vuoto.
Assieme ad altri
Simili e mai uguali
Percorrono il loro tratto
Tortuoso o stanco
A seconda del vento
Silenziosi e trionfanti
Fino alla meta terrena
Dove sciogliendosi in linfa vitale
spariscono nell’oblio.
Silvia Locatelli in arte Silvia Licetti
Accetto sottoscrivendo il regolamento del presente contest.
Sez, A
Poesia
Titolo
“Nessun dolore”
Nessun dolore scardina il cuore.
Atroce silenzio
di una notte innamorata.
Tra lenzuola di lino
perdo il riflesso del tempo.
Quell’aurora impazzita
fra trame di vento
e lontani albori.
Son donna con labbra cadenti,
cicatrici d’esperienza
sul seno aggrinzito,
lacrime spente
dietro ciglia intorpidite
Amami ancora
nell’inverno che muore.
Al rintocco del pendolo
come uccello smarrito.
Esalterò il tuo volto
con nuova luce
risorgendo insieme
alle ceneri della vita.
ACCETTO IL REGOLAMENTO DEL CONCORSO
L’ aracnide della mente.
Se fosse facile
recider la tela
tessuta dal crudele aracnide
che governa la mente
e i suoi fili ardere
nel fuoco della liberazione
padre di giustizia,
creatore di ordine,
le atrocità dell’ umana esistenza
non sarebbero che vana cenere.
Ma l’ uomo è mosca,
cieca mosca
viziata dal libertino volo.
Curiosa mosca,
attirata dall’ odor di lusinga
dal dolce sapor dell’ ipocrisia
e dal luccichio delle armi.
Patetica mosca,
preda dell’ aracnide della mente
per i suoi stessi vizi.
Mariano Ciarletta (dalla raccolta IRIDI) – PAGURO EDIZIONI.
Partecipo alla sezione A, accetto il seguente regolamento.
(DICHIARO DI ACCETTARE IL REGOLAMENTO )
PELLEGRINO GRAZIO (IL POETA DELLA PENNA VERDE)
”………”
Parlami…
dei tuoi sogni…
bambino mio…
e poi parlami…
ancora…
parlami dei tuoi…
sogni perduti…
non mi stancherò…
di ascoltarti…
e se non potrai…
ascolterò…
la musica…
del tuo violino…
in silenzio…
ti ascolterò…
per ascoltare…
il tuo ultimo…
battito di ali…
tu sogno perduto.
IL POETA DELLA PENNA VERDE (Grazio Pellegrino) ORAZIO
Copyright Gruppo Poeti Ermetici
Partecipo alla sezione A, accetto il seguente regolamento.
L’artista di strada. Un semplice menestrello.
Mi siedo per terra, mentre tutto intorno a me è ancora deserto,
prima che la piazza si gremisca di gente,
che non conosco e non mi conosce;
accordo la mia arte per renderla perfetta,
con accanto i miei cari Baba e Lady, amici fedeli.
Pronta, la mia arte,
per chi si raccoglierà per udire la mia voce,
e quelle note che saprà creare da sè,
con o senza il mio intento.
Chi non si ferma con le gambe lo fa con gli occhi,
pieni di curiosità e ingenuità,
come quelli di una bambina che mostrano meraviglia;
posso leggere nel suo sguardo, adesso, che anche lei
confonde il suo futuro con il mio, come un tempo facevo io.
Un menestrello che la strada ha adottato,
che il vento accompagna con le sue note naturali,
spogliando ogni canzone e dandole nuova sinfonia.
Ho bisogno di te, piccola bambina,
di quel tuo sguardo affascinato e sognante,
per qualcosa che per te sa di nuovo,
dove tutto sembra superato ma che invece è congelato dal tempo,
custodito dalla memoria
e reso vivo da chi vive lontano dai cliché.
Voglio vivere così, farmi travolgere dalla mia arte,
dal canto conosciuto nei sogni più che nella realtà.
Salve, sono Luca Amantini, partecipo accettando il regolamento con la lirica: “Figlio delle nuvole”
Avevi chi non
c’era più.
Figlio delle nuvole
non abbiamo speranza
oggi.
Abbracciami come se
fosse l’ultima e
il sole passa
e satura i tuoi colori.
Liquida così
e reale
non sei la figlia
delle lacrime.
Oh madre di chi non
c’era più
ascolta il peccato
di un uomo perso.
E salva
questa mia desolazione.
Accetto il seguente regolamento e partecipo alla sezione A (poesia) con la lirica “Devo uscire”
La metro
oscura, nessuna sicurezza.
La strada
immensa, nessuna sicurezza.
Gli sguardi,
assenti, nessuna sicurezza.
Agorafobia
momentanea.
Si innalzano
in volo
volti disorientati.
La civiltà scompare.
Partiti da terra
si è giunti più stretti.
Devo uscire.
“ADDIO”
“Addio”
Raggomitolata
nei miei controsensi
mi abbandono
indifferente
in quest’alito di vita.
Null’altro che un chiodo
arrugginito
sulla parete bianca.
(Accetto il regolamento)
Hotel
La gente crede sempre
a quello che sente.
Quella donna,
bionda e snella,
abitava in un Hotel.
Passato incerto,
chioma al vento,
dalla finestra chiamava
i ragazzi.
E non si innamorava mai.
La gente pensava che
la biondina fosse meretrice,
ma in realtà
era cartomante.
accetto il regolamento
PIOGGIA
PIOGGIA
testo di Gianfranco Isetta
che dichiara di accettare il Regolamento
Nel gocciare della pioggia
c’è il dolore
di un altro mondo
che non si cura di noi
eppure
giunge pietoso
a mondare il nostro
anche solo di poco
Accetto il regolamento
Giuseppina Carta ( 20/5/2016)accetto il regolamento
Nessun limite l’amore
Tesse il destino
nel lungo caos della vita,
il secco ramo dell’intolleranza
spiazza inermi passioni,
l’ipocrisia
incollata alla pelle
volta a ghettizzare
l’amore omosessuale.
Pungente nasce spina
dove fuoco
non può essere luce,
nessun limite l’amore
non ha sesso ne colore,
nell’aria sussulti e fulmini
senza avversione
senza pietà
solo stupore
solo amore.
Partecipo al Contest “In esilio da me” accettando il regolamento in ogni sua parte.
Ringrazio Oubliette Magazine e l’autrice Giovanna Fracassi per aver promosso questo contest! E spero di vincere! Ovviamente!
“Ciliegia”
Maggio,
è il mese che ricordo.
Il rosso dei papaveri
a bordo strada,
l’aria che profuma
di vivida estate.
Le cicale che iniziano
il loro festival.
E sugli alberi
quei bellissimi fiori
son ormai succose ciliegie.
Di maggio ricordo
il sapore di questo frutto.
Ed in questo mese
sei arrivata tu,
mio piccolo amore.
Cipriano Andrea
Accetto il regolamento
– L ‘ETERNO INCATENATO –
Delizia l’udito
Parola
Spargi il tuo sangue
Sui muti destrieri
Di chiostro pesante
Solo un suono
Imprigiona l’eterno
Angelo dall’ ali spezzate
Quell’Angelo colmo d’amore
caduto nelle viscere del cielo
spirato celermente,
senza sgomento,
ma con la consapevolezza
d’esser vissuto tra volti amati.
Ha raggiunto il picco delle stelle
che voraci lo hanno accolto
voraci lo hanno rapito
e noi qua sotto a voltarci a cercarlo
tra quelle scie bianche
e setose nel cielo.
Or si spalanca la finestra,
chiudo gli occhi :
un alito di vento accarezzandomi ,
mi sussurra
che la sua anima è quivi presente.
La mia speme è che tu Angelo, mi protegga
e mi conduca dolcemente lontano,
ogni singolo giorno,
di questa vita che ancor mi è in accanito debito.
Partecipo per la sezione A , accetto il regolamento – Isabella Gravina
T’amo
T’amo
se m’ami o non m’ami
s’hai ad altro cor tuo donato
oppur l’hai corazzato.
T’amo
ch’ignuda abbacinata
s’è l’anima mia
da leggiadra tua facondia.
T’amo
ch’in sagittabondo sguardo
trasecolai e or cieco vago
in fosco pertugio di speranza.
T’amo
probo amor mio paleso
lesto subitaneo sentimento
in codesta pletorica epistola.
T’amo
t’amai t’amerò
pervicace ossequioso cor mio
garbatamente da te s’accomiata.
Vittorio Tatti
Accetto il regolamento.
Sezione A
Accetto il regolamento
Dov’è l’uomo che sorrideva
dal palco delle sue labbra
applaudendo con una risata
Ai suoi piedi ciabatte di pezza
e l’abito da sera
a vestire una gruccia anonima
Il ritmo della vita si fa lento
spezzando il filo di fiato
a cui sta appesa
una marionetta
che non balla più
Felice Serino
Dichiaro di accettare il regolamento
Conosco le voci
conosco le voci che muoiono
agli angoli delle sere
conosco le braccia appoggiate
sui tavoli nel risucchio
delle ore piccole
l’aria densa e le luci
che lacrimano fumo
e lo sferragliare dell’ultimo tram
la nebbia che mura le strade
conosco
i lampi intermittenti della mente
i singulti che accompagnano
quel salire pesante le scale
la morsa che afferra e non sai
risponderti se la vita ti scava
e il freddo letto poi fuori
dal tunnel
un altro mattino
per risorgere o morire
Anima a metà
Tu corolla di incenso che basta al mio campo
teneramente bruciato di astri senza fine.
Se il tocco della fiamma è lo stesso carbone
che porti negli occhi, assetami pure
di pianure e smarrimenti sul tratto d’orizzonte
che potrebbe perdere i giorni, spostarsi qui tra noi.
Separarci le mani. Semplicemente arrese.
E mi sei caro – ancora e ancora – su un altro pianeta.
Nota, come amo la mia anima a metà.
Rita Stanzione – Sezione A – Accetto il regolamento
Folli note
Setaccio incrollabile le folli note
e cerco tra le melodie sgraziate e vuote,
e tra mille spartiti e musiche inutili
raccolgo solo piccoli suoni futili,
ma che donati con parsimonia e passione
io ne lecco avida le gocce e mi disseto
come dopo l’arsura un acquazzone,
bagna l’ arida terra in fondo al greto.
Eri e sei nella mia carne or vuota,
e come un prodigio torni superbo,
sangue e lacrime stolte e io idiota
piango del ricordo fatto verbo.
Ti sento e la tua voce come suono amato
sparge nell’etere l’afrodisiaco accento ritrovato,
danzo sotto la pioggia delle tue parole
poi m’accorgo ch’è solo sogno, nato dalle mie fole.
E. Di Caprio Sezione A – Accetto il regolamento
Lo stesso vestito
Cara amica mia
l’ho sentito il tuo dolore
trapassarmi il fianco
e fermarsi nello stomaco
come una lancia sanguinante.
Li ho visti
i tuoi occhi spenti
e la tua voce
gridare al vento muta.
Ti ho vista
persa,
mentre con le unghie
cercavi un appiglio
per non cadere
nelle fauci del’inferno.
L’ ho visto il tuo passo silente
nell’erta via della sofferenza,
perché sai
le madri che piangono un figlio
hanno tutte
lo stesso vestito!
Paola Pittalis accetto regolamneto
ALBERTO DIAMANTI
(poesia edita tratta dal mio libro IL GIOCOLIERE DI PAROLE)
(accetto il regolamento)
LE RANE DALLA LINGUA LUNGA, IL RAGNO DISPETTOSO E LA STREGA DI PASSAGGIO
Un caldo pomeriggio, 14 rane,
stavano al sole in due pozze lontane;
7 da una parte e 7 dall’altra.
A un certo punto, la più scaltra,
disse : “Tra un po’ non saremo più all’asciutto,
che sta per arrivar un acquazzone brutto !”.
In un momento il ciel si tinse al nero
la rana aveva ragione per davvero !
Tuoni e fulmini… il cielo nero pesto…
le pozze si riempiron presto presto!
Allor le rane della prima pozza,
protesero la lingua in quella opposta;
l’allungaron come un fil di lana
per trovar acqua nella pozza lontana.
Altrettanto fecer le altre rane
così che, anche se lontane,
le loro lingue s’uniron come un velo,
a mezzavia, tra le due pozze in cielo.
Accortosi di ciò, un dispettoso ragno
che stava zitto a bordo dello stagno,
salì nel cielo, e le lingue unite
legò con ragnatel forte e sottile.
Così nel cielo, tra le due pozze d’acqua riempite
si vedevan sette strisce, tutte unite:
eran le lingue di tutte quelle rane
unitesi alle pozze, assai lontane.
Accortasi di questo, una streghetta
che passava in ciel con la scopetta
vide le sette lingue fatte ad arco
da una pozza all’altra; e lì, dal varco
le colorò tutte e 7 in un baleno.
Nacque così… il primo arcobaleno !
Sezione A
TRENTA LUNGHISSIMI SECONDI
Sarà la pioggia ormai lontana,
e ancora non asciutta
quel leggero bagnato sulla guancia
che non vuol evaporare
nemmeno col calore della pelle.
Sarà una sensazione strana
quel brivido che corre sulle membra
eppure l’aria da oggi sembra calda
da dover pensare quasi al mare.
Sarà un turbinio di voglia
nel corpo che si scuote
ma non c’è niente che possa intimorirla
o farne incitamento
forse è solo un momento.
Sarà ma queste mie uniche sensazioni
le provo solo quando sei lontana
anche solo un attimo,
da me che sto aspettando
un altro bacio , ancora,
dopo l’ultimo che mi hai donato
circa trenta lunghissimi secondi or sono,
e già sono febbricitante e provo un tuo abbandono.
Roberto Giovanni Busembai in arte ERREBI 22/05/2016
ACCETTO IL REGOLAMENTO DEL CONCORSO
Accetto integralmente il regolamento
Per sempre
Un pensiero per te,
il cuore si stringe e
un brivido corre.
Ti vedo,
sagoma che appare
viso ovale.
Il tuo passo incede
a me dinanzi,
sei tu che cerco tra la gente
ti sento vicino.
Le vie del centro
sono le tue,
bambino scalzo
dai calzoni corti,
sono le tue ragazzo innamorato,
con il viso fresco e rasato,
le tue uomo maturo
padre mio, porto sicuro,
le tue uomo malato
finché il cielo ti ha chiamato.
Desiderio
Nelle strade imbottite di solitudine
la sera si addensa di profumo
essudato dalle pietre come incenso.
Sbiadiscono nell’incedere delle ore
viali tortuosi e parallele d’erba ,
l’anima si tende in azzardo di voli liberi .
Nel ghiaccio che si attarda
trovi orme dei cavalieri
che nel fluire del giorno
giungono al campo dei girasoli.
Si apre lo stendardo del desiderio
per far scorrere il soffio assetato
nelle radici oscurate di una foglia
con il palmo rivolto all’ossigeno .
Oscure radici, vibranti radici;
con un fremito rifiorisce la vita
nel paradosso di una promessa .
Lucyen 28
partecipo alla sez A e accetto il regolamento
Ieri e Oggi
Ieri
il dolore traboccato
ha lasciato
segni indelebili
sul mio corpo
martoriato,
che ho ripudiato
Oggi
quei segni, nel mio animo,
sono filo dorato,
perché ho capito
che ieri
è il passato
Accetto il regolamento. Gradirei se possibile un Vostro parere in ogni caso, avendo appena iniziato a scrivere poesie…grazie infinite
CUORE
Soffocato
da sterpaglie
di invidia e livore.
Cuore
innamorato
sordo
a ogni altro richiamo.
Cuore
generoso
sempre verde
aperto al mondo.
Cuore
anaffettivo
per troppo dolore
non sa più amare.
Cuore
silenzioso
sente tutto
il dolore del mondo.
Cuore
che annaspa
tra mille emozioni
cuore acerbo.
Cuore
avaro
tiene stretto
il suo ego.
Cuore
disilluso
non vede
più amore.
Cuore
appagato
innamorato
della vita.
Cuore
sereno
dipana calore.
Patrizia Benetti. Accetto il regolamento.
MILLE GIORNI DI VOI
Fermare il tempo è pura pazzia
dove la mente tenta
la ricerca ferma
questa inutile corsa
per arrestarlo.
Poi ti accorgi che un abbraccio
cosi forte e intenso lascia i dubbi che hai del tempo.
L’emozione cosi forte ferma questo tempo
e mi accorgo, che rasserenato un attimo il cuore,
sono mille giorni passati per questo immenso abbraccio
tanto desiderato.
E mi innamoro fortemente di queste emozioni
di quelle che lasciano il cuore senza fiato
per affamarmi ancor più di questi abbracci
che ringiovaniscono la mia pelle
saziando la vita di quel profumo
che solo una pelle colma d’amore sa dare.
Mille giorni son passati ma non ho mai smesso
di indossare quel profumo che sa di vita
ho centellinato le gocce per non dimenticare
e non ho mai dimenticato che
un anima non può vivere nel passato
se conosci il cuore.
Tra abbracci e baci rivivo dopo mille giorni
e quando quelle lacrime di gioia strozzate in gola
per pudore e forti emozioni
non danno vita alle lacrime
sento che il cuor mio scoppiare
e vorrei gridare al mondo
GRAZIE.
Vi amo dolcissime anime
mi avete dato la vita e
rinasco più forte di prima.
Non smettete mai di regalare l’emozione di vivervi
siete quella luce che in mille giorni di tempo
non riuscivo a vedere.
Lasciate che scendano sul vostro viso di bambine
quelle lacrime
sono di gioia
non nascondete l’emozione
perchè io vivo e vivrò con le vostre
per sognare ancora
di essere felice insieme.
partecipo alla sez.A accettando il regolamento
COL FILO D’ORO
Tienimi sul greto del tuo fiume,
e avvolgiti alle pieghe del mio amore
stropicciate dai tanti giorni insieme
ma non logore di stantio odore
non volatili di primaverile seme,
ascolta il mio respiro che preme
contro il segreto tuo ardore…
Legherò le tue ore future alle mie
col filo d’oro degli anni migliori
e scorgerò leggeri voli di piume
intorno all’incessante calore
di un abbraccio che sa di te e di me.
Tania Scavolini – accetto il regolamento sez.A
Giulia La Face 23/05/2016
(Accetto il regolamento e partecipo con la poesia Canto del Passeggero-Sogno di un Tertankar)
CANTO DEL PASSEGGERO (Sogno di un Tértankär)
Viaggio che passa l’esistenza
su imbarcazioni fluviali
di onesto legno
che dragando il mio scorrere
in luoghi scardinati
uniche fondamenta sono state.
Le mie radici il navigare
Le mie soste attraversamenti bradi
di anima gitana.
Scarti su scarti
pulsioni di arresto
e poi ripresa
l’onda di ricerca il solo luogo
che mi è casa.
E visi, volti
amici,amori disinvolti
passioni mai allentate
dall’errare dei battelli
che spumano nell’acqua
sorgente che abbevera
ruscelli di vita savana.
Trasalendo gli ormeggi
lèva l’àncora ogni passo
verso la dimora ardita
universo illuso di candore
e solo nello scorrere mi radico.
E vi amo
come fiume che fluendo s’innamora
dei sassi ogni istante
che scivolando léviga
eppure essendo già più non è uguale
che trascorrendo eternamente
amando muta.
Così che il mio fluire
è perenne carezza d’amore
alla mia gente, ai luoghi che veleggio
agli orizzonti in cui mi specchio.
Rinnovando il mio respiro
eternamente ridivento viaggiatrice
di fiumana che rovescia
e come nave va…
Dichiaro di accettare il regolamento
Stupro
Sperma vagante
in utero straziato
Idioma di cellule
sparute
Isocrona del tempo
irruente all’amplesso
Finito
Incalza una vita
placebo di colpe
Ada Jacono
Sezione A. Accetto il regolamento
Avrei bisogno
Avrei bisogno
di silenzi immensi
quando ti stringo fortemente
a me
ma inutili parole
si addensano su noi
come punteruoli d’agavi
su candide tovaglie.
Le occasioni d’abbandono,
rarefatte e semplici,
ci accostano all’amore,
lontani anni luce
da quel verbo
che è consono soltanto
agli oratori.
Vivremmo di un mutismo
apocalittico,
sognando
di un futuro colorato
negli angoli dispersi
del piacere,
sui letti smantellati
dell’ardore.
Accetto il regolamento.
MILLE VOLTE
Silenzio. Nessun pianto, nessun vagito.
Una mano svuotava il mio ventre, arido, da quella gioia immaginata e sperata.
Nessuna emozione, forse sollievo.
Mi domandavo chi fossi, cosa stessi diventando.
Un attimo, un giorno, una vita.
Sarei stata più io?
Labbra che mi sfioravano le guance, braccia che mi stringevano, fiori.
Sei contenta? – Non lo so.
Un velo sugli occhi, parole da lontano.
Li ho visti, li hanno lavati e vestiti.
Domani ti accompagnerò da loro.
Non ti spaventare, sono piccoli.
Ho scattato delle foto, vuoi vederle? – Non lo so.
Dietro un vetro, sotto una maschera, due cuoricini battevano, dimenandosi in piccoli petti ossuti.
Attendo.
Dovrebbe arrivare,
sgorgare come un fiume in piena e travolgermi.
Immobile al ciglio di una strada deserta,
non un alito di vento.
Il nulla. Non provo nulla.
Cosa ne sarà di me? Cosa ne sarà di voi?
Mi nascondo nell’unica coperta che merito,
avvolgendomi nella vergogna.
Settimane, mesi, anni.
Le catene di quell’arida prigione poco alla volta si sono sciolte,
come lame di ghiaccio al sole.
In quelle pozze vedo riflesso il mio sorriso.
Una luce calda e rassicurante abita in me.
La chiamo gioia.
Mille e mille volte mi innamoro, ogni mattina.
Mille e mille volte vi vorrei, ancora.
-Un animale selvaggio-
Un animale selvaggio
si libbra in mezzo all’educazione
tra dispiaceri e soprusi,
vergogne e vendette
in mano ha una rosa
che gli altri usano per pungersi.
Se prova ad assomigliare
si dimentica di se,
ma districarsi è una tortura.
Essere senza essere scimmia,
guardando, osservando e vedendo,
oppure isolarsi e lasciarsi sfuggire
l’occasione dell’animale selvaggio.
Non capendo di più.
Accetto il regolamento
OLTRE IL PARADISO
Un ponte è l’orizzonte:
aldilà adagiata come cappello
fra la vetta e la brezza
vive casa mia…
Dall’alto ogni sguardo è nuovo
l’aura sussurra vocaboli nuovi
e nidificano le rondini maestre.
Imperante libertà
di abbracciare il cielo
baciare lampi di sole,
gustare l’arcobaleno dei fiori
tra le spighe d’erba
or ora falciate.
Odo emanare
dalla solenne pineta
un ascetico silenzio:
“forse qui
vi abita un Dio?…”
Sezione A – Poesia – Accetto il Regolamento
Bruno Baldassin dichiaro di accettare il regolamento
Ti auguro una strada
(A mia nipote Rosa)
Ti auguro una strada
dove ogni passo
sia un passo da inventare
Ti auguro una strada
dove ogni incrocio
sia un punto di domanda
Ti auguro una strada
che si perda in lontananza
e nel tuo zaino un sogno
e per bordone *
ti auguro la fede
Bruno Baldassin
*bordone = bastone del pellegrino
pubblicata nel libro La gatta guendalina e l’angelo custode Raccolta di fiabe edizioni colore e more grandate
Accetto il regolamento e partecipo alla sezione A, poesia.
“Lunatico pensiero”
Notte.
Io e lei sulla sabbia.
Le onde del mare
lontane,
ritte verso la barriera.
Io e lei al sicuro
guardiamo un fuoco.
Il calore
diventa una droga,
la bellezza un piacere.
Lei pose la sua mano
sulla mia spalla.
Parole confuse.
Gesti insoliti.
Labbra smembrate.
Accetto il regolamento e partecipo alla sezione A, poesia
I luoghi senza domande
quelli che si approssimano
alla vertigine di un silenzio
che impedisce l’abbraccio
stanno chini sulle ombre
impediscono che il giorno
se le porti via che la notte
le confonda col buio di tutti
Francesca Dono / 24/05/2016
Sezione A. Accetto il regolamento.Neofita Inversionismo. Francesca Dono.
-la strada grezza-
la strada grezza.
Un’ora. Strani relitti.
Dodici relitti invertebrati. Tutto.
-Non disperare, dice una donna euforica.
-La sopraelevata volge per il mare –
Guardai il sole. Parte del vetro che lo schermava .
Si, il sole .
Uscii . Volteggio dell’aria. Furono in-azzurre cento barche.
Poi in ogni modo? Appeso il guard-rail. Un mondo.
|——————|
-E’ questa la distanza che cade come ieri. Conta fino alle barche, la donna mi dice –
Camminai .Mezza maratona. Stoffe vibratili . Seduto una boccata d’ossigeno.
Anno 2016 . Porto antico: la lanterna. L’esilio.
Acchiappa sogni
Grazie.
Prego.
Di cosa?
Del regalo!
Quale?
Non lo vedi?
NO.
Girati. Lo vedi ora?
NO.
– L’acchiappa sogni
mesto, era un sogno –
Accetto il seguente regolamento. Andrea Loccina
Accetto il regolamento e partecipo alla sezione A, poesia.
Abbracci veli di cenere
Schernendo volitive
E desolanti consolazioni.
Lungo l’ultimo cammino
Incedono passi, spezzati
Da infervorate disperazioni.
Il coro ne invoca il nome
La folla avvolge l’aura vagante
Ritrovando anima sparviera.
D’un tratto è rinsavito
Chi memoria più non aveva
Ricordando un passato che non c’era.
Sulla scia di fiori freschi
Il corteo avanza,
In direzione di chi resta.
Porge mani umide di sale
Dona due parole,
Fa il suo inchino e volta la testa.
Sciogliendo così il voto appena preso
La coscienza più serena,
Fa ritorno a casa per desinare.
Inconsolabile anima resti,
Sola in un angolo tu
A compatir meschina adulazione generale.
Alla finestra delle nozze
Sono ricordi coperti di cenere,
gemiti che bussano pigri alla finestra delle tue nozze.
Lievi rumori fragili che si stemperano nel vento,
che danno un sangue nuovo nella inestinguibile oscurità.
Il nuovo diventa bianco con l’aiuto della luna,
si capisce il dolore che tocca la morte,
che tiene sveglie le cose e il mondo dentro
quei piccoli cieli, bruciature negli occhi tuoi innocenti.
Ho come un ricordo attaccato alla pelle,
che muore quando le stelle esalano l’ultima luce.
I bambini trovano piccole rondini
ed ogni rumore sarà pietra ed ogni traccia palpito.
Un piccolo spazio mi unisce alla luce,
in una corolla di indefinibile luce esangue,
dove molte volte mi sono perduto,
in quel cielo marmoreo di statue illese.
Non esiste dolore nella mia voce
e si abbasserà anche il raso nero,
anche la terra con le sue zolle scure,
poiché appartiene al rossore del tuo dolce frutto.
Nel cielo una tenera intimità tra i gabbiani e il mare
– accetto il regolamento
ALLA FINE
Nuvole
come sassi nella voragine del cielo,
e sull’anima
il colpo fatale d’un sole nero,
i rabbiosi pensieri
a riempire la mente,
alla fine.
Il cuore non dà tregua,
cigola duellando con la sorte storta,
in urto imprevisto d’implacabile istante,
si turba,
s’affolla al contrappasso,
ma sa
di non avere scampo.
Dolore,
come tormenta grassa di neve
e sul corpo
le stelle degli anni morenti,
scissi,
i ricordi travolti d’un colpo,
alla fine.
Le parole muoiono da sole,
cacciate giù a forza in gola,
in aria di supplizio codardo
si sfaldano,
scivolando in olio muto
ma oltre,
l’impavida speranza
sfama il suo sorriso.
Accetto il regolamento
Accetto il seguente regolamento e partecipo alla sezione A.
“Il vento di ieri”
Buio.
No light.
Giorno.
No sun.
Distruzione
sotto il ponte.
La girandola
è spezzata.
“Grazie per questo dono”
“Ti voglio bene”
Il vento di ieri,
caldo,
ed avvolgente,
si inoltrò
nelle nostre stanze.
Il vento di ieri
distrusse la girandola.
“Ne voglio un’altra”
“Non si può amare una copia”.
CRISTALLI DI SALE
Vado inciampando
ognora
su cristalli di sale
inariditi,
ammucchiati
davanti alla soglia
del tuo cuore,
se accendi la speranza
torneranno ad essere
lacrime di gioia.
Accetto il regolamento
Un addio insensato
Ricordo che mi dicesti addio
in un semplice messaggio
eri tu la forza del mio coraggio.
Ti ho regalato il mio cuore
ancora una volta il rossore
dell’emozione si fa sentire.
Non aspettare invano il cammino,
che con un bacino rallegri
il cuore di un bambino.
Ed un mattino con un addio
mi avvio in un bivio. Come un
gabbiano che apre le sue ali.
Per poter volare via e non pensare,
ora non so cosa fare,
ma sappi che è un cuore offeso.
– accetto il regolamento
L’ ECLISSI
Potessi piangere lo faresti, Luna,
impaurita dal malore della nostra Terra,
nascondi desolata una parte del volto
oscurato per sempre dall’Universo.
Tremi tra la polvere di stelle cadenti
muta e immobile nell’argenteo dolore,
ti rispecchi negli abissi dei gelidi mari
che ingoiano le salme dei pellegrini.
Profughi sbagliati seguenti gli astri,
stregati dalle luci e dai moderni miraggi,
viaggiatori illusi dalla speranza
naufragati alle porte dell’Isola Promessa.
Sapessi gridare lo faresti, Luna,
invocando le orde degli angeli celesti!
Abbassi lo sguardo dall’impotenza,
pregando per l’umanità in una triste eclissi.
Izabella Teresa Kostka
Accetto le condizioni e il regolamento
Sezione poesia
(Poesia di Monia Minnucci – Dichiaro di accettare il regolamento)
Ho atteso la caduta
sbavando l’alba,
biglia di fuoco rollante,
morsa della vita
insulto alle carcasse d’ombra,
osceno cantico della sera.
Ho atteso
lo sgorgo dell’anima
nell’esilio delle parole.
Impasse di ieri,
scorci azzurrati,l’oggi,
fondali depravati
ti hanno portato qui
a succhiare veleno,
forza del mio cammino,
e cingere caviglie e polsi
di caustico amore.
Se svelassi
l’incauto pensiero,
flagello di mille piume
nel vano del cuore
…deporrei la pietra tombale.
(Dichiaro si accettare le norme ed il regolamento di partecipazione)
Sale Blu
Gioco,
facendo roteare sigarette spente
mentre il cielo rattrappisce
e non somiglia ormai a niente.
Dove sei ?
Mentre io perdo battiti.
Gioia in coriandoli,
s’accumula sui piedi.
Ed investigo gli armadi che ho dentro
per cercare parole
che con il tuo profilo
ci facciano l’Amore.
Dove sei ?
L’onda lunga dei tuoi occhi,
mi riporta a pensarti
mentre mi camminavi davanti,
ma mi fissavi lo stesso.
Ed investigo quel sole
per cercare nuove foto dei tuoi sguardi.
Persi come cera color miele
come io mi perderei nelle tue chiome.
Sotto a quel sole.
ADRIAS KOLPOS
E’ un mare diverso
un mare che non conosco
fatto di piccole conchiglie
sparse sulla battigia,
di trabocchi
che non sapevo cosa fossero,
di vento che soffia
a ripulire l’anima,
offesa e vilipesa
senza perdono,
di foglie perse
da rami secchi mai tagliati,
di stelle di mare
rosse come sangue,
dell’altro lato,
che se faccio un salto
ci arrivo,
di abbracci che aspettavo
a stringermi le spalle,
e di te,
che disarmi ogni paura.
Andrea Magno – Accetto il regolamento
Sezione A – Accetto le condizioni ed il regolamento –
Noi che siamo solo un istante
Noi che siamo solo un istante di pura follia e bellezza
ci abbracceremo mai senza sfiorire?
è primavera tutto luccica di oro,
l’aria culla i profili, verdi sono gli orizzonti,
gonfie le fontane, in amore la natura,
eppure hanno lasciato scadere nel fango le illusioni,
perverse come l’incresparsi della pelle,
ma il tempo è usuraio e falsa i conti,
il mondo è in lutto, l’inverno è deceduto senza preavviso
ed io ubriaca
non posso immaginare i girasoli senza pensare ai solchi del cuore,
a denti che assaporano un tozzo di pane d’alba e sudore,
a mani impraticabili ma leziose,
ai tuoi occhi neri pece che invadono i miei,
a tutto il bello che non è mio,
nel torpore della mia condizione instabile
ti osservo nutrirti e non pensare alla mia fame,
Il bimbo strizza l’occhio al sole
ed è fermo come pietra che attende la pioggia,
intreccia la tristezza tra i capelli
e di gioia veste il sorriso
che un nuovo giorno abbia inizio
che avanzi pure un’altra stagione,
che la follia abbia pietà di me!
Fabiola Murri
Sezione A – accetto il regolamento
Una parola
Una parola,
solo una parola
vorrei sentire.
Un sorriso come tu sai fare,
una carezza che solo tu sai dare,
un silenzio più forte del rumore,
uno sguardo più forte del sole.
Solo un volta,
prima di morire.
Una parola,
per dormire
nel sonno della vita,
ingannare il respiro
nella notte luminosa.
Sezione A – Accetto il regolamento
LUCE
Nel seguire i giorni
e il compiersi delle ore
secondiamo la natura,
esuli figli
di noi stessi,
orfani di desideri,
frutti proibiti
che mani non colsero,
allungate in inane sforzo
nell’abbaglio del sole.
Ma allo scomporsi del giorno,
al divenir del buio
uno sfrigolio di stelle,
uno spicchio di luna alla finestra,
pensieri lievi
si aprono come uno scrigno.
E mentre la notte,
percorrendo il cielo
si adagia
in una brama sottile di
smarriti sensi,
diventiamo luce.
Accetto il seguente regolamento e ringrazio per la possibilità di partecipare con la mia poesia “Sguardi alterni”
Io, te
assiomi
nel tempo
di uno sguardo.
La festa,
le campane:
era giugno.
Giallo
il lago
si mostrava alterco
e la tua immagine
svaniva
dolcemente
come quel sasso
che ho lanciato.
Io e te,
sguardi alterni.
Cielo
Azzurro,
arancione,
viola;
quanti colori può assumere
il cielo?
È come l’animo umano,
in un continuo mutare.
Caro,
grande cielo,
che da sempre ci fai da tetto,
forse non ti sei accorto di noi,
tuoi piccoli sudditi,
ti stiamo uccidendo
e con te uccidiamo noi.
Potranno mai i nostri figli
ammirarti in tutta la sua immensità,
o dovremo noi narragli
la favola di un cielo azzurro,
incredibile alla loro vista?
Sezione A – Accetto il regolamento
“Vorrei essere Carmelo Bene”
50 anni.
Il mio nome risuona
stanco nella piazza.
Nessuna nuvola.
L’orizzonte sereno
abbassa le pretese
e incupisce.
“Carmelo.”
“Arrivo”
La casa diventa corpo
e il tetro riprende
la corsa.
Non uno
se non io.
Vita insonne:
il bel tentativo
di essere Carmelo Bene.
Sezione A
Dichiaro di accettare il regolamento.
Assenze.
Sei venuta a trovarmi dentro un sogno
quando il mattino dormicchiava ancora
e pur se sei svanita con l’aurora
io sorridevo, perché sembravi vera.
Vera mi è parsa quella tua carezza,
vere le tue rughe alle le mie dita
fameliche, da tempo, del tuo volto;
vera ai miei occhi,
dimentichi del tempo del dolore.
Ma ora si allunga l’ombra della sera,
e ancor di più mi duole la tua assenza,
mi duole il vuoto nel cerchio delle braccia
e quel sorriso, ormai, si è fatto pianto.
Sezione A- Accetto il Regolamento
Continuerà a dormirti accanto
Ti piace sentirti dire “quanto sei bella!”
e se anche lo fossi più di te, resteresti principessa mentre io solo un’ancella.
In fondo anche per me è la consuetudine e non certo l’eccezione
ma non è facile cambiare ciò che la vita ha stabilito sia la tua professione.
Tu sei libera e non t’importa se c’è il sole, la pioggia o il vento
fino a stasera tornerai a riscaldarti del tuo nuovo appartamento.
D’estate e d’inverno anch’io ho un grande ombrello
ma non sempre mi ha riparata nel gioco del lupo e dell’agnello.
La tua pelle profuma di sandalo e cannella
ti sei mai chiesta, amica mia, cosa significhi vivere in una cella?
La mia pelle dà di selvatico, di campi e carrozzeria
mi hanno fatto credere che non poteva essere diverso per me che vengo dalla Romania.
Ti aspetti quel regalo, quello che brilla
solo così crederai che chi te ne fa dono non vacilla.
Anche a me fanno tanti regali sebbene non certo i migliori
… un accendino, un braccialetto, un portacolori.
Ti immagino in ufficio, seduta su una grande poltrona
io ho studiato la vita dal marciapiede, tu ti sei laureata alla Sorbona.
Se mi cerchi mi trovi sempre allo stesso posto
è talmente “fisso” che i miei clienti li ricevo anche a ferragosto.
Sei stanca quando la giornata finisce, madre,
ma ti piace riconoscere gli occhi di tuo figlio in quelli di suo padre.
Si chiama Bogdan il mio bambino
è bello, intelligente, affidato ad un’altra donna e a un rispettabile cittadino.
Una doccia scioglierà le tensioni e la stanchezza
in pochi minuti recupererai tutta la tua freschezza.
Farò scorrere acqua anche sulla mia pelle
ma non sarà facile eliminare ciò che ogni giorno la repelle.
Non farai fatica a riconoscerti senza trucco
non hai bisogno come me di tutto questo stucco.
Ti guarderai nello specchio e sul tuo viso cercherai lo scorrere del tempo
io farò altrettanto ma mi riconoscerò di tanti uomini solo un passatempo.
Mi chiedo se è già pronto o cucinerai per i tuoi cari questa sera
intorno a quella tavola con la tua famiglia, comunque, ti sentirai una donna vera.
Io mangerò scatolette e maccheroni
non scelgo dal menù, fornello a gas, piatti di carta e quello che decidono i padroni.
Se anche non era quello che hai sognato
puoi sempre fargliela pagare allo sfortunato.
Io non lo ricordo più l’ultima volta che ho fatto l’amore
ogni giorno vendo solo sesso possibilmente senza cuore.
Spente le luci, chiederai carezze in lingeria di seta
la tua mano gli sembrerà impropria almeno quanto indiscreta.
E già che sei sua moglie
e anche tu hai diritto alle tue voglie
ti racconterà che è stanco
in verità è solo passato per le mie gambe, ma stai tranquilla, continuerà a dormirti accanto.
Accetto il regolamento in ogni sua parte. Partecipo alla sezione A (poesia).
“Lucidità”
Il tuo sapore
gusto di complicità.
Scivola
la notte
tra le tue coperte.
Un piacere
insolito
perdo di lucidità.
SEZ.A-ACCETTO IL REGOLAMENTO
MEDUSA
In un istante rimanesti di sasso,
proprio per questo la chiamasti Medusa:
e continuavi a guardare verso il basso,
per quegli occhi forti serviva una scusa.
Ma i suoi zigomi erano pieghe sottili
e tu perdesti un evento millenario:
si era staccato uno di quei fili
a quel suo orgoglio burattinaio.
Perdesti l’argento di un’iride acerba
e soltanto per colpa dell’imbarazzo;
pensava ci fosse qualcosa nell’erba,
c’era disperso il coraggio di un ragazzo.
Ormai stufa stava per andarsene via,
non avrebbe mai sollevato il tuo mento.
Per farla restare serviva una magia,
ma nessuna magia è figlia del tormento.
Ti decidesti ad affrontare la sorte,
ed estraesti la spada dalla faretra;
non poteva significare la morte:
se un cuore batte non è fatto di pietra.
Mi ricordo di quando si innamorò il cielo:
d’improvviso si fece tutto rosso,
poi in un pianto di stelle divenne nero.
SEZIONE A DICHIARO di accettare il regolamento
FIGLIA DEL CIELO
Mi piace pensare
a un mondo fatto di piccole gioie
di ore serene e momenti rubati
alla malinconia
ai cieli pieni d’acqua
e alle ombre che piagano i ricordi.
Non temo il gelo dell’inverno
le avemarie dei disperati
o gli strappi sul sole.
Le nuvole dell’insonnia tratteggiano le mie notti
i ciliegi non figliano per dispetto
le candele si strapazzano irrequiete
per avere un poca di luce.
Ma io appartengo alla mia anima
a verità inenarrabili e stupefacenti
agli aromi mercuriali del fuoco
che mi riscalda
alla sacralità della vita.
Respiro nella polvere sopravvissuta all’inquietudine
dell’allergia,
tra profumi che sussurrano applausi
e trascendono la paura di vivere
e così sono.
Una goccia d’eterno
un germoglio di grazia.
sezione A – Accetto il regolamento
PAROLE SOLE
Chino il capo, con la bocca chiusa,
che qualunque suono sarebbe di troppo,
mentre le parole vorticano silenziose
come stelle vagabonde senza madre.
Lascio che le dita verghino fogli immaginari
disegnando parole digitali,
nel tentativo impossibile
di assegnare una casa alle stelle.
E le parole rifiutano l’offerta di me,
che mi offro come madre,
ben oltre l’esser padre,
perchè le ho partorite dal grembo.
Rimangono stelle vagabonde orfane,
seppur io le riconosca come mie.
EQUILIBRATA UMANITA’
Flotte umane
e sonde artificiali
alla conquista di spazi siderali
verso il mistero della vita!
Indecifrabile purtroppo ancora
la nostra povera misera terra
insanguinata da pseudo religioni,
miseria e povertà.
Perché? Perché?
Il mio grido disperato…
Accomunati tutti
dovremmo essere
sotto un unico Dio,
universale,
all’insegna della fratellanza
e libertà fra i popoli.
Aiutami o verso
a diffondere questo messaggio al mondo,
decodificarlo
e instillare nelle menti
gocce di sana
ed equilibrata umanità.
Accetto il regolamento
Antonio Bicchierri
Luigi Vittoria, scrivo sul blog http://www.liberoslancio.com, dichiaro di accettare il regolamento.
“ODE DI UN VIAGGIATORE, ODE DI UN POETA”
Ho camminato tutto il giorno, incessantemente,
non mi sono fermato un istante per le vie della città irrequiete
che sibilavano strofe malinconiche di un’ armonia ambient,
simili alle note di Satie: “Gymnopedie numero 1”.
Pullulavano di malinconia, le strade,
non la smettevano un attimo di piangere e lamentarsi.
Non vi dico quando è calata la notte,
che situazione pietosa !
Ma che cosa diavolo volete da me ?
Non siete altro che ricordi,
mi fate schifo come il colera.
Via ! Pezzenti, infami, lasciatemi alla mia monotonia !
Lasciatemi solo, lasciatemi morire senza odi,
lasciate che il mio nome si perda tra i tanti !
Ho rinunciato alla coscienza,
per permettermi di gettare via anche quella stupida dose di umiltà
che mi ostacolava.
La mia storia è la storia di un Faust depresso
che vendette l’ anima per inseguire i profumi e i balsami
dell’ arte, del degrado, dell’ avanguardia.
Sono un demonio, un profeta dell’ essere,
sono diventato il sommo custode della Verità !
Ma di quale maschera stiamo parlando ?
Mi viene male al pancreas a pensare a queste cose,
ad esserne convinto,
è questo che mi fa girovagare inquieto
squadrando i passanti come un folle maniaco
che vagola per i corridoi candidi della sua clinica di cura.
E’ questo che mi lascia intuire i lamenti dei palazzi
sgocciolanti piagnistei lugubri dalle finestre chiuse.
Questa mattina mi sono recato ardente in università
dove ho visto un proffessoruncolo tenue
quasi arrossire di vergogna sussurrando
che “ l’ illuminismo, sdivinizzandosi,
ha concepito una natura naturante che si natura in se stessa”
e che Cartesio, un po’ più indietro con gli anni
“parlava di una natura naturata che trovava il suo fondamento nella metafisica”.
Ebbene questo è vero ! Bravo !
Che ammirazione, che emozione !
Ma vero per chi ? Cosa interessa al mondo, alla vita ?
E’ forse così che mi spianerò una strada verso l’ Eternità ?
No, Satana ha detto di no.
Aveva la mia anima in pugno mentre me lo spiegava all’ orecchio,
non posso credere che stesse mentendo.
La vita è altrove, mi è costato molto scoprirlo:
forse ormai l’ ho persa,
forse non ci sono arrivato da me e quindi ora è troppo tardi.
La vita è dentro quei palazzi sgorgoglianti di soldi,
la vita va a braccetto con il successo sculettando
come una dolce ballerina al suo primo appuntamento,
con la sua gonnellina di pizzo tutta fronzoli e chiappette.
La vita è altrove,
e ti sbagli a pensare che le case dai tetti alti che si perdono oltre il cielo
possano piangere, mugugnare.
Sei tu che sei triste, sei tenero come un agnellino in fasce.
Il mondo ti schiaccerà come un insetto se vuole
e tu che avevi l’ occasione di ribaltarlo, di metterlo al tappeto.
Preferisci perdere tempo, che avere successo,
che vincere una volta tanto.
Dietro le quinte del palcoscenico ridicolo dei tuoi versi,
delle tue poesie, della tua arte immensa
continuerai a prenderlo in quel posto
e gemerai, e non ti piacerà per nulla
e gemerai, e sarai straziato
e gemerai ancora
piegandoti per l’ ennesima volta al tuo Destino.
LA TELA DEL TEMPO
Dipingo il battito di ciglia
tra cielo e terra,
la vita che si espande
così come si espanso il mondo
con occhi d’infinito
e meraviglia,
effimera al passaggio
del tempo
e di comete.
Dipingo il plenilunio
e polvere di stelle
sul pavimento nudo,
un petalo di rosa rischiarata
che dondola sul mare
alla deriva.
E’ tempo,
è il nostro tempo
di cogliere la vita.
Accetto il regolamento.
Giada Rossi
Sezione A
Accetto il regolamento
Titolo poesia : Non mi basta
E non mi basta
l’apparenza, voglio sostanza.
Riflette la luce del sole
sul tuo involucro luccicoso, mi abbaglia
ma chi sei?
Salvatore o mago?
Compagno o truffatore?
Preferisco il sapore amaro del tuo ripieno,
al tenerti come ninnolo pregiato nella tasca della mia giacca;
quindi smetti di incantarmi al bordo delle tue labbra
piuttosto inciampa in quest’emozione
– che cresce impavida a dismisura –
e cadi nella mia bocca. Donami la fiducia. Fatti assaporare.
E non mi basta
vedere questa sconfinata distesa d’acqua
senza potermici buttare a capofitto.
Non so se posso fidarmi
di quest’onda schiumosa che vedo
avanzare veloce,
ma so che vale la pena tuffarcisi
se sul fondale posso abbracciare me stessa
e nella risalita baciare i tuoi occhi indefiniti.
E non mi basta
osservare, voglio vivere;
tracciando con mani inesperte
grovigli di idee
sui margini di libri regnati da pesciolini d’argento:
voglio essere per loro
– figli di carta matura –
alunna fedele.
E non mi basta
essere sempre un’etichetta impeccabile;
ma prima di tutto donna in sé
che vive e gode
delle smagliature tra le sue curve
dei nodi di paranoie tra i capelli
del proprio viso struccato, con le gote rosse e un sorriso impacciato,
coperto da mani vergognose.
E non mi basta
guardare il sentiero davanti a me:
voglio perdermi
con il viso distorto dallo stupore
il capo buttato all’indietro;
voglio sentirmi parte di questo cielo
che mi sovrasta
che mi fa sentire parte dell’immenso,
piccola creatura di questa calda terra profumata.
E non mi basta
la massima estensione del collo
per abbracciare tutta questa meraviglia.
L’immensità fa di me un sol boccone
le parole – impotenti –
si sciolgono – inadeguate –
scivolano via, lontano dai miei piedi
che stentano a sorreggere le gambe tremanti;
l’emozione è una buia notte avida
manto misterioso che inghiotte la città.
Appassiscimi il dolore delle parole,
sgrana i rosari delle mie ferite
e dei tuoi perdoni fanne gramigna.
Con il sale nelle mani scongiuro
vecchi peccati e il gelo si fa anima.
Appassiscimi le feste delle partenze,
i saluti nel vuoto.
E le lontananze saranno vite,
speranze i ricordi.
Appassiscimi il respiro della veglia
la polvere delle promesse.
A piegarmi su me stesso non esiterò.
accetto il regolamento
Mi chiamo Irene Arpe, scrivo sul blog http://www.liberoslancio.com, dichiaro di accettare il regolamento
“MEMORIE DI MORGANNE”
L’imene me lo squarciò il primo vile,
maschietto di provincia.
Ci giocai ridendo,
al macabro rito del sesso.
La mia vagina,
Era il mezzo più semplice
per entrare al mondo dalla porta d’ingresso.
Qualcuno per questo m’elevò a regina?
Mi promise gloria e onori,
indefinite prelibatezze?
No.
Arrivò dopo
Il ludibrio d’una pista da ballo,
il culo ondeggiante e uno
due
tre
fanciulli arrapati
a guardarmelo fare.
Compresi presto che il senno e il pudore
Son criminali decaduti,
anziani strozzini alcolizzati.
Il Destino mette i nostri giorni sul banco
Per vedere le carte del Caso,
per poi tornarsene a casa
povero e vinto.
Al primo schiaffo pregai il Cristo,
come unica alternativa al senso perduto.
Ma da quando un bacio lo condannò,
ce l’ha a morte coi vezzeggiamenti.
Scelsi dunque il ritiro,
dalla vita di corte,
dal rito bacchico
con cui fui battezzata.
Non mi piacquero più
I bassifondi metropolitani,
il ragazzo agli arresti,
le seghe nei bagni
e le corse inaudite a cercarmi
in un mondo non mio e inadatto
al mio viso pallido.
L’insicurezza m’avvinghiò stretta,
quando conobbi lei,
e il suo mondo rapace, fallace
sudato e infimo.
Venerandola crebbi,
per poi cadere sconfitta.
Scappai follemente lontano
Da quell’idolo perduto.
Addirittura, cercai rifugio nel buon senso
E diventai una seria
Buona
Brava ragazzina
Accompagnata da un serio
Buon
Bravo ragazzino.
Ma più d’un anno non resistetti,
alla fine scappai di nuovo,
per aver troppo sofferto chiusa fra l’ali
d’un maschio perbene.
Tornò presto l’angoscia,
la nausea,
il conato dell’insoddisfazione.
Volevo di più,
dal mio corpicino irrequieto,
volevo essere guardata, ammirata,
volevo spiccare il salto e diventare
anche io
la nera regina della lussuria,
il genio malato e perverso;
espormi tutta quanta,
rivelarmi al mondo.
Poi di nuovo
Un altro uomo,
che amai subito
ma con cui
più tardi,
in fiumi di lacrime
non riuscii più a riconoscermi.
Avevo chiuso il sipario,
ricacciato dentro la mia lingua
indiscreta e lo sguardo felino
di chi vuole il comando.
Zitta. Buona. Educata. DOTTA E FELICE.
Non ressi a lungo.
Ben presto iniziai a piangere
E l’ingordigia del mio dolore, del mio rimpianto,
la nuova maschera cominciò a starmi stretta,
a tagliarmi la pelle.
Ma con lui fu rivoluzione;
questa volta non scappai,
tutt’a un colpo
nuda e impaziente e cruda e puttana
riemersi
e fui incoronata.
Laura Vargiu – Accetto il Regolamento.
Titolo: SIAMO TUTTI MIGRANTI
Siamo tutti migranti
da millenni erranti,
vagabondi d’anima e cuore
eterni profughi tra giri di parole
inseguiamo sogni, speranze, illusioni
le fragili stagioni dei nostri amori
Siamo tutti migranti
antiche e nuove diaspore danzanti,
più degli uccelli spieghiamo le ali
più delle nuvole sorvoliamo terre e mari
per trovar vergine inizio altrove
pur se radici forti s’intrecciano alle rose
Siamo tutti migranti
impazienti e stanchi,
in cerca di qualcosa o di qualcuno
mortalmente affamati di futuro
mentre l’oggi si consuma inerme
e solo il passato ci appartiene veramente
È forse l’atavica memoria a muover i nostri passi
ad accomunarci dalla solitudine riarsi
quando fuggiamo da perenni inverni
attraversando pregiudizi, muri e deserti,
nessuna frontiera tra noi e gli altri
perché in fondo siamo tutti migranti.
(Laura Vargiu)
La notte dell’animo amaro :
La notte e le sue stelle.
La notte scura colpisce e ti ferisce
la superficie della pelle.
La senti lacerarsi fin nel suo vivo,
come una lama di coltello che passa
sopra, pelo per pelo, di un braccio d’uomo.
Lascia cadere i peli
come stelle cadenti.
Lascia questo senso di disgusto,
come a dire che le metafore di
pochi versi ti fan rabbrividire
dalla testa alla radice dei piedi.
E’ la notte.
La notte delle tenebre;
dei suoi perché.
La notte degli orrori.
La notte dopo le stelle svanite …
nel nero pece della morte del giorno finito.
Un giorno di vita,
un giorno dove il sapore
e’ stato coperto dal velo
di un cuore.
Cuore di un’ amore spezzato,
mortificato, perché non capito
dal buio e le stelle.
Stelle di una vita passata,
dispersa nella volta celeste,
che infinita lascia
il mio sguardo rilassarsi,
come poggiato su vaporose nuvole della sera.
Elvis Gonella
(accetto il regolamento)
POLO ANDREA
ACCETTO IL REGOLAMENTO
LA VOCE DELLE LAVANDAIE AL FIUME
La voce delle lavandaie al fiume
era bella
i panni candidi sui prati a fili
si gonfiavano di sogni
sulle facce dei bambini
nei maggi ventosi
sapevano di noci verdi e magnolie
nei viali di eucalipti
maestri e spazi aperti
fluiva la felicità
stavamo seduti con i piedi nell’acqua
in fila sulla riva bassa
ad aspettare le rondini
per noi i desideri erano fatti così
e arrivavano sempre.
IL TEMPO DELLA VITA
Il tempo della vita
ha divorato nel suo cospetto
l’epitaffio d’una scarna verità.
Resta scolpita questa pietra nuda
che vive nelle agonie della notte.
Respingo l’infinito tormento
che germoglia lentamente
dentro simbiosi di manoscritti
là dove i sogni s’infrangono
nel vortice della paura.
Ora il tempo è venuto.
Mi restano ore di attesa dell’anima
una pena che piange alla perdizione
e lacera il cammino d’immagini opache
sequenze d’un respiro che splendono
sopra nubi velate e bianchi fantasmi.
by emilio mercatili -poeta di strada-
(sez. A / accetto il regolamento)
GIOIA
Portami il sole
davanti,
accecami gli occhi
ch’io non veda
nient’altro
tranne te.
Illumina il mondo
di luce solare
protesa in avanti
pronta ad abbracciare
tutto ciò che incontra.
Sorridi
col cuore
che avanza
a passo di danza.
Che canta
l’essenza
dell’anima densa,
di piume,
di vento,
di sentimento.
E gioia
si effonde
a raggio
d’intorno.
Accetto il regolamento e autorizzo l’uso dei miei dati personali allo scopo del concorso.
Accetto il seguente regolamento ,partecipo alla sezione A.
Fresco ,e calzante.
Io e i miei me ,
TU e le poesie narrate.
In esilio da me ,merito
la vita.
In esilio da te ,rimani
stesa per terra
con le vesti ,sporche.
Autrice: Azzurra Lorenzini
Accetto il regolamento del concorso in atto.
Vento di ricordi
Foglie senza volto,
scarne
di anni di piogge;
alberi spogli
chiamano
nomi sordi.
La tua essenza
è sparsa
nella desolazione
di un arido pianto,
inviolata nel vento sereno
dei colli pisani.
Dall’alto degli anni
scorgo il tuo volto,
le tue palme,
annuari stanchi
tra giorni sparsi.
Porsi
come giunchi inclinati
alla folata più dirompente
e il vento di ponente
ci immortalerà
avvinti
come l’edera
sull’album invecchiato
dei
ricordi.
“Mai”
Occhi
da sinistra.
Orecchie a destra.
Passi, piccoli,
leggeri, veloci,
dal centro della sala.
Non era mai successo.
Luce.
Nessuno.
Dormo?
Non sono mai
stato in esilio da te.
– accetto il regolamento
Tracce, altrove (Michela Chiaborelli 2016)
Ci siamo percorsi, invano
carezze lievi sulle forme
incertezze ricomposte in disparte
rapiti, bruciati, erosi dal tempo
banalizzati dal solito mantra del perdono
frenati d’improvviso
il vigore all’estremità del potere
tra le nostre mani
un amore sottile e la sua tenerezza.
Furtivo il messaggio
quasi un inganno al nostro presente
il domani, poi,
neppure lo aspettiamo.
accetto il regolamento
I pensieri uccidono.
Ti prendono per i piedi e ti sbattono sul muro.
I pensieri grigi sono una grande mano di aria calda che ti stritola;
ti stringe la gola, ti pressa lo stomaco.
Ti stressano l’anima, la tormentano.
I pensieri sono vertigini che ti sollevano da terra e ti fanno sbattere la testa al soffitto.
E la notte,
maledetta notte,
la cui oscurità si mimetizza con quella del prodotto della tua mente.
E non è insicurezza personale, è paura che quel buio nero invada gli organi;
che affoghi la luce che l’amore regala.
Paura di affogare.
Assillante paura di affogare;
affogare nell’amore;
amare troppo nelle lacrime bastarde.
Nella polvere delle mani vuote.
Asfissiante paura di lasciare l’anima zoppa,
o con un’ala mozzata.
Prima o poi la pelle lesionata se ne andrà,
lasciando vita a quella nuova.
Ma intanto le cicatrici bruceranno
come sabbia al sole d’agosto.
Accetto il regolamento.
Federico Romagnoli. Accetto il regolamento
Pozzo di butto
Brucia
come un luogo comune
senza puzzare
da dentro
ci consuma
ci lascia così
trasparenti.
Un ciuffo
uno sbuffo
uno sberleffo
alle urla scomposte
di un’altra ipocrisia
un ciuffo sul mio petto
che nasconde l’allegria
il pelo sul tuo pube
è vita e fantasia.
Tento
mille e meno volte
o più ancora
d’arrivare al vuoto
che sia pieno
un dopo o prima
e sembra uguale
ma non pare
mentre disfa
la realtà
e tutto tace
senza pace.
Appesa a un filo
la nostra sete
senza sapere
se è meglio sapere
si bagna il becco
tanto per non saper
di che trinità
morire.
Mediante l’oriente
e una tazza tazzina di te
ricordo un ritratto a colori
uno schizzo a sestante sulla tua pelle
un orizzonte
una linea
una meridiana
o forse con cura non è
successo niente?
In una campana
il poeta pregava
in una campana
l’artista pensava
in una campana
il musico assordava
in una campanatra
di plastica finta
spunta la testa
un’idea
una tempesta.
Nella nostra
presenza assenza
pare bianca la notte
e il suo contenitore
e un giallo sentore di vita
sentimentale proteina
spande speranza che fotte.
Una mezza dozzina di sogni
come vuoti gusci
mentre mi svanisce l’istinto
l’albume del cuore
e lascio andare il rumore
di un altro giorno che muore.
Il codice binario
rituale del nostro destino
tra il chiaroscuro
del futuro
è un mistero sincero
un lascito antico
in forma digitale.
Innocua come sembri
uccidi
puttana voltata
vita che sembri vuota
solo perché non vedo
il contenuto.
Un impertinente ghirigoro
a cazzo fatto
per sberleffo e senza fretta
una specie in estinzione di sollazzo
o un sorriso
che si getta in tavolozza
in erezione.
La mia trinità
per dispetto di vanità
multiformemente prometea d’adozione
regala una difforme ombra
un metamorfo
insomma un membro
in evoluzione.
Scoperchierò
e senza cautela
le paure che mi tappano
lo stomaco
come champagne di poco costo
o una minestra
senza fuoco
prezioso è quell’oro
seppur finto
che sceglie la ventura.
Ausculto
padiglioni imperscrutabili
eppure ne intuisco
il senso
le sensibili
forme.
Mi concedo il conforto
di non avere più una testa
ma il cervello
svelto a non capire per primo
resta.
Farò tesoro
di quest’oro colato
sul fondo di un secondo
di un attimo
inosservato e furibondo
come uno sputo nel grande vuoto
che fa la differenza
trasmuta
alchemico
il mondo.
Saprai presto
che non ho niente da dirti
vedo davanti un vuoto necessario
amarti non è il caso
potrei essere o essere sbronzo
del vacui necessario che ho davanti
horror stronzo
che non sono
tanto altro.
Indicami per volte tre
la stessa via
e bada bene che sia trina
la tua scelta
che io capisca
non mi smarrisca
nel tuo guscio che m’incanta
per tre volte la tua scelta
sia la stessa
una nessuna e basta.
La fretta veloce o lesta
d’una spirale che lascia la traccia
la macchia del tempo che resta
a capogiro nell’infinito
che gratta le ore
che gratta la faccia
che scappa feroce
e ci mette la testa di fretta
veloce o lesta?
Forse non sai
mente mosaico che mente
come le tessere
lapis lazzuli che svolazzano di tono in tono
tra verdi celesti e derivanti
che mentre intrattieni interstizi
tutto si sconvolge.
Fruga
sul bordo dell’abisso
la signora tartaruga
per non cadere piana
ma restare sdrucciola.
Per un goccio di nettare a scrocco
che cola colerà furtivo
sul metacoccio
per finire la sete
che mi lega a un insano
insaziabile
cupo sapere.
E come una farfalla
o una piovra
forse un’ostrica
tra la madre e perla
per la complicazione
di trovare la strada
voli o resti temuta
mia vita.
Con astuzia cerco
buchi fecondanti
e lento grondo vita
con godimento
in questo labirinto
ma so che prima o poi
io stesso sarò un buco
che cercherai
per nutrimento.
La tentazione
di essere felice
replica la nascita
e finiti bagni primordiali
e infiniti pianti
e risate vergini
sul disco ritto
che ripete a singhiozzo
non cadere in tentazione.
Danila Oppio
Sezione A
Accetto l regolamento
Alla ricerca del tempo perduto
(nulla a che vedere con Proust)
Cercai conforto
Nei polverosi anfratti
Della memoria
Trovai il passato.
Le lunghe ombre
Al tramonto
Mi davano di lui
Un’immagine distorta
Ricordi consunti
Dal tempo, lacerati
Da graffi come di gatto
Macilento.
Cercai di lui
E non era che un topo
Rinsecchito nel buio
D’una soffitta spoglia
Tra ragnatele come lenzuola
Di un letto disfatto
E abbandonato
Alla voracità degli anni.
“Molecole”
Ma
Orfeo
lasciava
Eco
cercando
omertoso
l’
esistenza.
– accetto il regolamento
Attoniti
tentativi, timidi,
ondeggianti e vuoti.
Mai i mai
i se e gli incerti.
I fiori mi colpivano
nuovamente
con i colori
accesi e vivaci
dei petali.
Amavo i fiori
e i loro colori ,
davvero unici.
Quando
ero piccola.
avevo sempre
un vaso di margherite
sul comodino.
I colori
dei petali
erano sgargianti.
E la mia voce
non era mai stata più bella.
Poesia titolo: Fiori
Accetto il seguente regolamento del concorso.
Accetto il regolamento.
Emma Fenu, SEZIONE A
Rosso di sangue.
Femminicidio di Cappuccetto.
Rosso di sangue
ti ha donato la vita.
Rosso di sangue
ti ha incoronata donna.
Rosso di sangue
ti ha benedetta madre.
Il cappuccio calato
sul volto di luna
non ti proteggerà
dagli sguardi del bosco
mentre inseguirai l’ombra della fuga.
Rosso di sangue
attirerà il lupo
ti fiuterà
e di te sarà fatto scempio.
Rosso di sangue
ti ha abortito martire.
Partecipo e accetto il reoglamento
Parlami di te
La notte
fugge
tra i capelli
dell’amante.
Parlami di te
oh mia adorata
in esilio da me.
Come stanno i tuoi riccioli?
E la tua soave pelle?
Il sapore indimenticabile
dell’amore
fugace.
Parlami di te
oh mia lady.
Oh mia lady
raccontami
il tuo sguardo
ogni giorno
ora che siamo lotnani.
Parlami.
Veronica DelVecchio, partecipo al contest con la poesia “Poesia”, accetto il regolamento.
“Poesia”
Padovana,
l’essenza
della rugiada.
Due passi,
altri due,
e la torre
sovrasta.
La notte,
infima,
osserva
dal suo occhio
pallido.
Padovana,
la nebbia
celere
cade.
Poesia.
Antonella Malatesta 03/06/2015 – accetto il regolamento
Il gabbiano
Avevi il mare,
il cielo e la terra
Signore del vento
dall’elegante movenza
Imperioso
Verso l’orizzonte
Nel sole Respirando la brezza
Libero
Spiegavi il volo
Planando sulle onde come una danza
Su, su in alto
Poi volteggiando leggero
Giù, giù in picchiata sull’acqua
Sfiorandola Le grandi ali distese
Spandevano gocce dorate
Riflettendo brillanti di luce
Dal cielo tornando al mare
Sulla vergine sabbia lasciavi le tue orme Le prime del giorno
Ora
Nella rumorosa città
Ti aggiri come un ramingo
Il tuo sguardo limitato dalle mura antiche
Mendico tra la folla pellegrina
Non più troneggi sugli scogli Sfidando e onde
Ma sui tetti delle auto in sosta
Dai cornicioni
Il volo spezzato dai fili dell’alta tensione
Avevi il mare, il cielo e la terra
Ora nella fontana lotti per un posto tra i tuoi simili
Avevi il mare, il cielo e la terra.
Vecchio sudista
Vecchio sudista perché il tuo sorriso
si è fermato sulle tue labbra,
accattivante ma distaccato
e come puzza il tuo fiatO.
Vorrei dirti che per me la tua presenza
è una canzone di carne e di sangue
che scopre le mie radici
e non importa ciò che dici.
Le tue mani parlano un altro linguaggio
e con loro io meglio m’intendo,
anch’io accarezzo spiegando
immaginari sorrisi.
Vecchio sudista questo treno lunghissimo
ferma il tempo e m’inchioda al sedile:
e già mi vedo di fronte a me
vecchio vecchio come te.
Ora i miei occhi ridono
arricciando rughe parlo intorno
ma non importa,
tutto oramai non ha più importanza.
– accetto il regolamento
IL V SCENARIO
Cadde in disuso questo nostro mondo, si dimenò nelle sue violente spirali,
Caddero verso gli abissi 81 vite umane.
Pagammo quel conto di quell’ infimo scambio: un trasporto di uranio contro 81 vite umane, uranio in cambio delle vite di tanti bambini .
L’acqua del mare si tinse di sangue , era il sangue di quegli innocenti.
Urla disumane arrivarono da quelle acque , da quel mare .
Iniziò quel raduno di quegli uomini plasmati da una società malata ….
La belva sbranò 81 persone, sotto una pallida luna.
E la verità , la ragione fuggirono in quella notte, lungo quelle strade di terrore.
Fiumi di esseri umani si incresparono tra quelle acque intrise di sangue….
Non avevamo più un cuore , un vento di morte ci stava portando verso il baratro.
Vagammo nell’ombra di una società malata…
fummo abbandonati dalla giustizia e dalla verità, rimase l’indignazione sui nostri volti attoniti e impietriti. Rimase lo sgomento per quelle vittime innocenti bruciate, massacrate dalla indigenza di alcuni uomini, dalla codardia di alcuni generali , fu tutto premeditato , già ordinato .
E arrivarono le lacrime l’impotenza per l’assassinio di 81 innocenti .
Caddero come un castello di sabbia , si sgretolarono sogni e speranze di tanta , tanta gente innocente .
– accetto il regolamento
i.sole
Non ci siamo persi.
Ti ascolto ancora
illusionista serio
che ironico decanti
i tuoi storti versi.
Non ci siamo persi.
Vediamo insieme
distese di soli bui.
isole in disastri tersi.
Non ci siamo persi
ma da lontani mondi
verso i tramonti
veniamo da lati diversi.
– accetto il regolamento
Sezione A
Accetto il regolamento.
Poesie…
parole scritte su fogli color pastello…
e tra tutte quelle pagine…alcune bianche…
nemmeno una data…nessun segno…
come se volessi rendere immortali giorni,
che non puoi dimenticare, ma che non dovrebbero esistere…
eventi che vorresti cancellare dalla tua vita,
ma che guardi riflessi dal tuo specchio,
dove vedi tutte le tue battaglie…
tu e tutto questo…tu e la tua storia…
poesie…parole scritte su fogli color pastello…
e tra tutte quelle pagine…alcune bianche…
perchè non sapevi scrivere di quel dolore…
perchè non sapevi disegnare quelle lacrime…
che con il tempo sono diventate…
petali di rosa tatuati nell’anima…
Simona Ruzza.
« AI QUATTRO CANTONI »
(accetto il regolamento)
Non so dire cos’è
che leggera
mi porta.
Non so dire cos’è
che ho perduto
in soffitta.
Non so dire cos’è
che fa celebrare
oggi il mio nome.
So che al mattino
pronunciando le labbra
mi mettevo
il rossetto.
So che il diavolo
m’abitava rosso
dirimpetto.
So che fui
legittima figlia
del fiore del cavolo
cresciuta nel giardino
incantato di sbarre
dove ricca cresceva
la lirica, sorella,
della maledizione
riversata
che mi fece donna
in poesia.
So che la morte
ben spesa non esiste.
So che spesso
la mente mal resiste.
So che varcavo
di bianco stesa
usurati portoni.
So che vivo
con gatti giocando
tra passo
ai quattro cantoni.
[ Per Alda ]
Gianfranco Corona sez. A accetto il regolamento.
La bufera del cuore
Dovrò abbattere
con la bufera del cuore,
quest’esilio,
che nella stanza a fiori,
minaccia la mia carne.
È come una sconfitta,
quell’antica passionalità
povera di verità,
mentre la ragione
è un glorioso confine,
vittima di un dimenticato amore.
Non ho preghiere,
che gli angeli bisbiglino,
ora il tempo è beffardo,
offeso,
nei brutali ritorni.
Quale voce si incanta
nelle miserie ammutolite
del risveglio.
Negli occhi
quella tenerezza inestinguibile;
ricomincio a manifestare
la dannazione,
fuori da questa rete abbandonata
che il vento inutilmente
slega.
Gianfranco Corona Bologna
(Dichiaro di accettare il regolamento)
“Il volo degli Aironi”
La mia vita rimane ferma così,
quasi non sapesse dove andare,
accanita ed attonita cacciatrice
nel vuoto dell’inadempienza.
Linee trasversali in apparenza
demarcano confini e territori
della mia immaginazione.
Il cerchio ancora non si chiude
ed il nulla stride come quando
tira forte il vento nelle valli
e dannato mi denuda l’anima.
Vorrei coprirmi con le foglie
dell’alloro come nei giorni
di gloria dei miei tempi iridati.
Ma il futuro tanto atteso
a volte devia e torna indietro,
relegandosi allo stato iniziale
nella gestazione d’un pensiero.
E penso, piango, rimanendo
poi incastrato in quella nuvola
passante sulla mia fragilità.
A guardare il volo degli aironi
che attraversano il mio cielo,
bianchi e rosa, come ho sempre
immaginato fosse il mio domani.
© Luca Debiti 2016
Francesco Quaranta
Pertecipo alla sezione A
(Accetto il regolamento)
Vigliacco
Lasciati a sanguinare tra vicoli è quartieri.
Merce di scambio di poteri e soldi,
viandanti in vita, inghiottiti dalla fornace…
fretta di uscire dal buio, d’un soffio di calore.
Beffeggiati clown d’un paese troppo buono,
tutt’erba un fascio e canne sempre accese.
Parla la gente di consigli da seguire,
falsi Dei che comandano il guadagno…
(munnezz droga puttane e magnaccia:
tutt’ ‘a stessa cos, semp’ ‘e stess’ facce)
Giustizia per chi ci riesce.
Ingiustizia per tutti.
Depredati vivi e morti, terra sterile…
compatiti dai buonisti, che vivono nel lusso
del sacrificio inconsapevole, lucidi coltelli.
Sapienti e incoscienti, continuano a camminare,
tanto il tempo passa e guarirà le cose.
Ma il tempo si è fermato, è diventato un cancro.
(radio televisioni trasporti e palazzi
tutt’ ‘a stessa cos’, semp’ ‘e stesse facce)
C’è il sorriso di chi continua a sperare…
avanti avanti avanti, la vita rimane bella,
per chi scendono lacrime a vedere lo scempio,
per chi vuol fare qualcosa e non chiede un premio.
Accettare i rischi, ammirando il paesaggio.
Scivolare su frasi dette male, da cuori buoni.
Camminare felici, resta il bel domani.
Nessun rancore, nemmeno verso il vigliacco.
accetto il regolamento
U sicarru
Chi bedda cosa mi sentu taliatu
sicarru ‘mmucca e ‘ncappiddatu
fimmini beddi comu lu suli
firrianu l’occhi pì ‘mmi taliari
sicarru strittu d’intra li denti
pari vasari la vucca chìù ardenti
chi suddisfazziuni dopu ‘nna manciata
cu stu sicarru ‘nna bedda fumata
cu ‘ttia amicu ‘nsugnu mai sulu
la me cumpagnia è lu tò fumu
tutti mi ciaranu ” sicarru fumasti ”
sì arrispunnu buriusu e cuntenti
picchì
‘ntuttu lu munnu pi ‘mmia
‘ncè amicu chiù amicu di tia.
Marionetta
Vago in cerca della comprensione,
e invece trovo solo il mio destino
che mi ricorda sotto il sol leone
il primo pianto, quello d’un bambino.
Ho sempre atteso che arrivasse il giorno,
quando si perde ogni percezione,
quando dal buio non fai più ritorno,
nemmeno usando l’immaginazione.
Abiti improbabili ho indossato
da una tovaglia ritagliati in fretta
ed una maschera m’hanno regalato
perché restassi una marionetta!
Il sottoscritto dichiara di accettare il regolamento del Contest di poesia: ”In esilio da me” di Giovanna Fracassi.
13/06/2016
Alarico Bernardi
Sezione A, accetto il Regolamento
Scrigni
Scrigni di carta ingiallita dal tempo
sublimano realtà in folli pensieri,
e le ossa pur caduche, già piegate
aspettano invano un sole sterile.
Come un feto in grembo ostile
non so come girarmi, a tratti
apro un occhio sghembo e triste,
sollevo un ciuffo di capelli
e, come in una recita di teatrino
di periferia, fingo una preghiera atea
che non esiste, ma mi consola.
Parole mi assordano adesso
come echi che oltrepassano oceani
di tempo. E sorridi ancora a me
che incredula ero e ancora resto
ferma e attonita di una gioia ormai antica,
mentre tu già hai attraversato trincee
e altri mondi rimango e aspetto,
conscia del mio sangue raggelato.
E ancora io continuo a raccontarmi
fole e mai sazia di speranza
non rinuncio ad aspettarti
e quasi ti vedo, piccolo laggiù, all’orizzonte,
oppure sei un miraggio
come fatamorgana del deserto.
Emanuela Di Caprio
Marco Di MIco
(accetto il regolamento)
Dove va il nostro amore passato?
POESIA
di
MARCO DI MICO
Dove va il nostro amore passato?
Quello oramai provato
Quello già speso
Quello a volte dimenticato.
Quello dolce per i nostri figli ancora bambini
Quando li portiamo a giocare nei giardini
Quello carnale per la donna che baciamo
Quando forte al petto la stringiamo
Quello per noi stessi quando riflessi ci guardiamo
E diversi e soli non ci riconosciamo.
Va buttato?
Va sprecato?
Va perso?
O sostiene l’universo?
Fa girare i soli?
Sbocciare i fiori?
O nascere nuovi semplici amori?
Marco Di Mico
Sezione A. Accetto il regolamento.
STRACCI
Deposi all’ombra del ciliegio
i brandelli del buon vivere
barattati nel viale degli incontri
con stracci di pensieri
ricuciti a lembi di speranza:
le giornate sghembe
le sfumature grigie
le mattinate lente
le lacrime inghiottite.
Indossai i colori del sole
sulle vesti nuove.
Dissotterrai il mio coraggio.
E lo abbracciai.
FUMO
Soli e nei giorni bui
Perdiamo pezzi
Di noi
Piccole parti del nostro corpo
Che scorrono lontano
Quando ogni cosa è persa
E neppure il più piccolo
Momento
Ti riporta al tuo giorno nel sonno
Lascia che quelle lunghe
e gelide acque trascinino
I tuoi segreti più grandi
Tra i vapori dei freddi sospiri
Aspettiamo il momento perfetto
Nei tuoi sorrisi si perse…
Quel momento di quiete.
(ACCETTO IL REGOLAMENTO)
Sezione A – Accetto il regolamento
Pietre Scolpite
di Daniela Schirru
Pietre scolpite
suoni magici
voci del silenzio
perse nel vento,
musica viva
dal cuore di una pietra
vibrante amore,
cantilena sparsa nel vento,
vento che vive di te.
Con addosso una sciarpa stanca e sgualcita
mi muovo lento, facendo attenzione
a non inciampare nei ricordi.
Che siano fresche risate estive
come piedi scalzi a filo d’acqua,
o scoppiettanti caldarroste
dentro semplice carta da pane,
sempre mi pugnalano al cuore.
Li scaccio via, brandendo in aria
una bottiglia vuota, ma perdo l’equilibrio.
Subito riappaiono più forti di prima.
La tua mano saluta tra le spighe di grano,
mentre un grillo canta ubriaco.
Mi piego su me stesso
e vomito tutta la mia solitudine,
poi mi rialzo strisciando in viso sul muro
imbrattato da ragazzini innamorati.
Non è ciò che sarà che mi devasta,
ma è ciò che è stato e che piano piano,
senza sosta, diventa sempre più offuscato.
Mi rimane il tuo profumo confuso
con il mio alito caldo:
attorno solo il gelo.
– accetto il regolamento
Le scuse del vento
Niente succede se non lo fai accadere.
Con le mani in mano
ora dirai:
Non era destino
e Non abbiamo avuto fortuna.
Se a spiegare il senso della fine
fosse un baco da seta
gli inizi sarebbero meno dolorosi.
Le scuse del vento ai nostri capelli,
le capisci solo tu.
Le prevendite per qualcosa che valesse ancora la pena
di essere vissuto
quella sera, erano finite.
Sara Comuzzo, accetto il regolamento
Fabrizio Bregoli
(accetto il regolamento)
IL MIMO DI CRIKVENICA
Reggo un violino dipinto d’argento
e scorgo il mio viso a nuovo innevato
sulle spente acque del lembo di mare
stretto orizzonte all’immoto mio sguardo.
Mi fingo di pietra, acquatto il respiro
perché tu mi creda il quieto ritratto
dell’uomo compito e sazio di niente,
sobillatore quel tanto imprudente
che sfida in silenzio la pioggia e il vento,
cova il segreto d’ogni turbamento.
Se insidiano le labbra mosche e arsura
o qualcuno celia, o sprezzante passa
talvolta brevi gocce di sudore
improvvise brillano sulla fronte
rapide poi imbrunendo sulle guance.
Sono i pensieri che non so trattenere
nel lago opaco delle mie pupille,
il battito più acceso sotto pelle,
quando veemente zampilla il sangue
d’un tremito le palpebre socchiude.
Quando sarà deserto questo spazio
mi curverò più lieve su me stesso
e mi raccoglierò nel mio mantello
in vicoli angusti in fretta svanendo.
Domani indosserò il mio volto d’uomo
all’alba consueto sconosciuto
tra i passi frettolosi dei turisti,
anch’io ambulante maschera fra tante.
I suoni delle mie stagioni
Mi cattura un senso d’autunno, forse d’inverno,
un ricordo che vorrebbe essere suono leggero
di castagne allegre, uva, figurine di pane
e coriandoli dolci di panna e amarene;
un’anima di vento che potrebbe spannare
le note sottili di quella corte affettuosa
al mulino del presente celata
feconda armonia di scoperte, parole, volti, visuali
impaludati o dispersi in un tempo da nulla.
Ma non suona più la fisarmonica vissuta da mio padre
la paura delle mie mani bambine
tra ciliegie prese al di là del cancello;
il vigore sano di quel fiume che spumava
sui sassi rassicuranti e il capriccio biancazzurro
dei fiori a inventare incroci di candore e bellezza.
Qui è ora di profili arroccati
tra prospettive straniere, di gomiti e minuti
invisi alle stelle come i miei sogni
indistinti granelli nelle panie di un sordo cammino.
Ci sono accordi sbagliati nello spartito del mio destino
che reca nostalgie e assenze all’ultim’ora del giorno
sotto un cielo che risuona, quasi estremo.
La sera smaglia l’ultima sua voce.
S’incantuccia il mio respiro e chiama compagnia.
Ritrova la speranza in prossime stagioni
sulla battigia del penultimo pensiero.
Giuseppe Mandia
Accetto il regolamento
Morire
una volta si moriva per una guerra
o per la povertà
guerra e povertà son rimaste
ed altre fiamme nefaste si son alzate
morire per il sesso
morire per il possesso
morire per il successo
e morire più chi ne ha
più ne ha voglia
tutto questo e adesso
morire diventando esperienza
di vita
conti fino a dieci con le dita
fermati e ascolta c’è sempre
qualcosa da ascoltare
fermati e guarda c’è sempre
qualcosa da guardare
chiediti se ti piace e metti
il cuore in pace
cerca trova una cento persone
e le giornate saranno meno
monotone
non vergognarti di esser bambino
della nostra vita e il mattino
– accetto il regolamento
RINGRAZIAMO TUTTI I PARTECIPANTI
La giuria è sotto i ferri per la valutazione di tutte queste belle poesie.
I finalisti riceveranno un’email all’indirizzo che hanno indicato in fase di iscrizione.
In bocca alla giuria…
Ci siamo!!!
Ecco le 14 poesie finaliste del Contest di #poesia “In esilio da me” promosso da noi di Oubliette e dall’autrice Fracassi Giovanna.
FINALISTI
“Mai” di Mauro Incanti
“Molecole” di Alberto di Michele
“Canto del passeggero” (Sogno di un Tértankär) di Giulia La Face
“Non ci siamo persi” di i.sola
“Mille volte” di Francesca Gnemmi
“Il mimo di Crikvenica” di Fabrizio Bregoli
“Il volo degli aironi” di Luca Dediti
“Fumo” di Claudia Marra
“Rosso di sangue. Femminicidio di Cappuccetto.” di Emma Fenu
“L’eterno incatenato” di Andrea Cipriano
“Alla fine” di Sandra Ludovici
“I suoni delle mie stagioni” di Giuseppe Mandia
“Col filo d’oro” di Tania Scavolini
“L’eclissi” di Izabella Teresa Kostka
VINCITORI:
http://oubliettemagazine.com/2016/07/14/vincitori-e-finalisti-del-contest-di-poesia-in-esilio-da-me/
Complimenti a tutti i partecipanti, è stato un ottimo contest!
sarebbe bello poter dare anche il premio dei lettori.