La Commedia dell’Arte: il teatro popolare nato in Italia diffuso in tutta l’Europa come patrimonio immateriale

Nel XVI secolo in Italia in risposta ad un teatro colto, tipico rinascimentale, nasce la commedia dell’arte, un genere teatrale indirizzato al popolo, alla gente comune. Questo particolare genere di spettacolo viveva non nelle corti dei nobili ma nelle piazze, nei mercati, in strada e gli attori spostandosi da una città all’altra potevano sopravvivere grazie all’obolo di occasionali spettatori.

Commedia dell’arte

A metà del Cinquecento, persone di diversa provenienza sociale e con differenti specializzazioni cominciarono a riunirsi in vere e proprie compagnie teatrali per dar vita a spettacoli più complessi e professionali. Fu una grande rivoluzione, sia tecnica che sociale; garantì alla gente di teatro una vita dignitosa e costrinse a mettere a punto un modo nuovo di lavorare in scena.

Con la commedia il teatro da dilettantistico, ritualistico diventa un vero e proprio mestiere; con il termine “arte” associato alla parola commedia, si intende “professione”, “mestiere”.

Diviene perciò determinante la professionalità degli attori, comici di mestiere che si appoggiano alle proprie risorse vocali, mimico, gestuali e non su di un testo scritto bensì su un canovaccio, una traccia sulla quale si sviluppa l’improvvisazione teatrale degli attori.

I protagonisti di questo teatro dovevano essere bravi nei gesti, nell’uso del linguaggio e dovevano avere una grande fantasia associata alla capacità di coordinarsi con gli altri attori durante la scena. Gli attori si spostavano su un carrozzone che diventava a sua volta un palco attorno al quale si radunava il pubblico.

Ma il teatro dell’arte fu una vera e propria rivoluzione non solo per quanto riguarda la professionalità degli attori ma anche per la presenza delle donne in scena.

Nella storia del teatro, prima di trovare un accenno ad una figura femminile, bisogna arrivare al tempo della Commedia dell’arte, quando si parlerà di alcune donne in qualità di attrici, poiché prima d’allora i ruoli femminili venivano interpretati da soli uomini.

Commedia dell’arte

A partire dal ‘500 grazie proprio al successo che andava acquisendo la Commedia dell’Arte nelle piazze, nelle corti e nelle sale che gli stessi attori affittavano per poi far pagare il biglietto agli spettatori, anche le donne vennero ammesse a interpretare veri e propri ruoli assumendo uno straordinario rilievo che toccò alcune punte incredibili per l’epoca, la donna posta al centro di una rinnovata curiosità.

La prima attrice donna documentata ad esibirsi in spettacoli di Commedia dell’Arte è Lucrezia da Siena. Probabilmente si trattava di una cortigiana di elevata cultura in grado di comporre versi e di suonare strumenti, esponente della categoria delle “meretrici oneste”, ossia delle “dame di compagnia” nell’accezione più nobile del termine per definire un attrice di teatro. Soltanto alla fine del XVI secolo le donne avrebbero preso posto a pieno titolo nelle compagnie teatrali.  

Un altro tratto altrettanto distintivo della commedia dell’arte fu l’utilizzo delle maschere di cuoio sulla scena. Possiamo individuare nel Rinascimento e nella Commedia dell’Arte il luogo dove la maschera conquista gli onori del teatro; gli attori della Commedia dell’Arte, ad eccezione della coppia che impersonava i giovani innamorati, portavano tutti maschera.

Le maschere fissavano alcuni caratteri ben definiti e chiaramente riconoscibili, tali da ovviare personaggi tipici con caratteristiche fisse. In origine le maschere più celebri della Commedia dell’Arte sono quelle di pulcinella, il servo napoletano e di Arlecchino, il servitore abile e scaltro, ladro e bugiardo, sempre affamato e perennemente bastonato dal padrone, che indossava un abito a losanghe multicolori e una maschera nera col naso camuso. Altre notissime maschere furono quella dello Zanni, la più antica mschera del servo sciocco e pasticcione e il capitano, soldato spaccone e vanaglorioso.

Commedia dell’arte

La conquistata professionalità portò i comici della Commedia dell’arte a delineare con altrettanta arte e semplicità figure femminili della Commedia, le più conosciute, che ancora oggi vengono ricordate sono appunto Isabella nel ruolo dell’Innamorata, la prima donna e Colombina, nella quale si identifica la servetta astuta, nota anche per le sue avventure con Arlecchino.

In genere nei ruoli teatrali le donne erano in perenne contrasto con i personaggi “vecchi che ne ostacolavano i desideri d’amore, ma con una sorta di emancipazione, sempre abili a risolvere le situazioni più intricate.

I comici dell’Arte non furono mai ciarlatani o buffoni ma bensì persone con una cultura letteraria e poetica. Essi, attraverso uno studio attento dei modelli antichi dell’esperienza greca, cercavano di nobilitare la propria professione, allontanandosi quanto più possibile dal mondo dei ciarlatani e dei saltimbanchi, a cui tendenzialmente venivano accomunati, cercando invece di avvicinarsi al mondo dei letterati e dei poeti.

Nella Commedia dell’Arte, l’attività dell’attore perdeva il suo carattere tradizionale d’interpretazione e, rifiutando l’appoggio di un testo scritto, diventava non solo professione ma anche composizione, che con giochi di ritagli e di accostamenti, proponeva una certa arte.

Questo nuovo modo di fare teatro ottenne un successo strepitoso e dilagante in Italia ma anche in Europa, dove la commedia dell’arte rappresentò una novità.

Le compagnie italiane, molto brave, venivano chiamate a recitare anche all’estero, alle corti d’Europa; sebbene antiletteraria, perché non aveva bisogno di un copione, la Commedia dell’Arte influenzò drammaturghi come Shakespeare e Molière e poi lo stesso Goldoni, che riformò una parte del teatro introducendo l’utilizzo obbligato di un copione al posto del canovaccio e abolendo l’uso delle maschere.

Commedia dell’arte

Goldoni trasforma la Commedia da “commedia dell’Arte” a “commedia di carattere” più seria e meno artistica. Sono anni di successi e di importanti lavori dove la commedia dell’arte subisce una battuta d’arresto di quasi due secoli, ma la riforma goldoniana in molti casi non ha lo stesso successo della commedia dell’arte e la risposta negativa da parte di attori e pubblico diviene ovvia; gli attori si vedevano tolte le loro abitudini e il pubblico assisteva non più a commedie dove si rideva di gusto, bensì dove si “sorrideva” per la sottigliezza di alcune battute. Inoltre la fama degli attori era minore, la bravura stava nello scrittore dell’opera, molto meno nell’esposizione del personaggio.

Anche in Europa e non solo in Italia, la richiesta è per commedie leggere e disimpegnate, ricche di effetti comici e colpi di scena, e la preferenza va ai canovacci (e non alle commedie “scritte” goldoniane) che privilegino il ruolo libero degli attori.

Successivamente il Novecento vede una rifioritura di questo genere grazie a personaggi come, Moretti , Soleri, Fo, Fava e grazie anche alla paziente opera di abilissimi artigiani mascherai, su tutti, la famiglia Sartori.

Oggi la Commedia dell’Arte, come i suoi tradizionali personaggi è osservata, studiata e riproposta rispettandone il valore tradizionale, le sue maschere e il suo repertorio teatrale tutt’oggi fanno parte della tradizione italiana e di un ricco patrimonio.

Una vera opera di riproposizione e modernizzazione della Commedia dell’Arte, in questo senso, viene fatta costantemente a Reggio Emilia da Antonio Fava, attore, autore, regista teatrale a livello internazionale, maestro di Commedia dell’Arte e di discipline comiche.

Antonio Fava

Fava dirige la Scuola Internazionale dell’Attore Comico SIAC a Reggio Emilia, e ha fondato l’associazione Ars comica. Progetta e realizza maschere in cuoio in uso presso la sua Scuola e nei suoi spettacoli, poi le espone in importanti musei e istituzioni culturali. Insegna Commedia dell’Arte in istituti, università e accademie d’arte drammatica in tutto il mondo.

Ha scritto due libri: “La Maschera Comica nella Commedia dell’Arte” e “Vita morte e resurrezione di Pulcinella”. Ma come lui l’Italia gode di un enorme repertorio di attori e registi storici di teatro dell’arte.

Per più secoli la Commedia dell’arte è stata il genere teatrale più seguito in Europa, le sue radici affondavano nel teatro popolare e i temi erano quelli propri della cultura popolare: la fame, i rapporti con il potere, con la natura, tra i sessi, le superstizioni e le teorie popolari.

La Commedia dell’arte, nata in Italia e immediatamente diffusasi in tutti gli altri paesi, è da considerare un patrimonio, un patrimonio immateriale, a dimostrazione di quanto, al di fuori del territorio italiano questo genere sia ancora tanto apprezzato e riconosciuto.

 

Written by Amani Sadat

 

2 pensieri su “La Commedia dell’Arte: il teatro popolare nato in Italia diffuso in tutta l’Europa come patrimonio immateriale

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