Contest Letterario di poesia e prosa “Il Romanzo Esistenzialista”

“La produzione letteraria del Novecento estremizza le peculiarità maggiormente nevrotiche e notturne del Romanticismo e pone in primo piano la presenza del soggetto indagando l’Io e il suo travagliato rapporto con il mondo, la Storia e il Tempo.”

Regolamento:

Contest Il Romanzo Esistenzialista

1. Il Contest letterario gratuita di prosa e poesia “Il Romanzo Esistenzialista” è promosso dalla web-magazine Oubliette Magazine e dall’autore Filippo Pace. Il  Contest letterario è riservata ai maggiori di 16 anni.

 Il Contest è gratuito. Il tema è libero.

 

2. Articolato in 2 sezioni:

A. Short Story in 200 parole (un racconto breve avente come limite massimo di partecipazione 200 parole, e come limite minimo 30 parole)

B. Poesia (limite 80 versi)

 

3. Per la sezione A si partecipa inserendo la propria opera sotto forma di commento sotto questo stesso bando indicando nome, cognome, dichiarazione di accettazione del regolamento. Si può partecipare con opere edite ed inedite. Per un facile conteggio delle parole consigliamo di scrivere la short story in un documento word e cliccare in alto Revisione, e Conteggio parole in alto a sinistra.

Per la sezione B si partecipa inserendo la propria poesia sotto forma di commento sotto questo stesso bando indicando nome, cognome, dichiarazione di accettazione del regolamento. Si può partecipare con poesie edite ed inedite.

Le opere senza nome, cognome, e dichiarazione di  accettazione del regolamento NON saranno pubblicate perché squalificate. Inoltre NON si partecipa via email ma nel modo sopra indicato.

Ogni concorrente può partecipare in entrambe le sezioni e con una sola opera per sezione.

 

4. Premio:

Il Romanzo Esistenzialista del Secondo Novecento italiano

N° 1 copia della critica letteraria “Il Romanzo Esistenzialista”, di Filippo Pace, edita dalla casa editrice Rupe Mutevole Edizioni per la collana editoriale “Trasfigurazioni” in collaborazione con Oubliette Magazine.

Saranno premiati i primi due classificati della sezione A, ed i primi due classificati della sezione B.

 

5. La scadenza per l’invio delle opere, come commento sotto questo stesso bando, è fissata per il 23 febbraio 2015 a mezzanotte.

 

6.  Il giudizio della giuria è insindacabile ed inappellabile. La giuria è composta da:

Alessia Mocci (Dott.ssa in Lettere, redattrice e critico letterario)

Rebecca Mais (Collaboratrice Oubliette)

Cristina Biolcati (Scrittrice e Collaboratrice Oubliette)

Irene Gianeselli (Collaboratrice Oubliette)

Daniela Montanari (Scrittice e Collaboratrice Oubliette)

Katia Debora Melis (Scrittrice e Collaboratrice Oubliette)

Rosario Tomarchio (Scrittore e Collaboratore Oubliette)

 

7. Il contest non si assume alcuna responsabilità su eventuali plagi, dati non veritieri, violazione della privacy.

 

8. Si esortano i concorrenti per un invio sollecito senza attendere gli ultimi giorni utili, onde facilitare le operazioni di coordinamento. La collaborazione in tal senso sarà sentitamente apprezzata.

 

9. La segreteria è a disposizione per ogni informazione e delucidazione per email: oubliettemagazine@hotmail.it  indicando nell’oggetto “Info Contest” (NON si partecipa via email ma direttamente sotto il bando), in alternativa all’email si può comunicare attraverso la pagina fan di Facebook, QUI.

 

10. È possibile seguire l’andamento del contest ricevendo via email tutte le notifiche con le nuove poesie e racconti brevi partecipanti al Contest Letterario; troverete nella sezione dei commenti la possibilità di farlo facilmente mettendo la spunta in “Avvisami via e-mail”.

 

11. La partecipazione al Contest implica l’accettazione incondizionata del presente regolamento e l’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (legge 675/1996 e D.L. 196/2003). Il mancato rispetto delle norme sopra descritte comporta l’esclusione dal concorso.

 

BUONA PARTECIPAZIONE E BUONA LETTURA DELLE OPERE PARTECIPANTI!!!

 

66 pensieri su “Contest Letterario di poesia e prosa “Il Romanzo Esistenzialista”

  1. Sezione A
    D.F. in pseudonimo i-sola-solitaria – inversionismo
    accetto il regolamento

    «prolungata pioggia»

    Uno scroscio assiduo stanotte. Gocce pungenti e incessanti.
    Ne ho seguito il ritmo azzardando perfino a conteggiarle ma, nei frammenti di pioggia, ho perso il conto; così come dei giorni e dei mesi, disciolti in imprecisati anni.
    Sì, in un diluvio costante di tempo, anni sono volati.
    Persi?
    Perché persi? Si perde forse la pioggia?
    Dopo il temporale, l’acqua si raccoglie in rivoli e s’incanala in torrenti verso i fiumi che con forza si portano al mare.
    Persi?
    Perché persi? Si disperde forse il tempo?
    Si vive e l’esperienza si raccatta, evento dopo evento, confluendo nella maturità; talvolta, non sempre.
    Anni persi?
    No, vissuti. Bene o male vissuti ed io li ho vissuti, vivendo me, anche attraverso l’esplorazione della vita d’altri, incrociata nella rotta o intravista dall’oblò. Così ho navigato in momenti di prolungata pioggia, confusa e indecisa, in attesa di prendere una decisione, sempre esitante.
    Adesso basta!
    Avanzo accogliendo d’inzupparmi e, se il temporale non si spegne, ghermirò l’ombrello.

  2. Sezione B
    D.F. in pseudonimo i-sola-solitaria – inversionismo
    accetto il regolamento

    «condom»

    Ha tende
    la mia stanza
    linde
    azzurre onde.

    Ha tende
    la mia stanza
    fredda landa
    brand
    d’apparenza.

    Ha tende
    la mia stanza
    condom
    comodo
    dove il corpo
    svendo.

  3. Poesia, sez B
    “Senza un lamento”

    Muore il giorno senza un lamento. Cuore di cristallo, l’anima furente. Ombre avvinghiano le ore con morsi irriverenti, Più non plaudo al respiro fuggevole, leggero. Aspetto il romanticismo dell’alba tra braccia d’ebano calde.

  4. Rosa Bizzintino Sez.B accetto il regolamento

    POESIA DI ROSA BIZZINTINO
    Passa il tempo.
    Passa il tempo
    a volte lieto e in fretta
    a volte lento e doloroso,
    dal tenero germoglio
    al fiore colorato e florido
    e alla fine
    appassisce
    e cade, cade
    a terra e
    il vento
    lo porta via, via
    dentro una nuvola rossastra
    che piena di pioggia
    inonda i nuovi fiori.

  5. TREMULA di ENRICA MELONI

    Ed in quel dì di pianto
    or giaccio.
    Tremula
    sui solchi dell’agonia
    come porpora d’algido sangue,
    a me ogni lacrima si posa
    senza resa e cauto sospiro.
    Io,
    cieca ad ogni morte che miro.

    Dichiaro di accettare il regolamento sopracitato, sezione B

  6. Acrobati su di un raggio di sole

    Ci sono attimi in cui vorrei ancorare il sole al cielo, mentre scorre lentamente verso il rosso volpe in giro per ombre, conscio della sua esistenza individuale ed essenziale alla nostra vita.
    Chissà quanto durerà la sua sapienza sacrificale, a ripetere la sua immagine in ogni nostra memoria, noi che abbiamo passaggi limitati tra i corpi celesti, in sua balìa.
    Il suo taccuino è colmo di righe e righe, è un cardiogramma di ogni giorno che racconta al giorno.
    Lui le scrive in questo libro autobiografico, tenendo il collo avanti, dall’assenza essenza di un suo raggio per meridiane, all’inizio di ogni sua nuova esplorazione quotidiana.
    Per ogni sua via, con lucida coscienza, è un motivo differente di ricchezza o di autorità come lo spirito che aleggia tra la folla in mezzo ad un dialogo chiassoso o la sua solitudine riservata, tra l’ombra nella nebbia o sotto il sereno in un giorno uguale.
    Luce o non luce, di fatto per chi non conosce il luogo si trova smarrito anche dentro in una perfetta circonferenza, lungo in un rettilineo, sicuro su di un binario.
    Coincidenze in volo con lui sfuggito come un palloncino dalle dita di un bimbo verso il largo, nel solco azzurro di una scia che mi spinge a misurare un semplice saluto augurale, come il lancio del riso in un matrimonio.
    Noi siamo così, siamo tanta gente ingenua nello stato d’animo, in attesa del passaggio della fanciullezza in quella carezza che ti prende per mano, lasciandoti poi solo gancio ad una panchina, ad un bastone, ad un cappello dalle larghe tese, ferme sulle ventiquattro in un nido smesso, nella sua siepe.
    Però il cielo da solo senza sole resta un po’ più di una silhouette in bilico a dare il giusto peso ad un attimo, tesa per ancorare lo sguardo.
    È il senso di un orizzonte estremo che a occhio nudo non può altro che suggerirci ciò che di noi vede, anche se ci spostiamo verso di lui di un passo.
    Siamo la bussola che ogni giorno è assenza o presenza, un palmo teso a guisa di ponte, acrobati sul filo di quel raggio.

    Sezione A
    Accetto il regolamento

  7. Il cuore già figlio

    Perché dimenticare è come ricordare da neonato, un mondo
    non ancora esplorato, il suo sapore, ed una assonnata bonaccia,
    madre delle pozzanghere di mare, immobile, che diventano sale.
    La distanza sta in poca luce a quell’età, un gemito, un capriccio,
    l’essere nell’amore sempre più grande, ogni attimo d’eterno, tutto.
    È un respiro che si restituisce, un sogno che non può bastare,
    il cuore già figlio nello specchio, sciolto in desideri e assicurazioni.
    Qualche millimetro nella pausa di un battito, sente la sua vita che verrà,
    o che inciampa, per quel passo, sul palmo azzurro di un angelo custode.
    Stella solitaria di placida luce, in abito da festa, è candela l’alba e il sole aratro.

    Sezione B
    accetto il regolamento

  8. Fuggire
    Vorrei fuggire su di un’isola senza tempo
    dove le ore scorrono lente,
    dove il vagito d’un neonato non si placa
    dove il suono del mare non s’arresta.

    Vorrei fuggire su di un’ isola senza tempo
    dove il lamento si estingue lesto,
    dove il dolore non ha respiro,
    dove i saccenti non hanno destino.

    Vorrei fuggire su di un’isola senza tempo
    dove l’amore trova appiglio,
    dove il sentimento è un sigillo,
    dove tutto è fermo all’età della spensieratezza.

    Vorrei fuggire su di un’ isola senza tempo
    dove i pensieri restano taciti,
    dove i sogni diventan tangibili,
    dove le sofferenze rimangono un lontano ricordo,
    dove l’amore trionfa senza il logorìo delle spine.

    Gravina Isabella – Sezione B- Accetto il regolamento

  9. Eleonora Mangiapelo sez A accetto il regolamento

    L’incomprensione dell’amore-Inversionismo

    Mirko passeggia sulla riva del fiume con quelle parole che gli rimbombano nelle orecchie. Che errore enorme ha fatto: confidarsi e affidare la sua anima alla persona sbagliata. E ora è lui a sentirsi sbagliato. Paradossalmente si vergogna di se stesso, quando è Riccardo, ragazzino viziato e superficiale (come ha fatto a non capirlo prima?) che dovrebbe vergognarsi. E come farà ora a guardare in faccia i suoi compagni e i professori? Sente il peso di quell’ amore malato. Perché poi malato proprio non riesce a capirlo. Ricorda gli insulti, gli spintoni all’angolo della palestra, le botte. Forse quell’ amore per un suo compagno è sbagliato davvero, pensa Mirko, se tutti ridono di lui. Ma non riesce a spegnere quel sentimento tenero e intenso tipico della sua età. Dovrebbe soffocare ciò che prova ma la sola l’idea di rinnegare quella parte intima e innocente di sé stesso lo fa morire. Lo trova profondamente ingiusto. Piuttosto è meglio non provare nulla. Nessun posto come quel fiume gli sembra accogliente. E soprattutto rappresenta la soluzione per cancellare tanto dolore. Le braccia gelide ma silenziose del fiume lo accolgono e soprattutto metteranno a tacere tutte quelle voci e l’impeto di quel suo cuore incompreso.

  10. Il giorno decisivo

    “Ecco, un nuovo giorno..entusiasmo zero” pensò Daniel fissando il cappuccino. Un chiodo fisso lo tormentava da due mesi.
    L’aveva intravista la prima volta sul suo stesso autobus. Poi l’aveva incontrata di nuovo giorno dopo giorno.
    I suoi occhi erano calamitati dalle movenze di quella ragazza dalla bellezza semplice, poco trucco, capelli sciolti.
    La vedeva leggere a testa china, ma ogni tanto alzava lo sguardo tirando indietro la testa, facendo svolazzare una ciocca di capelli. Portava sempre un cappotto azzurro cielo come i suoi occhi, trasparenti come l’acqua.
    C’era stato solo uno scambio di battute in un’occasione: “scusi scende? Sì alla prossima”.
    Si erano sfiorati e guardati.
    E questo era bastato a Daniel per andare in fissa per lei.
    La sua voce le era piaciuta, calda, un po’ roca dal lieve accento francese..
    Che poteva fare per sapere almeno il suo nome, per sapere cosa faceva, per sapere se anche a lei un pochino piaceva?
    Un giorno fece cadere apposta il suo telefonino proprio accanto a lei, ma a chinarsi purtroppo era stata più veloce una signora.
    Niente, non sapeva che inventarsi e anche quella mattina davanti al cappuccino rifletteva: sono un cretino, se oggi non le parlo sono un cretino!

    Tania Scavolini sez A – accetto il regolamento

  11. Ali di lieve battito

    Ali di lieve battito
    stordiscono il cielo,
    s’increspano le nuvole
    di tormentato velo.
    Lo sguardo insegue
    lo stormo dei pensieri,
    calma infonde
    il sonno della notte.
    Nell’abbraccio del mondo
    il cuore abbandono,
    si sciolgono le pene
    nell’intreccio delle rotte.
    Dalle insidie del tempo
    intravedo un rifugio,
    di dolcezza mi protegge
    in ovattato contorno,
    con tenerezza mi avvolge
    fino al prossimo giorno.

    Tania Scavolini sez B – accetto il regolamento

  12. Fabian Von der Nebel
    Sezione B
    Accetto il regolamento

    JBS Haldane

    Ho idea che il mare
    mai potrà sapere
    cosa significa volare.

    Come per me rincorrere un coniglio,
    cadere dall’ottavo piano,
    morderti il labbro inferiore.

    Ci son persone
    che piuttosto di farsi abbracciare
    scoppiano.

    Aroma d’arancia,
    aforismi forbiti,
    coltellate sterili
    e la tua lampada costantemente puntata negli occhi.
    Non per interrogarmi,
    ma per non farti riconoscere.

  13. PENSIERO
    Si spezza il pensiero in mille frammenti.
    Frantuma ricordi
    piaga la mente.
    E’ vuoto, rimpinato.
    E’ gioia antica

    Patrizia Benetti sez B
    Accetto il regolamento.

  14. -Il vizio-

    Quando il vizio entra,
    tutta la vita lo adora
    e lo ricerca
    e lo assorbe
    e lo dilata
    e lo gode
    e lo ringrazia.

    Quando il vizio entra,
    diventando te stesso,
    diventerà “Natura”
    impadronendosi del “Passato”
    lo farà diventare tempo perso,
    di un futuro
    ammaestrato all’eterno suo ritorno.

    Quando il vizio entra,
    è difficile da ripudiare.

    Quando il vizio entra,
    le emozioni sono in suo nome.

    Quando il vizio entra.

    Giuseppe Carta Sez B Accetto il regolamento

  15. Caterina Muccitelli
    Accetto il Regolamento – Sez. B
    VISO
    Qualche ruga si vede
    e quasi mi piace,
    segnala una parte
    di vita già vissuta,
    intensamente.
    Ma la restante parte del viso
    è ancora da segnare,
    da scrivere,
    da vivere
    e me la voglio godere
    facendo ciò che mi piace e desidero
    perché ciò che residua della vita
    non viene restituito.

  16. Caterina Muccitelli
    Accetto il Regolamento – Sez. A
    PARTIRA’
    Arrivo a casa e lo trovo al telefono che parla amabilmente con qualcuno. Neanche se ne accorge che sono arrivata. Quando stacca la conversazione, a malapena mi saluta, distratto, e continua a trafficare con le carte sulla scrivania.
    Come possono due persone, che un tempo si sono amate, ridursi ai minimi termini così.
    Salgo in camera e il tablet è sul letto, lampeggia, in una frazione di secondo mi passano nella mente tutti i buoni propositi sulla fiducia…. ma chi se ne frega! Lo prendo, attivo lo standby e il suo profilo face book è aperto. Mi tremano le mani, rifletto un momento: è meglio sapere o far finta di nulla? Certo è che ci passa parecchio prima di addormentarsi la sera…..
    Decido, vado su messaggi e si apre una conversazione con una certa Pamela.
    Le gambe non mi reggono, quei messaggi non può averli scritti l’uomo che ho sposato quindici anni fa. Non è possibile! Un’intimità allucinante con una tizia che, a guardarla bene neanche è tutto sto granchè! Una conversazione erotica all’ennesima potenza protratta su giorni e giorni e il coglione neanche ha cancellato!
    Prendo il trolley. Vi ripongo il suo intimo.
    Non lo sa.
    Partirà.

  17. Risata
    Il ridere stentoreo di mio padre mi fa alzare di scatto la testa.
    Guardalo l’austero e compassato professore di filosofia, il terrore degli studenti che non capiscono il concetto di monade! Sprofondato nella poltrona preferita, ha lo sguardo fisso sullo schermo dello smartphone che tiene tra le dita con la riverenza dovuta a uno scritto autografo di Kant. Da quando, tramite WhatsApp, è entrato in contatto con i suoi vecchi compagni di liceo, è un continuo scambiarsi messaggi e foto di gioventù, con immancabile corredo di arguti commenti e franche risate. La sera, poi, invece di dedicarsi alla lettura dell’amato Spinoza, la trascorre abbandonandosi al fluire dei ricordi.
    D’un tratto, solleva il capo. Il volto quasi livido, negli occhi il luccichio umido di lacrime. Che stia rimpiangendo l’avere lasciato la “Romagna solatia” per seguire la donna della sua vita nelle grigie brume di una città del Nord?
    I suoi occhi intercettano i miei. Deve intuire la domanda che mi frulla nella mente perché esclama: «Non piango per quello che sarebbe potuto essere e invece non fu, piango piuttosto per quello che noi fummo, per quanti c’erano e adesso non ci sono più».

    Marco Bertoli. Sezione A. Accetto il Regolamento.

  18. Francesca Santamaria
    Accetto il regolamento- Sez.B

    La vita

    Un piccolo soffio e’ già vita come un lento battito di ali,
    come il pianto convulso ed inquietate di un piccolo lattante,
    appena nato, che ci dice son qui son nato.
    Impercettibile e magica la vita,
    in un essenza così misteriosa,
    che nessuno ha da saper ciò che sarà.
    Regala risa e pianti, giorni belli e pure brutti, amore ed odio,
    come se fosse una catena che si interseca ad anello,
    nessuno sa del prossimo e di quale sarà,
    non si sa la lunghezza e non sai mai quando finirà.
    Tante le sensazioni che proviamo,
    dai colori più svariati e dagli odori più diversi,
    come da magia ci rallegrano o ci rattristano,
    in un incognita perenne di un domani se ci sarà.
    Si sa solo che alla fine se quel piccolo soffio
    si trasforma in un impercettibile rantolo,
    ecco che finisce la vita,
    ed allora cosa ci sarà?
    Ancora mistero,
    ancora più fitto ed ancora più nero.
    Se solo, quotidianamente, potesse esserci questo nelle menti,
    allora si che vivremmo ancora più felici,
    ed apprezzare ciò che ci circonda,
    ad essere sempre migliori.
    La società che aneliamo a vivere,
    come una poesia che esulta alla vita,
    che ci ispira e che ci invita a scrivere
    vivi ed ama la vita.

  19. Vittorio Tatti – sezione B

    Accetto il regolamento e partecipo con la poesia “La stanza di Pandora”:

    Sono coricato su un letto

    di tristezza

    poggiato su un pavimento

    di solitudine

    circondato da mura

    di malinconia

    coperto da un soffitto

    di rassegnazione.

    Solo io mi trovo qui

    la porta è sbarrata

    non l’ho chiusa io

    ne sono prigioniero.

    Mi trovo in vaso di Pandora

    l’interno del quale però

    è stato abbandonato

    dalla speranza.

  20. sezione B accetto il regolamento

    Non ci pieghiamo

    Anche se il vento tira forte,
    vento gelido di maestrale
    ci ha forgiate,
    dure come la roccia,
    che si staglia imponente
    e sovrasta il mare
    come una regina.

    Non ci pieghiamo
    nella tempesta,
    come giunchi balliamo
    e ci chiniamo,
    con radici ben salde
    alla madre terra,
    e poi ci rialziamo fiere
    con la schiena dritta e il muso
    rivolto al cielo,
    in segno di sfida.

    Noi donne Sarde,
    abbiamo lo sguardo
    sempre
    rivolto ad est,
    e vediamo il sole
    anche attraverso
    le nuvole.
    Paola Pittalis

  21. sezione A accetto il regolamento

    Lettera ad un angelo

    Quante volte vengo a cercarti?
    Sì lo so, forse non dovrei, disturbo il tuo sonno eterno, la tua pace, ma io ho bisogno di sentire che ci sei anche solo per una attimo.
    O forse cerco solo una scusa per metterti alla prova, per sapere se in qualche modo tu mi rispondi, se segui ogni mio passo, ed ogni volta … mi sorprendi, e ti sento qui … vicino, vicino al cuore, sento la tua mano sulla mia spalla, il tuo sguardo, il tuo sorriso.
    E mi dico che nel dolore che mi hai lasciato sono anche fortunata, chi è quella persona che ha un angelo come te vicino?
    Tu mi ascolti sempre, ascolti la mia gioia, ascolti le mie lamentele il mio malessere e molto spesso ti chiedo cose … anche futili, come se chiedessi a un Dio, e tu? Tu mi dai sempre le risposte che cerco, che voglio, non manchi mai.
    Chi poteva separarci?
    Chi?
    Il destino?
    Il nostro legame era troppo forte lo sai, non lo poteva spezzare neanche la morte.

    Paola Pittalis

  22. Monia Minnucci, sezione B. Accetto il regolamento.

    Le ombre nel seminterrato,
    affittano un sorriso,
    debole e affilato,
    lunato e antico.

    La ragnatela delle stelle
    è una menaide,
    pare che un angelo sia rimasto impigliato
    ed, ora, sonnecchia in un dito di luce.

    Da qualche parte,
    nelle stanze desolate di una clessidra,
    giace l’urlo,
    come prigioniero di un puzzle incompleto,
    punto di fuga di ogni indice teso
    che oramai si affida al caso o alla pazzia.

    Il vostro patibolo è puntuale,
    l’attesa mi desta una certa preoccupazione,
    coprirò la pira di risate e pazienti silenzi
    o, con l’atto cronico e degenerativo di una poesia,
    non ho alcun dubbio… è l’unica via.

  23. Monia Minnucci, sezione A, accetto il regolamento.

    Tutto nasce nel caso e muore nel silenzio delle cose. Nebbie infinite accendono l’illustre seta dei ricordi. Il solo spazio recintato dove i sogni defunti lanciano grida risentite è ignoto ai più, ma solo per legittima difesa.
    Il filo spinato dell’anima.
    La barbarie umana conficca i suoi artigli infetti nella carne delle aspettative e ti regola all’aspo della delusione come unica e sola possibilità di vita.
    Tale ad una vecchia soluzione, percepita nel crepitio di un dolore, la resa è vicina, ma la trama irrisolta delle ombre guerriere risorge, sempre in azione e in dirittura di rivendicazione.

    Salterà, come il piede in una scarpa, la voce stracciata del mattino… e sarà primavera.

  24. HO SEMPRE SOGNATO

    Ho sempre sognato,
    ormai aspetto da tanto.
    È tardi dicono i giudici
    però continuo a profumare i rovi,
    a celare una zappa cruda e vera.
    E la fata lo dice anche lei,
    la vita dei sogni è bianca,
    ubriaca,
    avvolge in sguardi innocenti
    e attira dentro
    nella sua realtà folle, amica,
    fabbrica di desideri.
    Non condanna
    perché sa, vede.
    Purtroppo ha le ali.

    Ho sempre sognato,
    perché ho sempre sognato?
    Non cercavo catene,
    volevo affogare in un senso,
    e visi intonati e visi puliti,
    e pochi sogni pure in scatola.

    Ho sempre sognato,
    forse sono stanco di aspettare,
    cercare laghi fantasmi.
    Forse sono stanco di aspettare.
    Si i giudici lo dicono,
    sono stanco di aspettare.

    -Fernando Manca 98- Sezione B accetto il regolamento.

  25. Francesca Santamaria
    Accetto il regolamento Sez. A

    La foto

    I giorni si susseguono, il tempo trascorre è quasi inavvertitamente capita di vedere qualcosa che collega immediatamente ai ricordi.
    Una foto che ritrae una famiglia unita e felice con figli piccoli, i nonni paterni e materni, zii e nipoti che festeggiano il S. Natale di molti anni fa’. In quel impercettibile attimo di reminiscenza si comprende come tutto cambia e come il tempo inesorabile trasforma e cerca di cancellare tutto. La foto e’ come se facesse scattare nella memoria il ricordo e questo volesse ritornare indietro nel tempo. Persone felici che festeggiano, bimbi piccoli che aspettano i doni da babbo natale e i nonni sorridenti che guardano estasiati i figli e i loro nipoti. Si ammirano i visi ritratti nella foto ingiallita dal tempo, come cambiano le situazioni e le persone negli anni; giovani genitori che sono invecchiati e diventati nonni, bimbi piccoli che diventati adulti sono padri e mamme, solo dei nonni rimane l’immagine e il ricordo. Per ognuno di noi la vita finisce di esistere e la morte è sempre li che aspetta, non è clemente e non ha regole, per chi ancora vive il ricordo mentre i giorni si susseguono.

  26. RIMUNERAZIONE

    Riordino l’insolito movimento
    dei miei vorticosi pensieri.
    Rientro nel gioco di un’anarchia ordinata,
    dove veste il silenzio.
    Una lirica di colori
    riflette le mie emozioni
    e le sfumature portano conforto
    nella burrasca che mi invade.
    Imprigionata
    nelle abitudini della normalità
    ed affaticata
    dal ghiaccio del cinismo,
    rivalgo sui miei valori
    addormentati da tempo.

    sez b – accetto il regolamento

  27. Gianfranco Corona sez.B accetto il regolamento…
    VIAGGIO RITROVATO
    Ho condiviso
    quel fragile sapore d’innocenza,
    da lontano,
    si addormentavano le mie verità,
    avvolte nel rapido viaggio ritrovato.
    Per caso,
    a riscoprire radici,
    guadagnando il tempo,
    e quel germoglio preferito,
    era confidenziale,
    di fronte ad un timido cuore,
    che sobbalzava
    di stranezze.
    Quando verrà la mia primavera,
    riguarderò l’ombra
    del mio viso,
    con curiosità
    a ricucire le giornate.
    Preferisco la chiarezza delle parole,
    ululanti in questi paesaggi
    transitori,
    a lievitare
    l’immaginazione,
    ognuno con i suoi gesti ritrovati,
    agguantati,
    ad identificare sogni,
    nella certezza
    di un miracolo.

  28. Lodovico Ferrari sez.A accetto il regolamento

    L’ULTIMA NOTTE DELLA TERRA

    Vladimir Fëdorovič Skvorcov si accinse a svuotare la vescica. Era sempre complicato fare pipì nella stazione spaziale internazionale ISS in assenza di gravità. Decise di ispirarsi guardando la “mezza terra” illuminata dal sole. Aveva sempre pensato che, se avesse avuto un telescopio abbastanza potente, qualche bella ragazza in topless che prendeva il sole sul terrazzo di casa l’avrebbe potuta vedere. Ma al posto della terra vide il nulla. Vuoto. E la luna che si stava dirigendo verso gli spazi siderali. Vladimir si sentì improvvisamente molto solo.

    Non sorrido.
    Per il semplice motivo che non ho né bocca né denti per farlo. Ma se volessi li potrei creare, sono o non sono l’onnipotente? E bravi. L’umanità mi aveva dato soddisfazione. Con un cervello così piccolo e un corpo così fragile, in soli poche migliaia di anni, avevano creato una civiltà, e mi avevano venerato, costruito chiese e dedicato preghiere. In altri pianeti ci avevano messo molto di più. Benissimo, ora però mi hanno annoiato.
    Eliminati.
    Ora mi dedico ai giganti di Cygnus OB2-12.

  29. Giovanni Galvani, sezione B. Accetto il regolamento

    Tu non appari, sei
    fra le fronde dell’infinito,
    appartieni a un’era senza tempo
    e senza vanto
    ti poni così come sei,
    leggera e bellissima
    com’è vero che’l sole mi scalda
    e il cuor m’appaga,
    la fragrante domenica di primavera
    che sa di te
    e in cui tu non appari,
    sei.

  30. SEZIONE B, FIORENZO PINNA, ACCETTO INCONDIZIONATAMENTE IL REGOLAMENTO E AUTORIZZO IL TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI

    Presto torna freddo,
    immalinconisce del tutto
    e finisce per piombare
    nello smarrimento più scuro.
    Il buonumore del sole
    è un lampo,
    e il nostro sogno
    vive nello spazio finito
    butterato di un numero certo
    di questi lampi
    nella speranza di realizzarsi.
    E pensare che io dormivo,
    e tu te ne stavi
    in un cono d’ombra,
    mentre avremmo potuto
    sorriderci.
    Mi tocca assistere
    un altro giorno malandato
    che lunaticamente si accinge a schiattare.
    Fumo al suo capezzale,
    disperdendo nugoli di piacere
    nel cielo violaceo,
    e un poco per volta
    tramontiamo.
    Dio, com’è banale declinare
    la stessa filastrocca
    cantata da Mimnermo, Orazio,
    Lorenzo e Jim Morrison:
    non basterebbe tutta
    la giovinezza di ogni tempo
    per saziarci del nostro amore,
    allora poco male
    se ci lasciamo scappare
    da perfetti scioperati
    quel poco di luce che siamo.
    Ci congiungeremo nel buio
    assolutamente.

  31. Stamane ti sei destato credendo
    che fosse il giorno di sempre

    ed invece ti sei visto solo.

    hai avuto paura,
    ti sei messo a cantare,
    il canto è stato breve

    Eri sempre solo

    sei uscito,
    ti sei spinto tra la gente,
    la gente ti ha spinto,

    ma sei rimasto solo.

    Tu, il mondo, la gente,
    quanta distanza!

    La paura è diventata terrore.
    hai cercato aiuto. rifugio,

    la pazzia ti ha teso la mano!

    sezione B
    Accetto il regolamento

  32. LACRIME D’ARTISTA

    Il mio tempo scorre come uno sfuggente paesaggio il quale sciorina nell’aria un getto di sfumature multicolori, sfiorando il finestrino di un treno in corsa. Le scene di vita incuranti agli occhi, sorprendono il mio essere che s’aggrappa al “carpe diem” e ne agguanta del respiro, il battito. Da questa pochezza d’alito, ecco la lirica prendermi per mano: sentimenti che elogiano la profondità ma abbisognano di manifestarsi. Pulsare di poesia è concepito nel dna: lascito amorevole di mio padre. Vergare odi mi appaga e, ogni qualvolta meditabonda le rileggo, assaporo nuovi aloni d’etere… Percepisco allora mente e cuore avviluppati in un abbraccio, dove il fondersi fa sorgere sulle mie gote, sfuocate perle di emozioni che esalto in: LACRIME D’ARTISTA…

    Sezione A – Accetto il Regolamento

  33. S.D. pseudonimo emma_jewels

    – onda grigia –

    Penombra umida
    di pioggia
    sulla liquida linea
    grigia
    soffusa lente
    effetto instabile
    di acqua e di aria.
    Sortisce la magia
    del mare
    che lento
    molle
    molle
    annega l’onda.

    Accetto il regolamento
    per partecipazione sez. B

  34. S.D. pseudonimo emma_jewels

    – angio crisantemo dai petali scarlatti (25 dicembre 2010) –

    La vecchia signora svuotava regolarmente i cartocci del pizzicagnolo e li riponeva in perfetto ordine, potevano tornare utili.
    La vecchia signora leggeva il quotidiano locale poi lo disponeva puntualmente, per data, sopra quello del giorno precedente, a tempo debito l’avrebbe potuto riguardare.
    La vecchia signora raccoglieva sbadatamente anni su anni, mai nessuno avrebbe potuto dire quale fosse la sua età.
    Alla vecchia signora la rizoartrosi trasfigurò le falangi in rinsecchiti tralci snodati dal legame della mano. Il dito grosso, dall’articolazione, si discerneva sgangherato.
    La vecchia signora possedeva un artrosico vero e proprio pollice verde.
    La vecchia signora temeva tutto e più di tutto la malattia.
    La vecchia signora non pativa per alcuna malattia ma i cassetti del suo comò erano stracolmi di biancheria buona fruibile in una possibile ospedalizzazione, poteva servire.
    Avvenne che nel giorno deputato alla natività, suo malgrado, la vecchia signora intraprese in un recipiente di fortuna la coltura straordinaria di un fiore raro per il suo variopinto giardino.
    Nel giro di pochissime ore un singolare angio-crisantemo dai petali scarlatti germogliò e smisurato si dischiuse nella calotta cranica.
    A causa della rapida gemmazione la biancheria buona che poteva servire, riassettata nei cassetti del comò, non servì.

    Accetto il regolamento
    per partecipazione sez. A

  35. E MI AMMALO

    E mi ammalo sempre di più
    in questi giorni che vivo
    inseguendo voli di rondini impazziti
    trascinati da quel vento
    colmo di follia su tramonti stravolti da veleni.
    E mi ammalo sempre più
    nel cercare foglie d’alberi
    coperti di quel verde vivo
    sentore di speranza
    e la malinconia invasa da emozioni
    ormai passate
    resta la cura per innamorarsi del giorno che verrà.
    E mi ammalo di fantasia
    quando la voglia di cercare il vero
    lascia il posto alla costante negazione
    di quell’aria pura di cui sono ingordo.
    E mi ammalo sempre più
    nel vedere il baratto di anime
    vendute per cercare la ricchezza povera
    di una esistenza che elogia l’apparire
    negando la voglia di se stessi.
    E cercherò ancora l’amore
    troverò quella carezza calda che tanto amo
    vivrò profumi raccogliendo fiori dai petali delicati
    guarderò i tramonti che vanno a riposarsi sul mare
    sempre unici e diversi.
    E non mi stancherò di sognare
    un mondo dove la pace sia quella del cuore
    che non litiga con l’anima
    e continuerò a credere, sempre,che l’amore
    sia il senso di libertà della vita dell’uomo.
    E mi ammalo sempre più in questo tempo
    che va verso l’elisione della saggezza di vivere
    con la semplicità di esistere nella semplicità.
    E continuerò a volare dietro ai miei sogni.

    Accetto il regolamento
    sezione B

  36. PARLANDO ALLA MADONNA…DA DONNA A DONNA

    Io sono certa di essere stata una brava mamma,
    ho amato e amo mio figlio più di me stessa.
    Per lui avrei dato la vita,
    ma tu non mi hai ascoltata
    e lo hai preso al mio posto.
    Non sono arrabbiata con te,
    ma una cosa me la devi.
    Amalo come ho fatto io, di più è impossibile.
    Stagli vicino, accompagnalo
    e fai in modo che non si senta solo.
    Fa’ in modo che non soffra
    per essere stato allontanato da me.
    Accarezzalo e bacialo dolcemente,
    e digli che quel bacio e quella carezza
    sono della sua mamma.
    Lo affido a te, ma non deludermi.

    (Tratto dal libro “18 Ottobre 2006. Oltre le lacrime”)

    Accetto il regolamento
    sezione B

  37. accetto il regolamento
    sezione B

    La morte in croce

    La verità muore
    fra il perdono e l’arroganza.
    Trema la terra
    nell’ora di Dio,
    il Sole svanisce,
    un grido di morte s’alza nel vento
    e vola lo spirito
    diritto nel cielo,
    scorrendo come fiume
    che vive nel mare

  38. Petali di vita cadono consumandoci.
    E allora tu prendimi la mano.
    Insieme percorreremo il cammino.
    Sarà più dolce e meno impervio.
    Sarà bello, vedrai.

    Patrizia Benetti sezione A
    Accetto il regolamento.

  39. Marinella Rosin Beltramini
    accetto il regolamento
    sez.B

    Tunnel

    Gatto nero imprigionato
    in una piccola stanza.
    Simbolo di terrore.
    Entrare in un mondo
    non tuo per finire esiliato.
    Impazzire alla ricerca
    di un’uscita che non trovi.
    Il grido strozzato
    del gatto impaurito
    ti penetra e si fa tuo,
    mentre ti dibatti
    per uscire dal tunnel
    dove oramai resti confinato.
    Poi forse,
    un giorno,
    chissà,
    può darsi,
    che qualcuno
    riaprirà quella porta
    e riavrai la tua libertà.
    Purché non sia troppo tardi.

  40. Guardare fuori dalla finestra, guardare fuori dalla finestra, guardare fuori dalla finestra.
    Accorgersi della finestra, accorgersi della finestra, accorgersi della finestra.
    Scorgere un riflesso di sè, scorgere un riflesso di sè, scorgere un riflesso di sè.
    Il tempo si comporta così, come se ripetesse sempre la stessa cosa, in realtà non ci appartiene la sua misurazione.

    Alessio Barettini sezione B
    Accetto il regolamento

  41. Scommettono su idee incerte
    Gli uomini che non hanno fretta,
    A condizione di fare silenzio,
    di non lasciar trapelare nulla,
    nemmeno una carezza.

    L’incanto del sogno
    è svelato da chi
    incauto si arrampica
    per vedere ciò che forma non ha.

    Le parole attraversano le ere.

    Alessio Barettini sezione A
    Accetto il regolamento

  42. OCCHI

    Occhi
    persi nel silenzio della notte
    a riflettere quel buio
    che mi dona la tua assenza.
    Annego tra i flutti
    di un dolore che strazia l’anima
    ora che non ci sei più tu
    ad alleviare questo mio pianto.

    ( Mauro Bompadre )

    * Accetto il regolamento

  43. W.B. in pseudonimo Sichecè
    Accetto il regolamento della sez. A

    La vita è anche donna devota

    Apporto la mia testimonianza
    con frasi appese alle fessure,
    racconto le immagini d’involucro
    dai volti diversi e condensati.
    La vita è anche donna devota,
    riconosce la mia fedeltà
    non solo concedendo sesso.
    Mi condiziona e si rapporta
    con gli amori orgogliosi
    d’uomo, sensibili alla vita,
    a lei stessa riconoscente,
    libera e ambiziosa.
    Ogni volta scopro il volto
    di un diverso momento,
    di un invidiabile frutto
    della storia in ascolto,
    di un inevitabile amore.
    Mi arricchisce il suo valore
    di donna compresa e condivisa
    in un viaggio d’esistenza itinerante.

  44. UN GESTO INCOMPIUTO
    Se oggi le parole affondano
    nel mare della mia giovinezza
    so che non sono perdute per sempre
    (ma i miei anni migliori sì).
    Le afferro in rapida sequenza
    affamata come una sonnambula del suo giaciglio,
    zuccherate e amabili come il miele d’acacia
    Le più pesanti arenano sul fondo.
    Sillabe che gemono
    senza che io possa azzittirle.
    L’acqua si fa di gelo
    in irragionevoli rituali,
    in sinfonie di cristalli ,
    in dissolvenze di vetro soffiato.
    Vivere è il trailer del sonno infinito.
    Tuffo le mani in cerca di bisbigli
    di parole risparmiate al bilico del nulla.
    Cosa me ne farò di codici in lettere
    divorati dal ghiaccio di molte lune?
    La mia essenza privata della giovinezza
    è un luogo senza tracce.
    Sono la mia morte imperfetta.
    Senza nomi da dare ai ricordi.

    Gabriella Pison
    sezione B
    Accetto il regolamento

  45. ANDREA POLO
    SEZIONE B
    ACCETTO ILREGOLAMENTO

    LE FAVOLE

    Prima che cadano
    una vampata
    le incendia
    avevano ballato
    e diventano niente

    di aria è il cielo
    ma sferza venti
    lapilli incandescenti
    grandini laceranti
    e sale il mare su foglie verdi

    un ragazzo che si uccide
    con un coltello nel cuore
    cosa non riuscite a vedere?
    Potreste avere Dio
    a casa ogni giorno

    lo spirito di una favola
    che fa le zampe
    anche sopra uno stagno
    anche dentro un gabbia
    o in equilibrio su un filo
    cercherà di saltare.

  46. SOLO AD ASPETTARTI

    Quando il verso
    della civetta
    s’infrangerà
    nelle pupille della notte
    vienimi a trovare
    con la tua voce.

    Io sono qui solo.

    Solo ad aspettarti.

    Affamato di luce
    e labbra rosse d’amore

    emilio mercatili sez. A – accetto il regolamento-

  47. SEZIONE B
    LAURA TRAMONTO
    Accetto il regolamento

    MADRE

    Di te vedo
    solo la nuca
    ed i capelli raccolti

    Sei seduta come ogni sera
    stanca sulla tua sedia
    con la schiena e le spalle storte

  48. GIOCO DI SPECCHI

    Comincia tutto una mattina
    Ti guardi allo specchio e capisci che qualcosa non va.
    Sulle prime dai la colpa alla carbonara della sera prima o magari pensi che sia giunto il momento di cambiare il materasso,chissà.
    Una cosa è sicura: il tipo che ti fissa non deve passarsela gran bene, visto la faccia che ha.
    L’acqua calda gorgoglia rumorosa. Lento il vapore sale e annebbia lo specchio. Il rasoio leggero porta via dalle guance nuvole di schiuma bianca.
    Le guardi compiere una veloce piroetta prima di tuffarsi nello scarico; ti sorprendi a pensare che una volta sapevi anche il perché ruotino in senso orario e non il contrario, ma lo hai dimenticato. Orario. Senso. Tempo. Alzi gli occhi sull’orologio appeso alla parete e vedi che è già tardi.
    Vai in camera e accendi la luce. Dal fagotto sotto le coperte che dovrebbe essere tua moglie giungono suoni incomprensibili: “ Si, cara ora spengo” rispondi. Lentamente cominci a vestirti.
    Ti accorgi dell’uomo nel grande specchio dell’armadio. Lo vedi li, seduto sul letto, in mutande, i pantaloni tirati su fino alle ginocchia. Provi fastidio.
    Ti alzi dal letto dandogli le spalle. Appena hai finito spegni la luce.
    Dal letto il fagotto manda un mugugno di ringraziamento. Tuo padre diceva sempre che le cose meglio nascoste sono quelle che hai davanti agli occhi. Ci pensi ogni volta che cerchi le chiavi. Le trovi. Prendi la borsa e esci. Le scale sono silenziose, inondate dalla luce algida dei neon. Premi il tasto di chiamata dell’ascensore. Il ronzio del motore elettrico sembra esplodere in quella quiete innaturale. Di colpo il rumore cessa e le porte scartano lentamente di lato. Nel grande specchio interno vedi un uomo. Sembra già stanco. Porta gli occhiali; il riflesso sulle lenti ti impedisce di guardarlo negli occhi. Entri. La cabina scende lenta. Per strada c’è la stessa, immobile calma.
    Sei solo, a parte i forzati che vengono portati a spasso dai loro cani incontinenti. Le finestre dei palazzi sono quasi tutte spente, come occhi chiusi. L’unico faro, in attesa che sorga il sole, è il bar pasticceria all’angolo. Fabio, il barista, prepara il solito. Ti perdi nei giochi di luce del grande bancone di acciaio specchiato. Quattro chiacchiere. Routine. “giornataccia?”, chiede lui. “non più di altre” rispondi.
    Il barista si gira. Prende una foto della sua bambina che soffia sulla torta per il suo quarto compleanno. “ L’unico modo per andare avanti è guardare oltre” ti dice.
    Guardi la foto di sfuggita. La bambina sembra felice. Lasci un euro sul bancone ed esci. Guardare oltre. Chissà, magari questo filosofo alla caffeina ha ragione. La fermata è deserta.
    Qualcuno ha rotto uno specchio. Ti vedi riflesso in centinaia di omini sparsi sul selciato.
    Poco più che spazzatura. Si, bisognerebbe guardare oltre. Ma l’autobus sta partendo.
    Sarà per un’altra volta.

    sezione A. accetto il regolamento

  49. PREGO, S’ ACCOMMODI

    Te sveji, fori è notte, e vedi che stai solo
    L’amici, la famija, l’affetti più vicini
    Non sentono raggioni, nemmanco se li chiami
    E allora te convinci che è ora de pija er volo

    La strada, dar terazzo, non manna più rumori
    E cerchi quer coraggio che basta pe’ fa er sarto
    Vedè la balaustra, com’è vista da fori
    Pe’ ‘n’attimo sospeso, e poi bacià l’asfarto

    ‘Na gamba già scavalla, quell’artra ha già capito
    E propio sur più bello, no strillo a perdifiato:
    – Aho, macchè sta a fa? Macchè te sei ‘mpazzito?
    Che voi cascà de sotto, sparmato sur serciato?-

    Lo vedi sto cristiano, e dall’arto pare strano
    Le braccia tese avanti, quasi come appijatte
    Te sembra tutto testa, le gambe corte, un nano
    La bocca aperta, spalancata, che chissà che deve ditte

    – Perché te piji sta pena – dico – che te serve?
    Te pensi che pija er volo sia facile a decide?
    Non credi che ce n’ho pur’io parecchie, de riserve?
    O pensi che me butto, così, tanto pe’ ride? –

    Vorebbe da risponne, ma io continuo dritto
    – E ce lo voi sapè da do’ me viè sto spunto?
    Se voi te lo ricconto, ma devi da sta zitto
    La storia è complicata, non te posso fa er riassunto –

    Je ‘ntavolo l’eventi, tutto ben spiegato
    La vita, la famija, da inizio a conclusione, 
    Dal ragazzo sognatore ar fallito rovinato
    Eppoi rimango muto, pronto a coje la reazzione.

    E lui sta li de sasso, come se se sia ‘ncantato
    Appena se rimove, se vede che è confuso:
    – Madonna che storiaccia questa che m’hai raccontato
    È come ‘na tranvata, che m’ha preso, qui, sur muso –

    Eppoi rimane zitto, arretra quarche passo,
    Me indica la strada con gesto misurato
    – S’ accommodi signore, l’aspetto qui da basso, 
    Perdoni se me scanzo, non vorrei finì schizzato –

    Grazie amico mio, e scusa se te turbo
    Apprezzo l’attenzione, so’ grato der rispetto
    Ma prima de buttamme e de levà er disturbo
    Ce sta n’urtima cosa che ancora non t’ho detto

    Appena che so’ sceso, e so’ macchia sur cemento
    Avverti quarched’uno, inventate un pretesto
    Mi fija, povera stella, se sveja sempre presto
    Vorrei da risparmiajelo armeno sto sgomento

    Ner freddo de la notte er corpo sarta e vola
    E quanno che me schianto la sento in lontananza
    St’amico sconosciuto è stato de parola
    Sereno chiudo l’occhi e aspetto l’ambulanza

    sezione B accetto il regolamento

  50. SEZIONE A
    Filomena Papaleo
    – accetto il regolamento –
    Box 5
    Aprii gli occhi. Tutto attorno a me era bianco, immacolato. Vedevo persone con camici colorati che si muovevano velocemente accanto a me, potevo sentire le loro voci, ma non riuscivo ad ascoltarle. Quello strano ticchettio era troppo forte, troppo vicino. Solo allora mi accorsi dei fili colorati sparsi sul mio corpo. Alzai la mano sinistra, l’avvicinai al mio volto: le mie labbra erano screpolate, la guancia destra era ruvida, mi sembrava di toccare cartavetrata. Il braccio destro era ingessato, le gambe anche. Dalla gamba sinistra spuntavano strani aggeggi metallici. Più mi guardavo, più quello strano ticchettio si faceva forte, assordante. Serrai gli occhi. Li riaprii. Tutto attorno a me era ancora bianco, immacolato. Un sorriso. “Voglio la mia mamma” gridai nella mia testa. Forse avevo gridato troppo forte. La sua voce, il suo viso, i suoi occhiali. <>. Non sapevo che ero ferma ad uno stop, non sapevo che non era colpa mia. Un dolore lancinante. Mi restavano 48 ore di vita. Aprii gli occhi. Tutto attorno a me era familiare: il mio comodino, la tv accesa. Sospirai. Dalla gamba sinistra spuntavano ancora strani aggeggi metallici. Erano passate 3748 ore. Ero ancora viva.

  51. Sezione A
    Luigi Gatti – Accetto il regolamento

    Ludwig, Starnberg – 1886.

    Sulle libere volute delle nebbie mattutine emanate dal lago il tempo danzava. Vortici diafani diradavano trasparenze su proscenio di periodi tranquilli e ripiombavano masse dense fitte di memorie travolgenti, rapimento di passioni e rimpianti struggenti.
    Gli stivali cadenzavano un sentiero sdrucciolevole per sfasci cedevoli di torba, al fremito di felci ambrate e la malia di macchie membranose di malva fiorita.

    Il nonno talvolta si rifugiava qui per la caccia; non di lepri riempiva il carniere, e piume al giustacuore non di fagiano, ma al piu’ di struzzo, erano, tracce d’operetta da cui Lola si asteneva, avendo a far da preda di allegre scorribande.
    Ninfe scaturite da polle d’acqua, muscoli affusolati, nervose creature ardite e danzanti! Affondatemi il pensiero per librarlo in aria, filtrato a leggerezza e trasgressione, esautorate tenebre di tormenti puntuosi ed avvitati!

    Invece: bieche reminiscenze, castelli e precipizi, vette ed abissi, specchi di un ego irrisolto, timido e soverchiato.
    Giustizia e terra ai contadini, democrazia e giustizia: manca ormai la tempra per tenere il lume di un cammino pei diritti…
    Non piu’ ebbro di gelsomino, dei suoi occhi e la sua mano. Ormai solo languore e delusione, mentre lentamente scendo nel freddo lago a disperdere i miei affanni.

  52. W.B. in pseudonimo Sichecè
    Accetto il regolamento della sez. B

    Amori e dubbi

    Sergio sospettava che lei s’incontrasse con un altro e aveva manifestato la sua gelosia, guastandosi così il loro rapporto. Nina faceva sempre da bastian contrario quando doveva prendere una decisione a lei favorevole, mentre avrebbe potuto dare una svolta alla sua vita. Il suo cuore non era libero, amava Sergio; forse, sarebbero tornati insieme. Il tumulto dei sentimenti la scuoteva e l’angosciava. Sasha riattaccò deluso. Nina si rannicchiò sulla poltrona, com’era sua abitudine quando era triste e doveva riflettere. Ingoiò alcune lacrime che avrebbero voluto solcarle il viso e si guardò intorno. Non sapeva ancora quali esperienze le avrebbe riservato il futuro, ma aveva la convinzione che avrebbe atteso con fermezza il riavvicinamento a Sergio. Lui le aveva chiesto di riflettere per capire quali fossero i loro veri sentimenti. Doveva allora rispettare il suo bisogno di stare da solo, senza apparirgli troppo invadente. Gli avrebbe telefonato al suo rientro da Milano per confessargli che non poteva vivere senza di lui.
    Notò che “Il pane di Ztiu Efisiu” era sul tappeto, orfano quasi per quell’intensa storia d’amore. Sorrise e lo mise nella borsa. Una strana luce brillava nei suoi occhi. Il citofono gracchiò di nuovo. Il taxi non avrebbe atteso oltre.

  53. Frigerio Mariateresa accetto il regolamento: 19/02/2015 sezione B
    VESTITO DI LUNA

    Ferma nel buio
    dosando il respiro
    veglio i miei sogni impossibili
    m’accorgo appena
    che la luna ha disegnato
    sul tappeto
    un abito d’argento.

    In lontananza la montagna
    s’indovina appena
    coi suoi mille
    lumi da presepe.

    Ritaglio il vestito di luna
    mi faccio prestare le ali
    da un angelo di passaggio
    e volo nella notte
    che s’affaccia al domani.

    Vengo a spiare i tuoi sogni
    scompiglio per gioco
    i tuoi desideri
    mi nascondo tra le pieghe
    dei tuoi sospiri.

    La luna all’alba inesorabile
    si riprenderà… il suo vestito.

  54. La catarsi

    Lo vidi una notte,
    i suoi occhi avevano bisogno dei miei
    ma Firenze era troppo lontana…
    La nebbia si adagiava sul ponte,
    nel cantilenante lamento dei pioppi
    raccoglieva i brividi del vento.
    Io ti offrivo i miei occhi liquefatti
    e la gola ornata da collane di ortica
    E tu… folle amante reclamavi palpiti ;
    Ora placherai la sete in bocche altrui,
    nessun sangue annerirà il colore di un sogno,
    tu eri grano per il mio campo,
    io l’orchidea che adornava il tuo steccato,
    ma, disumanamente si fece giorno.

    Luciana Esposito

    Sez B Accetto il regolamento

  55. FESTIVAL OTTANTADUE

    Frammenti di vita come…
    Fotogrammi di una pellicola lunga un’eternità
    Le sequenze si accavallano o si intrecciano.
    Tornare all’illusione della realtà
    Quando il regista urlerà
    “Fuori le comparse!”

    Titolo del prossimo film
    “Ancora una volta il vento è tornato a soffiare
    …o no?”
    Un altro salto, una canzone sarda
    E tornare a volare o a pensare.
    Ricordare il presente, la carta straccia nelle tasche

    Le ore ed i minuti che arrivano e…
    Un solo disperato e silenzioso urlo
    “Ma…cos’è questa crisi?”

    Un altro treno, come sempre
    Un’altra sequenza…
    Come uno ‘stalker’ alla ricerca di spazi vuoti
    E di stanze della verità.
    Come l’acqua di un mulino sotto i ponti
    Così la pellicola sul carrello di un proiettore.
    Era meglio dormire e continuare a sognare e
    aspettare?!?
    L’abbronzatura è il tuo simbolo d’estate,
    figlia di Napoleone
    Il mio sarà una cinepresa da trentacinque
    millimetri.

    Gioventù
    Incontrata troppo tardi o passata troppo
    in fretta per dimenticare.
    Ancora il leone del deserto ruggisce di rabbia
    e di disillusione
    Non vedrai la luce del tuono, figlio di Eolo
    Non udrai il suono del lampo, figlio di Eolo
    Ama ancora lo specchio, non solo il suo riflesso.

    Le pellicole scorrono come le ore
    Buio in sala. Silenzio!
    Ventiquattro fotogrammi al secondo
    E si sta a guardare.
    Chi ha inventato questa ‘life-machine’?

    Il tempo trascorre
    Come la vita
    Che continua oltre noi e le nostre illusioni
    Noi ed i nostri ritardi, inesorabilmente.
    Qualche ora, qualche giorno
    Ed ognuno dimentica la festa
    E la vacanza si esaurisce donando al mondo
    una strada abituale
    Ed il solito suo percorso.

    Il sogno del ragno
    “Un ragno depose le uova sulla ragnatela
    Ne vennero al mondo tanti
    Che lo divorarono.”
    Era un sogno mio o di altri?

    PENSARE – AMARE
    Due facce d’una stessa medaglia
    O d’una stessa contraddizione.
    Cosa potrebbe voler dire
    Tornare alle origini
    Dopo aver fatto spaziare il vento
    Tra dirupi e facili sentieri?
    Ancora una volta, figlio di Eolo,
    La distrazione potrà esserti fatale.

    Perché tornare a sognare
    Quando non c’è sole?
    Inciampare potrebbe esserti fatale
    Con questa nebbia.
    Intanto la pellicola continua a scorrere
    L’operatore è impazzito
    La lampada è troppo debole
    Bisognerà cambiare film?

    Scappare e aspettare!
    Sembra il titolo d’un saggio di sociologia
    Sull’arte di vivere…oggi!
    E se cercassimo di correre
    E di scoprire cosa aspettare?

    partecipo alla sezione b, accetto il regolamento

  56. ALBATROSS
    Joris ed Helene vanno in crociera per festeggiare il loro decimo anniversario di matrimonio. Durante il viaggio c’è un attentato a bordo: un’esplosione fa naufragare la nave ed i superstiti si ritrovano su un sperduta isola tropicale. Fra di loro c’è anche Joris, rimasto cieco durante l’esplosione, che viene a sapere della morte della moglie durante il naufragio. Nei giorni di permanenza sull’isola, i naufraghi si nutrono di carne di albatross, catturati da alcuni di loro. O, almeno, questo è quello che dicono. Joris non può verificare, ma che strano gusto ha quella carne! Dopo alcuni interminabili giorni, il capitano della nave, Kurt Vogel, riesce a mettersi in contatto con un nave cisterna e tutti fanno ritorno a casa. Anche Joris ritorna, ma ha molti dubbi. Una sera va a cenare in un lussuoso ristorante, in compagnia di amici, ed ordina carne di albatross: la mangia e capisce che quella che aveva mangiato sull’isola non era la carne del grosso uccello marino. Tornato a casa, roso dai dubbi e dal dolore, impugna la pistola e si uccide.

    partecipo alla sezione a, accetto il regolamento

  57. Cala Paciulli

    Tornato ci sono
    ma la scaduta di maestrale
    ha divorato
    il tuo profilo
    colline di granito
    montate
    da torri guardiane
    non hanno fatto bene
    il loro dovere
    ma ancora si sente
    forte
    la tua essenza
    di paciulli
    sul mare
    dentro il mare
    come quella volta
    un banco
    di donzelle affamate
    strappava
    la mia polpa di riccio
    mentre tu
    aspettavi
    girando attorno
    come un barracuda
    di fare festa
    con loro…

    Antonello M.

    Sezione B – Accetto il regolamento

  58. GEMMA PREITE

    SEZIONE B

    ACCETTO IL REGOLAMENTO.

    Presagi

    Addormentati pure,
    giovane amante mio,
    io domani potrei 
    non svegliarmi
    e il mio corpo nudo,
    ancora caldo,
    lascerai lì nella nostra alcova.
    Fuggirai spaventato
    e non avviserai nessuno
    E poi saprai
    che qualcuno mi ha trovata
    ormai disfatta 
    nella mia solitudine.

  59. Claudia Mameli
    sezione A, accetto il regolamento

    Tziu Balliccu rientrò a casa, curvo sul peso degli anni.
    Iniziò a lavorare nelle terre del padre quando i suoi coetanei ancora imparavano a leggere e scrivere. La normalità del dopoguerra imponeva ai giovani d’imparare presto un mestiere, e lui lo fece assieme ai fratelli. Ogni mattina si alzava quando il sole ancora dormiva per far mangiare il bestiame del quale si sfamavano: maiali, conigli e galline perlopiù. Qualche quaglia, ogni tanto.
    Poi, con ancora le cispe negli occhi, s’incamminavano tutti verso i campi distanti due chilometri, il padre in groppa all’asino.
    Durante il tragitto, battute innocenti suscitavano risa infantili, subito bloccate da Antonio che, con sguardo severo ed un solo dito alzato, imponeva il silenzio. Iniziavano così il lavoro, fatto di schiene curve a zappare l’erba attorno alle colture in crescita, merende a base di pane duro e parole mai dette.
    A casa, solo la madre riservava ai piccoli uomini un abbraccio di conforto e qualche ciambella.
    Da grande, Balliccu promise di dare ai suoi figli quell’amore che mai lui aveva ricevuto.
    Ora, consumava la propria cena ammirando i diplomi dei suoi ragazzi, ringraziando Dio per aver permesso di non avergli fatto conoscere la sofferenza di un innocenza mai vissuta.

  60. Sezione B – Accetto il regolamento

    NEL LABIRINTO DEI RICORDI

    Pesano come sassi i ricordi
    in questa notte di fine estate
    e come un sole di ghiaccio,
    gela occhi e cuore
    la luna, indifferente.
    Sono lacrime le parole non dette
    e lame taglienti quelle urlate,
    solo per il gusto di fare male.
    Un altro giorno è fuggito…
    Le tue parole, come vento di maestrale,
    si perdono nel labirinto dei ricordi.
    Oh, se tutto fosse seppellito
    sotto il velo dell’oblìo!
    Il mio corpo non avrebbe peso
    e l’anima, stanca, potrebbe
    finalmente riposare.

  61. Wieviel Stück?

    (Quanti pezzi?)

    Eravate ignobili tenaglie di morte,
    soli automi malati di assurdo a praticare verbi inumani.
    Gote appena sbocciate avete spento
    e sfarinato ossa di madri e padri, saggi crani,
    incenerito piedi e mani
    di chi respirava solo famiglia e lavoro;
    barbaricamente divorato cognomi e nomi
    di idiomi per voi inferiori.
    Da quel tempo tante lune hanno abdicato
    e nuove divise nevrotiche minacciano il mondo;
    comunque siamo qui, nelle terre che Dio ha voluto,
    diversi nelle pelli e nei capelli, nelle lingue e nei governi,
    ma senza numeri marchiati, fili spinati e gas nelle vene
    sapendo che la Vita ci appartiene;
    così, vestiti di un bianco sorriso di pace
    nonostante il vento buono non sempre faccia il suo dovere.
    Non potremo mai dimenticare,
    sui teli rugosi dei cinema di povere parrocchie
    abbiamo visto scenari e scene che non vorremmo ridire
    e piante lacrime civili che vi insegnavano a non avere,
    letto quei libri veri che qualcuno vuole ancora ignorare.
    Perché le farfalle mai più vedano
    migliaia e migliaia di scheletri a strisce
    metteremo dunque – è meno del nostro dovere –
    i nostri occhi ovunque ogni giorno
    e vi saremo sempre tutt’intorno
    semmai dovesse provare a ripartire la macchina del male.
    Wieviel Stück?
    Non riuscirete a contarci.

    Giuseppe Mandia

    Sez. B Accetto il regolamento

  62. Akita Kay
    sez.B
    accetto il regolamento

    Tuta Arancione

    La sabbia è polvere e si infila nel naso,
    il sudore scende sul capo rasato,
    le mani congiunte dietro la schiena
    legate strette per l’ultima scena.

    Il cuore batte forte, rallenta il respiro,
    fratelli di viaggio in questo assurdo destino.

    Avanza sommesso pensando al suo Dio,
    e il boia lo segue come fosse lui Dio,
    il Dio del terrore che strappa le vite,
    convinto così di trovare la pace.

    Sotto l’arancio c’è una vita in catene,
    fatta di gioia e di piccole pene.

    Vorrebbe fermare il tempo, rincorrere il passato,
    abbracciare forte chi la vita gli ha dato,
    ma il boia lo attende fasciato di nero,
    con il cuore ripieno solo di gelo.

    Colpevole di esser nato con un’altra coscienza,
    non c’è nessun appello ma una sola sentenza
    da scontare in vetrina senza pietà,
    con la più vile delle atrocità.

    Non è un film dell’orrore, è un uomo vero,
    che viene giustiziato davanti al mondo intero.

  63. La mia luce

    Oggi 
    Lascio 
    Le mie tenebre
    In disparte,
    Chiudo 
    Il mio “io”
    In un cassetto,
    E provo
    A respirare 
    La Tua Luce
    e la Gioia
    Che rischiara 
    il Cuore.

    Filomena Innone
    Sezione B Accetto il regolamento

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