Contest Letterario di poesia e prosa “Visions”

“Dispersione di energie/ Una piccolissima parte/ Dei nostri cervelli/ Ingaggia furibonde liti/ Con altri simili a loro./ Sono tutti inutili/ Ma si azzuffano alzando nugoli di polvere e oscurando/ il Miracolo in cui/ siamo immeritatamente/ stati inseriti.” – “Silenzio”

Contest Visions

Regolamento:

1. Il Contest letterario gratuita di prosa e poesia “Visions è promosso dalla web-magazine Oubliette Magazine e dall’autore Roberto Lirussi. Il  Contest letterario è riservata ai maggiori di 16 anni.

Il Contest è gratuito. Il tema è libero.

 

2. Articolato in 2 sezioni:

A. Short Story in 200 parole (un racconto breve avente come limite massimo di partecipazione 200 parole, e come limite minimo 30 parole)

B. Poesia (limite 80 versi)

 

3. Per la sezione A si partecipa inserendo la propria opera sotto forma di commento sotto questo stesso bando indicando nome, cognome, dichiarazione di accettazione del regolamento. Si può partecipare con opere edite ed inedite. Per un facile conteggio delle parole consigliamo di scrivere la short story in un documento word e cliccare in alto Revisione, e Conteggio parole in alto a sinistra.

Per la sezione B si partecipa inserendo la propria poesia sotto forma di commento sotto questo stesso bando indicando nome, cognome, dichiarazione di accettazione del regolamento. Si può partecipare con poesie edite ed inedite.

Le opere senza nome, cognome, e dichiarazione di  accettazione del regolamento NON saranno pubblicate perché squalificate. Inoltre NON si partecipa via email ma nel modo sopra indicato.

Ogni concorrente può partecipare in entrambe le sezioni e con una sola opera per sezione.

 

4. Premio:

N° 1 copia della raccolta “Visions”, di Roberto Lirussi, edita dalla casa editrice Rupe Mutevole Edizioni per la collana editoriale “Trasfigurazioni” in collaborazione con Oubliette Magazine.

Saranno premiati i primi due classificati della sezione A, ed i primi due classificati della sezione B.

 

5. La scadenza per l’invio delle opere, come commento sotto questo stesso bando, è fissata per il  5 ottobre 2015 a mezzanotte.

 

6.  Il giudizio della giuria è insindacabile ed inappellabile. La giuria è composta da:

Alessia Mocci (Dott.ssa in Lettere, redattrice e critico letterario)

Roberto Lirussi (Scrittore)

Rebecca Mais (Collaboratrice Oubliette)

Cristina Biolcati (Scrittrice e Collaboratrice Oubliette)

Irene Gianeselli (Collaboratrice Oubliette)

Katia Debora Melis (Scrittrice e Collaboratrice Oubliette)

Francesca Luzzio (Scrittrice e Collaboratrice Oubliette)

 

7. Il contest non si assume alcuna responsabilità su eventuali plagi, dati non veritieri, violazione della privacy.

 

8. Si esortano i concorrenti per un invio sollecito senza attendere gli ultimi giorni utili, onde facilitare le operazioni di coordinamento. La collaborazione in tal senso sarà sentitamente apprezzata.

 

9. La segreteria è a disposizione per ogni informazione e delucidazione per email: oubliettemagazine@hotmail.it  indicando nell’oggetto “Info Contest” (NON si partecipa via email ma direttamente sotto il bando), in alternativa all’email si può comunicare attraverso la pagina fan di Facebook:

https://www.facebook.com/OublietteMagazin

 

10. È possibile seguire l’andamento del contest ricevendo via email tutte le notifiche con le nuove poesie e racconti brevi partecipanti al Contest Letterario; troverete nella sezione dei commenti la possibilità di farlo facilmente mettendo la spunta in “Avvisami via e-mail”.

 

11. La partecipazione al Contest implica l’accettazione incondizionata del presente regolamento e l’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (legge 675/1996 e D.L. 196/2003). Il mancato rispetto delle norme sopra descritte comporta l’esclusione dal concorso.

 

BUONA PARTECIPAZIONE E BUONA LETTURA DELLE OPERE PARTECIPANTI!!!

130 pensieri su “Contest Letterario di poesia e prosa “Visions”

  1. Poesia/ sezione B
    Titolo
    “A braccia conserte”

    Stimmate su alberi recisi.
    Tatuaggi d’oro/ocra conducono al mare:
    armonica quiete dove l’anima si appaga.
    Respiro la sinfonia dell’amore.
    Quel riflesso tiepido d’incoerenza.
    Il “Cantico” di ogni creatura
    nel pulsare lieve della vita
    simile a foglia accartocciata.
    Terra salata, umida di fatica,
    fradicia di reti, di barche arenate.
    Zolle mai rivoltate dove la luna si specchia
    seminando lucciole d’argento.
    Umili farfalle dai colori sgargianti
    percorrono la notte come lampare all’orizzonte.
    A braccia conserte aspetto l’alba.
    Pensieri scarmigliati
    sotto un Cielo che danza

    accetto il regolamento

    1. Maria Teresa Manta 5/10/2015 Sez.A
      Le ali nere della notte
      Ma che succede? Improvvisamente un cielo scuro mi copre, sono sola,non capisco,è tutto così assurdo. Ho paura,temo il buio e la notte copre il paese. Le case,la gente,le luci tutto sparito.Cerco di camminare, non ci riesco. Intorno solo buio e silenzio. Ma dove sono? Cammino qui dove tutto è diverso,improvvisamente qualcosa mi afferra,mi tira su,mi lascia cadere per terra. Apro gli occhi,voglio scappare, il gelo della paura mi ghiaccia le gambe, non riesco a muovermi,sono terrorizzata.Mi guardo intorno, nessuno accanto a me,nessuno. Chi mi ha tirata dentro, dov’è il mio salvatore?Un balzo,cerco di correre, cerco di capire, silenzio sempre, cerco un nascondiglio, qualcosa per sentirmi al sicuro. Tante stanze tutte uguali, grandi, pareti completamente bianche, bianche e vuote, nessun mobile, né lampadari, vorrei un letto, sono sfinita, vorrei riposare, dormire, svegliarmi e realizzare che è stato tutto solo un sogno, un incubo da cui finalmente mi sono destata. Un rumore, appena percettibile,attira la mia attenzione,corro verso quel suono, cerco la fonte che lo produce, due ali nere sono appese al muro, fissate con un chiodo che le tiene ferme eppure si muovono leggermente e il loro fruscio fa paura. Dei passi e io che tremo…
      Dichiaro di accettare il regolamento

  2. sezione B

    Murri Fabiola – accetto il regolamento –

    In un giorno qualunque a Birkenau….

    Non distinguevo il giorno e la sua fine
    solo la neve sapeva di soffici abbracci.
    Ti vidi immobile sorridere
    spezzato in due
    nel cortile delle beffe,
    pendente tra le fauci come campana a morte,
    recitai nel pensiero parole nuove,
    le feci volteggiare senza rumore ed eco
    fino a te altrove,
    ricordo la stanza dei giochi,
    cosi volevi immaginarla la baracca 30 b
    ricolma di piccole lucide paure,
    trasformata in nido e noi
    stretti stretti ,pelle ed ossa
    respiri incollati a lembi d’anima,
    urine sciolte come lacrime esondate nel silenzio,
    come lucciole in fila a rischiarare la notte
    ma non v’era estate, ne tepore e
    ad ogni inutile alba tornavamo, col gelo abitante le ossa,
    agnelli
    senza scampo nel recinto spinato della follia,
    mentre il tempo inorridito fuggiva
    in ogni qualunque giorno…..

  3. Concentri-fuga
    Era appena arrivata. Elegante, luminosa, sembrava proiettata verso un futuro di felicità per entrambi. Ma era instabile. Aveva come tutte quel morbo feroce che mi impietosiva e mi irritava nello stesso tempo. La sua instabilità mi ronzava dentro le orecchie come un grido persistente e disperato di sofferenza. Prima di quietarsi sfinita, sbatteva come una femmina di salmone nella poca acqua in cui ha da poco deposto le uova. Ma non era agonia. Era il suo ciclo, quello per cui era stata programmata. Ogni volta che veniva assalita dalle crisi, mi sedevo accanto a lei, le parlavo con dolcezza, l’assistevo come potevo. Mi sono anche sdraiato su di lei cercando di arrestare quel fremito, di soffocare quell’urlo. Il suo corpo vibrava e si dibatteva. Sembrava non dovesse avere mai fine. Una mattina mi sono svegliato con la voglia di farla finita. Se non fosse stata lei, sarebbe stata un’altra. Dunque basta, mi sono detto. Ho estratto la pistola dal cassetto e le sono andato accanto. Era proprio al culmine della sua crisi. Ho sparato. Lei ha continuato il suo ciclo di asciugatura con centrifuga. I panni roteavano vorticosamente. Io giacevo in un lago di sangue finalmente in pace.
    Marcello Comitini
    Dichiaro di accettare il regolamento, sezione A

  4. A sillabe incerte

    Le parole cresciute nel nido della mente
    a sillabe incerte desiderose di cibo
    volano lentamente in un cielo di nuvole
    e si posano sui frutti maturi delle tue labbra.

    Così le mie parole si fanno carne e sangue
    bevono dai tuoi occhi sorsi d’infinito
    cercano nelle tue braccia il candore delle mandorle
    s’inebriano di sogni annegando nel tuo corpo.

    Smarrito come in cielo svaniscono le ali
    di uccelli che fuggono l’agonia del tramonto
    nel solco profondo della tua anima inquieta
    affondo le radici della mia solitudine.

    Giunge la notte e la carezza del vento
    semina di baci la tua pelle di muschio.
    Nei suoni che le foglie pronunciano stormendo
    alla luce tenera dei tuoi occhi d’autunno

    ascolto la tua voce che pronuncia il mio nome.
    Marcello Comitini
    Dichiaro di accettare il regolamento, sezione B

    1. Maria Teresa Manta 4/10/2015
      Sez.B.

      E’ TEMPO
      E’ tempo di ritrovarci,amore,
      sotto quel cielo buio, ove
      una fredda luna accarezzò
      le ombre del nostro rancore,
      allontanandoci in lacrime,
      facendoci credere lontani
      e persi al nero spettrale
      della morte siderale di un amore
      che pensammo finito,
      il corpo pieno della nostra rabbia,
      ingigantito dal buio di spente stelle
      che ci resero cattivi e distanti,
      le mani staccate e lacrime inspiegabili,
      allora, a rigare i nostri volti,
      a portarci a cercare in altri occhi,
      in altre mani,in altri passi
      le nostre nostalgie,
      l’amore che credemmo perduto,
      per sempre.
      NIENTE fu più come allora,
      come noi due insieme, come
      SOLO NOI fummo.
      Finito il tempo degli inganni,
      NESSUNO MAI,fu te,fui io,
      FU “NOI”
      E’ tempo di ritrovarci, amore,
      è TEMPO di accendere il cielo,
      riempirlo di stelle,luminose e belle,
      di riportare il sole dentro e fuori noi,
      di darci l’amore nostro IMMORTALE
      e vero oltre il tempo, oltre tutto
      il silenzio che ci vide lontani e
      insieme dentro,
      infiniti e mai del tutto finiti.
      E’ tempo di ritrovarci,amore,
      E’ TEMPO!

      Dichiaro di accettare il regolamento.

  5. La Solitudine del Dolore

    Gli aborti come una catena di montaggio,
    il cuore lacerato,
    le lacrime copiose senza fine;
    lo specchio mostra le mie pene;
    lì seduta per terra,
    circondata da un silenzio ovattato,
    esanime come una bambola senz’anima.
    Lo struggersi d’un’ira senza fine
    d’un destino a me crudele.
    Le vene senza linfa,
    svuotata e colma d’affanno.
    Quel rosso vivido
    mosso da gemiti e sussulti di dolore
    ed io calpestata con un futuro mai scritto,
    e l’amara consapevolezza
    che quel sogno
    e quel desio
    ormai siano frutto d’un lontano miraggio

    SEZIONE B – Accetto il regolamento

  6. Prosa/ sezione A
    Titolo
    “Un’altra Eternità”

    L’anima è leggera quando vola via dal corpo in una notte d’estate.
    La senti insinuarsi tra le costole, la pelle, fin quasi a frantumare con delicatezza le ossa, i tendini, i nervi pur di uscire libera allo scoperto. A paragone di una piuma, di un’ala d’angelo. Una sorta di aurea profumata di mentuccia. Di lavanda sbriciolata tra la biancheria e lasciata lì con la volontà di compiere una magia. Quale lucciola benevola, bastava intravederla, percepirla, scorgerla tra l’intrico del bosco, il mormorio del ruscello per restarne storditi e affascinati. “Un nonnulla era sufficiente a farti andare fuori di testa; quando la sera rientravi ubriaco, strafatto, pronto ad alzare le mani, a picchiare. Ti ho lasciato fare, scusa dopo scusa, sperando di riuscire a ricomporre il Tuo spirito o quello che di esso ne restava. Ho sorriso, pianto, pregato ripetendo: “Io Ti salverò!” E’ sparita così, in una sera d’agosto, la mia Anima femminile, sfinita da anni di calci, sputi, umiliazioni. La luna sorrideva da lontano come una vecchia amica. Il vento dell’estate, spingendomi in alto, consegnava al mio sentire un’altra Eternità e un amore vero da gustare, fatto di baci e carezze marine.”

  7. Sezione B/MARILENA VIOLA/accetto il regolamento.

    DOVE SI NASCONDE LA POESIA?!

    Dove si nasconde la poesia……
    fa capolino dietro un albero,
    in un fiore
    gioca a nascondino con le nuvole,
    corre in volo col vento,
    fino al cielo.
    È timida,non si fa vedere.
    Ama l’ombra lei,è una sorniona.
    Mi rincorre mi prende si cela.
    Quando gli occhi son chiusi per dormire
    lei è con me,
    veglia ed ascolta,
    paziente attende insonne il mio risveglio
    e si presenta così
    improvvisamente,
    in un raggio che filtra,
    in un profumo,
    nell’odore della vita che mi attende.
    Una voce amica,una carezza,
    una dolcezza antica,una bellezza,
    sono le vesti che lei ama indossare,
    i colori che mi farà usare.
    È lei che prende la mia mano,
    lei me la ispira,
    decide lei quando apparire,
    quando vuole,
    fa di me il suo scriba fidato.
    Lei è aria,è vapore,è sensazione,
    lei è me,lei è eterea vita,
    mi chiede solo di porgerle la mano
    per uscire a godersi il sole.

  8. Sogni d’argento

    Tengo magie nelle mani
    come fili di un burattino
    che ha voglia di muoversi.

    Delicati sorsi di sorrisi
    di una marionetta
    ferma su un davanzale.

    Bussa una stella alla finestra.

    Delicata entra
    e di cuscino lago
    si specchia.
    Lei tiene le sorti
    di un cielo
    che di azzurro
    dipinge di verde gli occhi.

    Mi rimetto alle stelle
    lasciando un soffio sul vetro.
    Stenderanno manto
    e mi culleranno
    fino a dove il sonno
    incontra i sogni.

    Samantha Terrasi
    Accetto il regolamento, sezione B

  9. UN BAGNO D’AMORE

    E quell’abbraccio mi è sembrato eterno
    bagnato dalla felicità
    dopo un lungo inverno
    a cercar nelle visioni di sogni
    per non dimenticar mai
    la tua bellezza.
    E ora quell’abbraccio
    che mi copre di sale
    è linfa nuova per il mio cuore.
    Come un bambino
    non ho aspettato nemmeno un attimo
    per riavere il tuo abbraccio
    e che bella emozione
    quei colori ritrovati e mai dimenticati.
    Com’è bello il tuffo nel tuo ventre
    carico d’amore.
    E mi fermo bagnato ormai di felicità
    ad osservare ciò che regali.
    E restare incantato a guardare
    bambini felici di giocare tra limpida acqua
    burlata dalle onde bianche
    ad un vecchio gioco con un pallone dal sapore antico
    color arancione con strisce nere a far da contorno…
    tutto questo non ha prezzo.
    Bambini dal sorriso illuminante
    che trovano ancora tanta gioia
    a giocar nel mare e col mare
    rende la mia anima serena
    e mi fa dimenticare
    che questi bambini hanno i capelli bianchi
    ma un cuore neonato quando incontrano il
    Mare.

    Dichiaro di accettare il regolamento
    partecipo alla sezione B

  10. IL CIELO IN UNA POZZANGHERA

    Fischiettavo giuliva mentre passeggiavo con Stitch al guinzaglio su di una stradina interna al paese, quando un riflesso catturò il mio sguardo e incuriosì…Nell’incavo dell’asfalto, uno specchio d’acqua rabbrividita dal tenue venticello. M’avvicinai perplessa e mi accorsi che emergeva un abisso:pareva si fosse creato un fantascientifico passaggio verso il centro della terra. Quale stupore quando intravidi, in quella fresca porzione d’acqua piovana, teatrali nuvole frettolose adornare la pozzanghera! Estasiata, ammiravo il firmamento sotto i miei piedi e fantasticavo di sorvolare le fumettistiche nuvole, panciute di pioggia. Avrei voluto penetrare la mano nell’umido varco e riuscire a palpare l’immane spettacolarità della volta celeste! Ed ecco, in un battibaleno, il cane infranse la mia bramosia, tuffandosi nella pozza e magicamente tutto svanì, lasciandomi senza fiato nè parole.Ebbi però l’impressione di percepire dall’alto…il cielo burlarsi della mia ingenuità!

    Ines Zanotti 08/09/2015
    Prosa: Sezione A
    Accetto il Regolamento

  11. Ultimo saluto

    Le fiammelle che danzano in cima al ramo stretto dalle dita arcuate del tuo compagno riempiono più di ombre che di luce la piccola caverna ma non ti importa. Con delicatezza deponi in una nicchia della roccia dai colori del sangue il corpicino gelido che reggi tra le braccia, accomodandolo per quel sonno da cui non si sveglierà più.
    Era la tua prima figlia. Naledi la avevi chiamata perché come una stella brillava nei tuoi occhi quando ti si attaccava al seno. Una fitta ti lacera il cuore. Lacrime scivolano sulla peluria che ti ricopre le gote. Avevi immaginato di insegnarle come trovare radici commestibili, avvertire la presenza di un leone in agguato, accendere il fuoco.
    Sospiri tutta la sofferenza che ti grava nel petto.
    Il tuo compagno mormora che non è bene trattenersi a lungo nella dimora degli spiriti.
    Annuisci. Accarezzi Naledi una ultima volta augurandole di essere felice là dove è andata.
    Ripercorri, procedendo carponi come un animale, il cunicolo tortuoso che conduce alla superficie.
    Strizzi le palpebre quando sbuchi fuori, accolta dal riverbero torrido del sole del Pliocene.
    Poco distante si alza un ruggito minaccioso. Tempo di andare.
    Tenendovi per mano, sparite nella erba alta della savana.

    Marco Bertoli – Dichiaro di accettare il regolamento, Sezione A.

  12. Sezione B
    Zanelli Caterina
    Accetto il regolamento

    Titolo: Il volo del Gabbiano.

    Gabbiano,
    Vedi quel pesce?
    È grande, buono
    (Sembra).
    Afferralo, gustalo
    Già ne immagini il sapore.
    Gioisci ora:
    L’hai conquistato ormai.

    Cacciatore marino,
    Perché quel volto?
    Il desiderio è soddisfatto,
    Hai vinto.
    O forse i tuoi occhi
    Han visto male
    Perché il sapore è amaro.
    Forse hai sbagliato.

    Vegliante del mare,
    Perché piangi?
    Hai visto bene,
    I tuoi occhi non han mentito
    E il tuo gusto neppure.
    Senza il pasto in bocca
    Ne hai scelto il sapore
    Che t’illuse.

    Bianco guardiano,
    Perché t’affliggi?
    Vola,
    Segui il vento
    E spiega le ali.
    Non prevedere il finale
    Ma vivi sognando
    Senza una meta precisa.

    Abbraccio del tramonto,
    Vedi quel sole?
    Inseguilo,
    Vivi il tuo viaggio
    Scrutando l’intero mondo
    Coi tuoi piccoli verdi occhi.
    Cogli ogni soffio di vento
    Ogni soffio di vita.

  13. Daniela Giorgini – Sez. B Poesia – Accetto il regolamento

    Verrà il giorno in cui sarà più facile dirsi “ti amo”

    Verrà il giorno in cui sarà più facile dirsi “ti amo”.
    E non ci saranno giri di parole,
    ma solo baci e carezze.
    Sarà come ricominciare da capo,
    come innamorarsi di nuovo,
    come la prima volta.
    E amarsi non farà più paura,
    non ci importerà di quello che pensano gli altri.
    Saremo solo noi – tu io – io tu –
    e questo amore strano, che nessuno ha mai capito,
    forse nemmeno noi.

  14. Carlo Mancosu, accetto il regolamento e partecipo alla sezione B, poesia.

    Visions

    Visioni alternano
    chiaro
    scuro
    ed ancora
    chiaro e scuro.
    La vista si offusca.
    Le visioni
    giacciono
    sull’asfalto
    dei miei ricordi.
    Non voglio diventar
    cieco.
    Ed ancora
    chiaro e scuro.

  15. Carlo Mancosu, accetto il regolamento e partecipo alla sezione A, short story.

    Silenzio.

    Non eravamo distanti dalla cascina che mi aveva lasciato in eredità mio padre. Io, mia moglie e Margareth, la mia unica figlia, aumentavamo la nostra distanza dalla città. All’improvviso un brivido sulla schiena. Qualcosa non andava. Arrivati alla cascina, controllai il retro, ed ancora quella spiacevole sensazione. L’urlo di Margareth mi portò dentro casa. Mia moglie giaceva a terra, morta. Silenzio.

  16. Accetto il regolamento, partecipo alla sezione B

    Priscilla Denti

    Me stessa

    Non sono mai stata me stessa
    Girovago.
    Dico.
    Scrivo.
    Ma tutto ciò che faccio è
    in funzione di ricerca.
    Trovarsi
    non è facile.
    Siamo illusioni.
    Me stessa lo è.

  17. Nuvole

    Cielo.
    Il ricordo in mente.
    Prato.
    Nuvole di tre metri.
    Aria.
    Quel verde accecava.

    – accetto il regolamento, sez. B

  18. Nel buio

    Ero sola e pensavo a te. Nel buio della mia stanza vedevo, dalla finestra, qualche faro. Erano le macchine dello sceriffo che non smettevano di controllare le strade. Dov’eri?
    Nel buio non potevo che pensarti. Se non oggi, entro domani sarai morto. E nel buio io ti piangerò.

    Accetto il regolamento, sezione A.

  19. Il presente Piero Corti accetta il reegolamento e partecipa alla sezione B con la lirica “Ancora”

    Ancora

    Vi svelerò il mistero.
    Non l’ancora ma ancora.
    Parlavamo sul mare
    ma non l’ancora bensì ancora.
    Tu eri inerme
    la sabbia saliva sulle gambe.
    Noi due stesi ancora.

  20. Sez. A
    accetto il regolamento
    autorizzo l’uso dei dati così come indicato

    © La scatola

    Parlavano gentili e cortesi. Lei tosta. Lui timido. Lei bella. Lui brutto.

    -Che fai nella vita?
    -L’opinionista. E tu?
    -La contorsionista.
    -Ma dai!
    -È vero.
    -Vuoi dire che saresti capace di entrare in una scatola?
    -Certo.
    -Mi fai vedere?
    -Ti basta venire al circo.
    -Ok!

    -Allora?
    -Si, sei brava.
    -Grazie. Non ti sprecare.
    -Ma no! Pensavo che riusciresti ad entrare in una scatola più piccola.
    -Forse.
    -Provaci.

    Le portò una scatola più piccola. Lei cominciò a digiunare per dimagrire.
    Gli permise di assistere alle sue esercitazioni.
    Lui le portava scatole sempre più piccole.
    Le sue esibizioni divennero sempre più stupefacenti.
    Diveniva sempre più magra.
    Quando fu scheletrica, lui afferrò la scatola e uscì dal circo indisturbato.

    La tenne in casa sua, in un angolo.
    La faceva uscire solo per i suoi bisogni.
    Qualche volta la lavava.
    In un primo tempo parlava di molte cose: lei nella scatola, lui al pc, prendendo appunti sulle conversazioni: una sorta di diario.
    Poi cominciò a darla per scontata:la accudiva solo una volta al giorno e la zittiva.
    Lei divenne muta.
    Quando morì lui pianse e la murò con tutta la scatola nel suo studio per continuare a tenerla sottocontrollo.

  21. Il presente Piero Corti accetta il regolamento e partecipa alla sezione A

    Eravamo

    Avevo quindici anni. Non andavo bene a scuola. Eravamo fidanzati nella visione del domani. A sedici anni ancora insieme sul mare, sulla sabbia. A vent’anni ci siamo sposati. L’amore non si era decomposto con il tempo. Eravamo una sola mela.

  22. sezione B – accetto il regolamento

    L’iride

    Come uno specchio i tuoi occhi,
    guardo
    e mi perdo nel profondo dell’iride,
    alla ricerca dell’io perduto
    in una notte di mezza estate
    e il tuo viso
    riflette l’ombra di un amore
    che solo tu mi dai.

  23. sezione B – accetto il regolamento

    La notte

    Se guardi in cielo,
    la notte,
    milioni stelle si vedono vicine,
    quasi si toccano,
    si baciano,
    l’illusione dello spazio,
    come fra noi.

  24. Alessio Barettini, accetto il regolamento, sez. B

    Sono scariche le agende dell’anima,
    hanno fogli strappati, tagli dell’infinito,
    egoici passati hanno inciso troppo a fondo.
    L’attesa ha deluso, lasciando stretti canali di profumi
    racchiusi tra estasi e ribrezzo, feritoie di luce da aprire.
    Gli eventi si nascondono dietro larghi tronchi,
    hanno paura di essere tritati, forse si racconterebbero se lo sapessero.
    Ma i canti sono monocorde anche se offrono muffa dialettica
    e le campane rallentano i pensieri, modulano gli umori, spostano i sentimenti ad altre emozioni mutevoli.
    Rimane ironica la vittoria di Pirro del tempo presente, profondamente intrisa di coscienza umana,
    così profonda come nessuno lo è stato mai,
    o almeno così le piace far credere.
    Le sirene hanno troppo daffare, orari impossibili, ferie non pagate,
    cassa dis-integrate, testimoni involontarie dei secondi frustranti, lancette che schioccano lacerando la polvere ululante dei sogni.
    E’ bello lasciare che nulla abbia un nome, in questa patina di varietà illeggibile, dato che tutto dev’essere capito.
    Sembra difficile immaginare un Ritorno,
    ma da sempre l’abbandono è la linea di partenza.
    Cantano i cieli, perchè altro non sanno.
    Ma i cieli sanno volare? Il tempo sa camminare? La tua bocca sa baciare…
    I cani abbaiano ricordandoci l’eterno, schierati in fila sulla linea dell’orizzonte, mentre il giorno si addormenta…
    E ancora ritorna scomposta la nebbia riflessa di prima, tradotta nei giorni che ci attribuiamo.
    Che sciocchezza dimenticare l’Universo. E’ un po’ così, come saltare un appuntamento, anche solo per vedere il telefono squillare.
    Brucino le carte dei cioccolatini di Medusa che ci incanta coi suoi finti Baci di Reconquista, fintamente spogliata di sgradito sbiadire.
    Brucino nelle mani che stringono il suono che si accartoccia, perchè da esse rinasca più forte l’alleluja di Mistero.
    Dunque a questo ci porta il quotidiano svanire dei minuti passati a sognare?
    Come colmare questo brivido ossimorico di tempi sospesi?
    Batto le mani, l’ombra si colora di suono,
    Ribatto le mani, qualcosa sembra cambiare,
    Batto le mani ancora, riconosco il passare di un tempo da decifrare.
    E resto così, perplessità di carne, ancora,
    ad aspettare, come se
    aspettassi ancora
    te.

  25. Accetto il regolamento

    Per Loro

    Un vento silenzioso che sorprende la vita
    una lacrima in gola
    come pioggia infinita
    è il turbine dei giorni che vi ha portato via
    di giorni così uguali
    nella memoria mia
    confusi come polvere
    che ti domandi quali
    e cerco di resistere
    lucidare i ricordi
    di loro che son stati
    il mondo che poi perdi
    mio unico tesoro di mani che stringevo
    che ho sentito sgusciare
    vale tutta una vita
    poterli ricordare
    una risata…
    un viso…
    l’abbraccio di un amico ti vorrei raccontare
    ma tengo il mio silenzio
    tu… continua a sognare.

  26. Sez.B Accetto il regolamento

    Voglio andarmene così
    Voglio andarmene così
    senza far rumore
    scavalcandomi sul filo
    disperso dei dettagli,
    invisibile sembiante
    di luce silenziosa
    al margine di un verso
    che si schiude.
    Il cammino finisce
    dove l’azzurro ha il suo centro
    in ogni luogo
    anzi a pensarci bene
    una ruga nasconde parte
    del primo capoverso.
    Ora è evidente la nostra realtà
    tra fessure
    di significati e giudizi,
    tra rovine secolari
    e zolle di respiri.
    Ma la radura c’è in mezzo al viola
    e il principio del declivio
    scandisce
    sempre più precipitoso
    la vita quando nasce.
    © Maria Allo

  27. Momento perso

    Non avevo capito di essere lontano dalla soluzione. Lei se ne stava di fianco a guardarmi sanguinare. Perché mi aveva ferito? Forse avevo calcato troppo la mano questa volta? Uno schiaffone di troppo? Ingenua. Maledetta ingenua… non può scamparsela. O forse sto perdendo anche questo momento per redimermi? E’ un momento perso?

    accetto regolamento. sezione racconto breve

  28. Laura Melis partecipa alla sezione B ed accetta di buon grado il regolamento! Grazie per la possibilità!

    Visioni

    Ci sono luoghi
    che non
    sono luoghi.
    Dicono
    che siano
    percorsi della mente.
    Io credo
    che siano visioni
    di mondi lontani,
    di vite ulteriori.
    E così continuo
    a vivere.
    In Speranza.

  29. Laura Melis partecipa alla sezione A ed accetta di buon grado il regolamento! Grazie per la possibilità!

    “Mangiare”

    Un gatto,una volta, mi aveva dato un consiglio prezioso. Non era una visione ma un gatto parlante. Il consiglio del gatto ,era di vivere la mia vita secondo i miei gusti. E non posso che dire che lo sto facendo. Quel gatto si chiama Esperanza.

  30. Luci

    vengono,
    vanno
    vagano.
    le luci
    leggono
    libri
    lontano.
    vengono.
    vanno.
    vagano.
    noi siamo in tre.

    accetto il seguente regolamento. partecipo alla sezione b

  31. Porto lontano

    1879. Ero solo una bambina, sul porto. Il padre diceva di non andare a trovare i marinai, perché avevano intenzioni poco amichevoli. Ma io dai marinai andavo a chiedere delle coste lontane e loro mi davano sempre qualche dono.
    1900. Finalmente sono nel porto lontano che sognavo. Ma il padre aveva ragione.

    accetto il seguente regolamento. partecipo alla sezione a

  32. Partecipo alla sezione Poesia accettando il regolamento soprastante.

    Malvaligità

    Non siamo i soli a soffrire.
    Non siamo i soli ad amare.
    L’uomo è scisso.
    Due forze ci tendono.
    Prima al bene.
    poi al male.
    Malvagità comparate ,
    e non possiamo
    riderci.
    neppure quello.

  33. Accetto il seguente regolamento. Partecipo alla sezione B

    PROFUMI
    Gocce di pioggia settembrina
    profumano l’aria di terra bagnata.
    Profumo d’autunno
    spazza via l’odore del mare e del sole.
    Odorosa, fresca,
    pioggia settembrina
    evocatrice di un ottobre autunnale
    dai caldi colori
    e intensi sapori.
    Ottobre struggente
    di intensi ricordi.
    Quel mercoledì di un ottobre crudele
    ti portò via
    e ogni profumo lasciò il posto
    al venefico lezzo di morte
    che saturò per sempre
    la nostre vite.

  34. Sez. B -poesia
    accetto il regolamento
    Filippo Salvatore Ganci
    Titolo poesia

    COME L’ONDA

    Lunatico fluido
    a cavallo di zefiro
    è la mia coscienza.

    Nè cielo e nè terra
    la vuole
    solo
    l’inconscia mente
    accoglie la virilità
    che sbatte
    sugli scogli della vita

    dove a dar speme
    all’ancorato amor
    indifeso cuore
    accende
    la luce del faro.

    A cercar una rada
    al riparo
    dell’imminente uragano
    che spezza certo
    l’ossatura della nave.

    Lieve risacca
    d’un giorno d’estate
    aspetta

  35. Sez. B
    Accetto il regolamento

    Conosco le voci

    conosco le voci che muoiono
    agli angoli delle sere

    conosco le braccia appoggiate
    sui tavoli nel risucchio
    delle ore piccole
    l’aria densa e le luci
    che lacrimano fumo

    e lo sferragliare dell’ultimo tram
    la nebbia che mura le strade

    conosco
    i lampi intermittenti della mente
    i singulti che accompagnano
    quel salire pesante le scale
    la morsa che afferra e non sai
    risponderti se la vita ti scava

    e il freddo letto poi fuori
    dal tunnel
    un altro mattino

    per risorgere o morire

  36. sezione B
    accetto il regolamento

    IL LEONE, IL CACCIATORE E IL FUCILE DIFETTOSO

    In una calda mattinata africana
    ci son due cacciator nella savana.
    Uno di lor vede un leon : prende la mira
    ma quel felino verso di lui si gira…
    vede il fucil puntato e fa un ruggito
    cosí potente che il cacciator spaurito
    si scorda di toglier la sicura
    alla sua arma… cosí che con paura
    il grilletto preme a piú non posso !!!
    E mentre sta per fargli un balzo addosso
    si sente fare un “clic”… e nessun sparo,
    così che il cacciator con tono amaro
    dice : “Cilecca !!!…” e l’altro : “Mah… sará…
    altro che ci lecca… qui ci mangerà !”
    “Non preoccuparti”, gli disse il fier leone…
    “Non ti mangerò, come pensi, in un boccone!
    Per oggi ho già mangiato, amico mio ;
    sappi che agli animal “feroci”, il buon Dio
    ha dato l‟onere di cercarsi da mangiare
    e quindi tutto il dì, dobbiam cacciare!
    Ma diverso sai, è il tuo comportamento:
    tu lo sai perché qui vai uccidendo?
    Per far dei nostri resti dei trofei
    da esporre nei salotti… e con gli amici tuoi
    raccontar le gesta di un nobil cacciatore
    che spara senza senso a noi creature
    che vogliamo solo viver nel creato
    come Dio e la natura ci ha insegnato!

    Ma ora vai…io ti risparmio, sai…
    perché mai vorrei…mai e poi mai,
    che stasera il tuo pargolo sia affranto
    per un padre eroe… un eroe finto !

    Adesso, getta il fucile via, e abbi premura
    di rispettar tutto il creato e la natura!

  37. ANDREA POLO
    SEZIONE B

    VI PORTA IN ALTO L’AMORE

    I gatti lottano per amore
    nel settembrino errante
    al primo dolce freddo
    tutto quel germogliare
    è una ginestra arresa
    e le poche stelle rimaste.

    Fioccano nuvole grigie
    iniziano a piovere
    e si alza il vento
    che arde le foreste legnose
    dove ti sei persa.

    Hanno lacrime fredde
    guardandoti
    adesso che non ci sei più
    e tuo figlio
    che tenevi in grembo
    lo sento giocare in cortile
    con gli altri bambini
    già felici il mattino.

    Smarriscono la strada
    in quelle campagne
    ruminano i fiori
    e il latte era caldo nel seno.

    Le mani che ti hanno preso
    mentre raccoglievi i sogni
    eri la madre
    hanno l’anima seppellita viva
    tradì l’acqua di voi due
    respirando inquieta e vinta
    a quell’uomo
    raccogliamo l’amore
    che vi porterà in alto.

    Vi porta via l’amore
    da questa terra di uomini stolti
    un’onda sconosciuta
    tra i fiordi del Nord si fa schiuma
    qui siete
    la somma di tutte le scogliere
    quel riflesso arancio della notte
    di ogni tramonto vivo che guarderò.

  38. Antonella Albano Sezione A. Accetto il regolamento.
    Guardo la gente per strada, mi affascinano le persone. Una ragazzina cinese bellissima, capelli lunghi e fitta frangia nera, parla al cellulare e sorride dolce, sembra uscita da un fumetto. Cerco la macchina, parcheggiata in Nuova Zelanda, guardo una giovane signora, che accompagna la figlia a scuola, elegante, semplice in nero, polpacci grossi e vita sottile. Bella. Mi colpisce la sua calma, cammina tranquilla, senza l’ansia che da sempre opprime me, per ogni cosa. Mentre mi chiedo come cavolo faccia, inciampo e cado. Mentre mi si rovescia il mondo, a me che non cado mai, me la ritrovo accanto, sollecita. Non è niente, la ringrazio. Una bella persona. Mentre in auto vado a scuola mi viene di pregare S. Michele Arcangelo, che mi protegga dal male (che posso fare o pensare) e mi chiedo come mai. Poi lo scopro: un energumeno in un pickup nero mi dice parole oscene perché, prima di lui, non passo col rosso. Cerco di rimanere calma e di non desiderare di menarlo. Ma, scattato il verde, fuori dal finestrino gli mostro il medio. Spero tanto mi abbia visto. Scusa tanto, S. Michele Arcangelo, ma almeno non l’ho “scrafagnato” di mazzate.

  39. Antonella Albano. Sezione B. Accetto il regolamento.
    La libertà delle foglie

    È libero un albero?
    Le sue radici ancorano
    a terra la sua forza,
    da lì viene la sua vita.
    Sono libere le foglie?
    Distribuite sui rami
    in base al numero divino,
    perfetto quanto loro.
    Eppure danzano
    leggere, folli o tenere
    obbedendo
    sempre
    alla volontà del vento.

  40. v’imploro

    Ci sono musiche
    che restano sospese in aria
    bloccate nel tempo,
    nelle sfere celesti
    a ripetersi senza sosta.
    E siccome non c’è acqua
    capace di spegner un tramonto
    e d’impedire alla notte di trionfare,
    non fate mai, v’imploro,
    l’errore di dare per scontata
    la luna, il sole o le stelle.

    Pino Chisari
    Accetto il regolamento

  41. Daniele Rizzelli; accetto il regolamento e partecipo nella sezione A

    L’uomo coperto di stracci
    Stanotte il freddo è così intenso che quasi si sente l’odore della neve arrivare dai monti lontani. Procedendo lentamente con passi pesanti e misurati, l’uomo coperto di stracci procede a fatica cercando di non far caso al gelido vento che aggredisce le carni stanche e malnutrite. La neve. Vorrebbe vederla cadere, soffice, lieve e pura come solo la neve sa essere. Lei che quando cade non fa rumore. Si adagia su cose, piante e persone ricoprendole con un soffice strato di gelida e avvolgente bellezza.
    L’uomo coperto di stracci non sorride mai, ha dimenticato come si fa. Una volta sapeva farlo. Ma poi… Gli hanno detto che lui non può sorridere; che è sbagliato, difettoso, un’anomalia genetica, un errore della natura. Per questo non può essere felice, ne parte del mondo normale. Non può mostrarsi. Non può amare. Perché la sua felicità non esiste, i suoi sorrisi sono impuri, la sua immagine è sgradita, il suo amore è abominio. Ma è al mondo. Per cui si è coperto di stracci, vecchi, laceri e maleodoranti per convincersi di essere ciò che il mondo dice lui sia. E cammina la notte. Non si mostra alla gente. Non sorride. Non ama.

  42. Biasoli Maria Cristina. Accetto il regolamento. Sez. B
    POI, L’ALBA

    Capricciosa, imprevedibile,
    silenziosa e sfuggente,
    quasi selvatica ed affamata di luci ed emozioni
    impugno la penna,
    ed il foglio bianco riflette il mio pensiero.
    Invidiosa della luna,
    della sua bianca luce,
    guardo il suo spicchio a forma di culla.
    Fra il tramonto e l’alba ci adagio i miei pensieri;
    l’ho ascoltata parlare,
    ho imparato la sua lingua di luce,
    ho trovato l’aquilone della mia fantasia
    ed ho lasciato che volasse da lei.
    Frammenti di vita,
    assurde traduzioni d’amore,
    inedite visioni di muri di mattoni.
    La vista dalla mia finestra scopre il mare…
    Poi, l’alba.

  43. PER NON TOCCARE TERRA
    Una fata ha smarrito un’ala tra le nuvole
    che balbettano nel loro viaggio fra la pioggia;
    tuoni e silenzi
    e la fata stupita
    sparge il suo canto flebile
    cosicchè mani invisibili
    di un fantasma bollente
    possano raccogliere la sua soffice estremità
    lasciata in volo.
    Ala di candida piuma
    che oscilli sulla vetta del mondo,
    ala di fata vicino alla stelle,
    che vita volevi fare?
    Non odi il canto della fata
    che ti ha smarrita?
    Sulle sue spalle devi andare
    per proteggerla dal gelo
    e rinfrescarla nel gioco del sole.
    A volte si danno colpi d’ala
    per non toccare terra.
    BIASOLI MARIA CRISTINA SEZ. B ACCETTO IL REGOLAMENTO

  44. Tutto nasce nel caso e muore nel silenzio delle cose. Nebbie infinite accendono l’illustre seta dei ricordi. Il solo spazio recintato dove i sogni defunti lanciano grida risentite è ignoto ai più, ma solo per legittima difesa.
    Il filo spinato dell’anima.
    La barbarie umana conficca i suoi artigli infetti nella carne delle aspettative e ti regola all’aspo della delusione come unica e sola possibilità di vita.
    Tale ad una vecchia soluzione, percepita nel crepitio di un dolore, la resa è vicina, ma la trama irrisolta delle ombre guerriere risorge, sempre in azione e in dirittura di rivendicazione.

    Salterà, come piede in una scarpa, la voce stracciata del mattino… e sarà primavera.

    Monia Minnucci – Sezione A: dichiaro di accettare il regolamento

  45. Avrei gradito un’aria leggera,
    uno schiocco di farfalle sul calar della sera,
    un fulmine di eccezionale colore,
    sulle gote,
    sul cuore… l’amore.
    Non ho saputo scegliere,
    magari ho scelto male,
    transitavo lungo il perimetro di un funerale,
    una tomba prematura,
    qualcosa, dentro di me, si chiamava galera,
    percezioni erronee e stupori… le labbra della primavera.
    Non sono l’ardita esplosione di un tramonto,
    mi sono calata lungo i tuoi confini
    ed ho raggiunto il fondo,
    la traiettoria di un mondo,
    ma non credo di poterlo evitare
    e, comunque, non avrei cambiato molto.
    La notte dentro
    e dentro è la paura,
    sentori di antiche putrefazioni
    e innocenti cadute
    costruiscono versioni e future aperture,
    ma non cambia mai niente.
    Forse, innocente, è l’acqua del torrente.

    Monia Minnucci – Sezione B – Dichiaro di accettare il regolamento

  46. Maria Teresa Dotti

    Sezione B accettò il regolamento

    -Senza Dio-

    In quella guerra fra dei
    fu il Dio del mare
    che impugnò la sua onda
    Ne’ fuoco ne’ fiamme all’orizzonte
    solo un tragico tramonto
    e vite spente sulla rena

  47. Sez. B
    Poesia
    Titolo
    “Inutili giorni”

    Non ci saranno più albe, notti o vento
    che possano spegnere il dolore di una morte.
    Non ci sarà che la mia anima stanca.
    Trascinata dove il viale degrada.
    Là al cospetto del mare, quando il suo profumo
    diventa incisivo, persistente.
    Una nuvola adombrata di nero,
    carica di lacrime sparse.
    Gonfia di tenerezza e rimpianto.
    Solitudine a coprire le spalle,
    nella disperazione che reclama carezze,
    manine di bimbo teneramente allacciate,
    certezze di donna da stringere al cuore.
    Non ci saranno più orizzonti, né cieli chiari
    o serenate per un accordo di chitarra.
    Non vedrò più nulla
    tranne questo maledetto presente.
    Facce smunte, corpi esangui,
    germogli induriti dalle pietre.
    E una tomba su cui piangere.
    Nella inutilità di giorni persi.

  48. Salvatore Di Sante – Sez. B. Accetto il regolamento.

    “Miele di fiele”

    Crepe nel reale,
    lampi bianchi
    astratti da spazio e tempo.
    Cos’è successo davvero?
    Quale delle due è l’allucinazione?
    Non è facile vivere
    coi fantasmi che pur
    te l’han permesso.
    Ne vale la pena?
    – Sempre! Ti rispondi.
    Anche se a volte dubiti.
    A volte ti scopri
    ad accarezzare l’idea
    del basta, del mai più.
    E senti caldo abbandono,
    sapore di miele.
    Poi ti dici che andrai avanti,
    ma ci vuole sempre un po’
    perché i passi smettano di vacillare,
    ci vuole sempre un po’
    per non sentire più sulla lingua
    il sapore di quel miele.

  49. autorizzazio al trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (legge 675/1996 e D.L. 196/2003)

    Sezione B

    Neofita Corrente Inversionismo

    -geografia del torpore-

    La sera non è scivolata
    sull’erba-bambina:
    viene giù lattescente
    disorientata dal guscio
    a sciamare dentro un pugno.
    Alla fine illuderà con la sua bestiola
    e per l’oblio dietro la spalla.
    Dalla pianura gli oggetti a sfumare
    i primi a peccare sotto la prima neve
    nell’enorme casa tra i rotoli ignoti
    all’abbraccio che svanisce.

  50. Angelo-Sez.B- Accetto il regolamento

    Che dire

    Che dire,mi dicesti
    china sulla tua ombra
    a raccogliere le ciliegie
    delle tue parole,
    ad una ad una
    appese alle mie orecchie,
    rosse come porpora
    della luce dei tuoi fianchi,
    ballerine come le dita
    che scrutavano le foglie.
    Eri appena sfuggita
    alla retata di un amante
    conoscitore dei sentieri
    abbarbicati sul tuo corpo,
    che dire,mi dicesti,
    intenta sulla mia ombra
    a circuire una ciocca
    morbida pasta di sale
    fluttuante ai refoli
    di vento e mi baciasti,
    intontito come il giorno
    che mi lasciasti appeso
    ai rami delle tue voglie.

  51. Angelo- Sez.A- Accetto il regolamento.

    All’improvviso

    Si chiese se l’acqua della prima onda le avrebbe bagnato i piedi. S’era messa alla prova, così per sfida infantile, per verificare se la sua velocità di fuga sarebbe stata superiore al precipitarsi delle onde sulla battigia. Era in trepida attesa, come quando da bambina giocava ad acchiappa fazzoletto, e nessuno la batteva in quella gara di velocità di mani e di piedi. Si guardò intorno per scongiurare che qualcuno l’osservasse e la considerasse sciocca o infantile, ma si rese conto che gli ospiti di quel lembo di spiaggia libera erano intenti a tutt’altro che prendersi gioco di lei. Il sole ad un tratto l’abbagliò forte e lei schermò col dorso della mano destra la luce, senza riuscire nell’intento. Ebbe due o tre secondi per arretrare sulla sabbia, consapevole che la sfida sarebbe stata impari. Le donne, che parlottavano fitto sedute sotto l’ombrellone, furono schiaffeggiate da violenti spruzzi d’acqua fredda, ignare che potessero essere vittime del mare ingrossato. Le onde si ritirarono con un boato fragoroso, inseguite da altre più aggressive e schiumeggianti in una danza malvagia e tragica. Un bambino puntò il dito verso il largo dove annaspava tra i marosi un corpo dal costume azzurro. Nessuno gli dette retta e riprese a giocare, scavando una buca che non avrebbe ricoperto.

  52. Sezione B

    Avrei bisogno

    Avrei bisogno
    di silenzi immensi
    quando ti stringo fortemente
    a me
    ma inutili parole
    si addensano su noi
    come punteruoli d’agavi
    su candide tovaglie.
    Le occasioni d’abbandono,
    rarefatte e semplici,
    ci accostano all’amore,
    lontani anni luce
    da quel verbo
    che è consono soltanto
    agli oratori.
    Vivremmo di un mutismo
    apocalittico,
    sognando
    di un futuro colorato
    negli angoli dispersi
    del piacere,
    sui letti smantellati
    dell’ardore.

    Accetto il regolamento

  53. -Delirium –

    autorizzazio al trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (legge 675/1996 e D.L. 196/2003)

    Sezione A

    Neofita Corrente Inversionismo

    Soltanto uno! Cadavere per voce, basta. Ha trovato il labirinto, un feretro
    precipitato al sacco di scacchi , più orli che tacchi nella grande città ordinata.
    Capello verde , due molecole a qualsiasi svoglia
    e labbra forate, scaricate dalla fuliggine alla mera sopravvivenza.
    – Andiamo, caricate il moncone! Altro giro di giostra-
    Sussulti ,calche in organi sbrindellati cadono, scadono dal bozzo,
    dal mozzo quasi rozzo ,sulla crosta di legno ,col rosso riscatto
    infine la lurida bestemmia.
    Poi si sfrondano , sfarfallano in canidi ranchi
    con acqua, acqua fradicia in bocca come dita indossate dal vate.
    -Cane! Burlano, sottovento, strisciando dalle ombre murate
    i manichini negli ultimi spazi di sangue.
    Intanto dribblano i neon conficcati a gas in chiunque
    dondolando beep beep e nei beep dell’àncora
    ancora dell’ àncora. -Immobili segnali.-
    Ecco la frontiera ipocrita
    ecco la cava sbudellata nell’oro, oro del sottosuolo,
    bombe bombate, ma il resto è dopo. Quando?
    -Materia fatticcia , fantocci delle galosce sicure- .
    Blaterano, bleffano nebulizzando dal remoto, dal vuoto ,
    l’inverno a parola da ingoiare in rame, nel modo esatto,
    un quarto di fegato sufficiente per la fila , nella riga del bene.
    -Bene, solo di vista-.

  54. LE MIE RADICI Sez. B Accetto il regolamento
    (Elegia per il sud)

    Terra mia terra
    crocevia di storia antica
    con popoli e razze
    di diversa genia.

    Terra di emigranti
    alla ricerca di dignità
    che la sua dura zolla
    non gli ha saputo dare.

    Terra del mio sud
    con uomini dai volti scolpiti
    cresciuti con il pane duro
    della miseria e del sacrificio.

    Terra d’incantamenti
    di limpide e azzurre acque,
    ebbra di luce
    nel suo soleggiato tepore,
    inondata da vigneti e uliveti,
    pennellati da spighe dorate…
    fragranza di sapori.

    Qui ancor resterò
    dove il fato mi ha segnato,
    poiché la terra mia
    l’anima e il cuore
    mi ha legato,
    e nell’humus dei nostri padri
    a nutrire continuerò
    le mie radici…

    Antonio Bicchierri

  55. Vecchia Calabria

    Eccomi innanzi ai tuoi profili storti
    al muschio verde delle crepe ai muri
    ai fili arrugginiti attorno agli orti
    ai nidi sotto i coppi dei tuguri.

    Era un ragazzo coi calzoni corti
    nascosto dietro due baffoni scuri
    già pecoraio dalle gambe forti
    seguiva capre su per i tratturi.

    Vecchia Calabria dai lampioni spenti
    sospesa fra le nebbie dei dirupi
    scheletri bianchi aguzzi come denti

    prendere a morsi il cielo come i lupi.
    Vecchia Calabria terra di briganti
    dallo sguardo incantato come santi.

    accetto il regolamento, sez B

  56. sez. b accetto il regolamento

    A mio figlio Ettore

    Augurio

    Nell’incognita dei giorni a venire,
    serba memoria delle origini, degli albori,
    non di razze né di stirpi
    ma di uguaglianza e libertà.
    Senza nome apriti agli altri e perditi in essi.
    Per loro e a loro da’ te stesso fino alla memoria
    dell’inizio.
    Passeranno giudizi e vittorie
    fango e rivolta.
    Attraverserai, degli uomini,
    le debolezze;
    la pace degli sguardi regalati,
    il buio del potere.
    Rimani vivo nelle vite degli altri
    e loro sogni siano la tua luce.

  57. Maria Teresa Dotti
    Sezione A accetto il regolamento

    Sugge l’aroma del caffè annegato di nero dentro la tazza, come ape appena svegliata dalla rugiada dentro un calice di calla.
    Ci sono tante cose a cui una persona normale potrebbe pensare di primo mattino, a lei viene solo l’immagine di un piccolo pastore che come gomitolo dorme tra le pecore.
    Chiude gli occhi, e’ poesia che rima sotto le palpebre e vorrebbe tacesse il gallo, che il piccolo continui a dormire…
    E sorride stupida.
    Come si può svegliare un pastore di carta?
    Così apre al disincanto, un paio di mandate e la realtà entra dalla porta, il traffico che urge, due spruzzi di smog per iniziare la giornata.

  58. Sez. A Accetto il regolamento

    DESCRIZIONI DI DESCRIZIONI

    «Mamma, mamma, com’è fatto un asino?»
    La donna si pentì di avere lasciato il piccolo davanti al televisore.
    «Sì, Matteo, un asino è quasi come un cavallo, solo che è più piccolo e ha le orecchie più lunghe.»
    Lo sguardo interrogativo del bambino testimoniò che, la descrizione, non aveva colto nel segno.
    «Ma, mamma, un cavallo com’è fatto?»
    Le melanzane sfrigolavano in padella, rischiando di bruciare. Le mescolò con il cucchiaio di legno e, dopo un sospiro iniziò: «Un cavallo è uno di quegli animali a quattro zampe, sai, quelli che corrono con in groppa un fantino…»
    Questa volta Matteo non attese neppure la fine della frase.
    «Ma, e un fantino cos’è?»
    La pazienza è la virtù dei forti. E dei genitori. Quasi sempre.
    «Un fantino è un uomo, di solito abbastanza basso, che corre sui cavalli negli ippodromi.»
    Dopo l’ultima parola si rese conto di essersi infilata in un ginepraio inestricabile.
    «Un ipprodormo… ippordormo… ipporomo… cos’è?»
    «Un ippodromo è quel luogo dove butta via un sacco di soldi quell’asino di tuo papà.»
    «Ah, ma un asino, com’è fatto?»

  59. Abbiamo perso anche questo crepuscolo

    Abbiamo perso anche questo crepuscolo.
    Nessuno ci ha visto stasera
    mano nella mano
    mentre la notte azzurra
    cadeva sul mondo.
    Ho visto dalla mia finestra
    la festa del tramonto
    sui monti lontani.
    A volte,
    come una moneta
    mi si accendeva
    un pezzo di sole tra le mani.
    Io ti ricordavo
    con l’anima oppressa
    da quella tristezza
    che tu mi conosci.
    Dove eri allora?
    Tra quali genti?
    Dicendo quali parole?
    Perché m’investirà
    tutto l’amore di colpo
    quando mi sento triste e ti sento lontana?
    È caduto il libro
    che sempre si prende al crepuscolo
    e come cane ferito
    il mantello mi si è accucciato tra i piedi.
    Sempre,
    sempre ti allontani la sera
    e vai dove il crepuscolo
    corre cancellando statue.

    accetto il regolamento, Sez. B

  60. OGNI ISTANTE DI TE

    Ogni istante di te
    mi proietta in nuovi cieli,
    in mondi inesplorati
    dove la ragione non ha sede,
    ed i sogni sposano la realtà.

    Ogni istante di te
    è un’avventura nuova da vivere
    di passioni mai sopite
    e di tempeste da spegnere
    in un bicchier d’acqua.

    Ogni istante di te
    è un tuffo in nuovi oceani
    nei quali poi mi perderò,
    per approdare esausto
    sulla riva del tuo sorriso.

    Sez. B

    ACCETTO IL REGOLAMENTO.

  61. TUTTE LE MIE GRAVITA’

    Lo sai

    il tuo tocco costante

    come un soffio d’angelo
    senza peso

    mi lancia alla vita

    Sollevata

    da tutte le ore
    di tutte le ombre

    nel chiaroscuro

    dalla luce dei lampioni
    che a strisce si sdraia sul letto

    le mie estremità

    insieme
    a i miei confini di ferro
    attratti da te

    si attaccano

    una ad una

    ai tuoi polpastrelli calamita

    Mi tieni

    con tutta la tua forza

    contrastando
    tutte le mie gravità

    Hebe Munoz
    Sezione B / Accetto il Regolamento.

  62. La pace

    Lacrime di luna
    piangono la tua assenza.
    Boccioli di rugiada scendono a
    incatenare le tue candide vesti.

    I ciclamini e le orchidee
    gridano il tuo nome,
    nelle piazze squarciate
    da corpi inermi sul selciato.

    La notte piange il tuo dolore
    il giorno aspetta..
    L ‘ aurora mente pur di vederti ancora
    ma stanca e, abbassa il suo velo.

    Il rumore dorso della morte
    vola sugli spazi di antichi confini
    e si possono sulla tua
    tremila mano di cartapesta.

    Le anime delle allodole
    inseguono il tuo profumo
    tra finti rami
    di verdi cacciatori.

    Madri inginocchiate
    supplicano i figli del vento
    di trovare le tombe invisibili
    dei fanciulli di latta.

    Il giorno senza tempo
    arriverà in silenzio,
    e l’ essenza dei fiori del nuovo pensiero
    ti catturerà per sempre.

    accetto il regolamento, sezione B

  63. La pace

    Lacrime di luna
    piangono la tua assenza.
    Boccioli di rugiada scendono
    a incatenare le tue candide vesti.

    I ciclamini e le orchidee
    gridano il tuo nome
    nelle piazze squarciate
    da corpi inermi sul selciato.

    La notte ascolta il tuo dolore,
    il giorno aspetta..
    L’ aurora mente pur di vederti ancora,
    ma stanca, abbassa il suo velo.

    Il rumore sordo della morte
    vola sugli spazi di antichi confini,
    e si posa sulla tua tremula
    mano di cartapesta.

    Le anime delle allodole
    inseguono il tuo profumo
    tra finti rami
    di verdi cacciatori.

    Madri inginocchiate
    supplicano i figli del vento
    di trovare le tombe invisibili
    dei fanciulli di latta.

    Il giorno senza tempo
    arriverà in silenzio,
    E l’ essenza dei fiori del nuovo pensiero
    ti catturerà per sempre.

  64. Vellise Pilotti
    accetto regolamento sez b poesia
     
    SOGNO DI UNA NOTTE D’ESTATE
     
     
    Sto sfiorando appena
    la tua pelle
    stai sfiorando appena
    la mia pelle
    ballando
    nella notte sinuosa.
    Vento caldo d’estate
    sulle tue labbra,
    chiaro di luna
    nei tuoi occhi.
    Sa di te la notte
    del tuo odore
    dell’umido calore.
    Le stelle fremono
    nel cielo,
    e noi, abbandonati corpi
    contorti
    e silenziosi
    ora dormiamo,
    respirando piano.
    Abbracciando il silenzio.
    Respira anche la notte.

  65. Caterina Muccitelli
    Accetto il regolamento sez. A
    L’arte del silenzio
    Automi.
    Si accalorano per parlare: gesticolano, sbraitano, un labiale veloce, scurrile e molta, tanta superficialità.
    Imparate l’arte del silenzio.
    Venite con me, sediamoci in riva al mare su quello scoglio e guardiamo.
    Non si ascolta solo con le orecchie. Si ascolta anche attraverso gli occhi, attraverso le narici, attraverso le mani. Il tramonto è meravigliosamente colorato di vita e si recepisce guardandolo. L’onda che si infrange sullo scoglio con l’esalazione salina solletica le narici che inalano tutto il profumo.
    E gli schizzi? Questi rimbalzano sulla pelle con minuscole goccioline provocando un brivido lungo la schiena.
    Cosa è questo? Non è forse sentire? Si lo è!
    Sentire è guardare negli occhi una persona, arrivare alla sua anima senza una parola, è prendere cosa offre la vita senza chiedere il perchè, è assaporare ogni cosa senza troppi fronzoli per la testa. Sentire è vivere aspirando ad un domani migliore dell’oggi con i se e i ma, consapevoli delle proprie forze, dei propri limiti, dell’opportunità che si ha senza piangersi addosso per un amore finito, un esame andato male, una prospettiva non soddisfatta.
    Certo sentire non è da tutti, per questo bisogna imparare l’arte del silenzio e capire tutto ciò.

  66. Caterina Muccitelli
    Accetto il regolamento sez. B
    LAGO

    Piatta, informe, morta è la distesa d’acqua
    circondata da monti silenziosi.
    Cielo plumbeo sovrasta incurante lo stallo sottostante.
    Colori autunnali appaiono agli occhi,
    velandoli tristemente,
    pensieri sibillini si affacciano alla mente
    minano la serenità
    affogano il buon senso nelle acque torbide.
    Non riuscire a distogliere gli occhi
    in trance
    continuare nello stillicidio
    finchè voce nota richiama al reale
    un braccio caldo avvolge per portarti via.
    Lasciare lì i sibillini.
    Di tanto in tanto tornare su quella sponda
    guardare nel pozzo senza fondo.
    Nessuna risposta
    rivivere il disagio
    rinascere nuovamente.

  67. FREE-CLIMBING
    Questa volta le indagini si sarebbero concluse velocemente. Questo era quello che si vociferava in Questura, ma Fabio Russo, ispettore incaricato delle indagini, come spesso gli accadeva, aveva dei dubbi sull’accaduto. Gertrude e Michele erano partiti presto quella domenica, per raggiungere la piana di Sant’Agostino, sulla Domiziana, per inerpicarsi, come facevano spesso, nel loro passatempo preferito:il free-climbing. La sera prima avevano festeggiato il compleanno della ragazza. Ventidue anni, capelli e caschetto, occhi verdi, non bella ma ,vivacissima e di una simpatia contagiosa, era la figlia del postino del Rione Amicizia, dove abitava. Lui, ventisette anni, era il rampollo di una famiglia famosa in città. Il padre era un noto penalista ed il figlio, dopo la laurea in Legge, era entrato di diritto nello suo studio legale. L’arrampicata stava andando bene quando, malauguratamente, lei aveva messo un piede in fallo ed era precipitata giù per il costone, morendo sul colpo. E’ vero, era incinta, ma la notizia era di dominio pubblico e i due giovani si sarebbero sposati appena finiti gli studi di Biologia che lei stava continuando con successo. Ed allora, perchè l’ispettore aveva dei dubbi? Ma tutto si risolse con la risposta più ovvia. Incidente. Però…

    Dichiaro di accettare il regolamento, sezione A

  68. Grazie per il post! Volevo segnalare che il concorso Ilmioesordio dedicato alla poesia è aperto fino al 30 ottobre! ilmiolibro.kataweb.it/articolo/partecipare/181144/ilmioesordio-e-il-momento-della-poesia/

  69. QUANDO TORNO, LASCIO SEMPRE QUALCOSA

    Quando torno
    da un luogo che amo
    lascio sempre qualcosa di mio,
    perchè qualcuno o qualcosa laggiù
    non possa riattendermi invano,
    un pettine o, che so,
    un ombrello, forse una penna.
    Dimenticati per ricordarmi
    che il viaggio è stato bello.

    E vi osservo,
    viaggiatori di un tempo prossimo
    che mi passate accanto e intorno.
    Con la curiosità non soddisfatta
    di domande che immagino
    nascoste accanto agli occhi,

    ACCETTO IL REGOLAMENTO

  70. L’ANIMA VIBRA

    Emozione grande
    suscita in me questa via
    lastricata di speranze saziate
    e ricordi presenti.
    Procedo distratto
    a tratti inebriato
    tra ali di antichi colori
    e intensi profumi
    che il cuore non cancella
    e rivedo il tempo trascorso
    tra amici scomparsi
    e sogni inevasi
    mentre l’anima vibra.

    ACCETTO IL REGOLAMENTO – sez B

  71. SEZIONE A

    IL NONNO E IL NIPOTINO

    Procedono mano nella mano seguiti dal loro fantastico cagnone quando, a un tratto, Carlo si ferma a contemplare la piatta totale dello stagno che in quel momento brilla in modo particolare.
    Afferrato un ciottolo ben levigato e piatto lo indirizza verso lo specchio dell’acqua e spiega al nipotino: assisterai ad una magia del nonno. Il sasso volerà sul pelo dell’acqua.
    Stuzzicato lo stagno reagisce con fantasmagoriche forme e magici strali di luce accecante accogliendo il sasso solo dopo un breve volo.
    Meraviglia, allora è vero!
    “Il nonno in realtà è un mago” riflette il piccolo, mentre entrambi sognanti progettano la successiva passeggiata.

    ACCETTO IL REGOLAMENTO

    1. Accetto il regolamento Sez B
      Al “Gran Caffè”

      Inutile conflitto di giorni
      mi coglie sul bordo fumoso
      di fine porcellana di Sevres.
      Verità rincorse restano sospese
      nel chiacchierio vacuo del “Gran Caffè”
      Sete danzanti , bustini di paillettes
      piumini leggeri cuciti addosso
      trovati in bella mostra sul canapè .
      Spettatrice attenta del mio sogno
      fatto di fumo e profumo di lillà
      sorrido impertinente dall’angolo buio
      dove mite si culla la mia essenza.

  72. Accetto il regolamento Sez B – Lucia Esposito

    Mi sei nevicato

    Al di là di cime oscure, sei arrivato tu,
    quel sereno riverbero di luce negli occhi,
    il sorriso fermo come lago di montagna,
    il cappello ricolmo di favole antiche.
    Mi sei nevicato
    lasciando dentro sorpresa e bellezza
    Ti sei acchiocciato
    come gatto infreddolito tra cuore e costato
    Non mi aspettavo nulla ,se non un respiro,
    uno sguardo che parli di un inverno caldo
    di travaglio e folgore in ansia di silenzio.
    E tu
    mi prometti di tornare come le Pleiadi e le cicale;
    non sapevo che quando il vento spalanca le porte
    una storia dura quanto un ceppo che brucia;
    Voltai lo sguardo per cercarti e già non c’eri…

  73. E DOMANI…

    Si fa tardi…
    il sole all’orizzonte
    accende le luci della notte.
    Stelle grandi pulsano
    trasmettendo nello spazio
    lampi di luce
    spezzando il giorno che muore.
    E domani…
    alle prime luci dell’alba
    quando il sole riapparirà
    all’orizzonte …
    il mio animo riaccenderà
    ancora
    sentimenti mai sopiti!

    Franco Maccioni

    Accetto il regolamento sez. B

  74. IL GIORNO PERFETTO

    Ho cercato un senso
    in questo spazio disgiunto
    tra miliardi di vite
    che si accendono e si spengono
    come una stella o un meteorite
    nella corsa, frenetica, al tempo infinito.

    Non siamo immortali.

    Sarà un giorno perfetto
    quando vedremo i prepotenti dalla terra
    cadere ad uno a uno
    senza invocar titani o dei possenti
    in alto oltre le nubi dell’olimpo
    ma innalzeremo all’unisono quel canto
    di un popolo che ha vinto
    ed ora unito acclama insieme la propria dignità
    per rinsaldare il tempo infranto
    e perso a rincorrere chimere.

    Siamo ancora umani.

    Sarà un giorno perfetto
    quando non vivremo più in terre di mezzo
    e quella macchina del tempo tanto ambita
    per ricercare la nostra identità
    o scovare lontani pianeti della vita
    non ci servirà più.

    Un luogo dove la materia è luce.

    Sarà un giorno perfetto
    quando il caos trasformato
    in fresca luna
    al decadere di ipocriti pensieri
    assumerà un forma nuova
    per non sentirsi soli,
    riordinato nell’istante immenso
    da un battito di un cuore
    all’universo.

    Stefano Caranti
    Sezione B. Accetto il regolamento.

  75. DELUSA/RECLUSA

    Qualcuno vuole uccidermi il cervello,
    qualcosa vuole corrodere il mio stato,
    non ho programmi, non ho certezza.
    Il destino ormai mi è ostile
    da tempo di cui la memoria ho perso.
    Come sarei potuta diventar folle!
    Ma forse lo sono e non lo ammetto,
    il tarlo nella mente consuma
    quel che resta di ancora intatto.
    E’ difficile rimanere vivi
    senza saggiare inadeguatezza,
    fingendo a volte naturalezza,
    a volte mostrandomi vera,
    ma com’è peggio rivelare sofferenza!
    se strana vi sembro vi chiedo scusa
    se mi chiudo in me stessa e non parlo,
    se osservo con malinconia e nutro
    scarsa gioia nello sguardo.
    La scrittura mi viene incontro
    e si palesa amica ma anche nemica,
    lei che mi costringe a esser delusa,
    specchiata in un malato aspetto
    in una me che non accetto.
    Cerco di evadere dalla ragnatela,
    da un miserabile ragno reclusa,
    ma nessuno conosce l’uscita
    e soffoco tra fili d’amarezza.

    Tania Scavolini
    Sezione B accetto il regolamento

  76. Visions (gratitudine)

    È una mattina diversa, lontana dal traffico, dal lavoro.
    “Finalmente una pausa!” Rifletto, guardando il mare senza increspature. E come il mare così è la mia mente: in pausa, a regalarsi tempo senza assillo.
    Il silenzio non dura molto, un signore mi sorride mentre si avvicina, schiocca un buongiorno, per cortesia accenno un sorriso. In realtà mi supera per salutare un’altra persona. Ma poi ritorna, si presenta. È gentile e di una certa età. Lo riconosco, abita vicino a me.
    Chiede: “è del posto?”
    Rispondo: “sì, anche se mi si vede poco, sono sempre al lavoro”.
    Aggiungo che lo conosco di vista fornendo dei riferimenti. Lui si illumina, si ricorda bene di mia madre.
    “Che donna onesta, brava e gentile”,dice.
    Domanda se ho da fare. “Ho ancora una mezz’ora prima di un altro impegno”,affermo.
    Allora sembra rilassarsi e racconta delle incomprensioni con la moglie, della decisione di cacciarla di casa, nessuno della sua famiglia vuole avere più rapporti con lui.
    Esplode a piangere, ma devo andare.
    Mentre gli tendo la mano, scorgo gratitudine nei suoi occhi, solo per averlo ascoltato.
    E’ un uomo distrutto e provo tenerezza, mentre cammina verso la spiaggia, a ubriacarsi di sole fino a stordirsi.

    Tania Scavolini
    sezione A accetto il regolamento

  77. I Girasoli di Monmartre

    Per te erano le mie canzoni
    ritmate dal vento che scivola
    nei campi di girasoli e li sparpaglia
    o mugghia come un toro nei camini
    un urlo che sciama ferino
    in un mare traforato di scintille
    sollevate in alto nel vortice
    di una danza incantatora
    muta in crepitante polvere di stelle.
    Io ero nato con la tua musica
    bugiarda dentro a la testa
    e mi fasciavo le orecchie
    per non voler sentire
    ma il cuore ancora adesso
    la ritma per te anche se
    duole la palpebra e brucia
    sul tuo grembo fiorito di girasoli.

    *dedicata a Vincent Van Gogh

  78. Vivo stupore

    Echi lontani
    di clavicembali e archi,
    cornice e riparo
    di pensieri sconsacrati
    dalla ragion d’essere
    in oceani snaturati e
    prosciugati
    da vili tormenti.

    Assenti, persi
    macchine perfette
    amalgama di materiale
    scadente e a scadere.

    Riemergo pura
    da putride acque
    uno sguardo altrove e
    un passo oltre la nebbia.

    Solo vivo stupore.

    accetto il regolamento – sez B

  79. Poesia sez.B – accetto il regolamento

    “Non è mai fine”

    Con gradevole senno
    la casta sapienza dischiude
    gocce che trasudano quiete.

    Sparso nell’arida terra,
    ancora rigoglioso, cresce
    l’ardore tuo all’esistenza

    e ardimentoso vaga, impavido,
    quel sentore antico dell’anima
    come purissimo polline

    spinto dall’informe vento.
    Colmo di luce, terso d’amore
    questo cielo muto, ermetico

    testimone di tale grazia divina
    abbaglia la mia coscienza,
    mi rende figlio tuo, dentro

    i confini effimeri del mondo
    che tu, Padre mio, m’hai offerto
    per fecondare altra vita.

  80. Poesia B
    accetto il regolamento

    Il potere dell’inutile

    E sono le cose quasi inutili
    di tutti i giorni,piccole cose
    che sembrano grandi più
    della nostra voglia di vivere altrove.
    E sono le cose chiamate inutili
    che prendono il sopravvento e
    ci impediscono di vedere l’altrove.
    E sono le cose definite inutili
    che tolgono all’animo la gioia
    di volare oltre l’altrove
    per sprofondare nell’inutile
    profonda noia che svuota e
    divora tutti i nostri giorni.
    E sono le cose ritenute inutili
    che ad una ad una sommate,
    di tutti i nostri giorni fanno anni,
    mentre gli animi trasmigrano
    al di là, molto al di là,
    dove forse non c’è più l’ altrove.

  81. Sez. B
    accetto il regolamento

    Il potere dell’inutile

    E sono le cose quasi inutili
    di tutti i giorni, piccole cose
    che sembrano grandi più
    della nostra voglia di vivere altrove.
    E sono le cose chiamate inutili
    che prendono il sopravvento e
    ci impediscono di vedere l’altrove.
    E sono le cose definite inutili
    che tolgono all’animo la gioia
    di volare oltre l’altrove
    per sprofondare nell’inutile
    profonda noia che svuota e
    divora tutti i nostri giorni.
    E sono le cose ritenute inutili
    che ad una ad una sommate,
    di tutti i nostri giorni fanno anni,
    mentre gli animi trasmigrano
    al di là, molto al di là,
    dove forse non c’è più l’ altrove.

  82. LUDOVICI SANDRA
    Sezione B – Dichiaro di accettare il regolamento.

    L’amore è morto

    L’amore è morto,
    sfrigolando,
    brace di sigaretta
    schiacciata nella neve.

    Il demone biondo vira
    in attraente dolcezza,
    con tocco appena bagnato
    sfida le labbra,
    avanza con lo sguardo denso
    brillando nella falce d’un sorriso.
    Il destino ride sornione
    caracollando attorno alle attese solitarie,
    nel vuoto di dentro
    torpido un sentire d’ansia
    tra le rose appassite,
    incapaci di ricordare la fragranza.
    La mente scodella i pensieri
    sul tempo che si dimena inquieto,
    resiste in assoluto silenzio
    tra le scaglie di cenere sparsa.
    La chiave gira nella toppa
    e l’anima senza sorrisi né ricordi
    chiude al dolore
    che ignora se stesso
    e genera dolori ancora più grandi.

    L’amore è morto,
    sfrigolando,
    brace di sigaretta
    schiacciata nella neve.

    L’amore è morto …

    (poesia inedita)

  83. Anna Piccinich
    Accetto il regolamento
    Sezione B

    L’ultima spiaggia

    Davanti a me si culla
    sempre lo stesso mare,
    l’identico mio cielo
    dove si assenta il sole.

    Ma un pianto silenzioso
    risveglia l’alba sorda
    ed io, arida spiaggia,
    accolgo anime in pena.

    Bocche sfamate d’ira
    che il sale non disseta
    bramano il mio arenile
    com’ultima speranza

    e gli orfani di patria
    mi graffiano la sabbia
    quasi a voler trovare
    improbabili tesori.

    Non celo alcun segreto
    sotto l’angusta sponda,
    mi bacia solo l’onda
    e lacrime straniere

    … mentre un flebile vento
    porta gioia e rimpianto

  84. Valerio Nasetti
    Sezione A accetto il regolamento

    Titolo:VITA

    “Ti voglio bene, ma non sono pronta per una storia”.
    Giulia non mi sorprese. Quelle parole le avevo immaginate tante volte nella mia testa. Volevo soltanto che le pronunciasse. Così mi sarei messo finalmente l’anima in pace. Inaspettatamente successe molto di più. Una magia.
    Io l’ho amata dal primo momento. Mi ha cercato lei, mi ha scelto lei. Ci siamo conosciuti per caso in un bar. Uno sguardo, un sorriso. Tutto parte da un sorriso. Abbiamo iniziato a parlare e intorno il mondo si è fermato. Come immersi in un un grande dipinto, ci siamo dati il primo bacio. Poi il secondo, il terzo. Con gli occhi chiusi ho iniziato per la prima volta a vedere la vita a colori ma poche settimane più tardi lei ha preso in mano il telecomando e spento lo schermo.
    “Non sono pronta per una storia”. Ascoltare una frase del genere mi aveva sempre rotto il fiato.
    Invece, quella volta mi meravigliai a sorridere di nuovo e a capire che l’amore, quello puro, non ha bisogno di essere ricambiato.
    Resto acceso. Intorno il mondo riparte ed io cammino.
    La strada è ancora lunga. Si chiama Giulia. Si chiama Vita.

  85. Sezione B
    Accetto il regolamento

    “Le ore della Domenica”

    Le ore della domenica ci hanno illuso
    L’alba si dilegua, mentre la notte
    Ritorna

    Unico sollievo: la speranza di te
    Un’altra volta ancora
    Un’altra ora ancora…

    Flebili argomentazioni
    Sottili paragoni, tra questo
    E quello che si ha da fare

    Resto in ascolto di un messaggio
    Il mezzo sarai tu
    E mentre stanotte ti sogno
    Il buio non mi porterà consiglio

    Quando non si cercano glorie
    O lucide e facili vittorie
    Si accetta soltanto
    Che tutto scorra
    Come unica e fugace necessità

  86. Sezione B- Accetto il regolamento
    Titolo: Manipolazione

    Sono con voi
    nel traghetto di decapitazioni e tradimenti,
    che precipitano in un Dio manifesto
    che ha i crampi allo stomaco
    e che accusa tutto e tutti
    e che vomita nelle ultime metriche
    di fasulla misericordia.
    Sono con voi nell’aereo dei braccianti
    poco colto e dalle credenze medie,
    con reali tendenze al suicidio
    che sono lauri e scurrili
    dietro i sedili, a farsi scaldare i minuti del volo;
    che sono suscettibili agli impulsi animali
    e che sono orbi al chiarore.
    Sono con voi
    nella camera dei deputati,
    quali individui non riscattati
    che soffrono d’insonnia
    che scrivono strilli di dolori altrui
    e che non esitano nel condannare la fame,
    fascisti di denaro in un Dio monopolio.
    Sono con voi
    nell’atmosfera indigesta,
    che spezza il libero arbitrio
    che inquina la speranza
    che evapora nella religione
    che sguazza nel meretricio
    carnale e celebrale,
    che socchiude le palpebre
    che cuce le labbra
    e che infine posa del cotone nell’organo dell’udito.

  87. Sezione B

    Dichiaro di accettare il regolamento

    Titolo: Un treno

    Va veloce tra le gole delle montagne brulle
    Il treno della mia fantasia, giovane e dinamico,
    mi ospita nel desiderio di accorciare le tappe
    sulla strade della mia malinconia.
    Ci sono anime di ogni tipo che si perdono nel cammino
    disegnato da finestrini di polvere e salsedine,
    in paesaggi spogli di vita e dimenticati,
    in campagne camuffate da candide tendine.
    Il treno solletica i campi abbandonati da nord a sud
    e chiama la sorte con una luce rossa,
    trema e si ferma all’improvviso, senza preavviso
    e qualcuno scende, privo di forze.
    Non si conoscono le tappe, né le fermate
    scelte a caso, senza un segnale.
    Ogni tanto qualcuno si sporge per cambiare aria
    e così l’altrove assorbe ogni pensiero,
    e una folata scompiglia i capelli,
    e arrivano i primi acciacchi scanditi dalla tosse.
    Qualcuno ansima, chiede perdono
    poi ritorna il sole e la spensieratezza.
    Passa il venditore di beni essenziali,
    dal caffè all’orzo, dalla pasta ai cereali
    e si fa la fila di tutti i commensali.
    Il sintomo della tosse delinea una patologia
    e si avviano riti e cerimonie,
    visite e confidenza non richieste,
    che accertano il malanno,
    un parroco all’orizzonte la fine delle pene.
    Si corre veloce verso la propria fine.
    A volte qualcuno scende e poi sale di nuovo,
    e si grida al miracolo, alla misericordia.
    Si scala di carrozza di tanto in tanto
    e viene meno qualche confort,
    nel passaggio manca sempre l’aria
    e sale il panico e si vede la propria meta,
    poi tutto passa e nevica.
    Si va su una strada ripida e sconnessa
    che da dentro sembra lenta, senza prospettiva,
    e nessuno conosce la propria fermata,
    magari un dolore, a volte, procura agitazione
    ma poi passa, e si sogna l’eternità,
    un pensiero turbato dal guaio seguente,
    che ricorda la fine, e allenta la noia.

  88. Sezione B, Accetto il regolamento.

    Titolo: Abbracciando il rumore della notte

    Ed è così che mi ritrovo nel tempo:
    con un fare gentile guardo il mondo
    che senza purezza ha tradito se stesso;
    volo nel cielo delle illusioni,
    allontanando i pensieri più glaciali
    e tramando contro il vento delle menzogne.
    Oh, cosa sarà mai successo?
    Cosa mai può aver spinto questi
    sguardi limpidi ad accecarsi di odio?
    Leggo nel volto di chi mi parla
    il vuoto che solo nei crateri più grandi puoi trovare…
    Il mio appello gridato nell’oscurità
    non riesce a raggiungere i cuori della gente
    o quel che ne rimane
    Ed è così, che abbracciando il rumore della notte,
    mi perdo nella mia malinconia
    senza alcuna risposta.

  89. Sezione A

    Dichiaro di accettare il regolamento

    Titolo: Vita in sordina

    “Bella la luna”
    Parlava da solo Elton. A sera andava al parco per perdersi nei suoni della natura. Cappello di lana in testa, degli occhiali rotti, sigaro spento in bocca, camicia rossa, jeans e un paio di scarpe del padre.
    Ci andava da quando il cuore della moglie si era fermato. Si era spenta in silenzio, per quella vita ritirata che ormai tingeva i giorni di dispiaceri e malinconia.
    Aveva rivisto le fotografie, quanti ricordi. La complicità di quelle istantanee era svanita presto. La vita li aveva isolati nell’infertilità di Lisa. Non essere genitori è come chiudere al futuro. Era stata la prima resa, non avevano reagito e la tv aveva complicato la situazione. Non parlavano più. A notte i cuscini erano bagnati di lacrime. La vita diventa abitudine. Erano lancette annerite, arrugginite da minuti silenziosi e pesanti. Ora Elton parlava con le foglie secche. Abbiamo braccia da tendere, ma le nascondiamo per il freddo che brucia le parole. Immaginava la moglie accanto, tra le sue braccia. Aveva preferito un tubo catodico. Non si erano parlati per trent’anni. Elton ora aveva compreso.
    “È bella sì la luna”
    Lisa era di fronte ai suoi occhi, lentiggini sparse sulle gote. La abbracciò.

  90. Sezione A

    Valerio Rocco

    Dichiaro di accettare il regolamento

    Titolo: Mazzo di fiori

    Quel bambino era tremendo, il pericolo delle insegnanti e delle suore a cui era affidato. Aveva sette anni, ma di avventure e disavventure ne aveva vissute già abbastanza.
    Quella mattina, dopo aver giocato a pallone nel parco, aveva raccolto dei fiori, e poi si era inventato un male immaginario: la caviglia, sempre la solita caviglia che gli faceva male quando gli faceva male il cuore.
    Stava per strada con un educatore che volle finalmente svelare la simulazione: “Sempre la caviglia ti fa male? E poi, l’altra volta non era la destra?”
    “Non mi può far male la caviglia!?”
    “Non è la caviglia che ti fa male, vero? Dimmi, a che cosa hai pensato?”
    Il bambino scattò in piedi e imbronciò il volto. Avrebbe potuto buttare il mazzolino di fiori colorati per terra, ma volle poggiarli sotto il tergicristalli di una macchina, perchè almeno loro potessero stare al sicuro. Lui non era un pericolo, era un poeta.
    “Domani vado dal giudice, ma tanto lo so che a casa da mamma non torno”.
    Ci sono risposte non molto lughe, che hanno il potere di trasformarsi in storie, e che solo il silenzio ha l’onore di poter commentare.

  91. LE STRADE DEI POVERI

    Le strade dei poveri
    sono le mie gallerie d’arte
    e mi ritrovo a dipingere
    tra rottami e grumi di sangue.

    Ma sono felice.

    Felice d’essere
    e di aver vissuto.

    (sezione B -accetto il regolamento-)

  92. Yasmine Mejri, accetto le condizioni e concorro in entrambe le categorie

    Categoria A: Silenziosi addi
    Non diró che il mio amore per te è eterno, perché tutto cambia.
    Evito anche di sottolineare l’ipotesi, secondo la quale non amerò nessuno oltre te, ipotesi alquanto veritiera, se vogliamo essere onesti.
    Forse devo anche evitare di dire che mi hai spezzato il cuore e anche gli altri organi, andandotene.
    Figuriamoci se ora ti dico che credevo che provassi per me qualcosa. Non come lo provo io per te,che il mondo lo sappia, perché non ci arriveresti neanche se ci tentassi.
    Peró c’è qualcosa che ti voglio dire.
    Grazie di avermi resa più forte e di avermi dimostrato che si puó essere felici con poco.
    Grazie di aver creduto in me, quando nessuno mi soccorreva.
    Io non riesco a lasciarti andare e ció non ti fermerà, è chiaro. Mi sentirei meglio se sapessi che nonostante il dolore che provo ora, per il tuo comportamento dell’altro giorno nei miei confronti, anche di fronte all’espressione da innamorata che ho assunto dal giorno in cui ti ho conosciuto, io non ti odio.
    Sono passate settimane, adesso.
    “E siamo ancora qui” ti scrissi su un bigliettino due anni fa.
    E sono ancora qui. Sola.

    Categoria B: Un solo cuore non basta per tutto l’amore che ho
    Tu sei l’ autore dei miei orgasmi mentali,
    quelli che durano una giornata,
    non qualche istante.
    Potessi dirtelo senza sprecare inchiostro digitale,
    senza sentire ogni secondo scappare
    Mancato testimone del nostro, del mio amore.

    Tu sei la crepa sul disco,
    dove la musica inciampa,
    dove una sillaba vive fino a quando non premi stop.

    Tu sei ció che vive in poesia,
    in prosa e nella vita.
    Non riuscirò a creare altro
    Mi sembra di ripetermi
    Quando parlo di te…

    Possibile che nessuna donna
    abbia visto quello che ho visto io?
    L’imperfezione del tuo sorriso ha fatto innamorare solo me?
    Nessuna donna ti ha mai sognato
    sperando di averti a suo fianco?

    Credo che non potró scrivere
    diversamente
    Sui fogli, non ci sono parole ma
    pezzi della mia attesa.

  93. tu sei.

    tu sei il momento che t’incise
    nel sussurro del vento e mi accarezzi

    tu sei nella tempesta che batte la terra
    e mi risvegli
    fra nuvole leggere riscopri la mia essenza…
    tu
    tu solo.

    tu sei per i dirupi
    i mari
    i cieli
    e distendi il mio cammino
    sei il tutto
    nel tutto che mi riempie di te!

    accetto il regolamento, sez B

  94. Semplicemente pensando…

    Fare parlare il silenzio
    dovrebbe bastare
    a fermare il rumore
    che fanno i ricordi
    l’uno contro l’altro
    urtandosi
    come macchine in un autoscontro
    sfiorandosi
    come carezze
    allontanandosi
    come aquiloni senza corda

    lasciarsi scivolare nel sonno
    dovrebbe chiudere quello sportello
    come si sbatte la porta salendo su un taxi bagnati di pioggia

    la luce dell’alba che spazza via la notte
    dovrebbe regalarci una nuova memoria
    ripulita e pronta a raccogliere solo cristalli
    senza sabbia.

    Donatella Gortanutti
    Dichiaro di accettare il regolamento.
    Sezione B.

  95. Anatomia di un ricordo

    Il volo che spiccammo insieme
    ci portò fuori dai luoghi
    della memoria,
    fuori da ogni parvenza di umanità.

    Sguardi e mozziconi di sigarette
    gettati alla rinfusa nelle strade
    e tra i pensieri,
    storie di albe e sottili trame di luce
    che viaggiavano nella direzione opposta
    alla nostra vita,
    storie che non lasciavano
    spazio per le parole,
    parole essiccate nei deserti
    vuoti e aridi delle distanze.

    Chissà, forse ci incontreremo ancora
    in un’ umida giornata del pleistocene,
    in qualche remoto borgo del medioevo,
    o negli esperimenti genetici
    di lontani laboratori intergalattici.

    Chissà, forse allora ci scambieremo
    i cuori e i volti
    e annoderemo ogni ricordo
    al fazzoletto di un’anima sconosciuta.

    sezione B e accetto il regolamento

  96. Il nostro amore…

    Il nostro amore così appassionato
    così delicato, così impossibile.

    Il nostro amore bello come il sole
    brutto come il tempo quando il tempo e scuro.
    Il nostro amore così contento, così piacevole
    così inadeguato.

    Impaurito, come un bambino nel buio
    Sicuro di sé come un adulto sereno nelle ore notturne.

    Il nostro amore che avrebbe potuto spaventare gli altri.

    Il nostro amore nascosto
    perché noi lo abbiamo nascosto,
    colpito, ucciso, negato, cancellato
    Perché tu lo hai colpito, ucciso, negato, cancellato.

    Il nostro amore ancora integro
    Ancora così vivo
    Illuminato dal sole e dalle stelle
    Il mio amore, il tuo amore
    E quello che è stato
    È cambiato, è un amore sempre nuovo.

    Vivo come un fiore,
    Tremolante come una foglia battuta dalla pioggia
    Caldo come la bella stagione.

    Entrambi, se vogliamo, possiamo dimenticare
    Far finta di nulla e addormentarci…
    Per poi risvegliarci, soffrire e invecchiare…
    Dormire ancora, sognarci nella notte
    e ringiovanire e vivere e ridere.

    Il nostro amore è sempre là
    Ostinato come un bimbo capriccioso
    Reale come la vita, doloroso come la memoria
    Insensato come un rimpianto, dolce come il ricordo
    Gelido come il ghiaccio, luminoso come il sole.
    Delicato come un bimbo, ci guarda e ci sorride
    Ci parla senza parole

    E io l’ascolto piena di speranza
    E chiedo…
    Chiedo per te
    Chiedo per me
    E per tutti quelli che si amano
    E che si sono amati
    Per te, per me
    e per tutti gli altri che non conosciamo.

    Resta là… non andar via
    Resta dove sei, non ti muovere
    Non andar via
    Noi non ti abbiamo dimenticato.

    Anche tu non dimenticarci
    Non lasciarci morire lentamente, lontani.
    Ovunque tu voglia, dacci un segno di vita
    Tra un giorno, una settimana, un mese,
    di giorno o di notte.

    Dalla selva dei ricordi rifiorisci improvviso,
    allungaci le tue mani e portaci al sicuro.

    Angelica Laterza
    02/10/2015

    Sezione B
    Accetto il regolamento

  97. “Vivere senza ricordi.
    Non riconoscersi nel volto 
    di quella fotografia.

    L’IO che ti sfugge di dosso
    Senza un passato 
    Senza futuro 
    In un infinito presente
    Fatto di attimi
    Che scivolano via.
    Catturati dalla sensazione 
    Dell’essere Niente.

    Cos’è Un Uomo Senza Memoria? 
    Un uomo che vive estraneo alla storia,
    Che cerca negli occhi che si specchiano nei suoi
    L’identità perduta,
    Che accoglie la sua ombra 
    e le dona il cuore,
    Cercando in ogni viso
    conforto 
    ed un raggio d’Amore.”

    Filomena Innone
    sezione B
    Accetto il regolamento

  98. Sezione B Accetto il regolamento

    VISIONE

    Se potessi rovesciare su di me
    tutti i colori del mondo
    e riempire ogni poro
    della mia pelle
    così da mescolare
    il colore dei miei occhi
    a quello dei miei capelli
    e colorare le mie viscere,
    i miei reni, le mie unghie
    e i miei polmoni,
    diventerei erba, mare, nuvole.
    Sarei terra, nera, umida, offesa,
    calpestata e violentata
    o anche arcobaleno
    o aurora boreale
    o donna che vola
    in n quadro di Chagall.

  99. Grazia
    Sezione B Accetto il regolamento

    Amico mio

    Stringi tra le tue
    le mie mani
    dona il calore negato
    gli abbracci rimasti desideri
    vita di ansie
    sogni disattesi
    Senti i palpiti smarriti
    sotto un cieco cielo
    incerti come foglie d’autunno
    Dilata i morsi dell’anima
    chiusa nel silenzio
    una bocca che tace
    soffoca il dolore
    Asciuga le lacrime
    consola gli occhi
    con i colori
    di un sole che tramonta.
    Amico mio
    ti prego

  100. Ivan Caldarese

    Sezione B – accetto il regolamento

    CAMMINO PER STRADE

    Calco i miei passi attraverso/
    questo universo sconnesso e sanguinante,/
    un enorme cimitero trattengo sotto i miei piedi,/
    e passo dopo passo cerco il sole sul collo,/
    sulle braccia, sulla pelle./
    Minuziosamente cerco quella calda energia che tutti evitano,/
    che scotta, io la voglio, voglio sguazzarci dentro,/
    mi da lo slancio per sopravvivere./
    A volte ho paura ad iniziare,/
    paura di mettermi e diventare ombra,/
    paura di rimanere incastrato e morire,/
    morire prima del tempo./
    Ma inevitabilmente devi averci a che fare/
    con questo mondo pieno di non vedenti,/
    di preconfezionati, di esseri morti che addentano cose morte./
    Non voglio iniziare, se i ricchi sono i nostri superiori/
    allora gli Dei cosa ci stanno a fare?/
    Osservano e ridono, e i ricchi diventano ancora più ricchi,/
    cosi da far diventare i morti ancora più morti./
    Morti che si muovono dentro vie, nuove vie immerse di facce/
    diversamente insulse con gli stessi medesimi discorsi, e gli Dei ridono./
    Cammino su questo grande cimitero,/
    colorato da cartelloni pubblicitari/
    che al loro interno celano trucchi di magia, magia nera./
    Cammino e finalmente arrivo nelle mie mura,/
    mi siedo e dalla finestra continuo a guardare la gente morta/
    che mangia la morte, e seduto alla finestra osservo/
    con la consapevolezza di vivere nel mondo dei morti./
    che mangiano morte.

  101. Alice Traforti
    Dichiaro di accettare il regolamento del presente concorso e autorizzo al trattamento dei dati personali per fini istituzionali (legge 675/1996 e D.L. 196/2003). 04/10/2015
    Partecipo alla sezione A: Short Story in 200 parole

    C’era una volta la figlia di un fattore. Viveva lassù, oltre le nuvole, tra il quinto e il sesto colore dell’arcobaleno. Era abbastanza grande da amministrare la magia in autonomia e sicurezza, rispettando le leggi del bene e del male che regolano il regno sotto al cielo. Ogni giorno, finito di accudire gli animali, sedeva sulla riva del fiume e guardava il mondo rotondo girare lento nello specchio delle acque. La maggior parte delle volte si limitava a godere dello spettacolo che le si presentava. Solo ogni tanto si verificavano tutte insieme le circostanze per cui le era possibile intervenire sulle sorti umane, ma, anche in queste rare occasioni, non si cimentava sempre nelle arti magiche in quanto man mano che le esercitava accorciava la propria esistenza.
    Finché un giorno, stanca della distruzione che regnava ormai da troppo tempo e stufa di avere ancora 11 anni, assunse le sembianze di un candido unicorno per apparire sulla terra in soccorso di chiunque avesse una buona ragione per continuare a vivere.

  102. Fiorella Fiorenzoni – Sezione B- Accetto il regolamento

    Pioggia

    Una sinfonia argentea
    scende sublime dal cielo,
    crea melodie
    sul pentagramma
    di un fiume solitario
    e si disperde sulle acque del rio
    scivolando lontano,
    come una musica
    di antiche saghe celtiche,
    tra gioia e tristezza,
    serenità e inquietudine.
    Al lume di una flebile fiamma,
    memorie di giorni lontani
    toccano le corde
    di sentimenti profondi.
    È un esilio voluto,
    struggente e pensieroso,
    vago e irraggiungibile,
    quello del poeta.
    La sua voce,
    un canto dolce e triste,
    si confonde
    con quelle note piovane
    che sfociano,
    come la corrente fluviale,
    nell’infinito
    di un mare profondo
    alla ricerca
    dello spirito di un tempo
    che trascorre
    inesorabilmente.

  103. Michael Miazzi
    Accetto il regolamento.

    ANCORA UN POCO

    Quando di mattina
    la pioggia cade sicura,
    sulla terra e sulle finestre
    sporche di luce,
    sale, a velare il cielo,
    un corteo leggero di vapori opachi.
    Allora,
    il corpo si rapprende,
    ancora un poco,
    nel dolce calore delle coltri avvolte
    e la mente
    ricorda quel giorno di festa
    nella casa coperta
    d’ edera e fiori bianchi,
    nell’ eco smorzato di stanze tiepide,
    svegliate dall’ impazienza dei bambini
    e dal conforto lieve di voci amiche.
    Ma é solo un sogno,
    un sogno che pure
    é sostanza della malinconia.

  104. Grazia
    Sezione B Accetto il regolamento

    Il canto libero

    In quella piega
    segreta
    avida di sorrisi
    s’annida l’uguale nenia
    il dolore dell’assenza
    occhi chiusi alle promesse
    gioie sospese nel vuoto
    rimpianti
    di madre senza luce
    riverbero
    d’amore acerbo sottopelle.
    In quella piega
    segreta
    avida di speranze
    s’annida la vita
    attende
    il giorno senza fine
    il canto libero
    dell’anima.

  105. UN’AVVENTURA PERICOLOSA

    Come altre volte quella mattina, nel boschetto vicino casa, lei e le sue amiche presero a correre in mezzo all’erba, traboccanti di euforia giovanile.
    Ma, più di tutto, lei amava arrampicarsi sugli alberi e arrivare in un baleno alla sommità. Da lassù rimaneva incantata ad ammirare i funghi prataioli che biancheggiavano nella distesa di erba verde; le coccinelle dalle vivaci livree, disegnate dallo stesso artista che tinteggiava i prati; con il giallo dei ranuncoli slanciati, con il rosa dei modesti fiori di timo, con il rosso dei papaveri sussiegosi, con le chiazze bianche dei veli da sposa.
    Ad un tratto, però, mentre risaliva su per un fusto, una mano gigantesca scosse violentemente la pianta e la sradicò. Scaraventata nel fondo buio di un involucro, lei ripensò amaramente alle tante volte che nel formicaio le avevano sconsigliato di arrampicarsi sugli asparagi selvatici in primavera.

    Short Story sez. A
    Accetto il regolamento

  106. SEZIONE B,
    ACCETTO IL REGOLAMENTO
    TITOLO: E TI VENGO A TROVARE
    E’ solo una gora, un vano coperto
    un ammanto sassoso.
    Eppure là dentro […]
    v’è qualcosa di te, che ristagna.
    E’ il tuo corpo svilito,
    che ha preso abbandono
    E’ un filo d’Arianna, che chiama….
    E ti vengo a trovare
    ogni tanto. Anche se, quando il cuore
    si sente spezzato, preferisco pensare
    che aleggi, per cieli sereni e
    mi sei ancora accanto
    con tutto te stesso. Mi incoraggi.
    Mi dai qualche spunto.
    Oppure per me, individui la via,
    esultando, ogni volta che vinco.
    Afflitto, se subisco uno smacco.
    Senza carni sfibrate; senza ossa dolenti
    ci sei sempre, e sarai, sempre caro.
    Sovente,
    soffermo i miei occhi, sul tuo comodino
    e sfioro
    il berretto a quadretti;
    lo poso sul capo striato di grigio
    poi cingo la vita, con la striscia di cuoio consunto
    sbottonando solo un po’, la camicia.
    Mi siedo, proprio sullo sgabello
    davanti al camino e
    sospiro, divenendo tua forma; a stento
    metto freno al rimpianto
    delle ruvide e dolci, tue carezze.

  107. “Smettila! Non ti sopporto Più!” Più, così si chiamava, un pulcino vivace come pochi, capace di mettere a soqquadro un intero pollaio. Pollaio che, a ben vedere, non era poi dei più tranquilli… Tranquilli volevano stare, tutti quanti, ma ognuno aveva sempre qualcosa per cui litigare. Litigare tra galline voleva dire vedere per un intero pomeriggio volare penne e piume in ogni dove. Dove ci troviamo? Direte voi. Voi non lo sapete, ma questo è il pollaio più pazzo che abbiate mai visto. Visto che non lo conoscete, provo a raccontarvelo un po’, attraverso gli occhi di Più. Più che altro a riderci sopra, dato che Più non faceva altro da qualche giorno. Il giorno iniziava col canto di Cane, anziché di Gallo, che aveva deciso di ritirarsi per condurre una vita da esistenzialista, diceva. Diceva che voleva abbandonare gli sfarzi del pollaio e non tollerava più quelle quattro galline vecchie. Vecchie erano anche le due capre, che covavano al posto delle galline, intente a passeggiare e a saltare sulla schiena del pony che se ne stava addormentato. “Addormentato che non sei altro, Più, hai di nuovo rotto gli occhiali!” gli disse la mamma. La mamma, è sempre la mamma.

    Accetto il regolamento, sezione A.

  108. Lontano ti sento

    Ho sciolto i miei pensieri
    per farmi travolgere
    dalle emozioni
    che seducono il cuore
    sollevando maree di sensualità

    lontano ti sento, quando
    dentro sto già morendo
    e rubo baci alla luna
    che svirgola nel cielo e
    muta mi sorride.

    Leggo nei tuoi occhi
    l’inganno del tempo
    che l’anima affligge, mentre
    il giorno si sgrana
    tra le ombre.

    Per averti, nei frammenti
    dell’esistenza
    mia luce, mio amore
    lambisco pezzi di cielo sconosciuti
    per riversarvi amare lacrime.

    Abbracciami ancora, amore…

    in questa notte stellata
    veglia, silenziosa
    la bianca scintilla
    della mia gelosia!

    sezione B – poesia

    accetto il regolamento

  109. Racconto breve – sezione A

    accetto il regolamento
    ————————————

    La barbona

    Tutto iniziò 5 anni prima… lei era una grande imprenditrice del settore tessile, aveva alle sue dipendenze circa 120 operaie, tutte brave e qualificate, l’azienda andava bene fino a quando non iniziò la grande crisi economica mondiale.
    Iniziarono presto gli intoppi burocratici, chiusero a poco a poco i finanziamenti pubblici ed anche quelli privati, la sua azienda di famiglia rischiava il fallimento.
    La coraggiosa imprenditrice non volle farsi travolgere da tutto questo e per evitare il licenziamento si rivolse agli usurai… e fu la sua fine.
    In poco tempo il prestito finì e con esso la sua attività dovette cessare, famiglie sul lastrico ed anche la sua, come spesso accade andò in forte depressione che la spinse all’alcool ed alla droga.
    Da un inferno ad un altro… cosa si prova a trovarsi di punto in bianco ricoverata per disintossicarsi con l’esatta convinzione che niente sarà più come prima.
    Ed eccola lì, come ogni notte, nel suo cappotto logoro e le scarpe consunte più grandi dei suoi piedi che trascina per tutto il giorno da un supermercato all’altro, col suo piccolo carrello da riempire e le mani che gelano, spesso si chiede cosa ci fa lì, come tutto ciò è potuto accadere….. lei, una barbona, strattonata, derisa, spesso ignorata oppure perseguitata da ragazzi irriverenti.
    La mente si rifiuta di uscire dall’oblio, in questo nuovo mondo si è fatta degli amici, più veri e sinceri di quelli che abitano là fuori e resterà ancora nei suoi panni sporchi e indosserà ancora le sue scarpe sporche di fango ma, il cuore è rimasto lo stesso, lo stesso battito e la stessa sensibilità!

  110. Accetto il regolamento, sezione A.

    Pettirosso

    Vorrei solo fuggir via, lontano da tutto, da tutti.
    Vorrei afferrare quest’ombra che da quando son nata mi comprime il torace e affatica i miei polmoni, e gettarla via. Lontano.
    Rari ricordi di un respiro pieno di leggerezza accompagnano le ultime ore di questa giornata, prima di sprofondare nel sonno. Un sonno tormentato come la vita di ogni giorno.
    Mi raggomitolo e spero, spero in un risveglio leggero e sereno con aria in abbondanza da farmi somigliar ad un uccelletto.
    Muori oscura pesantezza, soffoca sotto al mio peso morto in questa notte d’inverno e corri a tormentare chi scaglia la prima pietra.
    Ch’io sarò qui dove son sempre stata con l’anima tormentata su di un ramo la notte.

  111. Luigi Gatti
    sezione B

    OCCHI DI TERRA ANTICA

    I tuoi occhi scuri scrutano lontano
    e trovano il tepore dei nostri cuori
    sopravvissuti al fondo
    dei neri gangli del tempo.

    Tu sei la terra antica
    e la fatica del vomere che la scava
    l’europa giovane
    e la speranza del seme che vi e’ tratto.

    Conosci il tempo dell’attesa
    le blandizie dell’illusione,
    la disperazione della fuga
    e il morso del ritorno.

    La rugiada dipingeva sul tuo volto
    il sorriso dell’alba a ogni giorno nuovo,
    ora pietrificato nel tempo dal sole
    di una fatica senza ombre

    tutti i tuoi sorrisi di figlia e di mamma
    di nonna e di tutte le nonne
    son disegnati in arabesco
    di rughe profonde,

    dischiuse al sale del sudore di estati infinite,
    frammentate dalla brina di infinite galaverne
    memoria delle nostre storie
    mappa di affluenti di un’acqua madre.

    Accetto il regolamento.

  112. Luigi Gatti
    sezione A

    CARPE DIEM

    “Bella zio! …Oggi si sballa, dai!”
    “Che ci fa l’autunno…
    ♫le foglie secche,
    ♫la bruma e la noia
    ♫scendono su noi, a
    ♫roderci le zecche…”
    “Guarda il sole tra le nuvole! Fuori dagli antri bui di una scuola inutile! …Carpe diem! Al parco!
    Una mattina di sballo: canne e musica!”
    “Dai, ma non possiamo… cosi davanti a tutti.”
    “Perche’?”
    “Trovati un angolo…”
    “Qui vieni su questa panchina…”
    “Ma e’ occupata, c’e’ un vecchio…”
    “Chi, quello? …ma sara’ orbo e sordo, anzi: forse e’ gia’ morto e non se n’e’ accorto nessuno…”

    Barba maltagliata e testa appoggiata al bastone, Alfonso guardava i passeri balzellare intorno alle due briciole che aveva lasciato cadere. Spaventati dai ragazzi, svanirono in un frullar d’ali come folata di vento. Allora si volse mentre questi, staccate le cuffie, gli iphone in vivavoce, iniziavano a rollare…

    “Che vuoi uomo? Che hai da guardare? Pensa a te! Si vive una volta sola…”

    Li fisso’ due minuti, in silenzio. Poi disse:
    “Cogli l’attimo, certo. Non vuol dire fare tutto quello che ci pare, ad ogni istante del nostro labirinto. Il tempo e’ il bene piu’ prezioso. Per non perdere l’istante irripetibile dobbiamo coltivare competenze e lucida attenzione.
    Riflettete:…tornate a scuola!”

    Accetto il regolamento.

  113. Sezione B / Poesia

    Titolo:

    MESSAGGIO DALLA LUNA

    Dai meandri dell’Universo
    dove il Tempo è senza tempo,
    a milioni di anni luce dalla Terra
    ti parlo.
    Ti conosco da sempre,
    da quando alzasti per la prima volta
    lo sguardo verso il cielo
    per cercarmi,
    da quando cominciasti a dialogare con me
    e a raccontarmi le tue storie.
    Perfino nelle notti tempestose
    quando nessuna luce era per te visibile
    sentivo il tuo richiamo.
    Ho ascoltato molte volte la tua voce
    perdersi nel buio del silenzio,
    ho notato nei tuoi occhi
    un filo lieve di emozione
    mentre mi guardavi
    ed ho ammirato in te
    la dolcezza e la profondità
    del tuo animo
    ogni volta che ti rivolgevi a me.
    Quell’amica un po’ pallida
    che a volte ti sorride
    e a volte ti appare malinconica,
    sono io;
    colei che conserva i tuoi segreti
    e che sa incantarti come nessun altro
    sono io.
    A volte un po’ beffarda,
    ironica e sfuggevole,
    ma anche leggiadra,
    affascinante e mutevole;
    amica dei sognatori e di coloro
    che inseguono sempre l’impossibile.
    Ogni volta che mi hai cercata
    mi son lasciata trovare
    e anche quando non mi cercavi
    io ero sempre qui, sopra di te,
    nell’immensità del cielo,
    ad aspettarti.
    C’è un augurio che ti faccio
    in questo giorno speciale:
    che, qualsiasi cosa accada nella tua vita,
    in qualunque modo si svolga la tua esistenza
    e in qualunque parte del mondo ti troverai,
    non ti possa mai stancare
    di guardare il cielo!

    La tua amica Luna

    ACCETTO IL REGOLAMENTO

  114. Mikka Petris
    tipologia B
    accetto il regolamento

    il bianco vuoto

    Ho ammirato il bianco vuoto per 540 respiri.
    Nella flebile luce di una lanterna stanca,
    le stelle, ho tenuto tra le dita.
    In quel immenso mare di malfidati
    Ve n’era uno, che mi pregò di continuare.
    Allora ripresi il giogo colorando di nero il bianco vuoto.

  115. STOP PARTECIPAZIONE!!!

    Si ringraziano i tantissimi partecipanti! :)

    Ora è compito della giuria valutare e selezionare finalisti e vincitori.

    Dunque, in bocca alla giuria… sperando che non crepi P

  116. Ottimo post! Posso segnalare che il concorso Ilmioesordio dedicato alla poesia è aperto fino al 30 ottobre? ilmiolibro.kataweb.it/articolo/partecipare/181144/ilmioesordio-e-il-momento-della-poesia/

  117. – FINALISTI –
    SEZIONE A
    Carlo Sorgia con “Il nonno e il nipotino”
    Marco Bertoli con “Ultimo saluto”
    Lodovico Ferrari con “Descrizioni di descrizioni”
    Ines Zanotti con “Il cielo in una pozzanghera”
    Maria Rosa Oneto con “Un’altra Eternità”
    Carlo Mancosu con “Silenzio”
    Alice Traforti con “C’era una volta”
    SEZIONE B
    Francesca Dono con “Geografia del torpore”
    Caterina Zanelli con “Il volo del gabbiano”
    Alessio Barettini con “Sono scariche le agende”
    Luciana Esposito con “Mi sei nevicato”
    Felice Serino con “Conosco le voci”
    Angelica Laterza con “Il nostro amore”
    Salvatore di Sante con “Miele di fiele”

  118. Buonasera ragazzi: bellissimo post. Grazie per la selezione, ma il titolo del mio scritto per la sezione B e’: geografia del torpore e non Neofita Corrente Inversionismo. Grazie e buona serata a tutti. :)

  119. L’inopia

    Nell’elisione dei dialetti mediani
    nell’aferesi delle pochade…
    l’inopia.

    Lo smagliare parole come catene
    per rabberciare le proclitiche frasi
    di reboanti cantanti di tabarin…
    l’inopia.

    Nel nodoso miraggio plutocrate
    nello sfratto dell’aedo sognatore
    l’inopia.

    Nel proscenio logoro e trasparente
    arabesco di anime in disuso

    l’effimero pensiero tace
    al cuore

    l’affanno
    della parola offesa.

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