“Sette brevi lezioni di fisica” di Carlo Rovelli: la scienza spiegata a chi è profano in materia

“Da ragazzo, Albert Einstein ha trascorso un anno a bighellonare oziosamente. Se non si perde tempo non si arriva da nessuna parte, cosa che i genitori degli adolescenti purtroppo dimenticano spesso”.

Sette brevi lezioni di fisica

Sette brevi lezioni di fisica” di Carlo Rovelli, il fisico e saggista nato a Verona nel 1956 che attualmente lavora in Francia, è un breve trattato scientifico, pubblicato nel 2014 dalla Piccola Biblioteca Adelphi. È un libriccino di piccole dimensioni, che compendia un modo diverso di fare fisica, “brevi lezioni” semplificate quanto più possibile, in modo da permettere di approcciarsi a questa materia anche a chi di scienza moderna sa molto poco.

La fisica è da sempre una materia ostica, ma tutto dipende da come viene insegnata. I concetti presi in esame dovrebbero trascendere il loro aspetto “formale” e sintetizzarsi in esempi pratici, di cui tutti possiamo avere più o meno un’idea. Niente è più vero del fatto che la scienza ci doni gli strumenti per comprendere il mondo, ma metta in evidenza anche quanto di esso ancora ignoriamo. E soprattutto, cosa che nessuno sospetta, quanto le leggi della fisica siano sempre in relazione a qualcosa, e quasi mai assolute. In realtà, ci si stupisce di quanto essa utilizzi le probabilità.

Queste lezioni condividono una serie di articoli pubblicati dall’autore nel supplemento “Domenica” del “Sole 24 Ore”, a testimoniare come scienza e cultura rappresentino un connubio ben affiatato.

La prima lezione è dedicata alla teoria della relatività generale di Albert Einstein; la seconda alla meccanica quantistica; la terza è dedicata al cosmo, ovvero all’architettura dell’universo che abitiamo. La quarta alle particelle elementari; la quinta alla gravità quantistica; la sesta alla probabilità e al calore dei buchi neri. Infine, l’ultima lezione ritorna a delle riflessioni sull’uomo.

Ciò che questo libro lascia è l’idea di fare parte dello spazio e dell’intero universo, dove tutte le cose sono in realtà concatenate, e nessuna vale per se stessa. Nessuno può sussistere da solo. Si respira un’aria di libertà, di dubitare, sperimentare e prendersi i propri tempi, perché niente è assoluto, e non esiste nulla, nessuna teoria che non sia stata confutata, rielaborata, e magari rivalutata. Spesso gli scienziati hanno collaborato ad uno stesso progetto e sono stati rivali per una vita intera, legati però da quel profondo senso di voler ricercare la verità, e soprattutto, di voler capire come sia fatto l’universo. Come la rivalità storica fra Einstein e Bohr, fino all’ultimo caratterizzata dalla voglia di confrontarsi e alimentata costantemente dal dubbio.

Einstein ci ha insegnato che il tempo non è universale e che lo spazio s’incurva. E indimenticabile sarà l’esempio della pallina che rotola nell’imbuto, per spiegare il fatto che non esiste un campo gravitazionale diffuso nello spazio, ma come Einstein ha scoperto, il campo gravitazionale è lo spazio stesso. Non ci sono insomma forze misteriose generate dal centro dell’imbuto, ma è la natura curva delle pareti a fare ruotare la pallina. E così, i pianeti girano intorno al Sole e le cose cadono perché lo spazio s’incurva.

Carlo Rovelli

Il saggio procede chiamando in causa i due pilastri della fisica del Novecento, la relatività generale e la meccanica quantistica. La “teoria dei quanti” ha portato ad applicazioni che hanno cambiato la nostra vita quotidiana. Si scopre che la materia è pregna di energia distribuita in maniera discontinua, e i salti quantici, coi loro “balzi”da un’orbita all’altra, sono in pratica il loro solo modo di essere reali. L’autore ci spiega che i “buchi neri” che vediamo nel cielo altro non sono che stelle, collassate, che rimbalzano al rallentatore. Nella meccanica quantistica infatti ciò che esiste non è mai stabile; il tutto non è che saltare da un’interazione all’altra. L’universo nasce come una piccola palla e poi esplode fino alle attuali dimensioni cosmiche. Il mondo non è che un pullulare continuo e irrequieto di cose, entità che vengono alla luce e spariscono di frequente.

Impariamo che una sostanza calda è una sostanza in cui gli atomi si muovono più veloci, e che il calore passa sempre dalle cose calde a quelle fredde e non viceversa.

L’uomo è l’unico essere consapevole della propria fine e di quella della sua intera specie. Per natura, è curioso e vuole saperne sempre di più. E continua ad imparare. La sua conoscenza del mondo continua a crescere.

Ci sono frontiere dove stiamo imparando, e brucia il nostro desiderio di sapere. Sono nelle profondità più minute del tessuto dello spazio, nelle origini del cosmo, nella natura e del tempo, nel fato dei buchi neri, e nel funzionamento del nostro stesso pensiero. Qui, sul bordo di quello che sappiamo, a contatto con l’oceano di quanto non sappiamo, brillano il mistero del mondo, la bellezza del mondo, e ci lasciano senza fiato”.

Lo aveva detto, da subito, Carlo Rovelli. Per comprendere la scienza ci vuole un po’ di impegno e tanta fatica. Il premio sarà la bellezza e nuovi occhi per vedere il mondo.

 

Written by Cristina Biolcati

 

6 pensieri su ““Sette brevi lezioni di fisica” di Carlo Rovelli: la scienza spiegata a chi è profano in materia

  1. Testo prezioso per chiarezza concettuale e stile appropriato ma difetta di approccio filosofico specie riguardo alla specificità dell’uomo risolte col generico richiamo a Lucrezio e Spinoza. L’incongruenza argomentativa risalta quando si riconosce all’evoluzione la spinta alla specificità qualitativa (dalle particelle alla consapevolezza ) ma trattandosi di spiegarla la si riporta al generico pulviscolo materico, come per dire che i Notturni di Chopin dipendono dai tasti del pianoforte….

  2. mister Rovelli, come giustifica che…il calore passa dalle cose calde a quelle fredde, e non viceversa?…come riferisce la Biolcati nella sua presentazione. Io non ho letto il breve libricino ma lo direi come segue: TUTTO TENDE A RAGGIUNGERE LA QUIETE MASSIMA, DIREMMO …TUTTO TENDE A MORIRE ALLA FINE, così. tanto per non richiamare il secondo principio della termodinamica, richiamo che renderebbe più breve ancora la spiegazione se l’auditorio fosse costituito da acculturati.
    Ma per renderlo OSMOTICO con il pensiero degli innocenti…basta dire che tu puoi ballare e saltare quanto ti pare….ma ad un certo punto sei tanto stanco che ti fermi e distendi a riposare, e ciò perché il tuo contenuto energetico si è ridotto quasi a zero proprio perché per agitarti devi dare calorie ai muscoli i quali la consumano e non restituiscono che MOVIMENTO….PER CUI SE NON RIFORNISCI IL TUO CORPO CON ALTRO ALIMENTO CREPI…E NON TI MUOVI PIÙ ….ecco: siccome nessuno fa nulla per mantenere in movimento le particelle calde, queste per agitare quelle che sono ferme perdono la l’aro agitazione iniziale…ballando si stancano….CHIARO.? buon anno . MO lo compro e poi condividerò o confuterò. ciò che condivido e il concetto base: NON SI PUÒ INSEGNARE SE PRIMA NON SI È CAPITO!!!…e molti sedicenti professori sono di questa categoria: usano paroloni complessi per nascondere la loro incompetenza.

  3. ecco…La natura ama celarsi…Come una bella donna che ti incuriosisce…e tu vorresti vederla spogliata….appunto: se vuoi ottenere il risultato non hai che un modo…diventa SOLE e riscaldala tanto da spingerla a cercare refrigerio, cominciando togliendosi la tunica…PER ASPERA AT ASTRA….così solo con amore potrai capire la natura…ma devi insistere….

  4. Rovelli, insieme a pochi altri, sta cercando di risolvere l’antagonismo fra relatività e quantistica. La sua opera è criticata e a volte diffamato perché cerca quello che ora appare impossibile. In un certo senso è quello che capitò ai Sikh quando cercavano di armonizzare islam e induismo: furono perseguitati da entrambe le fazioni. La quantistica dice che ogni osservazione è incerta, la relatività dice invece che ogni osservatore ha la sua visione, legittima quanta quella di ogni altro. Il discorso è aperto.

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